[FONT="]Una piccola premessa per gli amici biker che leggeranno questo report. Più che un report di mtb è un diario di viaggio, ovviamente in mtb, ma con tante piccole divagazioni che hanno dato sapore alla nostra vacanza.[/FONT]
[FONT="]Per qualcuno sarà dunque prolisso e noioso, magari impreciso: spero apprezzerà almeno qualche foto. [/FONT]
[FONT="]E però un resoconto delle situazioni vissute e delle emozioni provate; alla fine posso dire che, pur con le disavventure passate e la fatica patita (che si legge e vede qui di seguito) è stata proprio una bella avventura.[/FONT]
[FONT="]giorno 1 Pian Muné - Rifugio Melezè[/FONT]
[FONT="]domenica 11 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Recupero a Saluzzo - Paolo & C sono già parcheggiati di fronte all'hotel quando usciamo, dopo pochi minuti arrivano, carichiamo le bici e si parte.[/FONT]
[FONT="]Saliamo in macchina con Ezio e consorte in dolce attesa.[/FONT]
[FONT="]Arriviamo a Pian Munè, dove scarichiamo il furgone .[/FONT]
[FONT="]Siamo[/FONT]
· [FONT="]Samà[/FONT]
· [FONT="]Paolo[/FONT]
· [FONT="]Roberta[/FONT]
· [FONT="]Ezio[/FONT]
· [FONT="]Christopher[/FONT]
· [FONT="]Eugenio[/FONT]
[FONT="]Carica d'acqua e si parte.[/FONT]
[FONT="]Dopo una breve discesa che ci porta al rifugio Bertorello, iniziamo il sentiero traverso (sulla carta può sembrare semplice, ma il fondo con i sassi grossi e umidi, le molte ortiche, vari ruscelli da attraversare lo rendono impegnativo), i primi vedono anche due cerbiatti;[/FONT]
[FONT="]poi spinta fino a Colle Gilba e prima pausa con studio percorso[/FONT]
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[FONT="]Salitina con bel fondo fino a Colle del Prete; Vediamo sotto di noi la Val Varaita; [/FONT]
[FONT="]Dopo alcuni chilometri di morbida sterrata, prendiamo un sentierino che ci porta prima a Becetto, poi con soddisfazione a Sampeyre, paesino zeppo di gente in vasca domenicale[/FONT]
[FONT="]Da li alcuni chilometri di asfalto e si arriva a Casteldelfino, con doverosa pausa alimentare; [/FONT]
[FONT="]Caffè eterno , nessuno voleva ripartire, quindi saluti a Ezio che rientra.[/FONT]
[FONT="]In sella e salita fino a Pian Melezè, oltre il paesino di Bellino, come tutti i paesini di queste valli splendidi tetti con lastre di pietra chiamate Lose. [/FONT]
[FONT="]Incontriamo dei bellissimi campi in fiore.[/FONT]
[FONT="]
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[FONT="]All'arrivo, 1300 mdl in quasi 7 ore per 40km, ecco la foto del day one![/FONT]
[FONT="]Per non farci mancare niente , ecco gli eroi che si stiracchiano;[/FONT]
[FONT="]Cos'abbiamo imparato:[/FONT]
[FONT="]Munta e cala: salì scendi[/FONT]
[FONT="]Borgnu: cieco; si ripete ossessivamente rivolgendosi al proprio vicino fino allo sfinimento[/FONT]
[FONT="]Colle: montagna o passo fino a duemila metri[/FONT]
[FONT="]Eccoci in trepida attesa della cena, che arriva con menù unico (salvo i vegetariani ) che mediamente ci soddisfa . [/FONT]
[FONT="]Quattro passi all'aperto, informazioni sul percorso del giorno dopo , acquisto sacchi lenzuolo in tulle; in camera, alle 22,23 luce spenta, rete ad amaca che spacca la schiena, ma piumoni rossi bellissimi.[/FONT]
[FONT="]Buona notte [/FONT]
[FONT="]giorno 2 Rifugio Melezè - Sambuco[/FONT]
[FONT="]lunedì 12 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Usciamo alle 8 con una bellissima giornata dopo abbondante colazione.[/FONT]
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[FONT="]La strada è ovviamente in salita, riusciamo a fare dei tratti in sella .[/FONT]
[FONT="] alternati a rampe impossibili dove scendiamo: con fatica riusciamo a superare due trekker partiti poco prima di noi [/FONT]
[FONT="]Occhio allo strapiombo![/FONT]
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[FONT="]Alla malga parte il sentiero che ci vedrà spingere per oltre due ore con qualche intervallo in sella su alcuni tratti pianeggianti o in leggera salita.[/FONT]
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[FONT="]Samà ed Eugenio si mantengono nelle retrovie, i luoghi e la luce del primo mattino infatti inducono a scattare molte foto, ma i piemontesi sono sempre molto avanti, rendendosi impossibili soggetti.[/FONT]
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[FONT="]Allunico bivio sul percorso il gruppo si ricompatta e poi insieme sino al colle Bellino un centinaio di metri sopra;[/FONT]
[FONT="]Ci abbiamo messo tre ore di fatica vera, ma il Colle Bellino è un posto eccezionale: foto di gruppo, barrette.[/FONT]
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[FONT="]Favolosa la vista con montagne di quasi 3000 m tutt'attorno sulla Val Maira e sul Monviso.[/FONT]
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[FONT="]e anche qui Samà ed Eugenio ritardano per qualche foto in più e per immortalare nella mente qualche fotogramma e i piemontesi già non si vedono più![/FONT]
[FONT="]Il sentiero è flow, ma impegnativo per la pendenza e lesposizione.[/FONT]
[FONT="]A metà discesa i compagni ci aspettano .[/FONT]
[FONT="]... e il colpo docchio di Paolo cade sulla ruota anteriore di Eugenio: taglio netto del copertone con fuoriuscita, miracolosamente illesa, della camera daria![/FONT]
[FONT="]Riparazione e di nuovo in sella: ora il sentiero continua in leggera discesa su fondovalle erboso sotto gli sguardi interrogativi di una numerosa mandria di mucche bianche.[/FONT]
[FONT="]Ultimo tratto su strada sterrata, poi asfaltata.[/FONT]
[FONT="]Sosta per il pranzo in una piccola trattoria sulla strada dove loste, appassionato di mtb, ci elargisce qualche prezioso consiglio: in primis un bel sentiero fino ad Acceglio che ci evita discesa su asfalto, con molta gioia di Samà![/FONT]
[FONT="]Ad Acceglio ricomincia la salita dapprima su strada asfaltata dura, poi sterrata e poi poteva mancare una spintarella?[/FONT]
[FONT="]Ecco che ci ritroviamo a spingere di nuovo per altri 400 mt circa su sentiero: Eugenio è davvero alla frutta! [/FONT]
[FONT="]I piemontesi sono sempre là davanti, ma alla prima casamatta quasi al passo ci aspettano per arrivo trionfante insieme al passo della Gardetta! (nella foto manca il grande Paolo che ha ripreso il momento magico...)[/FONT]
[FONT="]Qui le nostre strade si dividono: per i piemontesi comincia una bella e rilassante discesa fino a Ponte Marmora dove troveranno il beneamato furgone lì piazzato da Ezio. Noi invece consultiamo la cartina e proprio sopra di noi, a circa 200 mt di dislivello cè il Passo di Rocca Brancia che ci porterebbe subito in Val Stura. Non lo conosciamo ma decidiamo di rischiare![/FONT]
[FONT="]Saluti, foto di rito...[/FONT]
[FONT="] e via[/FONT]
[FONT="]Scopriremo ben presto che la fortuna è dalla nostra parte! Al passo di Rocca Brancia comincia un infinito single track ciclabile al 99% [/FONT]
[FONT="]...che ci porta oltre mille metri più in basso a pochi km da Sambuco.[/FONT]
[FONT="]Arrivati a Sambuco foto, doccia e poi di corsa a cena, stanchi e affamati![/FONT]
[FONT="]Ci accomodano al tavolo con una coppia di svizzeri che ci dicono essere appassionati di mtb![/FONT]
[FONT="]Scopriamo subito che anche loro stanno percorrendo la traversata come noi, ma sono partiti dalla Svizzera![/FONT]
[FONT="]La cena è ottima, antipasti di verdure e baccalà molto ricercati e favolosa pasta panna zucchine e menta![/FONT]
[FONT="]I ragazzi svizzeri stanno seguendo un itinerario pubblicato su libro da un tedesco e così chiediamo informazioni sulla tappa del giorno successivo in quanto la nostra è apparentemente di scarico e piuttosto lontana dalle grandi montagne.[/FONT]
