Condivido in pieno. E lo stesso articolo, riportato su ciclonews.com, è stato così commentato dalla redazione:
PS - (m.bol.) Da cronisti registriamo e pubblichiamo tra mille perplessità e trasecolando anche questa gravissima ed incredibile accusa, se tutto corrispondesse alla realtà. Ma perché il sig. Ivano Fanini invece di dialogare sempre con le agenzie, a questo punto compiacenti, che da anni gli danno credito a senso unico (questo è il vero scandalo!) senza verificare quanto dichiarato, violando palesemente la legge, non si reca volontariamente da qualche giudice o procuratore (uno a caso, Ettore Torri) a denunciare quanto presume di sapere, senza dover sempre infangare ogni volta tutto e tutti?
E poi, essendo un operatore del settore e da una vita patron di formazioni ciclistiche di ogni livello, che interesse ne può mai ricavare ad infamare lambiente ciclistico dove opera e che dice di amare profondamente? Francamente non lo capiamo!
Sempre da ciclonews.com:
Venerdì 26 settembre 2008 - Pierino Gavazzi, lei è il direttore sportivo dell'Amore & Vita-Mc Donald's, la squadra di Ivano Fanini. È vero che parlando col suo presidente, giorni fa, gli ha detto che i corridori che vogliono vincere il mondiale sono tornati dalla Vuelta una settimana prima per fare il rifornimento, che nel gergo ciclistico significa: assumere sostanze dopanti?
Guardi, facciamo chiarezza. Se il mio presidente mi fa una domanda, io gli dico le cose come stanno: e sono le cose che tutti, nell'ambiente, conoscono. Anche voi giornalisti. Di certo, non mi aspetto che Fanini, il giorno dopo, vada a raccontare quello che gli ho detto ai giornali. In questo senso mi sono sentito un po' tradito.
- Quindi: Fanini l'ha messa in mezzo, magari scorrettamente, ma non s'è inventato niente...
No. Ma ripeto, cerchi di capirmi; se il mio presidente mi chiede una cosa sul doping, gli do una risposta; se me la chiede un giornalista, mi spiace ma gliene do un'altra.
- Chiariamo una volta per tutte. Quando un addetto ai lavori, come lei, dice che un corridore va a fare il rifornimento, significa che va a mangiarsi un panino alla marmellata oppure che va ad assumere farmaci illeciti?
Su, lo sanno tutti cosa significa, anche voi giornalisti. E comunque il corridore in tutta questa situazione è il meno colpevole: è il ciclismo che lo porta a fare questo. Se vuoi vincere il Giro, o almeno provarci, non puoi farlo a pane e acqua; e se vuoi vincere la Roubaix, o almeno provarci, non puoi farlo a pane e acqua. È impossibile farsi largo in queste corse senza... come dire: aiutarsi. E comunque: perché devo essere io a dire cosa succede nel mondo in cui tutti viviamo? Tutti hanno gli occhi per vedere: voi giornalisti per primi. E se lo vuole sapere, secondo me anche Fanini sbaglia. Prima di tutto, dicendo queste cose danneggia la squadra perché tutti, poi, in corsa ti giocano contro. E poi, sbaglia perché da solo non può fare niente. Io gliel'ho detto: Ivano, dovresti convincere gli ex corridori famosi, i Moser e i Saronni e compagnia bella, che hanno figli che vanno in bicicletta, a portare avanti la battaglia tutti assieme. Così da solo è una causa persa.
- In realtà non ce ne sono molti disposti a seguirlo. Anzi, per il mondo del ciclismo Fanini è una specie di appestato...
Non so come dire: Fanini ha ragione ma deve capire che il ciclismo è sempre stato così. Un ragazzo che vuole farsi strada contando solo sulle sue forze, se va bene in una corsa può arrivare settimo o ottavo. A patto di essere bravo.
- Rispetto ai suoi tempi cos'è cambiato?
Tutto, direi. Quello era un ciclismo diverso. Moser e Saronni correvano da febbraio a ottobre, dal Laigueglia al Lombardia, e prima del Giro d'Italia facevano il Giro di Romandia: non c'era tempo per tante diavolerie, anche se tutti, io per primo, cercavamo di aiutarci. Poi magari vedevi altre cose. Per esempio, che al Giro era tutto preparato perché vincessero Moser e Saronni: non c'erano avversari, non c'erano salite, dopo 2 tappe ti accorgevi che mezzo gruppo era comprato. Però era diverso. Oggi leggo che Armstrong vuole tornare a correre per vincere un altro Tour. Ebbene, lui è il classico esempio di corridore che dimostra cos'è necessario fare, oggi, per vincere una corsa importante: nascondersi 6 mesi per essere il più forte di tutti il giorno, o il mese, che conta. Una stagione che dura in tutto 3 settimane.
Paolo Ziliani - La Stampa del 25 settembre 2008
INTERVENTO DI SANTI - Permettetemi di iniziare questa mia lettera con un grande personale plauso a Pierino Gavazzi, grande campione e tecnico di ciclismo, per l'intervista rilasciata alla Stampa
Credo che questo modo di dire le cose e smetterla con l'ipocrisia sia l'inizio di un dibattito serio che ci può portare a riflessioni e proposte per il futuro, messo in forse nella credibilità da scorrettezze, omertà e promesse di protezione.
Teniamo quello che di meraviglioso è il ciclismo e piantiamola con coperture e vittimismi. Consegniamo il nostro passato alla storia e costruiamo insieme il futuro, con le nostre e i nostri atleti, con le società, con gli appassionati; partecipandoci tutti.
Ogni periodo ha i suoi difetti e ogni uomo fa i suoi errori ma finiamola di fare le vittime e diventiamo protagonisti della politica sportiva del nostro ciclismo. Trasparenza, proposte, programmi, opinioni, onestà. Consegniamo il passato, con storie affascinanti anche se con i loro difetti e dirigenti carismatici ma troppe volte attratti dalla gestione del potere e della loro immagine.
Un passato che ognuno potrà rivedere volentieri ma che va messo in archivio perché oggi non andrebbe e non va bene. Per questo a mio parere Gavazzi ha fatto bene a chiarire e parlare onestamente chiarendo aspetti meno piacevoli del "bel tempo che fu".
Con Gruppo Compatto abbiamo aperto un grande dibattito, sui percorsi del futuro, sulla credibilità e rivalorizzazione del nostro amato sport, sull'occupazione degli atleti a fine carriera, sulla diversità di programmazione delle varie discipline, sulla formazione dei futuri tecnici e dei futuri dirigenti, sulla riorganizzazione territoriale e su altri argomenti su cui dobbiamo dialogare alla ricerca delle migliori soluzioni.
Un dibattito che ci vedrà impegnati in Gruppo Compatto con una proposta politicà - sportiva, in cui avremo il piacere di confrontarci con l'attuale gestione e con eventuali altri gruppi che formuleranno proposte diverse arricchendo il dibattito.
Ci attende un periodo straordinario, di scambi di opinioni e di trasmissioni di conoscenza che portino a proposte che devono diventare ossigeno per il futuro del nostro sport. Per dare un contributo per il futuro, oggi come all'inizio dell'organizzazione dello sport moderno, davvero e più che mai "l'importante è partecipare".
Claudio Santi (candidato alla presidenza della Fci)