Singletrack all'ombra di sua maestà il Gran Zebrù!

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marco

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Muldox, Lenz e Silvio di www.mtb.stelvio.net sono stati i miei fidi compagni di due scoperte da paura :maremmac:
La prima: la Val Zebrù (sopra Santa Caterina Valfurva)!! :-o
Una foto su tutte:
IMG_0123.jpg


e la "linea" di discesa ( da 3000 a 1500 metri):
IMG_0210.jpg
 

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Felix ha scritto:
marco ha scritto:
Muldox, Lenz e Silvio di www.mtb.stelvio.net sono stati i miei fidi compagni di due scoperte da paura :maremmac:
La prima: la Val Zebrù (sopra Santa Caterina Valfurva)!! :-o

Ma l'itinerario lo pubblicherai su qualche rivista ????


Questo giro lo devo fare ......

Ciao
Felix

si, ma sto preparando un 10 best of. Se lo vuoi fare subito dimmelo che te lo mando
 

marco

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Viktor ha scritto:
Complimenti per le foto, come al solito sono er meio!
Il posto sembra stupendo, ma la discesa è tutta in single track? è anche abbastanza tecnica?
Dove uscirà auesto tuo "10 best of" che non voglio perderlo per nessun motivo!!! :-?

la discesa è tecnica ed esposta, ci sono dei pezzettini da fare a spinta. La parte finale è su mulattiera molto divertente.
L'articolo è pensato per la prox stagione su bike mag (germania), ma vedrò di farlo pubblicare pure in italì ;-)
Per ora ho 4 itinerari, gli altri 6 sono in lavorazione
 

Dallas

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marco ha scritto:
Felix ha scritto:
marco ha scritto:
Muldox, Lenz e Silvio di www.mtb.stelvio.net sono stati i miei fidi compagni di due scoperte da paura :maremmac:
La prima: la Val Zebrù (sopra Santa Caterina Valfurva)!! :-o

Ma l'itinerario lo pubblicherai su qualche rivista ????


Questo giro lo devo fare ......

Ciao
Felix

si, ma sto preparando un 10 best of. Se lo vuoi fare subito dimmelo che te lo mando
Interesserebbe anche a me, me lo mandi? :hail: :hail: :hail: :hail:
 

marco

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Dallas ha scritto:
marco ha scritto:
Turtel474 ha scritto:
la discesa mi pare galattica ma... lassù come ci siete arrivati ? (spero non pedalando ..arghh :azz-se-m: )

fino al Pizzini si pedala, poi sono 40 minuti a spingere fino al passo zebru

Quale sentiero avete fatto a scendere? Ho la carta della Tabacco, sai dirmi il nr?
30 a, quello che scende per primo
 

marco

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da la repubblica

Peio, sono a testa in giù, nelle loro divise, a 3640 metri d'altezza
Combatterono la battaglia di Punta San Matteo nel 1918
Il ghiacciaio dei soldati-mummia
Corpi intatti dopo 86 anni
Il direttore del museo che li ha individuati: sembravano rocce
I militari saranno sepolti nell'ossario del Tonale
dal nostro inviato ROBERTO BIANCHIN

PEIO (Trento) - Dormono appesi, a testa in giù, come pipistrelli, le gambe incastrate nel ghiaccio, la testa fuori, le mani penzoloni. Dormono stretti, uno accanto all'altro, su una parete alta, ripida e dritta come un muro senza fine, a 3.640 metri d'altezza. Sono ancora infilati nei brandelli delle loro divise, uno porta ancora addosso un cinturone di cuoio, un altro ha vicino una borraccia verde, di ferro. Sono tre soldati austriaci del terzo reggimento dei Kaiser Schutzen, una compagnia d'alta montagna che ha combattuto su queste cime durante la prima guerra mondiale. Sono morti il 3 settembre del 1918, nel corso della battaglia, vittoriosa per gli austriaci, di Punta San Matteo. I loro corpi, mummificati, li ha restituiti, 86 anni dopo, il ghiacciaio che si ritira. E' la prima volta che dei corpi di soldati caduti vengono rinvenuti interi. Gli uomini del soccorso alpino di Peio tenteranno oggi con l'elicottero, se il tempo sarà buono, di recuperarli. Poi avranno una sepoltura cristiana nell'ossario militare del passo del Tonale.

