Il desiderio di fare in uno stesso weekend due dei giri più spettacolari che abbia mai fatto, finalmente trova una data e un nuovo compagno di viaggio.
Così, dopo una lunghissima fase di preparazione a tavolino di mappe, tracce gpx, check orari di pullman e funivia, posso dirmi pronto ad affrontare l'ardua impresa: Giro della Nanztal sabato e giro sopra il ghiacciaio dell'Aletsch domenica.
La destinazione è poco dopo il passo del Sempione.
La Nanztal è una valle selvaggia, con pochissime baite, stretta tra le creste est della valle di Saas-Fee e le creste ovest del Sempione, con un sentiero-balcone che corre per tutto il suo sviluppo, rimanendo a mezza costa su quote comprese tra i 2500 e i 2200m. Spettacolare. E quando si è già sazi, ci sono ancora 1600m di discesa impegnativa da fare!
L'esperienza delle "prime" fatte negli anni passati in quelle zone, mi torna molto utile per l'affinamento degli itinerari e della logistica.
Quel potevo fare io era a posto. Quello che doveva fare il mio meccanico no. Il mio The One, dopo 3 settimane di sequestro mi è tornanto ancora fuori-uso. Dannazione. Per fortuna Avofabio mi ha portato un suo Formula 24K, che montiamo nottetempo, facendoci bastare la guaina corta (da bici tg M a tg XL...).
Approfittando della scarsità di famigliari in casa, ho un letto libero per Fabio, che così può spezzare il viaggio da Piacenza e partire insieme alle 6e45.
L'organizzazione logistica era prevista per 4 o più persone, ma acciacchi fisici o danni alle bici avevano tenuto a casa gli altri compagni. Per cui, cambiamo semplicemente il programma e andiamo a Brig senza artifici.
Carichiamo le due Sx-Trail sul portabici dell'autopostale - strapieno di trekker - e risaliamo fino al passo del Sempione, risparmiandoci 1400m di dislivello. Le ore di luce e l'allenamento non ci consentirebbero di fare l'intero giro senza l'ausilio del pullman.
Alle 10e30 siamo in sella.
Per tuffarsi nella Nanztal due anni fa ero salito al Bistinepass con aleceruetto0+, spingendo la bici per la maggior parte del percorso, a causa delle forti pendenze. Questa volta ho individuato una salita molto più bella e pedalabile, che conduce al passo Inneri Nanzlicke, passando a fianco di sorgenti e laghetti.
Fletschhorn
Purtroppo il vento forte contrario ci costringe a spingere ben più di quanto si dovrebbe in condizioni favorevoli. Ma i mirtilli, i panorami e la giornata stupenda ci tengono di ottimo umore.
Gruppo del Dom
Al passo la soddisfazione è già tanta e la sottile linea che seca il versante opposto della vallata mi fa crescere l'acquolina, ben sapendo quanto sia meraviglioso quel sentiero. Inoltre il numero dei quattromila che si possono vedere è difficile da contare. Superbo.
A proposito di acquolina, sarà l'ora (12e30), sarà al fatica per il vento contrario, ma una pausa panino è improrogabile.:magna:
panorama sul Bietschhorn
Dopo una lieve veloce discesa si comincia a salire in falsopiano per vari km, serpeggiando a mezza costa, sul sentiero sempre piacevolmente scorrevole.
Tutt'altra fatica era stata l'altra volta a Giugno, con l'attraversamento pericoloso di innumerevoli nevai!
Le cime candide compaiono e scompaiono per la sinuosità della mulattiera, mostrandosi ogni volta con particolari nuovi.
Fletschhorn
Inoltre frane e slavine nel 2008 avevano nascosto un bivio, portandoci a salire per pietraie impervie fino a 2650m, mentre questa volta l'assenza di neve e la segnaletica restaurata, ci han consentito di prendere il sentiero giusto, che s'è comunque rivelato molto tecnico.
bivio
In ogni caso, senza troppa fatica arriviamo nella conca glaciale del Gamsagletscher, ammirando la maestosità di quei ghiacci millenari, sempre più sottili, sempre più ridotti, che stenuamente combattono per sopravvivere ai cambiamenti climatici.
autoscatto a Obers Fulmoos, sotto al Gamsagletscher
Dopo una doverosa pausa panino, godendoci l'austerità di quel luogo fatto di roccia, acqua, sole e ghiacci, ripartiamo.
