Test cerchi Kuroshiro Enso 685 versione v6

  • La Pinarello Dogma XC è finalmente disponibile al pubblico! Dopo averla vista sul gradino più alto del podio dei campionati del mondo di XC 2023 con Tom Pidcock (con la full) e Pauline Ferrand-Prevot (con la front), Stefano Udeschini ha avuto modo di provarla sui sentieri del Garda
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nonnocarb

Redazione
11/11/03
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Merano
www.meranobike.it
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Kuroshiro è una creazione di Raceware (distributore italiano di marchi come Niner e Salsa), e i cerchi enso 686 in test sono stati sviluppati insieme ad Alchemist, perciò prodotti completamente in Italia. Il cerchio è largo 85mm in carbonio, studiato naturalmente per le fat bike. Senza i classici buchi delle fat pensati per risparmiare peso, i cerchi sono progettati per essere più rigidi, robusti e precisi. La linea dei buchi per i raggi non è diritta, ma segue i punti del cerchio messi più sotto sforzo e ne aumenta la rigidità. Questi v6 sono l’11% più rigidi allo schiacciamento e il 38% più rigidi alla torsione rispetto al classico rolling darryl in alluminio di Surly. È stato messo più carbonio presso i buchi dove vengono infilati i raggi, per rinforzarli e permettere di tirarli a tensioni più alte. Il peso per cerchio è di 415 grammi, mentre il set di ruote pesa solo 1600 grammi. L’area rinforzata dei buchi per i raggi è così robusta e precisa che é stato possibile disegnare un’interfaccia raggio/cerchio “quasi” sigillato. In questo modo, non è necessario usare del nastro per latticizzare le ensō685: basta utilizzare del lattice per sigillare la gomma. La versione v8, quella definitiva in uscita sul mercato a inizio maggio, dovrebbe essere ancora più rigida e leggera, cambiando in alcuni punti l’angolazione delle tele di carbonio e, unita a dei mozzi ancora più performanti e leggeri, dovrebbe pesare fino a mezzo kg in meno senza influire sulla sicurezza del cerchio.


Il montaggio
Mi arriva il pacco di Raceware con le enso 685, già testate da Yoda sulle fredde nevi della val d'Aosta e appena tornate da una settimana dal caldo deserto del Sinai. Adesso tocca a me testarle sui tecnici sentieri delle alpi. Appena arrivate, smonto le "vecchie" ruote e peso tutto: differenza totale 1.4 kg, che sulle masse rotanti sono tanta roba! Adesso la Salsa beargrease da 13.5 kg scende a quasi 12 kg, un peso veramente di tutto rispetto per una fat.
Le ruote sono equipaggiate con mozzi Salsa e gomme 45nrth hüsker du da 3.8 latticizzate.


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La prova sul campo

Prima uscita. Siccome devo mettere su km per il tuscany trail del 1° maggio, per il nostro sabato mattina scegliamo con mirko e robi-one un bel itinerario lungo da 80 km e 1850 m/d. Partiamo allora da Merano per 40 km di salita asfaltata e sterrata fino al passo del Giovo a 2100m. Tengo le gomme ben gonfie, le husker du sono molto scorrevoli e praticamente appoggiano sul terreno solo con il mezzo cm di tassello centrale, quasi come una bici da corsa su asfalto! Saliamo, saliamo con una buona andatura e dopo due ore e trenta e 1600 m/d, quando mancano 200 m/d, provo a forzare un pò. Il telaio è rigido, i cerchi sono rigidi e le gomme sono ben gonfie, la fat ha una accelerazione costante e quasi non me ne accorgo, ma dopo un pò mi giro e i miei due compagni, che pure oggi hanno preso le leggere bici da xc, sono già lontanissimi! Il distacco con il quale arrivo in cima è veramente molto, pazzesco come sale la fat cosi leggera e rigida, già ero molto contento prima, ma adesso veramente vola.
Adesso vediamo un pò in discesa, la prima parte è asfaltata, perciò non sgonfio. Anche qui la differenza si sente subito, se prima l'effetto deriva in curva si sentiva e bisognava inclinare abbastanza la fat per curvare, adesso è praticamente annullato, la bici, su asfalto, gira praticamente come una normale mtb, è proprio una bella sensazione.
Arriviamo all'inizio del sentiero, una bella sgonfiata alle gomme, saranno circa 0.4 davanti e 0.5 dietro e via. Il sentiero è molto tecnico con grossi gradoni, le gomme danno una sicurezza incredibile su questi passaggi, tanto che robi-one che mi segue, nota subito che io passo ostacoli dove lui invece ci deve pensare almeno due volte prima di tentare. Le husker du si comportano molto bene anche sul tecnico, infatti avevo sentito dire che sono sia scorrevoli che grippose, mentre ancora non riesco a percepire la differenza dei cerchi, si comportano sicuramente bene ma ho bisogno di più tempo per darne un giudizio finale sul tecnico.