La scoperta, subito comunicata alle autorità austriache e ai circoli militari di Innsbruck che tengono vivo il ricordo della battaglia del San Matteo come una pagina di "orgoglio alpinistico militare tirolese", si deve a un uomo che da vent'anni cammina su e giù per il ghiacciaio in cerca delle tracce lasciate dalla storia. "Per non dimenticare - dice - e per rispetto di chi è caduto, indipendentemente da che parte stava, per difendere i propri confini". L'uomo è ruvido e forte, di poche parole, ha il passo di uno stambecco e lo sguardo di un'aquila. Magro, bruno, la pelle segnata dal sole, si chiama Maurizio Vicenzi, ha 42 anni ed è sposato, di mestiere lavora negli impianti a fune della valle, è un volontario del soccorso alpino, ma per passione fa il "recuperante". Raccoglie tutto quello che trova, quello che il ghiacciaio sputa fuori, d'estate, quando piano piano un po' si scioglie, si riduce, qualche metro quando fa più caldo, a volte solo qualche centimetro. Quello che ha trovato, insieme a un pugno di amici con lo stesso pallino, lo ha raccolto in un piccolo museo della grande guerra che ha aperto a Peio, in una casetta, l'anno scorso, e di cui è il direttore. Fucili, mitragliatrici, bombe, pistole, munizioni, sciabole, scarpe, guanti, cappelli, vestiti, ma anche piatti, forchette, coltelli, occhiali, pipe, calamai, borracce, badili.


I soldati austriaci li ha trovati venerdì. Era tanto che sognava una scoperta così, finora aveva trovato solo ossa spezzate. Ma sapeva che lassù, sotto i ghiacci del gruppo Ortles-Cevedale, dove nel '15-'18 si combatté una delle guerre più lunghe e più folli tra gli austriaci e gli italiani, dentro un freddo cane, sopra i tremila metri, su un fronte lungo cinquanta chilometri, dovevano essere rimasti a dormire dei soldati per tutti questi anni. Perciò come fa spesso, tutte le settimane, è partito presto l'altro giorno, alle sei del mattino, e ha camminato da solo, per cinque ore, verso il ghiacciaio "Dei Forni", uno dei più grandi d'Europa, sulla catena delle "13 Cime" del gruppo dell'Ortles. E' il luogo dove giacciono "color che da opposte sponde per un pugno di sassi hanno pagato la lor vita", come dice una poesia di Sergio Brighenti. Il tempo era un po' incerto, il cielo tappezzato di nuvole grigie. La sorpresa, insieme a un raggio di sole pallido, alle undici del mattino, sotto al Pizgiumel, una delle tredici cime, a 3.640 metri d'altezza.

Ramponi ai piedi e racchette in mano, Vicenzi cammina lento, prudente ma sicuro ("è sempre pericoloso"), su un crinale del ghiacciaio, non molto lontano dal vecchio confine austriaco. All'improvviso "sente" qualcosa, come un presentimento. Si allontana dalla "traccia" del crinale e si sporge giù, verso una pendenza che porta a una parete ripida, di ghiaccio, a strapiombo. E' qui, una ventina di metri più sotto, che scorge, sul manto candido del ghiaccio, come una macchia scura. "Sembrava una roccia". Prende il binocolo. Altro che roccia. La prima immagine che gli arriva agli occhi è una mano. "Orco...!". Una mano scura, mummificata, chiusa quasi a pugno, che spunta da un grumo di stracci scuri che sembrano vestiti. L'ha trovato, finalmente l'ha trovato. Il cuore gli batte forte. Decide di scendere lungo la parete ghiacciata. All'indietro, a piccoli passi, con molta attenzione, lentamente, infilando i ramponi nel ghiaccio con colpi secchi e decisi e aiutandosi con le racchette. Dopo una decina di minuti è sul posto, e vede che non c'è solo un soldato ancora mezzo sepolto. Sono tre, tutti austriaci, li riconosce dai brandelli delle divise. Sono appesi, a testa in giù, come se fossero i vestiti a trattenerli, fuori dal ghiaccio si vedono nitidamente due teschi, le schiene, sei mani dalla pelle rinsecchita, come mummificata, e il collo e lo scheletro di un terzo che non ha più la testa. Dentro al ghiaccio, le gambe. Sono ammassati, uno addosso all'altro, come se fossero stati sepolti dai compagni dopo la morte in battaglia.