Laghetto e Nanztal
Cominciamo l'interminabile discesa, prima più tecnica, che poi si trasforma in un piacevole falsopiano, con solo qualche tratto vertiginosamente esposto.
Si costeggia un bisse, un canale d'irrigazione, che dal ghiacciaio porta l'acqua agli alpeggi in testa alla vallata.
E' una autentica piacevole "passeggiata", ci si gode il panorama spensieratamente, prestando solo molta attenzione nei punti in cui la parete di roccia sfiora il manubrio e le ruote stanno sull'orlo del precipizio.
Quando termina il falsopiano in discesa si è arrivati al Gibidumpass, con il suo lago dai colori incantevoli
Gibidumsee e Fletschhorn
Breve pausa alla ricerca di un fontanino, ma niente. Fabio è quasi a secco, speriamo di trovarlo più in basso. Riprendiamo il sentiero verso il promontorio, con scorci incredibili sul Weisshorn, Cervino, Dom, Rosa, Taschhorn, Bietschhorn, Allinenhorn, Aletschhorn, ecc ecc. Una moltitudine di 4000, con pennacchi di nuvole impigliati nelle cime.
Gruppo del Dom che nasconde parzialmente il gruppo del M. Rosa
Nel punto più favorevole per agganciarci al sentiero che corre più basso, tagliamo free tra prati e ginepri, evitando scomode salite. La traccia gpx studiata fin lì s'è rivelata vincente.
Bel sentiero tra i mirtilli che aggira a ovest il Gibidum
Dopo un tratto scorrevole e una breve salitella, si comincia a scendere in modo più deciso, con passaggi tecnici interessanti, piuttosto impegnativi in certe situazioni. La sete acuisce la stanchezza di Fabio, portandolo a far tre cadute fortunatamente senza conseguenze.
Arrivati alla radura di Wyssi Flue, siamo al bivio tra la variante vert, percorsa l'altra volta con aleceruetto0+ a dx e la nuova traccia a sx. Ritenendola più agevole, con minore pendenze, optiamo per la nuova via.
Immediatamente abbiamo problemi a rintracciare l'inizio del sentiero, ma lo strapiombo limita decisamente le ricerche e in breve ritroviamo il sentiero che taglia a mezza costa il versante, in direzione ovest.
Un ricordo sbagliato mi aveva portato a credere che fosse un largo sentiero molto scorrevole (che invece dev'essere uno che corre 100m più in basso), invece era un'interminabile sù e giù che cominciava a sfiancarci, impossibilitandoci a prendere il ritmo, dovendo continuamente spingere a piedi e tornare in sella nelle brevi discese. Ed era più un "sù" che un "giù". Uff.
Finalmente arriviamo in un punto in cui il sentiero si trasforma in sterrata pratosa, facendoci rifiatare.
In breve raggiungiamo l'imbocco di un altro sentiero, questa volta meraviglioso, con pendenza minima negativa, in un contesto idillico, costeggiando un bisse gorgogliante, tra muschi, erbetta, funghi di ogni genere, con una bella luce del pomeriggio inoltrato. Che fiko!
Alla fine del sentierino, che verso la fine aveva alcuni passaggi più ripidi, si arriva ad un crocevia di sterrate e sentieri. Noi seguiamo la traccia gpx, che scende prima dritta per una mulattiera, poi devia a destra.
Un'altra vana ricerca di un fontanino, esaurisce le speranze di Fabio di rifornirsi. Da questo punto dobbiamo farci bastare la mia acqua, centellinandola avaramente.
Il traverso che ci deve riportare ad est per prendere un "bel" sentiero zigzagante, è orribile. Sottile, in contropendenza, viscido e pieno di radici, quasi interamente non ciclabile. Siamo proprio stufi.
Il piacere della vista di uno scenario bucolico di un tratto in cui il pendio è meno scosceso e il muschio ricopre ogni cosa sofficemente, è disturbato dalla difficoltà nel trovare il sentiero a tornantini che avremmo dovuto percorrere.
