[DAL CASSETTO DEI RICORDI…]
Si parla di mountain, ma non si parla di bike.
In compenso c'è molta emozione...
Ho pensato di condividerla qui, ma non so se può essere off topic; semmai qualcuno la sposterà...
L'estate '96 è alle porte.
Entro la fine di quest'anno nascerà nostro figlio.
Mia moglie Giuliana è al terzo mese di gravidanza.
E' in pratica una delle ultime occasioni per compiere un'escursione in montagna, di cui siamo amanti. Poi chissà quando se ne riparlerà.
Per "concludere" in bellezza decidiamo di fare una trasferta di due giorni al Parco Nazionale d'Abruzzo, dove Giuli non è mai stata. Opto per due tra i più bei sentieri del parco, con meta Forca Resuni: uno, per salire fino al rifugio, più lungo e un po' meno ripido, viste le condizioni di lei, e l'altro più breve per tornare alla base.
Tra l'altro è il primo fine settimana di giugno e sarà l'ultima occasione per poter percorrere liberamente i sentieri; poi fino a settembre si potrà andare solo in gruppi accompagnati dalla guida del parco.
Il sabato mattina arriviamo con una mezz'ora di ritardo rispetto a quanto prefissato: purtroppo Giuli in quello stato soffre il mal d'auto e le nausee ci costringono a qualche sosta lungo il tragitto.
Parcheggiamo nel paese che farà da base, Civitella Alfedena, e, senza perdere tempo nei soliti preparativi dell'attrezzatura fotografica e video, ci mettiamo subito alla ricerca dell'attacco del sentiero di andata. Incredibile: non si riesce a trovare; tutti tranne quello! Chiediamo informazioni e ci spiegano che per dei lavori su alcune strade del paese la segnaletica della sentieristica ha subito qualche spostamento e non sarà facile ritrovarlo. Pare tutto tramare contro! Nel frattempo avevamo invece trovata la tabella di quello che avremmo usato come via di ritorno. E' tardi.
"Giuli, te la senti di fare un'andata un po' più impegnativa di quanto ti avevo prospettato?"
Tra il rassegnato ed il comprensivo acconsente.
Iniziamo l'ascesa per la Valle di Rose, immersi in un bosco magnifico, iniziando da subito a guardarci intorno per ammirare la natura ed avvistare qualche possibile abitante del bosco. Ci precede di un centinaio di metri una famiglia con bambini; fanno un gran vocio. In questo modo difficilmente riusciranno a vedere qualcosa. E nemmeno noi! Ne parlo con Giuli: "Te la senti di aumentare l'andatura solo per qualche minuto? Il tempo di sopravanzarli e lasciarceli indietro." Visto lo scopo dell'escursione anche lei è d'accordo.
Poco più avanti un nuovo gruppo di persone; che riusciamo a sentire, prima ancora di vederle, tanto fanno chiasso!
Le raggiungiamo. A giudicare dai loro discorsi fra loro sembrano grandi competenti di parchi: "Lo scorso anno siamo stati per la terza volta allo Stelvio..."; alla faccia...; mi veniva quasi spontaneo chiedergli cosa mai avranno visto se quello era il loro modo: peggio dei bambini di prima. Paziento ancora qualche minuto e poi mi volto verso Giuli con aria interrogativa sul da farsi, anche se un po' preoccupato sulla sua tenuta, sempre tenendo conto del suo stato di salute. Annuisce, d'accordo su un nuovo "sprint" strategico. Sempre accondiscendente il mio tesoro; anche se mi sento un po' in colpa nello "strapazzarla" così .
Riusciamo a prendere margine, tanto che iniziamo a non sentirli più; siamo di nuovo nella pace del bosco.
Un centinaio di metri più avanti scorgiamo una coppia di altri escursionisti, sembrano una coppia di ragazzi nostri coetanei e sembrano anche tranquilli: non si sentono, non si agitano. Potrebbero anche essere una piacevole compagnia quindi per il resto del cammino.
Il sentiero sale, con il terreno che declina leggermente verso sinistra; il mio sguardo si volge in quella direzione: una sagoma scura si muove lentamente. Non credo ai miei occhi: un orso!
Un vero orso!
Uno splendido orso marsicano !
Stringo Giuli ad un braccio, avvisandola con voce strozzata:
"Giuli... un orso..."
"Un orso?! Dove?"
Glielo indico con la mano. Era ad una ventina di metri da noi e risaliva pigramente la costa a testa bassa senza accorgersi di noi ed evidentemente senza nemmeno sentire il nostro odore perchè probabilmente gli eravamo sottovento, tanto che ci stava tagliando la strada.