[FONT="]Anche i gestori del ristorante e dellalbergo sono appassionati di Mtb e traversate ed è inevitabile farci due chiacchiere e chiedere anche a loro consigli. Raffaele ci dice chiaramente che la salita ai laghi di Valscura è dura, proprio dura...[/FONT]
[FONT="]Uno sguardo al panorama fuori e già si discute su cosa fare il giorno dopo: ormai la pulce nellorecchio ce lhanno messa .[/FONT]
[FONT="]giorno 3 Sambuco - Entracque[/FONT]
[FONT="]martedì 13 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia! [/FONT]
[FONT="]Eugenio: mi sento uno zerbino![/FONT]
[FONT="]I vestiti sono asciutti, stesi in casa sfruttando la lavatrice nell'appartamento.[/FONT]
[FONT="]Ottima colazione, discussione senza fine sul percorso, ma siamo quasi convinti di fare la via più facile per il Colle dell'Arpione. Prendiamo la stradina destra Stura bella e poco frequentata e in meno di mezz'ora siamo a Pratolongo. Ancora discussione infinita, poi colti da un moto d'orgoglio prendiamo la via dura per il passo della Lombarda . Salita infinita, neanche un bar in oltre tre ore di pedalata. [/FONT]
[FONT="]In cima c'è un chioschetto, panini chevre e courgette (zucchine)[/FONT]
[FONT="]Scendiamo su asfalto con brevi tagli sulle piste da sci e raggiungiamo Isola, una località sciistica francese, che ci appare ancora più triste nel suo squallore semi desertico.[/FONT]
[FONT="]Chiediamo a due francesi informazioni sul percorso per il passo Druos, ma sono confusi e imprecisi; grazie al gps individuiamo la direzione e prendiamo un sentiero seguendo un preciso cartello che indica "itinéraire": complimenti al CAI francese![/FONT]
[FONT="]L'incontro con alcuni camminatori ci conforta per la direzione, ma ci scoraggia per la bici, in quanto tutti ci dicono che con la bici non vi si arriva, anche se vedono che la teniamo in spalla .[/FONT]
[FONT="]Più in alto la pendenza cala, anche se i francesi insistono sorridenti ad augurarci 'Bon courage'[/FONT]
[FONT="]Ancora su e troviamo due laghetti alpini incastonati tra rocce rosse da cui prendono il nome.[/FONT]
[FONT="]Forti tuoni non molto lontani ci fanno accelerare il passo, sfruttando anche l'unica parte pedalabile che vede Eugenio sfoggiare le ultime energie davanti ad una telecamera di alcuni turisti stupiti dalla nostra presenza.[/FONT]
[FONT="]Eccoci al passo: Il panorama è bellissimo da entrambi i lati del Passo Drous![/FONT]
[FONT="]Sama si rifocilla ![/FONT]
[FONT="]Scendiamo sul sentiero bellissimo verso i tre laghi di Valscura sotto di noi, circondati da pareti quasi verticali e altissime; siamo sempre in tensione per la difficoltà tecnica del sentiero, ma non riusciamo a non fermarci per immortalare il momento emozionante.[/FONT]
[FONT="]Il sentiero diventa una strada pietrosa e inizia a scendere; così sarà per km e km fino a raggiungere le terme di Valdieri dove ci godiamo un meritato gelato![/FONT]
[FONT="]Via in discesa accompagnati da un torrente impetuoso, poi ultima breve salita su asfalto fino a Entracque; cerchiamo qualcuno capace di sistemare il cambio di Samà . [/FONT]
[FONT="]Dopo vari tentativi troviamo il tuttofare del paese, un simpatico gestore di una ferramenta che si diletta di tutto un po'; con il cambio si tira indietro, poi Eugenio lo convince che è un caso disperato e lui risolve! [/FONT]
[FONT="]Scopriamo che il ns albergo è a 8 km di salita da noi! Vero momento di scoramento, ma troviamo un'alternativa in loco; ci aspetta ottima cena (agnolotti di borragine), poi nanna presto perché il maltempo previsto per il giorno dopo suggerisce una partenza all'alba ! [/FONT]
[FONT="]giorno 4 Entracque - San Dalmas de Tende[/FONT]
[FONT="]mercoledì 14 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia alle 6, colazione di fortuna sul letto per cercare di lasciarci alle spalle il maltempo previsto nella mattinata! [/FONT]
[FONT="]Alle 6,30 tour per Entracque alla ricerca di una cartina scomparsa il giorno precedente (dalle foto scopriremo poi di averla lasciata al bar delle teme): tutte le risposte sono negative, una locale è sorda, uno è maleducato, una molto dispiaciuta ma è tutto inutile. Ci arrendiamo, inizia la salita. Dopo 8 km raggiungiamo Trinità dove speriamo nella Locanda del Sorriso per i viveri e la cartina. Apre alle 8.30 e abbandoniamo l'ultimo punto abitato verso la valle del sabbione. La salita diventa subito sterrata e molto ripida! Eugenio ne fa buona parte a piedi! 20 mt dopo aver letto su un cartello di stare attenti ai cani sbuchiamo di una piana dove sosta un numeroso gregge di pecore. Ecco che 5 o 6 cani da pastore ci corrono festosamente incontro facendoci temere per la ns vita. Facendoci scudo con la bici avanziamo lentamente con i cani che ci circondano ... sempre festosi e abbaianti! Dalla casotta esce il pastore, forse ungherese forse rumeno, e con discrete difficoltà linguistiche. [/FONT]
[FONT="]Non crede alla nostra nazionalità italiana visti i pochi precedenti! Inizia una serie di discorsi frammentari e improbabili sulla pericolosità della montagna, dei fulmini e su ragazzine disperse con le tende in alta quota. Ci invita a prendere un caffè che gentilmente decliniamo per una certa preoccupazione ad entrare con lui nella casotta visto che siamo a 3 ore di cammino dall'ultimo umano incontrato! Samantha si incammina a passo spedito mentre il pastore cerca di trattenere Eugenio prendendo lo per un braccio! Con la scusa del temporale in arrivo riusciamo ad andarcene! [/FONT]
[FONT="]Tranne pochissimi tratti pedalabili procediamo con la bici al fianco verso una profondissima vallata di cui non scorgiamo la fine! Incontriamo due branchi di decine di camosci alcuni dei quali ci sfrecciano a pochi metri per poi allontanarsi verso i prati più alti e ripidi! Vera emozione.[/FONT]
[FONT="]Samà taglia il copertone su un sasso e dopo qualche tentativo decidiamo di inserire la camera d'aria.[/FONT]
[FONT="]Iniziamo la spinta, l'ennesima spinta ..[/FONT]
[FONT="]... sul sentiero ripido verso il passo, e in circa un'ora siamo su.[/FONT]
[FONT="]Poco prima del passo si trova il lago della Vacca, scuro per effetto del cielo nuvoloso . Poco sopra di noi un gruppo di escursionisti, sta ripartendo da una sosta; Eugenio accelera per raggiungerli e chiede se abbiano la cartina; rispondono di no e se ne vanno in velocità. Abbiamo frettolosamente commentato la loro maleducazione. [/FONT]
[FONT="]Dal passo inizia una veloce discesa su single track , che poi diventa un bellissimo traverso che avremmo scoperto poi essere proibitissimo nel parco del Mercantour.[/FONT]
[FONT="]Siamo entrambi senza acqua e cibo, tranne alcune caramelle residue.[/FONT]
[FONT="]Ecco la foto del momento in cui sto per mangiare con avidità l'ultima barretta![/FONT]
[FONT="]In effetti non ci aspettavamo che da Entracque saremmo entrati in una zona così selvaggia e completamente disabitata; ci indicano due sorgenti poco più avanti, mentre le raggiungiamo ci filmano sorridendo; [/FONT]
[FONT="]ci rendiamo conto che infatti non abbiamo non abbiamo incontrato ancora nessun biker neanche nel senso opposto .[/FONT]
[FONT="]Mentre stiamo riempendo le borracce [/FONT]
[FONT="]... arriva il filmatore che impietosito ci regala pane e formaggio grana: fantastico, mangiare quando hai veramente fame è qualcosa che bisogna provare, più che mangiare lo abbiamo divorato![/FONT]
