Sisifo e la mtb

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-Baloo-

Biker extra
5/2/11
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Torino
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Ulisse era molto furbo. Secondo la mitologia ereditò tale furbizia dal padre Sisifo, un sovrano estremamente scaltro. Sisifo era tanto furbo da essersi preso gioco di Zeus, imprigionando la Morte e scappando dagli inferi.
Quindi per punizione Zeus costrinse Sisifo a spingere per l’eternità un enorme masso su per un pendio. Una volta in cima, il macigno rotolava giù, rendendo vana la fatica del sovrano.
La punizione è terribile, non solo per lo sforzo fisico, quanto soprattutto per quello mentale. Faticare terribilmente per poi verder vanificati tutti i propri sforzi, costretti a perpetuare le proprie ridicole azioni per l’eternità, senza la minima speranza di poter contrastare qualcosa di più grande. Nella mentalità delle prepotenti divinità greche che ne punivano uno per insegnare a cento, la fatica doveva essere proprio un bel deterrente.
Diventata metafora della condizione umana, specialmente dell’impiegato medio, questo mito mi ha fatto riflettere su quello che è per me la fatica e come si correla alla mtb.

http://www.youtube.com/watch?v=_ovdm2yX4MA&ob=av2n

Abbandonando la visione della fatica come strumento punitivo o come esemplificazione della frustrazione quotidiana, credo che la fatica sia principalmente un elemento formativo, che costituisce la componente principale del mio amore verso la bici.
Insomma per ripetere una frase sentita mille volte, la bici è maestra di vita.
E’ vero, ma quasi mai la fatica che facciamo in mtb è fine a se stessa come spingere il masso su per il pendio, ma la bici ti insegna che se ci dai dentro poi in cambio qualcosa ottieni.
Nella speranza di ricevere questo contentino, sul cucuzzolo cerchiamo sempre di arrivarci: in cima c’è un panorama, un panino, due chiacchiere, l’inizio della discesa, o quantomeno la cessazione della fatica stessa. Tutti questi elementi ti aiutano a digerire quella che per molti è la purga della domenica, la medicina da mandare giù se si vuole poi godere di una bella facciata in discesa
Però prima di correre a baciare la terra o ad abbracciare un pino, devi arrivare a conquistare la meta, lassù in alto che manco lo vedi dove devi arrivare per quanto è lontano. Ed è qui che inizia il percorso formativo della mtb. La fatica inizia a posartisi addosso come fosse neve, piano piano. Poco alla volta le gambe diventano pesanti, il fiato corto, la gola secca. Allora la testa inizia a porti dei validi interrogativi, e non ti puoi sedere come quando fai in discesa se non ne hai più. Sei messo di fronte ad una scelta: attenerti a quelli che ritieni essere i tuoi limiti e rimanere quello di prima, oppure andare avanti, cercare di vincere su te stesso e crescere.
Di solito ti capita quando sei su quelle lunghissime salite in solitaria, di quelle che mentre hai il sudore che ti opera la cornea, ti maledici per le idee del cavolo che ti fai venire.
E sei lì che pensi a come convincerti ad andare avanti, a distrarti per non pensare, a ripeterti che se hai fatto la pedalata prima non c’è ragione perchè tu non debba farne un’altra, che dopo la strada spiana, che dopo il paesaggio è ancora più bello, che manca poco.
In cima ti giri e segui lo sviluppo della strada, per poi scoprirti a fissare nel vuoto mentre stai realizzando quello che hai fatto.
E poi quando sei a casa che non ti ricordi più neanche come ti chiami, con le gambe appoggiate in alto “perchè quelli che fanno icsci dicono che funziona”, ripensi al fatto che alla fine hai vinto tu, in cima ci sei arrivato e realizzi che molte volte è meglio stare zitti e andare avanti anzichè lamentarsi.

Papà sono stanco.
Stringi i denti.
 

aldoct

Biker serius
21/4/06
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Pozzallo (Ragusa)
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Bike
Scott Spark RC700 Wordcup
A Sisifo la pietra cadeva indietro e quindi doveva ripetere sempre la stessa salita. Per fortuna a chi pratica la mtb si prospettano salite sempre diverse ed altrettanto diverse sono le ricompense in cima.
Sisifo, fatti una mtb!
 

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