Istantaneamente: Giuli, che per fortuna non ha urlato, schizza allontanandosi a qualche decina di metri (poverina, un altro po' e abortiva sul posto); io, accovacciandomi a terra mi sfilo lo zaino buttandolo a terra alla ricerca della telecamera. In quel momento mi ricordo: per risparmiare tempo alla partenza non avevo nemmeno caricato ne batteria ne cassetta.
Metto la batteria, inserisco la cassetta; ma nel frattempo si sentono i vocii dell'ultimo gruppo che avevamo staccato, in avvicinamento. L'orso li sente o forse avverte la nostra presenza, proprio mentre stava attraversando il sentiero.
Fattostà che alza la testa, mi vede e trotterellando senza nemmeno troppa fretta, si infila tra la vegetazione alla mia destra. La telecamera è pronta; gli vado dietro (non si dovrebbe uscire dai sentieri... solo per nemmeno 50 metri e non più di due minuti).
Allontanatosi qualche decina di metri, l'orso ha ripreso la sua normale pigra andatura. Attraversando un valloncello con poca vegetazione riesco a fargli una bella ripresa. Tra l'altro forse per controllare o forse perchè avverte la mia presenza, per un momento si volta indietro alzandosi quasi su due zampe; poi quasi con indifferenza si rimette a quattro zampe sparendo lentamente in lontananza.
Che spettacolo! Torno da Giuli, che nel frattempo era stata raggiunta dagli altri che gli sono intorno; la notizia si è diffusa. Siamo una celebrità, manco avessimo fatto chissà quale impresa.
Anche al rifugio siamo "quelli che hanno incontrato l'orso".
Lo stesso la sera in albergo, quando stupito per così tanto clamore e non comprendendo ancora l'enorme fortuna avuta (se noi l'abbiamo incontrato così "facilmente", dev'essere una cosa abbastanza consueta), chiedo spiegazioni all'albergatore, il quale, dopo aver anche visto la ripresa che avevo fatto: "Voi non immaginate la fortuna che avete avuto; quelle rare volte che si vede un orso si tratta prevalentemente di vecchi esemplari, spesso malandati. Invece da quello che si vede è un bellissimo esemplare, giovane, con il pelo folto e lucido. Io ospito gente che sta qui una settimana e si alza tutte le mattine prestissimo per appostarsi appositamente per vedere gli orsi e dopo una settimana se ne vanno quasi sempre a mani vuote. Voi invece..."
Noi invece... ricordiamo sempre con immenso piacere, il nostro incontro con l'orso.
[*** Aggiunto il video; disponibile qui ***]
Si parla di mountain, ma non si parla di bike.
In compenso c'è molta emozione...
Ho pensato di condividerla qui, ma non so se può essere off topic; semmai qualcuno la sposterà...
L'estate '96 è alle porte.
Entro la fine di quest'anno nascerà nostro figlio.
Mia moglie Giuliana è al terzo mese di gravidanza.
E' in pratica una delle ultime occasioni per compiere un'escursione in montagna, di cui siamo amanti. Poi chissà quando se ne riparlerà.
Per "concludere" in bellezza decidiamo di fare una trasferta di due giorni al Parco Nazionale d'Abruzzo, dove Giuli non è mai stata. Opto per due tra i più bei sentieri del parco, con meta Forca Resuni: uno, per salire fino al rifugio, più lungo e un po' meno ripido, viste le condizioni di lei, e l'altro più breve per tornare alla base.
Tra l'altro è il primo fine settimana di giugno e sarà l'ultima occasione per poter percorrere liberamente i sentieri; poi fino a settembre si potrà andare solo in gruppi accompagnati dalla guida del parco.
Il sabato mattina arriviamo con una mezz'ora di ritardo rispetto a quanto prefissato: purtroppo Giuli in quello stato soffre il mal d'auto e le nausee ci costringono a qualche sosta lungo il tragitto.
Parcheggiamo nel paese che farà da base, Civitella Alfedena, e, senza perdere tempo nei soliti preparativi dell'attrezzatura fotografica e video, ci mettiamo subito alla ricerca dell'attacco del sentiero di andata. Incredibile: non si riesce a trovare; tutti tranne quello! Chiediamo informazioni e ci spiegano che per dei lavori su alcune strade del paese la segnaletica della sentieristica ha subito qualche spostamento e non sarà facile ritrovarlo. Pare tutto tramare contro! Nel frattempo avevamo invece trovata la tabella di quello che avremmo usato come via di ritorno. E' tardi.
"Giuli, te la senti di fare un'andata un po' più impegnativa di quanto ti avevo prospettato?"
Tra il rassegnato ed il comprensivo acconsente.