[FONT="]Ripartiamo e poco dopo Samà buca; non abbiamo altre camere, tentiamo con le pezze, ma si sgonfia subito in quanto il liquido tubeless ha unto tutta la superficie: qui il tour ha una svolta e inizia l'epopea; mentre Samà cammina sconsolata, Eugenio parte solo e poco dopo arriva ad un incrocio, chiede lumi a dei turisti francesi che gli garantiscono di aspettare Samà e di indirizzare anche lei.[/FONT]
[FONT="]E: eccomi alla Baisse de Peyrafique, dove sono in partenza gli escursionisti del passo del Sabbione. Sono alcuni istruttori dello sci club che portano a spasso i ragazzi. Capiscono la situazione drammatica in cui ci troviamo e decidono di fermarsi per aspettare Samà. Sono preoccupato, lascio bici e zaino e le vado incontro proprio mentre arriva; ci accompagnano, ma non nella nostra direzione; ci dirigiamo verso Casterino, un paesino nella piana verso sud che vedevamo prima dall' alto; mentre i ragazzi fanno merenda noi ci informiamo per il fantomatico negozio di noleggio bici...scopriamo subito che non c'è! [/FONT]
[FONT="]Giriamo per bar e case private e auto con bici al seguito alla ricerca di una camera d'aria: il proprietario di una locanda rovista nel suo piccolo magazzino e trova due camere d'aria nuove! Ma la valvola è grossa e non si adatta al cerchio! Una ragazza telefona ad un negozio di Tende e ci conferma che lì le hanno, mentre inizialmente sembrava che solo a Xxmiglia le avremmo trovate! Con nostro rammarico ci tocca scendere fino a Tende e fortunatamente i ragazzi dello sci club ci aspettano. E cominciamo a scendere, scendere, in tutto quasi venticinque chilometri di discesa fuori rotta! siamo già preoccupati di dovercela rifare il giorno dopo, e altrettanto preoccupati di dover ancora trovare un hotel. Salutiamo e ringraziamo infinitamente e ci dirigiamo subito verso il negozio che ha ben due camere d'aria...ovviamente le prendiamo entrambe! [/FONT]
[FONT="]Mentre Eugenio fa il lavoro sporco Samà va alla ricerca di hotel, a Tende tutti pieni, ne troviamo uno a Saint Dalmas e dopo acquisto di pane, dolce e frutta e soprattutto della cartina persa, ci fiondiamo in albergo, un ex convento. Ci facciamo lavare tutti i vestiti usati, ceniamo in hotel con buona torta di verdure e poi dolcino al bar sulla strada. [/FONT]
[FONT="]giorno 5 San Dalmas de Tende - Rifugio Don Barbera[/FONT]
[FONT="]giovedì 15 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia all' alba, bella colazione e 7,30 in sella, sappiamo che ci aspettano 15 km di asfalto fino a Casterino.[/FONT]
[FONT="]La strada non è male ed è anche poco trafficata nonostante sia Ferragosto. [/FONT]
[FONT="]Superiamo anche una coppia che porta a spasso due muli. La saliamo tutta d'un fiato e ci fermiamo per una pausa al bar del ragazzo che ci aveva offerto il suo aiuto: Caffè, due chiacchiere, un ringraziamento e via. [/FONT]
[FONT="]Ora ci dobbiamo riguadagnare la Baisse de Peyrafique. La strada dopo poco diventa sterrata, ma sempre con buona pendenza. Superiamo l'attacco della strada per 4x4 che porta nella valle delle meraviglie: ci urta davvero tanto sapere che delle jeep rumorose e inquinanti possano accedervi mentre alle mtb è proibito! [/FONT]
[FONT="]Poco prima del passo ci fermiamo presso una malga dove una simpatica signora piemontese ci vende del l'ottimo formaggio che sarà il giusto companatico al pane che già abbiamo. Ci spiega anche come fa il formaggio con pochi piccoli utensili. [/FONT]
[FONT="]Poche pedalate ancora e siamo al passo, sosta per il pranzo nel prato al sole da cui non ce ne vorremmo andare in quanto all'orizzonte proprio nella nostra direzione appaiono solo nubi per niente incoraggianti.[/FONT]
[FONT="]Un signore francese si avvicina col suo cane e ci racconta di un suo parente pastore morto proprio sul colle sopra noi per un fulmine: seguono scongiuri. Ci indica una fontana poco più avanti, facciamo rifornimento e ripartiamo alla volta del Col di Tenda. La strada si mantiene in quota con numerosi munta e cala sovrastando la Val Roya e la vecchia strada tutta tornanti in uso prima del tunnel. [/FONT]
[FONT="]Al Col di Tenda ci aspettano vento e nubi basse, ce ne andiamo subito ed ecco che appare il primo cartello "la Via del Sale". Chiediamo informazioni ad un loquace assessore comunale che ci infarcisce di informazioni e minuziosi dettagli e ci incoraggia dicendoci che in un'ora e mezza saremmo arrivati al Don Barbera: ottimo! Ci supera un gruppo di bikers francesi assettati da discesa, ma al forte le ns strade si dividono: dopo un paio di informazioni e foto, loro si buttano giù per un sentiero e invece noi continuiamo a salire; per ns gioia...soprattutto di Samà, il single trail prende il posto della comoda sterrata[/FONT]
[FONT="]a tratti alterni ci troviamo sul versante francese e sul versante piemontese. Le nubi sono in continuo e repentino movimento e ci permettono solo di tanto in tanto di scorgere ciò che sta sotto di noi. [/FONT]
[FONT="]Piccola pausa alimentare in un tratto riparato e soleggiato ed in breve siamo di nuovo sulla strada e nella nebbia. Dato che l'escursionista loquace ci aveva caldamente parlato proprio di quel tratto per i suggestivi panorami rallentiamo il passo e facciamo anche piccola pausa nella speranza che la nebbia si alzi: invano! Ripartiamo e svoltando nuovamente nel versante piemontese torna il sole e lo sguardo si apre su queste magnifiche montagne carsiche di rocce scanalate e intercalate da tratti verdi di erba e fiori![/FONT]
[FONT="]Superiamo 3 motociclisti tedeschi tra cui una donna fermi ad osservare col binocolo probabilmente qualche animale. La strada continua in salita e poco dopo ci raggiungono e superano: pensiamo che non li rivedremo più, ma su una dura salita con fondo molto sconnesso dove dobbiamo dar prova della ns tecnica e abilità di equilibrio loro sono ancora fermi e vediamo che la donna continua a piedi lasciando la moto parcheggiata a bordo strada, i due uomini andranno poi a recuperare la moto. Arrivati con fatica, ma rigorosamente in sella in cima alla salita scoppiano a ridere, che orgoglio di biker contro biker! [/FONT]
[FONT="]Finalmente discesa e in cuor nostro pensiamo sia l'ultima a separarc i dal Don Barbera. No, non è così! Davanti a noi ancora salita: una barretta energetica, anche per il morale e via. Giunti al colletto ecco il rifugio che appare sotto di noi in una splendida conca verde ancora illuminato dal sole! Esultiamo! Foto di rito e giùùù![/FONT]
[FONT="]Al rifugio ci son altri biker tra cui i due svizzeri visti due sere prima a Sambuco che credevamo già a Xxmiglia; ci spiegheranno che anche loro hanno perso un giorno per il maltempo da cui noi eravamo scappati all'alba a Entracque. [/FONT]
[FONT="]Al rifugio non ci danno degli asciugamani quindi niente doccia! Ci laviamo sommariamente e finalmente un po' di relax con panaché e libro baciati dagli ultimi caldi raggi di sole. [/FONT]
[FONT="]Il caso vuole che siamo a cena con gli amici svizzeri e i tre motociclisti, per via del cognome di Eugenio, Obber, ci prendono infatti per stranieri! Eugenio chiacchiera con la motociclista giornalista e uno dei due amici che si rivelano ben più simpatici di quanto non si dimostrino in sella ai loro rumorosi mezzi! Samà chiede info sul percorso del giorno dopo per scovare possibili single track! Scopriamo con sorpresa che il giorno dopo avremo l'ultima tappa di ben 88 km e 1600 mt di dislivello! [/FONT]
[FONT="]L'hotel a Ventimiglia non si trova, Eugenio incarica famigliari e amici di trovare una soluzione.[/FONT]
[FONT="]Decidiamo con gli svizzeri di partire prima delle 7, colazione alle 6, sveglia alle 5.40! Alle 22 si spengono le luci, preparazione letto e zaino e a nanna. [/FONT]
