La mia seconda up&down comincia con l'ultimo dei sette giorni da me trascorsi sul Cimone ed un senso di relax tipico di quando uno si rilassa dopo un esame o dopo un periodo di tensione. La scorsa notte mi faccio una dormita praticamente senza sogni, in cui ogni muscolo del mio corpo si riposa.
La grande scommessa di questa edizione è riuscire a portare più gente ad un evento inusuale, diverso alle solite gare granfondo dove quello che conta è l'ordine d'arrivo. Proprio questo aspetto però, quello di lasciare la competizione in secondo piano, è la grande debolezza dell'up&down, a cui vengono preferite garette provinciali con assegnazione di punti su percorsi che di mountainbike non hanno nulla se non il titolo. E allora giù a pensare perché quest'anno si raggiungano a malapena i 100 iscritti e perché ci siano così tante persone che preferiscano farsi una strada sterrata in compagnia di altre migliaia di racer invece che godersi i singletrack di Montecreto e Sestola.
Ma poi vedo le vostre facce all'arrivo del percorso di gara e dimentico tutte le seghe mentali da associazione turistica. Vedo gente girare sui sentieri per 4 giorni, senza pause, rompendosi pure le ossa pur di non perdersi un minuto in sella alla propria bici (in bocca al lupo Lory!). Vedo gente che, arrivando al posto del cambio fra XC e FR, dopo delle rampe che ti farebbero scoppiare i polmoni, sorride e ha pure la forza di parlare al proprio compagno di squadra prima che questi parta a razzo in direzione discesa. E poi ci sono quelli che si fanno vivi per la festa, facendosi ore di macchina solo per stare con la gente con cui si sentono bene.
E allora chi se ne frega se siamo "solo" in 100, questo forum all'inizio non era più numeroso, eppure il suo spirito ha contagiato ad oggi migliaia di persone che si incontrano ogni weekend nelle più disparate regioni d'Italia. Chi l'avrebbe mai detto, per esempio, che in Sicilia o in Abruzzo si potesse avere dei gruppi così forti?
Io ci credo al nostro modo di intendere la mountainbike e l'up&down ne è l'espressione più pulita ed aggregativa, insieme ai raduni. È un lungo cammino che porta su nuovi sentieri che non conosciamo. Si fanno degli errori e da questi si impara, così come si impara a comunicare con gli altri proprio nei momenti di difficoltà. Anche questa volta ho fatto le mie cazzate, lo ammetto e non lo nascondo, ma proprio il forum e la sua gente mi hanno insegnato diverse volte a ricucire degli strappi che in periodi precedenti della mia vita sarebbero stati irreparabili, per mia testardaggine.
Mi piace conoscere gente nuova, vedere facce entusiaste e stanche alla fine di una giornata in mezzo alla natura, mi piace conoscere chi si nasconde dietro a dei nick.
Dopo questa up&down ho sentito diversi di voi per telefono, grazie al fatto di trovarmi ancora in Italia e quindi di poter telefonare senza aver paura di una bolletta mostruosa a fine mese. I rapporti si fanno più facili, le incomprensioni non sono più irrisolvibili, la distanza si fa più piccola.
Sento sempre un grande vuoto il giorno dopo un ritrovo del genere e capisco perfettamente chi parla di "depressione". Mancano quelle facce di tolla che ti guardano da sotto un casco o da dietro una cipollata, mancano i momenti forti di una discesa al fulmicotone in cui la dinamica di gruppo ti porta oltre i tuoi limiti e c'è chi rischia di fracassarsi le spalle. Mancano le scoregge in stanza o le prese per il culo della bici altrui.
Boh, è difficile far capire che tutto questo arrivi da un'attività sportiva legata ad una semplice bicicletta. Due ruote e due pedali. Onore al merito a chi li ha inventati. Grazie bici per avermi dato la possibilità di conoscere così tanta gente.
