Ieri ho chiuso la mia stagione invernale, con una danza fantastica (io e la mia tavoletta) sul ghiacciaio dei Forni. Ore 6.30 mi incammino solo, soletto verso il Rif. Branca ed attraverso la morena sino sul ghiacciaio. Scietti ai piedi e tavola sullo zaino. Grandi nubi risalgono i versanti sud ed il vento in quota le attende lungo le creste per disperderle in alto in un cielo profondo e blu. Obiettivo: San Matteo. La neve è morbida, il sole mi accoglie mentro procedo nella salita tra alcuni crepacci e sotto la seraccata terminale, la aggiro e risalgo sino sull'ampia spalla che conduce alla vetta. A 100 metri dalla cima mi fermo, mi siedo e mi perdo a guardarmi attorno. Il paesaggio è da urlo: grandi seraccate incombono sulla valle sostenendo cime glaciali e cuspidi rocciose. Nubi gonfie e scure danzano con il vento tra le rocce ed i ghiacci delle creste, il vento mi accarezza. Basta correre, basta file, striscioni di partenza e di arrivo, finalmente posso gustarmi l'altra faccia delle mie montagne. Solitudine e silenzio, grandi spazi senza limiti fuori e dentro di me. Mi riprendo ed inizio a preparami, la vetta è li dietro di me, per oggi mi accontento di guardarla, sono sazio ed appagato. Ho un solo desiderio: chiudere gli attacchi della mia tavola e danzare in una discesa veloce sulla pelle di questa montagna, lasciando una lieve traccia, che ben presto sparirà nel caldo dell'estate.