Se io decido di fare un giro e me lo trovo vietato non è che posso tornare giù e dire ce ne saranno altri mille...
No, ma una cosa è dire "ci sono 39 sentieri vietati, ma ne puoi fare altri 20", un'altra è se di sentieri fattibili in bici non ce n'è nemmeno uno.
Qualcuno potrebbe avere interesse a limitare il numero dei sentieri mtb: e mi riferisco a gente che lavora con le bici.
Seguo la vicenda dei divieti da sempre, fino dal divieto istituito dal comune di Arco che ha preceduto la "delibera Mellarini", e fino ad ora la spinta in questa direzione è sempre provenuta esclusivamente dalla SAT.
Certo alcuni operatori (anche su queste pagine) cercano ed hanno cercato di minimizzare, per cui si tratta di capire se si tratta di campanilismo di riflesso ai "boicottaggi" o di marketing per limitare i danni o peggio. Non vorrei che si scambiasse la volontà di dialogo e la necessità di adattarsi alle situazioni per connivenza o interesse.
Sembola, l'illusione sta qui, quando loro danno 24 "Tracciati MTB" non si tratta di sentieri, ma di anelli che per il 95% si snocciolano su strade sterrate, tagliafuoco e asfalto. In alcuni casi ci sono dei single trail o mulattiere che per forza o per ragione hanno dovuto lasciare per non castrare completamente la circolazione o per fare in modo che questi loop si possano effettivamente attuare. Ma anche questo va bene, il mercato della
gravel non è nato a caso... Per quanto riguarda uno degli aspetti più "occulti", ossia quello di marketing, direi che un po' il sospetto (ma era da tempo nell'aria) è che ci sia un netto tentativo di "ghettizzazione" verso l'interno delle aree attrezzate, per le quali tra l'altro PAT e Trentino Sviluppo hanno speso denaro e tempo per comunicazione e quant'altro. La nostra polemica nasce sopratutto da un pensiero legato anche all'epoca in cui ci siamo, volenti o nolenti, trovati proiettati, e che vorrebbe una presa di coscienza verso il low-
impact e tutto ciò che è sostenibile, mtb riding incluso. Però (e parlo da padre di 3 figli cresciuti a pane e mtb) se cominci a vietare la percorrenza dei sentieri sopra casa (cosa altresì difficile da spiegare visto che per 10 anni gli stessi bambini hanno girato su quei percorsi) in favore di altri luoghi a pagamento, dove è necessaria la macchina per raggiungerli e un impianto di risalita per coprire il dislivello, allora capisci che tutti gli sforzi fatti in passato per infondere una cultura della mtb si sfalda come il ghiaccio al sole.... I problemi legati alla grande frequentazione dei sentieri in determinate aree esiste, è tangibile e difficilmente risolvibile, anche e soprattutto per aspetti fisici/territoriali che hanno creato la stessa identità delle bike destinations. Il Garda in primis, il substrato organico ha uno spessore irrisorio, mentre le placche calcaree sono lì, pronte a emergere dopo pochi passaggi, ma anche la Paganella, non crediate, ha gli stessi problemi, e conosco queste cose dato che ho partecipato ai lavori di realizzazione fin dal 2009, inclusa la prima fase di costruzione del PBP. La Valle dell'Adige non potrà mai avere i numeri di queste famose zone e non dovrebbe sottostare alla stessa regolamentazione. Comunque, noi della "Busa", ossia della zona a ridosso di Trento chiediamo solo che non ci venga tolta la libertà di fare ciò che abbiamo sempre fatto, senza la pretesa di farlo per ragioni economiche....