[FONT="]giorno 6 Rifugio Don Barbera - Ventimiglia[/FONT]
[FONT="]venerdì 16 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia prima dell'alba, in silenzio e con la sola luce del telefono per non svegliare i vicini di letto, ci vestiamo e raccogliamo le nostre cose; scendiamo a fare colazione ancora al buio, visto che la luce dell'alba fatica a farsi strada tra le finestre del rifugio. Chiediamo due volte altro pane, un po' sarà la fame, un po' le notizie sulla tappa lunghissima senza nessun altro rifugio aperto, e neanche una fontana per l'acqua: mai visto un tratto così lungo senz'acqua.[/FONT]
[FONT="]Foto di rito, scattate da una cavallerizza italiana che assieme a due colleghe si muove su altro tipo di sella, non è detto più confortevole della nostra. Fa ancora freschino, ma la tappa parte già in salita ed abbiamo modo di scaldarci subito. Partiamo con gli svizzeri, il sole si alza pigramente davanti a noi, regalandoci una tonalità di giallo che ci spinge a scattare una serie di foto a ripetizione.[/FONT]
[FONT="]Dopo una prima salita morbida, scendiamo velocemente...[/FONT]
[FONT="]... ed entriamo nel gigantesco Bosco delle Navette, un bosco di conifere così chiamato perché il suo legno ha dato vita nei secoli scorsi alle barche dei vicini marittimi.[/FONT]
[FONT="]Dietro di noi non vediamo più gli amici svizzeri, ma procediamo convinti che ci prenderanno: sono più giovani e forti di noi.[/FONT]
[FONT="]Percorriamo diversi km in leggera discesa ed a un certo punto cambiamo completamente vallata e ci si prospetta davanti a noi una lunga salita: ce l'aspettavamo del resto; siamo sopra l'unico comprensorio sciistico della Liguria di [/FONT]
[FONT="]Monesi. Mentre saliamo su comoda strada sterrata a tornanti, dall'alto vediamo arrivare gli svizzeri, che avevano risolto il loro problema meccanico, come avremmo saputo il giorno dopo.[/FONT]
[FONT="]E: Giunti ad un punto dove la strada scende con un ampio tornante dalla parte francese della montagna, Samà nota un sentiero che procede sulla cresta e mi convince a seguirlo. Poco dopo sbuchiamo su un'altra strada che sale[/FONT]
[FONT="]verso un monumento e capiamo che abbiamo sbagliato; non ci diamo per vinti, consultiamo la mappa e troviamo un sentiero che scende dalla cima, molto ripido come ci avvisa una escursionista; in cima al monte Saccarel c'è nebbia, ma riusciamo a trovare l'inizio del sentiero e ci buttiamo giù.[/FONT]
[FONT="]Quasi subito dobbiamo però scendere per la difficoltà e per un po' si cammina; poi migliora .[/FONT]
[FONT="]...e l'entusiasmo prende il sopravvento. Ci fermiamo solo per i bellissimi fiori.[/FONT]
[FONT="]Tra i cespugli blu spunta un casco da bici . [/FONT]
[FONT="]Arriviamo la strada abbandonata poco prima e procediamo, dopo una piccola reintegrazione energetica.[/FONT]
[FONT="]Gli svizzeri, diligenti come da manuale, sono rimasti sulla traccia originale e quindi ci hanno superato e non li riprenderemo più; continuiamo per un lungo tratto in costante saliscendi spaccagambe fino al colle di Marta dove ci fermiamo per il ricco pranzo, il panino preparato dal rifugio. Samà aveva fame già da un pò e non sarebbe stato più possibile trattenerla![/FONT]
[FONT="]Eugenio, chiede acqua a dei campeggiatori liberi Westfalia che ci dovrà bastare fino al mare. [/FONT]
[FONT="]In un punto in cui la strada comincia a scendere vertiginosamente svoltiamo in salita su sentiero. Eugenio è piuttosto titubante, la discesa lo allettava, ma presto dovrà ricredersi.[/FONT]
[FONT="]Al colletto poco sopra parte un lungo sentiero in discesa a mezzacosta, in alcuni tratti stretto e strapiombante sul versante della Val Roya in un paesaggio molto selvaggio nei pressi del monte Toraggio.[/FONT]
[FONT="]Al passo Incisa il sentiero riprende a salire a tratti si spinge sia per lo strapiombo sottostante sia per la stanchezza e in breve ci ritroviamo di nuovo sul versante ligure sul single trail dapprima su pendio erboso e poi su roccia.[/FONT]
[FONT="]E' davvero lungo e mai impossibile! Divertimento puro se non fosse per la preoccupazione di arrivare tardi a XXmiglia senza un posto in cui dormire! [/FONT]
[FONT="]Di nuovo su strada sterrata, ad un grosso incrocio incontriamo per la 3° volta due motociclisti che avevano qualche problemino con la moto. Gentilmente ci offrono del caffè appena fatto: ne avevamo davvero bisogno![/FONT]
[FONT="]Consultiamo la cartina e ci rendiamo conto che siamo ancora molto lontani, il mare non arriva mai. [/FONT]
[FONT="]Scopriamo al telefono che l'amico Enrico, nonostante 40 tentativi, non ci ha trovato nulla! non c'è tempo da perdere, aumentiamo il ritmo per quanto possibile e superiamo ben altri tre colletti, ormai abbiamo perso il conto. Sull'ultimo, il più lungo dei tre, parte un altro single trail panoramico ancora su Val Roya, entusiasmante ma poco dopo Eugenio incontra un grosso sasso che gli piega il forcellino tanto da spingere il cambio tra i raggi.[/FONT]
[FONT="]Nervosismo.[/FONT]
[FONT="]Grazie alle nostre doti meccaniche, riusciamo ad allontanarlo dai raggi e posizionarlo su un cambio prettamente discesistico. Fortunatamente gira e procediamo con cautela mantenedoci sempre sull'ALTA VIA ormai diventata strada. abbiamo già una bici semi-rotta a cui si aggiunge un'altra foratura di Samà. Sostituiamo l'ultima camera d'aria ma mancano ancora 16 km all'arrivo! [/FONT]
[FONT="]La preoccupazione sale.[/FONT]
[FONT="]Finalmente, si fa per dire, raggiungiamo l'asfalto e lasciamo l'alta via, ma i saliscendi continuano ancora nonostante si debba arrivare al mare! [/FONT]
[FONT="]Ci decidiamo a chiedere informazioni e ci indicano una stradina dall'altra parte del colle, ci manca l'ultima rampa che facciamo rigorosamente...a piedi![/FONT]
[FONT="]Finalmente giù giù giù fino a XXmiglia anche se dobbiamo percorrere circa 2 km su strada trafficata. [/FONT]
[FONT="]Sono le 18,30 e non sappiamo dove dormire![/FONT]
[FONT="]Un passante ci indica il campeggio lì vicino, ma i bungalow sono pieni; ci sono invece delle belle piazzole per tenda libere, ma non abbiamo nessuna tenda e non la noleggiano.[/FONT]
[FONT="]La ragazza alla reception ci indica un negozio a pochi passi dove potremmo acquistare dei sacchi a pelo; ci fiondiamo là ed è solo questione di minuti perchè sta per chiudere, ma riusciamo a comprare due sacchi a pelo, due stuoini e un asciugamano per la doccia.[/FONT]
[FONT="]Frutta e acqua a volontà per dissetarci e raggiungiamo la ns. bella piazzolache ci accoglierà "confortevole".[/FONT]
[FONT="]Cena sul mare vestiti da rifugio, Samà vorrebbe fingere di essere tedesca![/FONT]
[FONT="]Dormiamo sotto le stelle tra due strade rumorose e la ferrovia, meno male che c'erano le stelle![/FONT]
[FONT="]giorno 7 Ventimiglia - Mare[/FONT]
[FONT="]sabato 17 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia inevitabilmente all'alba e non proprio di buon umore![/FONT]
[FONT="]Il bagno è la necessaria conclusione della traversata![/FONT]
[FONT="]Colazione con gli svizzeri sul lungomare (che avevano dormito in spiaggia) per raccontarsi la tappa del giorno prima e per i saluti; appuntamento con loro in Svizzera.[/FONT]
[FONT="]Giro in XXmiglia vecchia e ritorno al campeggio per le 9.30: scopriamo casualmente che il check-out deve essere fatto entro le 10.00. Di corsa prepariamo i "bagagli": ora con sacco a pelo e stuoino sembriamo davvero dei backpacker![/FONT]
[FONT="]a questo punto decidiamo di prendere il primo treno disponibile .[/FONT]
