Ultimo allenamento prima della Trans-Provence

  • Cannondale presenta la nuova Scalpel, la sua bici biammortizzata da cross country che adesso ha 120 millimetri di escursione anteriore e posteriore in tutte le sue versioni. Sembra che sia cambiato poco, a prima vista, ma sono i dettagli che fanno la differenza e che rendono questa Scalpel 2024 nettamente più performante del modello precedente.
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aadm

Biker superis
15/3/06
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Stavanger
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Monte Bianco, 18-19 settembre 2010

Le previsioni meteo danno bel tempo per il sabato. Arrivo a Courmayeur alle 12, in netto ritardo sul mio piano originario che mi voleva pronto sulla bici alle nove del mattina. E, naturalmente, piove. Ma sono qui, due ore e mezza di auto, che faccio -- mi tiro indietro ? Sicuro che prima o poi il sole esce inizio a pedalare.

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Da la Palud seguo le indicazioni per la Val Veny. Salita su asfalto lunga e faticosa; poca gente in giro, vedo solo un paio di ciclisti che aspettano riparati sotto una tettoia e ai quali urlo "dove andate ?", e loro: "contavamo di andare su !", "ok ci vediamo su allora !", dico io, immaginando che il mio 'su' sia uguale al loro 'su'.

Pedalo fino su al Col de Seigne; nonostante il grigiume sono contento quando imbocco la sterrata drittissima che porta fin sotto al rifugio Elisabetta.

Sosta per mangiare piadina alla mortadella #1:

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La salita finale al colle e' un misto tra spinta e qualche timido accenno a pedalare. Arrivo in cima, mi infilo le ginocchiere e faccio la discesa molto cauto; tutto il terreno era ormai zuppo di acqua e fangoso, ringrazio le sante Maxxis Minion Supertacky, che sono toste da pedalare ma che conservano grip sufficiente anche in queste condizioni limite. Le mani iniziano a congelarsi, la visibilita' e' scarsa quindi spesso controllo la traccia gps per non sbagliare direzione. Arrivo comunque in poco tempo alla serie di facili tornanti che portano al rifugio des Mottets; da qui tutta discesa fino a les Chapieux, dove infreddolito e bagnato trovo il refuge de la Nova aperto e sfodero il mio brillante francese.

cormet de roselend

Alle cinque del pomeriggio dunque ero con un posto per la notte assicurato; ma di voglia di bici ne avevo ancora, quindi continuo a pedalare e mi trovo, piu' per caso che per altro, sulla strada che porta al Cormet de Roselend, di cui avevo letto qualcosa nei giorni precedenti; una salita famosa del Tour de France, o qualcosa del genere.

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Arrivato in cima, vedo sbucare dalla nebbia un tizio improbabile, con pantaloncini corti, guanti a mezze dita, una bici da turismo carica di bagagli; io sono contento, anche lui e' contento.

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Gli chiedo: da dove vieni ? E lui: da Londra. Gli chiedo: dove vai ? E lui: a Londra !. E poi fa una lista casuale di nazioni che visitato in questo mese e mezzo di viaggio: Slovenia, Bulgaria, Francia, Germania, Svizzera e altre ancora. Il ragazzo naturalmente e' inglese. E mi sorprende una volta di piu' quando tira fuori una Yashica T4 (macchina fotografica compatta a pellicola, con obiettivo Zeiss. Pellicola, capito ?).

prima o poi il sole esce
Domenica quindi mi sveglio con calma; prima o poi il sole esce, appunto !

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Colazione con te' caldo, venti fette di pane e marmellata e cereali col latte. Tiro fuori la bici, e faccio quello che avrei voluto fare ieri: la salita al col du Bonhomme. Il sentiero parte proprio davanti al rifugio, ed e' tutto uno spingere su, un calpestare merde di capre e seguire la traccia infinita rinfrancato dal sole alle spalle. Qualche tratto con la bici in spalla, il resto a spinta, di pedalare non se ne parla.

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Arrivo infine in cima, e mi faccio la mia merenda (piadina alla mortadella #2). Poi scendo con qualche difficolta' per lo stesso sentiero di salita; non mi sento molto sicuro, naturalmente non posso assolutamente cadere e scendo dalla bici piu' volte; non mi diverto molto.

