Questa estate ho avuto la possibilità, visto che il proprietario Stelio Rossi aveva altri impegni, di provare a lungo, per circa due mesi, una Locomotive Westlander, della quale avevo sentito parlare molto bene e mi incuriosiva non poco.
Scrivo in questa sezione, perchè è una bici che può essere montata con qualsiasi tipo di ruota, 27.5, 29 o plus.
Telaio in acciaio, ruote 27.5 plus da 3”, manubrio dropbar, forcella lauf, reggisella ammortizzato e sella Brooks. A prima vista una bici “polivalente”, montata cioè per farci tanti km in comodità su tutti i tipi di fondo.
Come prima uscita scelgo subito un percorso misto, dove poter testare il comportamento della bici su tutti i tipi di terreni possibili: pianura su asfalto e sterrato, salita sterrata su pendenze medie ed estreme, discesa su sterrato e single track, sia scorrevoli che tecnici. La salita alla Sillianer Hütte dalla parte austriaca con discesa dal monte Elmo verso San Candido ha tutte le caratteristiche richieste e parto da Dobbiaco.
Gomme ben gonfie e via su ciclabile asfaltata. La sensazione è di grande potenza, basta poco per raggiungere alte velocità, specialmente tenendo il manubrio nella parte bassa, con il corpo in posizione aerodinamica, ma molto più comoda di quella che si tiene con la bdc. Passo sullo sterrato,
anche qui grande scorrevolezza, grazie alle gommone che se ne infischiano di ghiaino e sassetti. Andrebbero sgonfiate appena, ma grazie alla Lauf e al reggisella ammortizzato la guida è comodissima. Attacco la salita, mani in posizione alta e ho un’ impressione strana, mai stato cosi dritto con la schiena, forse un po’ troppo a dire il vero. Guardo il manubrio e noto che Stelio ha messo tre spessori, mi fermo, smonto il manubrio e ne sposto due in alto, ecco cosi per me va meglio. Salgo piuttosto agevolmente sulla strada forestale con pendenze “normali”, attorno al 12%.
Dalla malga al rifugio Sillianer, le pendenze diventano invece proibitive e il fondo peggiora. Sgonfio allora un po’ le gomme e riparto. Trovo che la posizione più redditizia su questo tipo di salita, è quella con le mani appoggiate sulla piega in basso e in avanti, vicino alle leve cambio-freno. In questo modo il corpo sta il più possibile in posizione avanzata e bassa, contrastando la elevata pendenza. In questo modo e grazie anche alle gomme dal generoso volume, riesco a superare la forte pendenza, per lunghi tratti oltre il 20% e con fondo sconnesso, e ad arrivare al punto più alto sempre in sella.
Bene, anzi molto bene direi! In pianura e in salita la bici mi è piaciuta molto, adesso sono molto curioso di capire come funziona in discesa, fra geometrie, forcella Lauf che già conosco e manubrio drop bar che non ho mai usato.
Mi butto sul sentiero in cresta, tutto da guidare. Comincio piano, perché il manubrio mi mette un po’ di soggezione. Ci vuole qualche minuto per capire come e quanto piegare la bici in curva, perché la posizione bassa e con le mani più strette rispetto ad un manubrio normale è veramente tanto diversa. Ma un po’ alla volta ci prendo confidenza, mi rilasso e comincio a divertirmi. E non poco. La bici gira che è un piacere e segue la linea che scelgo. Scendo anche piuttosto comodamente, la bici è morbida, grazie all’insieme Lauf, reggisella ammortizzato e gomme plus.
La pendenza aumenta, ma ormai mi sono abituato al manubrio e mi trovo bene. I freni meccanici hanno un buon funzionamento, con l’unica pecca (come tutti i meccanici), che dopo lunghe discese bisogna regolare il registro del freno, prima agendo sulla vite posta sul cavo vicino al manubrio e poi direttamente sulla rotellina che modifica la larghezza delle pastiglie dei freni. Parlo comunque di discese ripide oltre i 1500 metri di dislivello.
Adesso la discesa diventa anche tecnica, con radici e sassi più grossi, e qui la bici mostra il suo primo limite, la Lauf funziona ma parzialmente, devo dire che mi era piaciuta di più montata sulla fat bike beargrease, dove le gomme aiutano sicuramente di più. Devo perciò diminuire di molto la velocità, passo dappertutto ma meno comodamente e devo lavorare molto di braccia. Finisce il sentiero e mi rimane un ultimo tratto su asfalto. Con le gomme un po’ più sgonfie la bici è appena meno veloce e reattiva che all’inizio del giro, ma niente di esagerato e arrivo a casa molto soddisfatto di questa uscita.
Solitamente ho la fortuna, chiamiamola sensibilità o esperienza che sia, di capire già dalla prima uscita quali sono le caratteristiche di una bici, i suoi pregi e i suoi difetti. Mi era capitato anche quando quasi 5 anni fa avevo provato la prima fat bike, facendo un giro su tutti i tipi di terreni, dall’asfalto alla neve, e l’avevo subito definita una bici polivalente, che non primeggia su nessun terreno (meno che sulla neve), ma che va bene su tutti e con tanto divertimento. E dopo tanti anni questo giudizio non l’ho ancora cambiato.
Anche per la Locomotive la prima impressione è stata quella che poi ho mantenuto fino alla fine, cioè di una bici polivalente, perfetta per i trail e per le lunghe percorrenze, scattante e nello stesso tempo molto comoda sia per le geometrie sia per il drop bar, la possibilità di cambiare spesso la posizione delle mani sul manubrio, infatti, è molto utile sulle lunghe distanze, facendo rilassare braccia e spalle.
Ho poi provato la Westlander ancora per due mesi, su tutti i tipi di sentieri e anche per una settimana con la bici molto carica in assetto da bikepacking, confermando sempre le prime impressioni. Bene ha fatto, secondo me, il proprietario a montarla in questo modo, per le sue caratteristiche di guida e per quello che ci vuole fare. Se fosse per me invece, la monterei con una forcella ammortizzata e una coppia di ruote 29plus, in modo da migliorare anche la parte in cui mi è sembrata meno “forte” con questo montaggio, cioè i passaggi veloci sui sentieri tecnici o scassati.
Da non cambiare assolutamente, invece, il manubrio drop bar, veramente comodissimo in tutte le situazioni, anche in salita, dove la presa bassa e avanzata permette superare pendenze veramente estreme, anche se lo prenderei di una misura più larga. Comodo il reggisella ammortizzato, molto comoda la sella Brooks, anche se l’insieme appesantisce abbastanza la bici.
Il telaio è naturalmente il pezzo forte della bicicletta ed è veramente funzionale ed innovativo, a partire dal carro a dimensione variabile che può contenere qualsiasi tipo di cerchio e di gomma, fino al movimento centrale eccentrico per poter personalizzare ed ottimizzare al massimo la pedalata.
In definitiva un telaio che, a seconda del montaggio può essere usato praticamente ovunque e con grande soddisfazione, dai lunghi viaggi ai sentieri alpini.
Per info: http://www.locomotivecycles.com/westlander/