[FONT="]... e mentre ritorniamo verso il Piemonte, guardando in alto, cerchiamo di scorgere e riconoscere le montagne attraversate nei giorni scorsi finchè gli occhi si chiudono.[/FONT]
[FONT="]Il riassunto numerico della vacanza:[/FONT]
[FONT="]
[/FONT]
[FONT="]Per qualcuno sarà dunque prolisso e noioso, magari impreciso: spero apprezzerà almeno qualche foto. [/FONT]
[FONT="]E però un resoconto delle situazioni vissute e delle emozioni provate; alla fine posso dire che, pur con le disavventure passate e la fatica patita (che si legge e vede qui di seguito) è stata proprio una bella avventura.[/FONT]
[FONT="]giorno 1 Pian Muné - Rifugio Melezè[/FONT]
[FONT="]domenica 11 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Recupero a Saluzzo - Paolo & C sono già parcheggiati di fronte all'hotel quando usciamo, dopo pochi minuti arrivano, carichiamo le bici e si parte.[/FONT]
[FONT="]Saliamo in macchina con Ezio e consorte in dolce attesa.[/FONT]
[FONT="]Arriviamo a Pian Munè, dove scarichiamo il furgone .[/FONT]
[FONT="]Siamo[/FONT]
· [FONT="]Samà[/FONT]
· [FONT="]Paolo[/FONT]
· [FONT="]Roberta[/FONT]
· [FONT="]Ezio[/FONT]
· [FONT="]Christopher[/FONT]
· [FONT="]Eugenio[/FONT]
[FONT="]Carica d'acqua e si parte.[/FONT]
[FONT="]Dopo una breve discesa che ci porta al rifugio Bertorello, iniziamo il sentiero traverso (sulla carta può sembrare semplice, ma il fondo con i sassi grossi e umidi, le molte ortiche, vari ruscelli da attraversare lo rendono impegnativo), i primi vedono anche due cerbiatti;[/FONT]
[FONT="]poi spinta fino a Colle Gilba e prima pausa con studio percorso[/FONT]
[FONT="]
[FONT="]Salitina con bel fondo fino a Colle del Prete; Vediamo sotto di noi la Val Varaita; [/FONT]
[FONT="]Dopo alcuni chilometri di morbida sterrata, prendiamo un sentierino che ci porta prima a Becetto, poi con soddisfazione a Sampeyre, paesino zeppo di gente in vasca domenicale[/FONT]
[FONT="]Da li alcuni chilometri di asfalto e si arriva a Casteldelfino, con doverosa pausa alimentare; [/FONT]
[FONT="]Caffè eterno , nessuno voleva ripartire, quindi saluti a Ezio che rientra.[/FONT]
[FONT="]In sella e salita fino a Pian Melezè, oltre il paesino di Bellino, come tutti i paesini di queste valli splendidi tetti con lastre di pietra chiamate Lose. [/FONT]
[FONT="]Incontriamo dei bellissimi campi in fiore.[/FONT]
[FONT="]
[FONT="]All'arrivo, 1300 mdl in quasi 7 ore per 40km, ecco la foto del day one![/FONT]
[FONT="]Per non farci mancare niente , ecco gli eroi che si stiracchiano;[/FONT]
[FONT="]Cos'abbiamo imparato:[/FONT]
[FONT="]Munta e cala: salì scendi[/FONT]
[FONT="]Borgnu: cieco; si ripete ossessivamente rivolgendosi al proprio vicino fino allo sfinimento[/FONT]
[FONT="]Colle: montagna o passo fino a duemila metri[/FONT]
[FONT="]Eccoci in trepida attesa della cena, che arriva con menù unico (salvo i vegetariani ) che mediamente ci soddisfa . [/FONT]
[FONT="]Quattro passi all'aperto, informazioni sul percorso del giorno dopo , acquisto sacchi lenzuolo in tulle; in camera, alle 22,23 luce spenta, rete ad amaca che spacca la schiena, ma piumoni rossi bellissimi.[/FONT]
[FONT="]Buona notte [/FONT]
[FONT="]giorno 2 Rifugio Melezè - Sambuco[/FONT]
[FONT="]lunedì 12 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Usciamo alle 8 con una bellissima giornata dopo abbondante colazione.[/FONT]
[FONT="]
[FONT="]La strada è ovviamente in salita, riusciamo a fare dei tratti in sella .[/FONT]
[FONT="] alternati a rampe impossibili dove scendiamo: con fatica riusciamo a superare due trekker partiti poco prima di noi [/FONT]
[FONT="]Occhio allo strapiombo![/FONT]
[FONT="]
[FONT="]Alla malga parte il sentiero che ci vedrà spingere per oltre due ore con qualche intervallo in sella su alcuni tratti pianeggianti o in leggera salita.[/FONT]
[FONT="]
[FONT="]Samà ed Eugenio si mantengono nelle retrovie, i luoghi e la luce del primo mattino infatti inducono a scattare molte foto, ma i piemontesi sono sempre molto avanti, rendendosi impossibili soggetti.[/FONT]
[FONT="]
[FONT="]Allunico bivio sul percorso il gruppo si ricompatta e poi insieme sino al colle Bellino un centinaio di metri sopra;[/FONT]
[FONT="]Ci abbiamo messo tre ore di fatica vera, ma il Colle Bellino è un posto eccezionale: foto di gruppo, barrette.[/FONT]
[FONT="]
[FONT="]Favolosa la vista con montagne di quasi 3000 m tutt'attorno sulla Val Maira e sul Monviso.[/FONT]
[FONT="]
[FONT="]e anche qui Samà ed Eugenio ritardano per qualche foto in più e per immortalare nella mente qualche fotogramma e i piemontesi già non si vedono più![/FONT]
[FONT="]Il sentiero è flow, ma impegnativo per la pendenza e lesposizione.[/FONT]
[FONT="]A metà discesa i compagni ci aspettano .[/FONT]
[FONT="]... e il colpo docchio di Paolo cade sulla ruota anteriore di Eugenio: taglio netto del copertone con fuoriuscita, miracolosamente illesa, della camera daria![/FONT]
[FONT="]Riparazione e di nuovo in sella: ora il sentiero continua in leggera discesa su fondovalle erboso sotto gli sguardi interrogativi di una numerosa mandria di mucche bianche.[/FONT]
[FONT="]Ultimo tratto su strada sterrata, poi asfaltata.[/FONT]
[FONT="]Sosta per il pranzo in una piccola trattoria sulla strada dove loste, appassionato di mtb, ci elargisce qualche prezioso consiglio: in primis un bel sentiero fino ad Acceglio che ci evita discesa su asfalto, con molta gioia di Samà![/FONT]
[FONT="]Ad Acceglio ricomincia la salita dapprima su strada asfaltata dura, poi sterrata e poi poteva mancare una spintarella?[/FONT]
[FONT="]Ecco che ci ritroviamo a spingere di nuovo per altri 400 mt circa su sentiero: Eugenio è davvero alla frutta! [/FONT]
[FONT="]I piemontesi sono sempre là davanti, ma alla prima casamatta quasi al passo ci aspettano per arrivo trionfante insieme al passo della Gardetta! (nella foto manca il grande Paolo che ha ripreso il momento magico...)[/FONT]
[FONT="]Qui le nostre strade si dividono: per i piemontesi comincia una bella e rilassante discesa fino a Ponte Marmora dove troveranno il beneamato furgone lì piazzato da Ezio. Noi invece consultiamo la cartina e proprio sopra di noi, a circa 200 mt di dislivello cè il Passo di Rocca Brancia che ci porterebbe subito in Val Stura. Non lo conosciamo ma decidiamo di rischiare![/FONT]
[FONT="]Saluti, foto di rito...[/FONT]
[FONT="] e via[/FONT]
[FONT="]Scopriremo ben presto che la fortuna è dalla nostra parte! Al passo di Rocca Brancia comincia un infinito single track ciclabile al 99% [/FONT]
[FONT="]...che ci porta oltre mille metri più in basso a pochi km da Sambuco.[/FONT]
[FONT="]Arrivati a Sambuco foto, doccia e poi di corsa a cena, stanchi e affamati![/FONT]
[FONT="]Ci accomodano al tavolo con una coppia di svizzeri che ci dicono essere appassionati di mtb![/FONT]
[FONT="]Scopriamo subito che anche loro stanno percorrendo la traversata come noi, ma sono partiti dalla Svizzera![/FONT]
[FONT="]La cena è ottima, antipasti di verdure e baccalà molto ricercati e favolosa pasta panna zucchine e menta![/FONT]
[FONT="]I ragazzi svizzeri stanno seguendo un itinerario pubblicato su libro da un tedesco e così chiediamo informazioni sulla tappa del giorno successivo in quanto la nostra è apparentemente di scarico e piuttosto lontana dalle grandi montagne.[/FONT]
[FONT="]Anche i gestori del ristorante e dellalbergo sono appassionati di Mtb e traversate ed è inevitabile farci due chiacchiere e chiedere anche a loro consigli. Raffaele ci dice chiaramente che la salita ai laghi di Valscura è dura, proprio dura...[/FONT]