Il "recuperante" è sicuro, sono morti il 3 settembre del '18 nella battaglia di Punta San Matteo (m.3.684), uno dei punti strategici di quella impossibile guerra tra le nevi eterne, quando gli austriaci, in un giorno di nebbia fitta, riconquistarono la cima e il monte Mantello (m.3.537), che avevano perduto, ad opera degli italiani del "Battaglione Skyatori Ortler", meno di un mese prima, il 13 agosto. L'attacco austriaco fu violentissimo, ricorda lo storico Tullio Urangia Tazzoli, con un potente fuoco di artiglieria e lancio di gas asfissianti durato tre ore. Le nostre difese furono completamente distrutte, le gallerie di ghiaccio scavate dai soldati crollarono, e le perdite furono gravissime. "La situazione è terribile - raccontò il tenente Alfredo Egizi, che rimase ferito nella battaglia - la pioggia dei blocchi di ghiaccio continua, ogni proiettile di artiglieria è un tratto di galleria che crolla, un nuovo sepolcro... ". Ma anche la vittoria austriaca fu effimera. Solo due mesi dopo "la travolgente nostra avanzata vittoriosa riconsacrava, per sempre italiane, le due vette testimoni di tanti eroismi". Rimasero a migliaia, di una parte e dell'altra, a dormire sotto quei ghiacci eterni. Ai tre austriaci svegliati dal ghiacciaio adesso sperano di poter dare anche un nome.


(22 agosto 2004)
 

muldox

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Pochi minuti fa c'è stato un servizio sul TG3 sul ritrovamento dei tre corpi. Sono stati recuperati oggi e verranno sepolti con tutti gli onori del caso.
 

Dallas

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muldox ha scritto:
Pochi minuti fa c'è stato un servizio sul TG3 sul ritrovamento dei tre corpi. Sono stati recuperati oggi e verranno sepolti con tutti gli onori del caso.
Al tg regionale hanno detto che potrebbero essere trentini. R.I.P.
 

@kiki@

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Questo forum mi piace sempre di piu'!

Mi fa' piacere scoprire che oltre ad essere dei grandi ciclisti siete anche interessati alle vicende della Grande Guerra!

Io prima di percorrere quei sentieri con la mia Mtb mi sono sparato quasi tutte quelle cime!

Per dirne una ho fatto 18 volte il GranZebru' o Konig spitze a dirla alla tedesca!

Per dirne sotto la cima di questa montagna ci sono i resti della teleferica piu' alta della Grande guerra!

Se siete appassionati di Grande Guerra ed in particolare del settore Ortles-Cevedale vi consiglierei di leggere "guerra sulle vette" di Luciano Viazzi edito da Mursia!

Cmq se ne troveranno molti ancora di resti e di corpi!

Per concludere complimenti per il giro svolto con la Mtb! Peccato non avervi incontrato durante le mie vacanze agostane!

Avremo modo di incontrarci perche' io ho casa a Santa Caterina Valfurva!

Alla Prox! :-?
 

@kiki@

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Mi ha riferito mia sorella, io ero con gli altri a Montevecchia!

Pare si sia staccata una parte della punta Thurwieser e da li sia finito giu' tutto in Val Zebru'!

Non ho capito se le Baite del pastore si siano salvate o meno!
 

muldox

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@kiki@ ha scritto:
...Non ho capito se le Baite del pastore si siano salvate o meno!

La Baita del Pastore dovrebbe essere salva. A quanto pare è rientrato pure l'allarme per quanto riguarda i due biker tedeschi che, in un primo momento, si temeva fossero rimasti sotto. Si parla comunque di una quantità di materiale enorme, pari ad un terzo circa di quello sceso in occasione della frana del Monte Coppetto :shock:
 

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