Andando avanti e indietro riusciamo finalmente a trovare questa larga mulattiera in stato di abbandono, con vari alberi caduti.
Poco prima avevamo valutato l'ipotesi di scendere lungo un altro sentiero (quelo che proseguiva dopo il muschio)
Sentiero muschiato, dopo antipatici saliscendi in contropendenza
Il piacere della vista di uno scenario bucolico di un tratto in cui il pendio è meno scosceso e il muschio ricopre ogni cosa sofficemente, è disturbato dalla difficoltà nel trovare il sentiero a tornantini che avremmo dovuto percorrere.
Andando avanti e indietro riusciamo finalmente a trovare questa larga mulattiera in stato di abbandono, con vari alberi caduti.
Poco prima avevamo valutato l'ipotesi di scendere lungo un altro sentiero (quello che proseguiva dopo il muschio), ma avendo individuato finalmente questa mulattiera, decidiamo di attenerci al programma, seguendo la traccia.
Muschi soffici
Dopo qualche centinaio di metri e diversi alberi da scavalcare, la larga mulattiera si perde nel nulla. NULLA!
Cominciamo una discesa free, cercando di rintracciare il sentiero più in basso.
Le difficoltà crescevano esponenzialmente. Fabio sempre più assetato, pativa la stanchezza, ma la pazienza e la determinazione non lasciavano spazio alla disperazione.
Il bosco era un labirinto di alberi caduti, canaloni e la pendenza era sempre maggiore man mano che scendevamo. Falsi slarghi nella vegetazione ci portavano fuori strada, tant'è che ci siamo trovato MOLTO fuori traccia. Insomma, a vista non c'era modo di trovare una direzione. Dovevamo affidarci ciecamente al gps (che a tratti non prendeva).
Il fondo terribilmente friabile e la pendenza seriamente pericolosa facevano sì che l'inetrminabile diagonale che cercavamo di disegnare, per ritrovare il sentiero, fosse un autentico angosciante calvario.
Pochi sorsi d'acqua a testa, concessi solo quando proprio non se ne poteva più. Fabio, abituato a bere molto, era più in difficoltà di me che, nonostante l'integrale, sudavo meno.
Il sole calava. La preoccupazione era sempre crescente. A 1300m in un bosco con pendenze spaventose e tanti tanti tanti alberi caduti, lontani da tutto, scivolando, aggrappandosi al volo ai rami, cadendo e risollevandoci, è stata una vera prova di sangue freddo.
Non c'era neanche una maledetta traccia di passaggio di animale! ci credo, con quelle pendenze e fondo friabile! mondo porco.
Dopo quasi 2 ore da quando avevamo smarrito il sentiero (forse... visto che avevamo perso abbanza il senso del tempo), incontriamo una pietraia, unico riferimento riscontrabile in mappa, che ci aiuta a decifrare la posizione del gps.
Dopo altri voli, pietre rotolanti, alberi caduti intrecciati ad ostacolare con "cattiveria" il nostro passaggio, finalmente troviamo quel cazpero di sentiero abbandonato, che ci fa sentire decisamente meno in pericolo.
Come premio immediato per tanta tenacia e determinazione, dopo aver ignorato una miriade di funghi, trovo un grosso porcino sul sentiero che, nonostante la fretta e il rischio di spappolarlo, non rinuncio a metterlo nello zaino.
Consolazione durante le angoscianti due ore di ricerca del sentiero abbandonato perduto
Fabio tiene gli occhi fissi sul gps, per evitare di pedere nuovamente il sentiero. I tornantini sono poco chiari e si rischia di andar via dritti ogni 30m.
Finiamo l'acqua. Ora non siamo più in pericolo, ma dobbiamo affrettarci. Il sole è basso, la sete si fa sentire.
Alla fine intersechiamo un altro sentiero meno pendente - che speravo non essere anch'esso abbandonato - ma ci sono ancora multipli alberi distesi ad intralciare la via.
Finalmente arriviamo ad un sentiero in buono stato! e vediamo sbarrato l'ingresso del sentiero da cui arriviamo! Ma porc!
non si può segnare in mappa un sentiero (visibile anche al 50'000), lasciarlo allo sfacelo e segnalarne la chiusura ad uno solo delle estremità!!! Grrrr!!