[FONT="]Uno sguardo al panorama fuori e già si discute su cosa fare il giorno dopo: ormai la pulce nellorecchio ce lhanno messa .[/FONT]
[FONT="]giorno 3 Sambuco - Entracque[/FONT]
[FONT="]martedì 13 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia! [/FONT]
[FONT="]Eugenio: mi sento uno zerbino![/FONT]
[FONT="]I vestiti sono asciutti, stesi in casa sfruttando la lavatrice nell'appartamento.[/FONT]
[FONT="]Ottima colazione, discussione senza fine sul percorso, ma siamo quasi convinti di fare la via più facile per il Colle dell'Arpione. Prendiamo la stradina destra Stura bella e poco frequentata e in meno di mezz'ora siamo a Pratolongo. Ancora discussione infinita, poi colti da un moto d'orgoglio prendiamo la via dura per il passo della Lombarda . Salita infinita, neanche un bar in oltre tre ore di pedalata. [/FONT]
[FONT="]In cima c'è un chioschetto, panini chevre e courgette (zucchine)[/FONT]
[FONT="]Scendiamo su asfalto con brevi tagli sulle piste da sci e raggiungiamo Isola, una località sciistica francese, che ci appare ancora più triste nel suo squallore semi desertico.[/FONT]
[FONT="]Chiediamo a due francesi informazioni sul percorso per il passo Druos, ma sono confusi e imprecisi; grazie al gps individuiamo la direzione e prendiamo un sentiero seguendo un preciso cartello che indica "itinéraire": complimenti al CAI francese![/FONT]
[FONT="]L'incontro con alcuni camminatori ci conforta per la direzione, ma ci scoraggia per la bici, in quanto tutti ci dicono che con la bici non vi si arriva, anche se vedono che la teniamo in spalla .[/FONT]
[FONT="]Più in alto la pendenza cala, anche se i francesi insistono sorridenti ad augurarci 'Bon courage'[/FONT]
[FONT="]Ancora su e troviamo due laghetti alpini incastonati tra rocce rosse da cui prendono il nome.[/FONT]
[FONT="]Forti tuoni non molto lontani ci fanno accelerare il passo, sfruttando anche l'unica parte pedalabile che vede Eugenio sfoggiare le ultime energie davanti ad una telecamera di alcuni turisti stupiti dalla nostra presenza.[/FONT]
[FONT="]Eccoci al passo: Il panorama è bellissimo da entrambi i lati del Passo Drous![/FONT]
[FONT="]Sama si rifocilla ![/FONT]
[FONT="]Scendiamo sul sentiero bellissimo verso i tre laghi di Valscura sotto di noi, circondati da pareti quasi verticali e altissime; siamo sempre in tensione per la difficoltà tecnica del sentiero, ma non riusciamo a non fermarci per immortalare il momento emozionante.[/FONT]
[FONT="]Il sentiero diventa una strada pietrosa e inizia a scendere; così sarà per km e km fino a raggiungere le terme di Valdieri dove ci godiamo un meritato gelato![/FONT]
[FONT="]Via in discesa accompagnati da un torrente impetuoso, poi ultima breve salita su asfalto fino a Entracque; cerchiamo qualcuno capace di sistemare il cambio di Samà . [/FONT]
[FONT="]Dopo vari tentativi troviamo il tuttofare del paese, un simpatico gestore di una ferramenta che si diletta di tutto un po'; con il cambio si tira indietro, poi Eugenio lo convince che è un caso disperato e lui risolve! [/FONT]
[FONT="]Scopriamo che il ns albergo è a 8 km di salita da noi! Vero momento di scoramento, ma troviamo un'alternativa in loco; ci aspetta ottima cena (agnolotti di borragine), poi nanna presto perché il maltempo previsto per il giorno dopo suggerisce una partenza all'alba ! [/FONT]
[FONT="]giorno 4 Entracque - San Dalmas de Tende[/FONT]
[FONT="]mercoledì 14 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia alle 6, colazione di fortuna sul letto per cercare di lasciarci alle spalle il maltempo previsto nella mattinata! [/FONT]
[FONT="]Alle 6,30 tour per Entracque alla ricerca di una cartina scomparsa il giorno precedente (dalle foto scopriremo poi di averla lasciata al bar delle teme): tutte le risposte sono negative, una locale è sorda, uno è maleducato, una molto dispiaciuta ma è tutto inutile. Ci arrendiamo, inizia la salita. Dopo 8 km raggiungiamo Trinità dove speriamo nella Locanda del Sorriso per i viveri e la cartina. Apre alle 8.30 e abbandoniamo l'ultimo punto abitato verso la valle del sabbione. La salita diventa subito sterrata e molto ripida! Eugenio ne fa buona parte a piedi! 20 mt dopo aver letto su un cartello di stare attenti ai cani sbuchiamo di una piana dove sosta un numeroso gregge di pecore. Ecco che 5 o 6 cani da pastore ci corrono festosamente incontro facendoci temere per la ns vita. Facendoci scudo con la bici avanziamo lentamente con i cani che ci circondano ... sempre festosi e abbaianti! Dalla casotta esce il pastore, forse ungherese forse rumeno, e con discrete difficoltà linguistiche. [/FONT]
[FONT="]Non crede alla nostra nazionalità italiana visti i pochi precedenti! Inizia una serie di discorsi frammentari e improbabili sulla pericolosità della montagna, dei fulmini e su ragazzine disperse con le tende in alta quota. Ci invita a prendere un caffè che gentilmente decliniamo per una certa preoccupazione ad entrare con lui nella casotta visto che siamo a 3 ore di cammino dall'ultimo umano incontrato! Samantha si incammina a passo spedito mentre il pastore cerca di trattenere Eugenio prendendo lo per un braccio! Con la scusa del temporale in arrivo riusciamo ad andarcene! [/FONT]
[FONT="]Tranne pochissimi tratti pedalabili procediamo con la bici al fianco verso una profondissima vallata di cui non scorgiamo la fine! Incontriamo due branchi di decine di camosci alcuni dei quali ci sfrecciano a pochi metri per poi allontanarsi verso i prati più alti e ripidi! Vera emozione.[/FONT]
[FONT="]Samà taglia il copertone su un sasso e dopo qualche tentativo decidiamo di inserire la camera d'aria.[/FONT]
[FONT="]Iniziamo la spinta, l'ennesima spinta ..[/FONT]
[FONT="]... sul sentiero ripido verso il passo, e in circa un'ora siamo su.[/FONT]
[FONT="]Poco prima del passo si trova il lago della Vacca, scuro per effetto del cielo nuvoloso . Poco sopra di noi un gruppo di escursionisti, sta ripartendo da una sosta; Eugenio accelera per raggiungerli e chiede se abbiano la cartina; rispondono di no e se ne vanno in velocità. Abbiamo frettolosamente commentato la loro maleducazione. [/FONT]
[FONT="]Dal passo inizia una veloce discesa su single track , che poi diventa un bellissimo traverso che avremmo scoperto poi essere proibitissimo nel parco del Mercantour.[/FONT]
[FONT="]Siamo entrambi senza acqua e cibo, tranne alcune caramelle residue.[/FONT]
[FONT="]Ecco la foto del momento in cui sto per mangiare con avidità l'ultima barretta![/FONT]
[FONT="]In effetti non ci aspettavamo che da Entracque saremmo entrati in una zona così selvaggia e completamente disabitata; ci indicano due sorgenti poco più avanti, mentre le raggiungiamo ci filmano sorridendo; [/FONT]
[FONT="]ci rendiamo conto che infatti non abbiamo non abbiamo incontrato ancora nessun biker neanche nel senso opposto .[/FONT]
[FONT="]Mentre stiamo riempendo le borracce [/FONT]
[FONT="]... arriva il filmatore che impietosito ci regala pane e formaggio grana: fantastico, mangiare quando hai veramente fame è qualcosa che bisogna provare, più che mangiare lo abbiamo divorato![/FONT]
[FONT="]Ripartiamo e poco dopo Samà buca; non abbiamo altre camere, tentiamo con le pezze, ma si sgonfia subito in quanto il liquido tubeless ha unto tutta la superficie: qui il tour ha una svolta e inizia l'epopea; mentre Samà cammina sconsolata, Eugenio parte solo e poco dopo arriva ad un incrocio, chiede lumi a dei turisti francesi che gli garantiscono di aspettare Samà e di indirizzare anche lei.[/FONT]