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Seconda uscita.
Salita asfaltata con tratti molto duri da 1200 m/d: non c'è niente da fare, bici rigida, cerchi rigidi, gomme gonfie, risparmio di peso sulle masse rotanti, la bici sale che è una meraviglia. Sono riuscito a fare lo stesso tempo 6 anni fa con la scott genius da 120 e 12 kg, poi con torque e strive sempre 10 min di più. A me il tempo non interessa, infatti anche questa volta sono salito sempre alla mia andatura senza proprio badarci, ma registro tutte le tracce con il gps cosi posso fare eventuali confronti.
Discesa: questa volta avevo tempo e me la sono presa con calma, ho voluto provare con tutte le pressioni possibili.
Mauro di Raceware mi ha detto: ti do questi cerchi, fanne quello che vuoi, anche se li rompi è lo stesso (probabilmente quando me l'ha detto aveva bevuto un pò!), ma provali sui tuoi sentieri rocciosi e dimmi tutto!
E io lo accontento subito: sgonfio abbastanza la gomma posteriore (troppo non serve) e tanto, ma tanto, quella anteriore. Praticamente quando schiaccio con la mano arrivo facilmente al cerchio. Avrò forse 0.2 di pressione. Paura! Ricordo che le gomme sono latticizzate. Il sentiero è molto tecnico, la gomma si adatta a qualunque asperità con grip mostruoso. Però appena c'è da curvare l'effetto deriva si sente alla grande e bisogna inclinare tanto la bici per farla entrare in curva. In più continuo a sentire dei tok, tok, tokkk, che mi lasciano un pò in apprensione. Il cerchio sbatte sulla roccia, attenuato solo dallo spessore della gomma. Che abbia sgonfiato troppo? Sicuramente si, ma del resto ai limiti bisogna arrivarci e qualcuno deve pur provarlo, sennò che test é? Gonfio allora la gomma davanti, adesso anche schiacciando con la mano non arrivo assolutamente al cerchio. Riparto. Tenuta laterale e entrata in curva adesso quasi perfette, però sui gradini rocciosi mi rimbalza un pò troppo. Sgonfio allora ancora un pò. Provo. Rigonfio. Riprovo. Risgonfio. Ecco adesso sono riuscito a trovare il giusto compromesso fra ammortizzazione e precisione in curva. Ripeto è un compromesso. Questo è un tracciato da enduro e questa non è una bici da enduro, le velocità devono essere diverse per forza, però si scende dappertutto e con un comfort accettabile. Su tratti più flow invece il discorso è diverso, velocità e precisione dati dalla rigidità del cerchio aumentano.
Provo poi anche un piccolo drop, atterraggio comodo lavorando naturalmente anche di braccia a gambe.

Terza uscita. Sabato mattina 75 km e 1800 m/d con l’amico Roberto, uscita molto tirata e veloce, salita con la beargrease e i suoi cerchi in carbonio che volavano e discesa con gomme sgonfiate (specialmente davanti) perfetta anche su supertecnico. Alla fine due minuti per rigonfiare le gomme e ritorno su ciclabile a più di trenta all'ora (quando sento chi dice che la fat non è scorrevole mi viene da ridere).

Quarta uscita. Domenica 110 km e 3200 m/d fatti più con calma, ai ritmi che terrò al Tuscany trail, 8 ore nette e 9 con soste. Il percorso è misto con tante salite e discese, fondo con sentieri, sterrate e asfalto. Ho tenuto le gomme ad una pressione media e non più toccate, a occhio circa 0.8 dietro e 0.7 davanti, ma non ho misurato. In ogni caso andavano benissimo sia in salita che in discesa, visto che non c'era niente di troppo tecnico. Cerchi kuroshiro perfetti, leggeri e scattanti!

Giudizio finale
Dopo 320 km e 8000 m/d su tutti i tipi di fondo, dall’asfalto al sentiero supertecnico, il giudizio è sicuramente positivo, in salita ampiamente, visto che la fat con questo assetto ha una accelerazione appena ci si alza sui pedali quasi incredibile, per una bici di questo tipo. Si sale veramente con una facilità incredibile, sia su asfalto che su sentieri tecnici.
In discesa veloce e scorrevole, dove non bisogna sgonfiare molto, la bici ha una ottima tenuta e dopo le curve strette riparte alla grande proprio per la leggerezza e la rigidità dei cerchi.
In discesa più lenta e tecnica invece, dove bisogna sgonfiare di più la gomma, non riesco a sentire la differenza con i cerchi in alluminio. Questo perché secondo me, su questi terreni, la differenza la fa più la gomma (e la sua pressione) del cerchio. Però quello che a me interessava, su sentieri molto tecnici e quasi al limite per queste bici, era testare la tenuta del cerchio e delle gomme latticizzate. Il cerchio l'ho messo a dura prova (che paura) ma tornando a casa ho visto che è perfetto, centrato e senza nessuna botta visibile. E vi assicuro che sgonfiandolo al massimo, praticamente di aria quasi non ce n’era più, di botte il cerchio ne ha prese parecchie! Le gomme non hanno mostrato il benchè minimo segno di stallonamento, pur quasi completamente sgonfiate, questo vuole dire che il bordo del cerchio è stato studiato e realizzato perfettamente per latticizzare normali gomme non tubless.

In definitiva un prodotto veramente valido e resistente, che rende la fat ancora più polivalente e divertente di quello che già è. A inizio maggio completerò il test di durata partecipando al Tuscany trail, 600 km e 8000 metri di dislivello no stop, sempre con la beargrease equipaggiata con gli enso in carbonio.
 

Classifica mensile dislivello positivo