Beh beh, la gioia di essere fuori pericolo è superiore alla rabbia.
Nel mio bilancio della giornata prevale comunque la bellezza di tutti i sentieri percorsi fino a quel brutto traverso in contropendenza.
Scendiamo per un tratto di sterrata, poi, irriducibili, nonostante la voglia di arrivare giù e BERE, prendiamo un sentiero, attenendoci ancora alla traccia preparata.
E' bellissimo! pianeggiante, stretto tra il la parete di roccia col ruscello e il precipizio. Serpeggia sinuoso e liscio accanto al bisse. Il senso di vertigine dato dallo strapiombo "senza appello" che scorre sulla sinistra è attenuato dagli alberelli che crescono quasi orizzontali, aiutandoci a concentrarci solo sulla sottile linea del sentiero.
La parete di roccia soprastante a volte sporge un po' troppo, tant'è che Fabio ammacca il casco su uno sperone, mentre pedala.
Stupendo sentiero-balcone lungo un bisse incastonato nel pendio ripidissimo, a tratti strapiombante ad una cinquantina di metri dal fondovalle
Siamo stracotti.
Appena arrivati all'asfalto ci proiettiamo in un bar dietro ad un distributore, in cui probabilmente c'è una festicciola privata. Non ci fanno entrare, ma ci regalano una bottiglia d'acqua, che ci sgoliamo avidamente.
Bene. Stanchi, ma interi e al "sicuro" nella civiltà. Non ci resta che tornare alla macchina. Fabio è così frastornato che fa fatica ad orientarsi anche in Briga, eheh.
Esausti arriviamo alla macchina quasi col buio. Ci sgoliamo tutta l'acqua (calda) rimasta in auto, ci togliamo le protezioni e via diretti verso un posto dove mangiare, memori dell'esperienza alle Deux Alpes, dove recentemente avevamo tribulato tantissimo per trovare un ristorante o fast-food che ci desse da mangiare dopo le 21e30!
Intanto mi arrabattavo per cercare via cell un posto dove dormire... gratis. E grazie a couchsurfing, l'ho trovato.
Ma questa è un'altra storia.
[quando mi arriveranno anche le foto di Fabio, integrerò la documentazione]
Così, dopo una lunghissima fase di preparazione a tavolino di mappe, tracce gpx, check orari di pullman e funivia, posso dirmi pronto ad affrontare l'ardua impresa: Giro della Nanztal sabato e giro sopra il ghiacciaio dell'Aletsch domenica.
La destinazione è poco dopo il passo del Sempione.
La Nanztal è una valle selvaggia, con pochissime baite, stretta tra le creste est della valle di Saas-Fee e le creste ovest del Sempione, con un sentiero-balcone che corre per tutto il suo sviluppo, rimanendo a mezza costa su quote comprese tra i 2500 e i 2200m. Spettacolare. E quando si è già sazi, ci sono ancora 1600m di discesa impegnativa da fare!
L'esperienza delle "prime" fatte negli anni passati in quelle zone, mi torna molto utile per l'affinamento degli itinerari e della logistica.
Quel potevo fare io era a posto. Quello che doveva fare il mio meccanico no. Il mio The One, dopo 3 settimane di sequestro mi è tornanto ancora fuori-uso. Dannazione. Per fortuna Avofabio mi ha portato un suo Formula 24K, che montiamo nottetempo, facendoci bastare la guaina corta (da bici tg M a tg XL...).
Approfittando della scarsità di famigliari in casa, ho un letto libero per Fabio, che così può spezzare il viaggio da Piacenza e partire insieme alle 6e45.
L'organizzazione logistica era prevista per 4 o più persone, ma acciacchi fisici o danni alle bici avevano tenuto a casa gli altri compagni. Per cui, cambiamo semplicemente il programma e andiamo a Brig senza artifici.
Carichiamo le due Sx-Trail sul portabici dell'autopostale - strapieno di trekker - e risaliamo fino al passo del Sempione, risparmiandoci 1400m di dislivello. Le ore di luce e l'allenamento non ci consentirebbero di fare l'intero giro senza l'ausilio del pullman.
Alle 10e30 siamo in sella.