[FONT="]E: eccomi alla Baisse de Peyrafique, dove sono in partenza gli escursionisti del passo del Sabbione. Sono alcuni istruttori dello sci club che portano a spasso i ragazzi. Capiscono la situazione drammatica in cui ci troviamo e decidono di fermarsi per aspettare Samà. Sono preoccupato, lascio bici e zaino e le vado incontro proprio mentre arriva; ci accompagnano, ma non nella nostra direzione; ci dirigiamo verso Casterino, un paesino nella piana verso sud che vedevamo prima dall' alto; mentre i ragazzi fanno merenda noi ci informiamo per il fantomatico negozio di noleggio bici...scopriamo subito che non c'è! [/FONT]
[FONT="]Giriamo per bar e case private e auto con bici al seguito alla ricerca di una camera d'aria: il proprietario di una locanda rovista nel suo piccolo magazzino e trova due camere d'aria nuove! Ma la valvola è grossa e non si adatta al cerchio! Una ragazza telefona ad un negozio di Tende e ci conferma che lì le hanno, mentre inizialmente sembrava che solo a Xxmiglia le avremmo trovate! Con nostro rammarico ci tocca scendere fino a Tende e fortunatamente i ragazzi dello sci club ci aspettano. E cominciamo a scendere, scendere, in tutto quasi venticinque chilometri di discesa fuori rotta! siamo già preoccupati di dovercela rifare il giorno dopo, e altrettanto preoccupati di dover ancora trovare un hotel. Salutiamo e ringraziamo infinitamente e ci dirigiamo subito verso il negozio che ha ben due camere d'aria...ovviamente le prendiamo entrambe! [/FONT]
[FONT="]Mentre Eugenio fa il lavoro sporco Samà va alla ricerca di hotel, a Tende tutti pieni, ne troviamo uno a Saint Dalmas e dopo acquisto di pane, dolce e frutta e soprattutto della cartina persa, ci fiondiamo in albergo, un ex convento. Ci facciamo lavare tutti i vestiti usati, ceniamo in hotel con buona torta di verdure e poi dolcino al bar sulla strada. [/FONT]
[FONT="]giorno 5 San Dalmas de Tende - Rifugio Don Barbera[/FONT]
[FONT="]giovedì 15 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia all' alba, bella colazione e 7,30 in sella, sappiamo che ci aspettano 15 km di asfalto fino a Casterino.[/FONT]
[FONT="]La strada non è male ed è anche poco trafficata nonostante sia Ferragosto. [/FONT]
[FONT="]Superiamo anche una coppia che porta a spasso due muli. La saliamo tutta d'un fiato e ci fermiamo per una pausa al bar del ragazzo che ci aveva offerto il suo aiuto: Caffè, due chiacchiere, un ringraziamento e via. [/FONT]
[FONT="]Ora ci dobbiamo riguadagnare la Baisse de Peyrafique. La strada dopo poco diventa sterrata, ma sempre con buona pendenza. Superiamo l'attacco della strada per 4x4 che porta nella valle delle meraviglie: ci urta davvero tanto sapere che delle jeep rumorose e inquinanti possano accedervi mentre alle mtb è proibito! [/FONT]
[FONT="]Poco prima del passo ci fermiamo presso una malga dove una simpatica signora piemontese ci vende del l'ottimo formaggio che sarà il giusto companatico al pane che già abbiamo. Ci spiega anche come fa il formaggio con pochi piccoli utensili. [/FONT]
[FONT="]Poche pedalate ancora e siamo al passo, sosta per il pranzo nel prato al sole da cui non ce ne vorremmo andare in quanto all'orizzonte proprio nella nostra direzione appaiono solo nubi per niente incoraggianti.[/FONT]
[FONT="]Un signore francese si avvicina col suo cane e ci racconta di un suo parente pastore morto proprio sul colle sopra noi per un fulmine: seguono scongiuri. Ci indica una fontana poco più avanti, facciamo rifornimento e ripartiamo alla volta del Col di Tenda. La strada si mantiene in quota con numerosi munta e cala sovrastando la Val Roya e la vecchia strada tutta tornanti in uso prima del tunnel. [/FONT]
[FONT="]Al Col di Tenda ci aspettano vento e nubi basse, ce ne andiamo subito ed ecco che appare il primo cartello "la Via del Sale". Chiediamo informazioni ad un loquace assessore comunale che ci infarcisce di informazioni e minuziosi dettagli e ci incoraggia dicendoci che in un'ora e mezza saremmo arrivati al Don Barbera: ottimo! Ci supera un gruppo di bikers francesi assettati da discesa, ma al forte le ns strade si dividono: dopo un paio di informazioni e foto, loro si buttano giù per un sentiero e invece noi continuiamo a salire; per ns gioia...soprattutto di Samà, il single trail prende il posto della comoda sterrata[/FONT]
[FONT="]a tratti alterni ci troviamo sul versante francese e sul versante piemontese. Le nubi sono in continuo e repentino movimento e ci permettono solo di tanto in tanto di scorgere ciò che sta sotto di noi. [/FONT]
[FONT="]Piccola pausa alimentare in un tratto riparato e soleggiato ed in breve siamo di nuovo sulla strada e nella nebbia. Dato che l'escursionista loquace ci aveva caldamente parlato proprio di quel tratto per i suggestivi panorami rallentiamo il passo e facciamo anche piccola pausa nella speranza che la nebbia si alzi: invano! Ripartiamo e svoltando nuovamente nel versante piemontese torna il sole e lo sguardo si apre su queste magnifiche montagne carsiche di rocce scanalate e intercalate da tratti verdi di erba e fiori![/FONT]
[FONT="]Superiamo 3 motociclisti tedeschi tra cui una donna fermi ad osservare col binocolo probabilmente qualche animale. La strada continua in salita e poco dopo ci raggiungono e superano: pensiamo che non li rivedremo più, ma su una dura salita con fondo molto sconnesso dove dobbiamo dar prova della ns tecnica e abilità di equilibrio loro sono ancora fermi e vediamo che la donna continua a piedi lasciando la moto parcheggiata a bordo strada, i due uomini andranno poi a recuperare la moto. Arrivati con fatica, ma rigorosamente in sella in cima alla salita scoppiano a ridere, che orgoglio di biker contro biker! [/FONT]
[FONT="]Finalmente discesa e in cuor nostro pensiamo sia l'ultima a separarc i dal Don Barbera. No, non è così! Davanti a noi ancora salita: una barretta energetica, anche per il morale e via. Giunti al colletto ecco il rifugio che appare sotto di noi in una splendida conca verde ancora illuminato dal sole! Esultiamo! Foto di rito e giùùù![/FONT]
[FONT="]Al rifugio ci son altri biker tra cui i due svizzeri visti due sere prima a Sambuco che credevamo già a Xxmiglia; ci spiegheranno che anche loro hanno perso un giorno per il maltempo da cui noi eravamo scappati all'alba a Entracque. [/FONT]
[FONT="]Al rifugio non ci danno degli asciugamani quindi niente doccia! Ci laviamo sommariamente e finalmente un po' di relax con panaché e libro baciati dagli ultimi caldi raggi di sole. [/FONT]
[FONT="]Il caso vuole che siamo a cena con gli amici svizzeri e i tre motociclisti, per via del cognome di Eugenio, Obber, ci prendono infatti per stranieri! Eugenio chiacchiera con la motociclista giornalista e uno dei due amici che si rivelano ben più simpatici di quanto non si dimostrino in sella ai loro rumorosi mezzi! Samà chiede info sul percorso del giorno dopo per scovare possibili single track! Scopriamo con sorpresa che il giorno dopo avremo l'ultima tappa di ben 88 km e 1600 mt di dislivello! [/FONT]
[FONT="]L'hotel a Ventimiglia non si trova, Eugenio incarica famigliari e amici di trovare una soluzione.[/FONT]
[FONT="]Decidiamo con gli svizzeri di partire prima delle 7, colazione alle 6, sveglia alle 5.40! Alle 22 si spengono le luci, preparazione letto e zaino e a nanna. [/FONT]
[FONT="]giorno 6 Rifugio Don Barbera - Ventimiglia[/FONT]
