Penso che i 29 pollici in oggetto, non siano relativi al diametro delle ruote, bensi'...............................................
Pertanto la Niner in prova sara' la "Holmes replica".
Prima uscita con la Niner E.M.D. 9.
Stamattina Alessanro Migliore mi ha consegnato la Niner E.M.D. 9 da 29” per il Demo-test da effettuare durante la C2C 2010.
Si tratta di un modello che la Niner definisce “entry level”, ma che in realta’ mi sembra di fascia media. (http://italian.ninerbikes.com/fly.aspx?layout=bikes&taxid=99).
11 kg, per una L.
Quale migliore occasione per una prima prova in fuoristrada?
Casco, scarpini e via.
Il percorso scelto e’ quello che da Morreale porta su sino al Villaggio Montano, con chiusura ad anello sino a Palermo.
La prima impressione è di confort e familiarita’ su una bici alta quanto una BDC, ma con le geometrie e l’agilita’ di una MTB in virtu’ di un telaio molto “sloop”.
Durante la salita su asfalto verso il cimitero di Morreale, niente di particolare, tranne la sensazione di un manto stradale piu’ omogeneo del solito.
Finito questo tratto di trasferimento, punto decisamente verso la carrabile che porta alle valli di S. Martino, su per una serie di strappi brevi, ma pendenti, che si intervallano a salite di grado medio.
Questa parte del percorso esige un’attenta gestione delle forze, pena un rapido esaurimento delle risorse fisiche ed un poco onorevole "dietrofront".
Qui la prima sorpresa: inizio a salire in maniera costante, tenendo una velocita’ media sensibilmente superiore a quella che solitamente riesco a sopportare, senza cercare mai traiettorie meno sconnesse per evitare la perdita di grip. Mi sembra che il fondo sia meno sconnesso e considero istintivamente le asperita’ del sentiero poco rilevanti ai fini di una pedalata fluida ed efficace.
Pietre, sabbia, solchi, tutto mi sembra piu’ piano e non devio mai dalla mia traiettoria.
La bici non rilancia con entusiasmo, ma salgo in maniera costante e piu’ velocemente, come mi suggerisce il tachimetro.
La stessa sensazione mi accompagna su per le rampe che dall’“otto” portano al belvedere del Villaggio Montano. E’ un tratto che conosco a memoria, ma che scorre via senza asperita’ ed impuntamenti. Le ruote assorbono tutto senza suggerire traiettorie alternative. Taglio i tornanti come voglio, tanto ho sempre presa.
Scollino. Anche nei tratti di falsopiano che portano al cancello della forestale ho l’impressione di un rotolamento piu’ facile. Guardo il tachimetro e, contarariamente a quanto percepisco, sto “viaggiando”molto bene.
Decido di continuare dritto verso il sentiero che porta alla fangaia. Chi conosce la zona sa che questa parte dell’itinerario e’ la piu’ sconnessa, ma anche qui il passo e’ entusiasmante e non mi trovo mai in difficolta’, neanche negli strappi che in genere conviene affrontare spingendo, data la normale difficolta’ di avanzamento.
Imbocco l’ultima salitina con fondo da mulattiera ed arrivo agevolmente allo scollinamento.
Benissimo.
Inizia la discesa in contropendenza detta “fangaia”. Qui apprezzo meno la taratura “race” della forcella Reba, poiché l’avantreno tende a perdere tenuta, ma nei tratti che seguono mollo i freni e scendo con una confidenza che non ho mai avuto. Mi impressionano i passaggi tecnici, sembra di guidare una buona “all mountain”.
Superato il tratto scavato dalle piogge invernali, che hanno rimodellato 50 metri di trail rendendolo il letto di un torrente in secca, mi fiondo giu’ per la stesse rampe che ho fatto in salita.
Non sembra, non sembra proprio, ma il tachimetro mi dice che sto tenendo velocita’, per me , elevatissime. Dubito della corretta taratura dello strumento digitale, ma la curva che sto per affrontare mi conferma che sto scendendo troppo allegramente. Poco male, la bici non si scompone e dipingo una bellissima traiettoria come si fa con la BDC.
Torno sull’asfalto alla volta di Palermo, purtroppo troppo presto, e tolgo le mani dal manubrio, rendendomi conto che a causa dell’effetto giroscopico, l’avantreno sembra seguire una monorotaia.
Insomma, come prima uscita, niente male. Giusto il tempo di farmi un’idea su una macchina della quale si e’ detto molto su i forum, spesso anche da parte di chi non l’ha mai provata.
La passione………
Quello che mi sembra di avere capito è che si tratta di un mezzo che ha una personalita’ tutta propria e che, pertanto, va gestito in maniera diversa rispetto alle “26” a cui siamo abituati.
Un mezzo che, pero’, ha una resa totale piu’ vantaggiosa e puo’ far diminuire sensibilmente i propri tempi usuali.
Sembra l’ideale per un passista ed una "manna" per chi normalmente teme le discese.
Gli agonisti di alto livello che le usano, ne danno giudizi piu’ che positivi e questa gente si strapperebbe le unghie per guadagnare un decimo di secondo.
Adesso pero’, come e’ giusto che sia, sospendo nuovamente il giudizio, rimandandolo a tra 500 km almeno. Conoscendo bene le caratteristiche “extreme” della C2c, so gia’ che alla fine di questa ennesima entusiasmante avventura potro’ essere in grado di farmi un’idea più esaustiva sui pro ed i contro di questa bella due ruote.
Mi sembra abbastanza per liberarmi dall’entusiasmo iniziale e potere dire qualcosa di meno soggettivo, no?.
Caiomario.