Per tuffarsi nella Nanztal due anni fa ero salito al Bistinepass con aleceruetto0+, spingendo la bici per la maggior parte del percorso, a causa delle forti pendenze. Questa volta ho individuato una salita molto più bella e pedalabile, che conduce al passo Inneri Nanzlicke, passando a fianco di sorgenti e laghetti.
Fletschhorn
Purtroppo il vento forte contrario ci costringe a spingere ben più di quanto si dovrebbe in condizioni favorevoli. Ma i mirtilli, i panorami e la giornata stupenda ci tengono di ottimo umore.
Gruppo del Dom
Al passo la soddisfazione è già tanta e la sottile linea che seca il versante opposto della vallata mi fa crescere l'acquolina, ben sapendo quanto sia meraviglioso quel sentiero. Inoltre il numero dei quattromila che si possono vedere è difficile da contare. Superbo.
A proposito di acquolina, sarà l'ora (12e30), sarà al fatica per il vento contrario, ma una pausa panino è improrogabile.:magna:
panorama sul Bietschhorn
Dopo una lieve veloce discesa si comincia a salire in falsopiano per vari km, serpeggiando a mezza costa, sul sentiero sempre piacevolmente scorrevole.
Tutt'altra fatica era stata l'altra volta a Giugno, con l'attraversamento pericoloso di innumerevoli nevai!
Le cime candide compaiono e scompaiono per la sinuosità della mulattiera, mostrandosi ogni volta con particolari nuovi.
Fletschhorn
Inoltre frane e slavine nel 2008 avevano nascosto un bivio, portandoci a salire per pietraie impervie fino a 2650m, mentre questa volta l'assenza di neve e la segnaletica restaurata, ci han consentito di prendere il sentiero giusto, che s'è comunque rivelato molto tecnico.
bivio
In ogni caso, senza troppa fatica arriviamo nella conca glaciale del Gamsagletscher, ammirando la maestosità di quei ghiacci millenari, sempre più sottili, sempre più ridotti, che stenuamente combattono per sopravvivere ai cambiamenti climatici.
autoscatto a Obers Fulmoos, sotto al Gamsagletscher
Dopo una doverosa pausa panino, godendoci l'austerità di quel luogo fatto di roccia, acqua, sole e ghiacci, ripartiamo.
Laghetto e Nanztal
Cominciamo l'interminabile discesa, prima più tecnica, che poi si trasforma in un piacevole falsopiano, con solo qualche tratto vertiginosamente esposto.
Si costeggia un bisse, un canale d'irrigazione, che dal ghiacciaio porta l'acqua agli alpeggi in testa alla vallata.
E' una autentica piacevole "passeggiata", ci si gode il panorama spensieratamente, prestando solo molta attenzione nei punti in cui la parete di roccia sfiora il manubrio e le ruote stanno sull'orlo del precipizio.
Quando termina il falsopiano in discesa si è arrivati al Gibidumpass, con il suo lago dai colori incantevoli
Gibidumsee e Fletschhorn
Breve pausa alla ricerca di un fontanino, ma niente. Fabio è quasi a secco, speriamo di trovarlo più in basso. Riprendiamo il sentiero verso il promontorio, con scorci incredibili sul Weisshorn, Cervino, Dom, Rosa, Taschhorn, Bietschhorn, Allinenhorn, Aletschhorn, ecc ecc. Una moltitudine di 4000, con pennacchi di nuvole impigliati nelle cime.
Gruppo del Dom che nasconde parzialmente il gruppo del M. Rosa
Nel punto più favorevole per agganciarci al sentiero che corre più basso, tagliamo free tra prati e ginepri, evitando scomode salite. La traccia gpx studiata fin lì s'è rivelata vincente.
Bel sentiero tra i mirtilli che aggira a ovest il Gibidum
Dopo un tratto scorrevole e una breve salitella, si comincia a scendere in modo più deciso, con passaggi tecnici interessanti, piuttosto impegnativi in certe situazioni. La sete acuisce la stanchezza di Fabio, portandolo a far tre cadute fortunatamente senza conseguenze.
Arrivati alla radura di Wyssi Flue, siamo al bivio tra la variante vert, percorsa l'altra volta con aleceruetto0+ a dx e la nuova traccia a sx. Ritenendola più agevole, con minore pendenze, optiamo per la nuova via.