Ricomincio a pedalare verso l'Italia. Pedala pedala, spingi spingi, dopo altre trenta ore di spinta arrivo al ventosissimo colle; stavolta rispetto a ieri c'e' un panorama da favola, con le Pyramides Calcaires in primo piano.

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ultimi trecento metri

La discesa dal col de Seigne e' facile e divertentissima; poi c'e' il sole che ti rincuora, e finalmente mi ritorna il gusto; la bici galleggia sulle pietre, e un paio di curvette scavate nella terra sono da sogno.

Alla fine del vallone de la Lex Blanche ricordo di andare a prendere il sentiero che corre sul versante sud. E che spettacolo si apre sotto di te non appena ti affacci su questo sentiero ! L'intera Val Veny sotto di te, e l'incredibile accostamento di ghiacciai e guglie rocciose appuntite sulla sinistra. Il sentiero e' facile ma delicato perche' abbastanza esposto.

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Pedalo allegramente il falsopiano della vallata fino ad arrivare a quel bivio che temevo; a destra si sale su, continuando il vero e proprio sentiero TMB (Tour de Mont Blanc), andando dritto invece mi ritroverei in cinque minuti sull'asfalto e di li' in un lampo all'auto. Ma c'e' ancora sole e tempo; controllo sulla carta, vedo che da qui si tratta di una 'breve' salita fino all'Arp Vieille Superiore, forse solo trecento metri di dislivello, e poi un lungo sentiero in discesa fino al Col Checroui. Mi lascio tentare, e faccio quest'ultima salita; senza mezzi termini, infinita ed estenuante. Finisce prima l'acqua della salita ma finalmente arrivo al culmine.

E inizia la discesa; e qui scopro il sentiero piu' bello di tutta la gita; un lunghissimo sentiero di montagna, a volte molto esposto, a volte scorrevole, di un impatto incredibile perche' lo percorri sapendo di essere immerso in una delle discese piu' pure che ci siano, un distillato di mountain bike; un paesaggio di alta montagna severo, illuminato dalla luce calda del sole calante, ci sei solo tu e se sbagli sei fregato; ti costringi a goderti la discesa a singhiozzi, controllando la velocita', approffittando di quei tratti dove il sentiero spiana e ti offre una certa sicurezza psicologica per mollare i freni e goderti quell'istante di vento furioso in faccia, prima di richiuderti e concentrati sul passaggio che corre tra il ciglio da una parte e la parte scassata del sentiero dall'altra.

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Mi fermo un paio di volte e mi rigiro ad ammirare questa bellissima traccia disegnata sul costone della montagna; provo una sensazione di liberta' inebriante, riparto e mi alzo a spingere sui pedali per vedere cosa c'e' ancora dietro, e vedo la mia ombra in piedi sui pedali che attacca il sentiero e questo mi eccita ancora di piu', come se avessi appena iniziato il giro e avessi forze da spendere.

Invece le energie sono finite, arrivo al rifugio Maison Vieille al Col de Checroui dove prendo una Coca Cola e un suggerimento da parte del gestore, un energico toscano appassionato di motori e bici, di tagliare per un sentiero che porta al rifugio Monte Bianco, da cui poi scendere giu' per la Val Veny e incontrare nuovamente quella strada asfaltata che due ore prima avevo lasciato per fare questi ultimi trecento metri verticali.

Questo sentiero si rivela essere il piu' tossico di tutti (in blu nella mappetta qui sopra), ed io sono troppo stanco per poter far altro se non lasciarmi trasportare giu' dalla bici quando lei vuole, e spingerla a mano per superare le innumerevoli radici e gradoni, quando lei non vuole. Arrivo alle sette e mezza di sera all'auto; il gps e' morto mezz'ora prima, ma approssimativamente oggi ho fatto circa 40km e 2500m di dislivello.

Mi sento pronto, almeno nel fisico, per la Trans-Provence.


Aggiunte per nerds

Traccia GPS giorno 1 (45km, 1800m dislivello)
Traccia GPS giorno 2 (~40km, 2500m dislivello)
 
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