Marco
PS: un grazie particolare a Muldox e Lenz per avermi sopportato per ben sette giorni di organizzazione ed un abbraccio a Rò e Aleinich per il loro spirito.
La grande scommessa di questa edizione è riuscire a portare più gente ad un evento inusuale, diverso alle solite gare granfondo dove quello che conta è l'ordine d'arrivo. Proprio questo aspetto però, quello di lasciare la competizione in secondo piano, è la grande debolezza dell'up&down, a cui vengono preferite garette provinciali con assegnazione di punti su percorsi che di mountainbike non hanno nulla se non il titolo. E allora giù a pensare perché quest'anno si raggiungano a malapena i 100 iscritti e perché ci siano così tante persone che preferiscano farsi una strada sterrata in compagnia di altre migliaia di racer invece che godersi i singletrack di Montecreto e Sestola.
Ma poi vedo le vostre facce all'arrivo del percorso di gara e dimentico tutte le seghe mentali da associazione turistica. Vedo gente girare sui sentieri per 4 giorni, senza pause, rompendosi pure le ossa pur di non perdersi un minuto in sella alla propria bici (in bocca al lupo Lory!). Vedo gente che, arrivando al posto del cambio fra XC e FR, dopo delle rampe che ti farebbero scoppiare i polmoni, sorride e ha pure la forza di parlare al proprio compagno di squadra prima che questi parta a razzo in direzione discesa. E poi ci sono quelli che si fanno vivi per la festa, facendosi ore di macchina solo per stare con la gente con cui si sentono bene.
E allora chi se ne frega se siamo "solo" in 100, questo forum all'inizio non era più numeroso, eppure il suo spirito ha contagiato ad oggi migliaia di persone che si incontrano ogni weekend nelle più disparate regioni d'Italia. Chi l'avrebbe mai detto, per esempio, che in Sicilia o in Abruzzo si potesse avere dei gruppi così forti?
Io ci credo al nostro modo di intendere la mountainbike e l'up&down ne è l'espressione più pulita ed aggregativa, insieme ai raduni. È un lungo cammino che porta su nuovi sentieri che non conosciamo. Si fanno degli errori e da questi si impara, così come si impara a comunicare con gli altri proprio nei momenti di difficoltà. Anche questa volta ho fatto le mie cazzate, lo ammetto e non lo nascondo, ma proprio il forum e la sua gente mi hanno insegnato diverse volte a ricucire degli strappi che in periodi precedenti della mia vita sarebbero stati irreparabili, per mia testardaggine.
Mi piace conoscere gente nuova, vedere facce entusiaste e stanche alla fine di una giornata in mezzo alla natura, mi piace conoscere chi si nasconde dietro a dei nick.
Dopo questa up&down ho sentito diversi di voi per telefono, grazie al fatto di trovarmi ancora in Italia e quindi di poter telefonare senza aver paura di una bolletta mostruosa a fine mese. I rapporti si fanno più facili, le incomprensioni non sono più irrisolvibili, la distanza si fa più piccola.
Sento sempre un grande vuoto il giorno dopo un ritrovo del genere e capisco perfettamente chi parla di "depressione". Mancano quelle facce di tolla che ti guardano da sotto un casco o da dietro una cipollata, mancano i momenti forti di una discesa al fulmicotone in cui la dinamica di gruppo ti porta oltre i tuoi limiti e c'è chi rischia di fracassarsi le spalle. Mancano le scoregge in stanza o le prese per il culo della bici altrui.
Boh, è difficile far capire che tutto questo arrivi da un'attività sportiva legata ad una semplice bicicletta. Due ruote e due pedali. Onore al merito a chi li ha inventati. Grazie bici per avermi dato la possibilità di conoscere così tanta gente.
Marco
PS: un grazie particolare a Muldox e Lenz per avermi sopportato per ben sette giorni di organizzazione ed un abbraccio a Rò e Aleinich per il loro spirito.