Immediatamente abbiamo problemi a rintracciare l'inizio del sentiero, ma lo strapiombo limita decisamente le ricerche e in breve ritroviamo il sentiero che taglia a mezza costa il versante, in direzione ovest.
Un ricordo sbagliato mi aveva portato a credere che fosse un largo sentiero molto scorrevole (che invece dev'essere uno che corre 100m più in basso), invece era un'interminabile sù e giù che cominciava a sfiancarci, impossibilitandoci a prendere il ritmo, dovendo continuamente spingere a piedi e tornare in sella nelle brevi discese. Ed era più un "sù" che un "giù". Uff.
Finalmente arriviamo in un punto in cui il sentiero si trasforma in sterrata pratosa, facendoci rifiatare.
In breve raggiungiamo l'imbocco di un altro sentiero, questa volta meraviglioso, con pendenza minima negativa, in un contesto idillico, costeggiando un bisse gorgogliante, tra muschi, erbetta, funghi di ogni genere, con una bella luce del pomeriggio inoltrato. Che fiko!
Alla fine del sentierino, che verso la fine aveva alcuni passaggi più ripidi, si arriva ad un crocevia di sterrate e sentieri. Noi seguiamo la traccia gpx, che scende prima dritta per una mulattiera, poi devia a destra.
Un'altra vana ricerca di un fontanino, esaurisce le speranze di Fabio di rifornirsi. Da questo punto dobbiamo farci bastare la mia acqua, centellinandola avaramente.
Il traverso che ci deve riportare ad est per prendere un "bel" sentiero zigzagante, è orribile. Sottile, in contropendenza, viscido e pieno di radici, quasi interamente non ciclabile. Siamo proprio stufi.
Il piacere della vista di uno scenario bucolico di un tratto in cui il pendio è meno scosceso e il muschio ricopre ogni cosa sofficemente, è disturbato dalla difficoltà nel trovare il sentiero a tornantini che avremmo dovuto percorrere.
Andando avanti e indietro riusciamo finalmente a trovare questa larga mulattiera in stato di abbandono, con vari alberi caduti.
Poco prima avevamo valutato l'ipotesi di scendere lungo un altro sentiero (quelo che proseguiva dopo il muschio)
Sentiero muschiato, dopo antipatici saliscendi in contropendenza
Il piacere della vista di uno scenario bucolico di un tratto in cui il pendio è meno scosceso e il muschio ricopre ogni cosa sofficemente, è disturbato dalla difficoltà nel trovare il sentiero a tornantini che avremmo dovuto percorrere.
Andando avanti e indietro riusciamo finalmente a trovare questa larga mulattiera in stato di abbandono, con vari alberi caduti.
Poco prima avevamo valutato l'ipotesi di scendere lungo un altro sentiero (quello che proseguiva dopo il muschio), ma avendo individuato finalmente questa mulattiera, decidiamo di attenerci al programma, seguendo la traccia.
Muschi soffici
Dopo qualche centinaio di metri e diversi alberi da scavalcare, la larga mulattiera si perde nel nulla. NULLA!
Cominciamo una discesa free, cercando di rintracciare il sentiero più in basso.
Le difficoltà crescevano esponenzialmente. Fabio sempre più assetato, pativa la stanchezza, ma la pazienza e la determinazione non lasciavano spazio alla disperazione.
Il bosco era un labirinto di alberi caduti, canaloni e la pendenza era sempre maggiore man mano che scendevamo. Falsi slarghi nella vegetazione ci portavano fuori strada, tant'è che ci siamo trovato MOLTO fuori traccia. Insomma, a vista non c'era modo di trovare una direzione. Dovevamo affidarci ciecamente al gps (che a tratti non prendeva).
Il fondo terribilmente friabile e la pendenza seriamente pericolosa facevano sì che l'inetrminabile diagonale che cercavamo di disegnare, per ritrovare il sentiero, fosse un autentico angosciante calvario.
Pochi sorsi d'acqua a testa, concessi solo quando proprio non se ne poteva più. Fabio, abituato a bere molto, era più in difficoltà di me che, nonostante l'integrale, sudavo meno.