[FONT="]venerdì 16 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia prima dell'alba, in silenzio e con la sola luce del telefono per non svegliare i vicini di letto, ci vestiamo e raccogliamo le nostre cose; scendiamo a fare colazione ancora al buio, visto che la luce dell'alba fatica a farsi strada tra le finestre del rifugio. Chiediamo due volte altro pane, un po' sarà la fame, un po' le notizie sulla tappa lunghissima senza nessun altro rifugio aperto, e neanche una fontana per l'acqua: mai visto un tratto così lungo senz'acqua.[/FONT]
[FONT="]Foto di rito, scattate da una cavallerizza italiana che assieme a due colleghe si muove su altro tipo di sella, non è detto più confortevole della nostra. Fa ancora freschino, ma la tappa parte già in salita ed abbiamo modo di scaldarci subito. Partiamo con gli svizzeri, il sole si alza pigramente davanti a noi, regalandoci una tonalità di giallo che ci spinge a scattare una serie di foto a ripetizione.[/FONT]
[FONT="]Dopo una prima salita morbida, scendiamo velocemente...[/FONT]
[FONT="]... ed entriamo nel gigantesco Bosco delle Navette, un bosco di conifere così chiamato perché il suo legno ha dato vita nei secoli scorsi alle barche dei vicini marittimi.[/FONT]
[FONT="]Dietro di noi non vediamo più gli amici svizzeri, ma procediamo convinti che ci prenderanno: sono più giovani e forti di noi.[/FONT]
[FONT="]Percorriamo diversi km in leggera discesa ed a un certo punto cambiamo completamente vallata e ci si prospetta davanti a noi una lunga salita: ce l'aspettavamo del resto; siamo sopra l'unico comprensorio sciistico della Liguria di [/FONT]
[FONT="]Monesi. Mentre saliamo su comoda strada sterrata a tornanti, dall'alto vediamo arrivare gli svizzeri, che avevano risolto il loro problema meccanico, come avremmo saputo il giorno dopo.[/FONT]
[FONT="]E: Giunti ad un punto dove la strada scende con un ampio tornante dalla parte francese della montagna, Samà nota un sentiero che procede sulla cresta e mi convince a seguirlo. Poco dopo sbuchiamo su un'altra strada che sale[/FONT]
[FONT="]verso un monumento e capiamo che abbiamo sbagliato; non ci diamo per vinti, consultiamo la mappa e troviamo un sentiero che scende dalla cima, molto ripido come ci avvisa una escursionista; in cima al monte Saccarel c'è nebbia, ma riusciamo a trovare l'inizio del sentiero e ci buttiamo giù.[/FONT]
[FONT="]Quasi subito dobbiamo però scendere per la difficoltà e per un po' si cammina; poi migliora .[/FONT]
[FONT="]...e l'entusiasmo prende il sopravvento. Ci fermiamo solo per i bellissimi fiori.[/FONT]
[FONT="]Tra i cespugli blu spunta un casco da bici . [/FONT]
[FONT="]Arriviamo la strada abbandonata poco prima e procediamo, dopo una piccola reintegrazione energetica.[/FONT]
[FONT="]Gli svizzeri, diligenti come da manuale, sono rimasti sulla traccia originale e quindi ci hanno superato e non li riprenderemo più; continuiamo per un lungo tratto in costante saliscendi spaccagambe fino al colle di Marta dove ci fermiamo per il ricco pranzo, il panino preparato dal rifugio. Samà aveva fame già da un pò e non sarebbe stato più possibile trattenerla![/FONT]
[FONT="]Eugenio, chiede acqua a dei campeggiatori liberi Westfalia che ci dovrà bastare fino al mare. [/FONT]
[FONT="]In un punto in cui la strada comincia a scendere vertiginosamente svoltiamo in salita su sentiero. Eugenio è piuttosto titubante, la discesa lo allettava, ma presto dovrà ricredersi.[/FONT]
[FONT="]Al colletto poco sopra parte un lungo sentiero in discesa a mezzacosta, in alcuni tratti stretto e strapiombante sul versante della Val Roya in un paesaggio molto selvaggio nei pressi del monte Toraggio.[/FONT]
[FONT="]Al passo Incisa il sentiero riprende a salire a tratti si spinge sia per lo strapiombo sottostante sia per la stanchezza e in breve ci ritroviamo di nuovo sul versante ligure sul single trail dapprima su pendio erboso e poi su roccia.[/FONT]
[FONT="]E' davvero lungo e mai impossibile! Divertimento puro se non fosse per la preoccupazione di arrivare tardi a XXmiglia senza un posto in cui dormire! [/FONT]
[FONT="]Di nuovo su strada sterrata, ad un grosso incrocio incontriamo per la 3° volta due motociclisti che avevano qualche problemino con la moto. Gentilmente ci offrono del caffè appena fatto: ne avevamo davvero bisogno![/FONT]
[FONT="]Consultiamo la cartina e ci rendiamo conto che siamo ancora molto lontani, il mare non arriva mai. [/FONT]
[FONT="]Scopriamo al telefono che l'amico Enrico, nonostante 40 tentativi, non ci ha trovato nulla! non c'è tempo da perdere, aumentiamo il ritmo per quanto possibile e superiamo ben altri tre colletti, ormai abbiamo perso il conto. Sull'ultimo, il più lungo dei tre, parte un altro single trail panoramico ancora su Val Roya, entusiasmante ma poco dopo Eugenio incontra un grosso sasso che gli piega il forcellino tanto da spingere il cambio tra i raggi.[/FONT]
[FONT="]Nervosismo.[/FONT]
[FONT="]Grazie alle nostre doti meccaniche, riusciamo ad allontanarlo dai raggi e posizionarlo su un cambio prettamente discesistico. Fortunatamente gira e procediamo con cautela mantenedoci sempre sull'ALTA VIA ormai diventata strada. abbiamo già una bici semi-rotta a cui si aggiunge un'altra foratura di Samà. Sostituiamo l'ultima camera d'aria ma mancano ancora 16 km all'arrivo! [/FONT]
[FONT="]La preoccupazione sale.[/FONT]
[FONT="]Finalmente, si fa per dire, raggiungiamo l'asfalto e lasciamo l'alta via, ma i saliscendi continuano ancora nonostante si debba arrivare al mare! [/FONT]
[FONT="]Ci decidiamo a chiedere informazioni e ci indicano una stradina dall'altra parte del colle, ci manca l'ultima rampa che facciamo rigorosamente...a piedi![/FONT]
[FONT="]Finalmente giù giù giù fino a XXmiglia anche se dobbiamo percorrere circa 2 km su strada trafficata. [/FONT]
[FONT="]Sono le 18,30 e non sappiamo dove dormire![/FONT]
[FONT="]Un passante ci indica il campeggio lì vicino, ma i bungalow sono pieni; ci sono invece delle belle piazzole per tenda libere, ma non abbiamo nessuna tenda e non la noleggiano.[/FONT]
[FONT="]La ragazza alla reception ci indica un negozio a pochi passi dove potremmo acquistare dei sacchi a pelo; ci fiondiamo là ed è solo questione di minuti perchè sta per chiudere, ma riusciamo a comprare due sacchi a pelo, due stuoini e un asciugamano per la doccia.[/FONT]
[FONT="]Frutta e acqua a volontà per dissetarci e raggiungiamo la ns. bella piazzolache ci accoglierà "confortevole".[/FONT]
[FONT="]Cena sul mare vestiti da rifugio, Samà vorrebbe fingere di essere tedesca![/FONT]
[FONT="]Dormiamo sotto le stelle tra due strade rumorose e la ferrovia, meno male che c'erano le stelle![/FONT]
[FONT="]giorno 7 Ventimiglia - Mare[/FONT]
[FONT="]sabato 17 agosto 2013[/FONT]
[FONT="]Sveglia inevitabilmente all'alba e non proprio di buon umore![/FONT]
[FONT="]Il bagno è la necessaria conclusione della traversata![/FONT]
[FONT="]Colazione con gli svizzeri sul lungomare (che avevano dormito in spiaggia) per raccontarsi la tappa del giorno prima e per i saluti; appuntamento con loro in Svizzera.[/FONT]
[FONT="]Giro in XXmiglia vecchia e ritorno al campeggio per le 9.30: scopriamo casualmente che il check-out deve essere fatto entro le 10.00. Di corsa prepariamo i "bagagli": ora con sacco a pelo e stuoino sembriamo davvero dei backpacker![/FONT]
[FONT="]a questo punto decidiamo di prendere il primo treno disponibile .[/FONT]
[FONT="]... e mentre ritorniamo verso il Piemonte, guardando in alto, cerchiamo di scorgere e riconoscere le montagne attraversate nei giorni scorsi finchè gli occhi si chiudono.[/FONT]
[FONT="]Il riassunto numerico della vacanza:[/FONT]
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