Il sole calava. La preoccupazione era sempre crescente. A 1300m in un bosco con pendenze spaventose e tanti tanti tanti alberi caduti, lontani da tutto, scivolando, aggrappandosi al volo ai rami, cadendo e risollevandoci, è stata una vera prova di sangue freddo.
Non c'era neanche una maledetta traccia di passaggio di animale! ci credo, con quelle pendenze e fondo friabile! mondo porco.
Dopo quasi 2 ore da quando avevamo smarrito il sentiero (forse... visto che avevamo perso abbanza il senso del tempo), incontriamo una pietraia, unico riferimento riscontrabile in mappa, che ci aiuta a decifrare la posizione del gps.
Dopo altri voli, pietre rotolanti, alberi caduti intrecciati ad ostacolare con "cattiveria" il nostro passaggio, finalmente troviamo quel cazpero di sentiero abbandonato, che ci fa sentire decisamente meno in pericolo.
Come premio immediato per tanta tenacia e determinazione, dopo aver ignorato una miriade di funghi, trovo un grosso porcino sul sentiero che, nonostante la fretta e il rischio di spappolarlo, non rinuncio a metterlo nello zaino.
Consolazione durante le angoscianti due ore di ricerca del sentiero abbandonato perduto
Fabio tiene gli occhi fissi sul gps, per evitare di pedere nuovamente il sentiero. I tornantini sono poco chiari e si rischia di andar via dritti ogni 30m.
Finiamo l'acqua. Ora non siamo più in pericolo, ma dobbiamo affrettarci. Il sole è basso, la sete si fa sentire.
Alla fine intersechiamo un altro sentiero meno pendente - che speravo non essere anch'esso abbandonato - ma ci sono ancora multipli alberi distesi ad intralciare la via.
Finalmente arriviamo ad un sentiero in buono stato! e vediamo sbarrato l'ingresso del sentiero da cui arriviamo! Ma porc!
non si può segnare in mappa un sentiero (visibile anche al 50'000), lasciarlo allo sfacelo e segnalarne la chiusura ad uno solo delle estremità!!! Grrrr!!
Beh beh, la gioia di essere fuori pericolo è superiore alla rabbia.
Nel mio bilancio della giornata prevale comunque la bellezza di tutti i sentieri percorsi fino a quel brutto traverso in contropendenza.
Scendiamo per un tratto di sterrata, poi, irriducibili, nonostante la voglia di arrivare giù e BERE, prendiamo un sentiero, attenendoci ancora alla traccia preparata.
E' bellissimo! pianeggiante, stretto tra il la parete di roccia col ruscello e il precipizio. Serpeggia sinuoso e liscio accanto al bisse. Il senso di vertigine dato dallo strapiombo "senza appello" che scorre sulla sinistra è attenuato dagli alberelli che crescono quasi orizzontali, aiutandoci a concentrarci solo sulla sottile linea del sentiero.
La parete di roccia soprastante a volte sporge un po' troppo, tant'è che Fabio ammacca il casco su uno sperone, mentre pedala.
Stupendo sentiero-balcone lungo un bisse incastonato nel pendio ripidissimo, a tratti strapiombante ad una cinquantina di metri dal fondovalle
Siamo stracotti.
Appena arrivati all'asfalto ci proiettiamo in un bar dietro ad un distributore, in cui probabilmente c'è una festicciola privata. Non ci fanno entrare, ma ci regalano una bottiglia d'acqua, che ci sgoliamo avidamente.
Bene. Stanchi, ma interi e al "sicuro" nella civiltà. Non ci resta che tornare alla macchina. Fabio è così frastornato che fa fatica ad orientarsi anche in Briga, eheh.
Esausti arriviamo alla macchina quasi col buio. Ci sgoliamo tutta l'acqua (calda) rimasta in auto, ci togliamo le protezioni e via diretti verso un posto dove mangiare, memori dell'esperienza alle Deux Alpes, dove recentemente avevamo tribulato tantissimo per trovare un ristorante o fast-food che ci desse da mangiare dopo le 21e30!
Intanto mi arrabattavo per cercare via cell un posto dove dormire... gratis. E grazie a couchsurfing, l'ho trovato.
Ma questa è un'altra storia.
[quando mi arriveranno anche le foto di Fabio, integrerò la documentazione]