Iniziamo l'ascesa per la Valle di Rose, immersi in un bosco magnifico, iniziando da subito a guardarci intorno per ammirare la natura ed avvistare qualche possibile abitante del bosco. Ci precede di un centinaio di metri una famiglia con bambini; fanno un gran vocio. In questo modo difficilmente riusciranno a vedere qualcosa. E nemmeno noi! Ne parlo con Giuli: "Te la senti di aumentare l'andatura solo per qualche minuto? Il tempo di sopravanzarli e lasciarceli indietro." Visto lo scopo dell'escursione anche lei è d'accordo.
Poco più avanti un nuovo gruppo di persone; che riusciamo a sentire, prima ancora di vederle, tanto fanno chiasso!
Le raggiungiamo. A giudicare dai loro discorsi fra loro sembrano grandi competenti di parchi: "Lo scorso anno siamo stati per la terza volta allo Stelvio..."; alla faccia...; mi veniva quasi spontaneo chiedergli cosa mai avranno visto se quello era il loro modo: peggio dei bambini di prima. Paziento ancora qualche minuto e poi mi volto verso Giuli con aria interrogativa sul da farsi, anche se un po' preoccupato sulla sua tenuta, sempre tenendo conto del suo stato di salute. Annuisce, d'accordo su un nuovo "sprint" strategico. Sempre accondiscendente il mio tesoro; anche se mi sento un po' in colpa nello "strapazzarla" così .
Riusciamo a prendere margine, tanto che iniziamo a non sentirli più; siamo di nuovo nella pace del bosco.
Un centinaio di metri più avanti scorgiamo una coppia di altri escursionisti, sembrano una coppia di ragazzi nostri coetanei e sembrano anche tranquilli: non si sentono, non si agitano. Potrebbero anche essere una piacevole compagnia quindi per il resto del cammino.
Il sentiero sale, con il terreno che declina leggermente verso sinistra; il mio sguardo si volge in quella direzione: una sagoma scura si muove lentamente. Non credo ai miei occhi: un orso!
Un vero orso!
Uno splendido orso marsicano !
Stringo Giuli ad un braccio, avvisandola con voce strozzata:
"Giuli... un orso..."
"Un orso?! Dove?"
Glielo indico con la mano. Era ad una ventina di metri da noi e risaliva pigramente la costa a testa bassa senza accorgersi di noi ed evidentemente senza nemmeno sentire il nostro odore perchè probabilmente gli eravamo sottovento, tanto che ci stava tagliando la strada.
Istantaneamente: Giuli, che per fortuna non ha urlato, schizza allontanandosi a qualche decina di metri (poverina, un altro po' e abortiva sul posto); io, accovacciandomi a terra mi sfilo lo zaino buttandolo a terra alla ricerca della telecamera. In quel momento mi ricordo: per risparmiare tempo alla partenza non avevo nemmeno caricato ne batteria ne cassetta.
Metto la batteria, inserisco la cassetta; ma nel frattempo si sentono i vocii dell'ultimo gruppo che avevamo staccato, in avvicinamento. L'orso li sente o forse avverte la nostra presenza, proprio mentre stava attraversando il sentiero.
Fattostà che alza la testa, mi vede e trotterellando senza nemmeno troppa fretta, si infila tra la vegetazione alla mia destra. La telecamera è pronta; gli vado dietro (non si dovrebbe uscire dai sentieri... solo per nemmeno 50 metri e non più di due minuti).
Allontanatosi qualche decina di metri, l'orso ha ripreso la sua normale pigra andatura. Attraversando un valloncello con poca vegetazione riesco a fargli una bella ripresa. Tra l'altro forse per controllare o forse perchè avverte la mia presenza, per un momento si volta indietro alzandosi quasi su due zampe; poi quasi con indifferenza si rimette a quattro zampe sparendo lentamente in lontananza.
Che spettacolo! Torno da Giuli, che nel frattempo era stata raggiunta dagli altri che gli sono intorno; la notizia si è diffusa. Siamo una celebrità, manco avessimo fatto chissà quale impresa.
Anche al rifugio siamo "quelli che hanno incontrato l'orso".
Lo stesso la sera in albergo, quando stupito per così tanto clamore e non comprendendo ancora l'enorme fortuna avuta (se noi l'abbiamo incontrato così "facilmente", dev'essere una cosa abbastanza consueta), chiedo spiegazioni all'albergatore, il quale, dopo aver anche visto la ripresa che avevo fatto: "Voi non immaginate la fortuna che avete avuto; quelle rare volte che si vede un orso si tratta prevalentemente di vecchi esemplari, spesso malandati. Invece da quello che si vede è un bellissimo esemplare, giovane, con il pelo folto e lucido. Io ospito gente che sta qui una settimana e si alza tutte le mattine prestissimo per appostarsi appositamente per vedere gli orsi e dopo una settimana se ne vanno quasi sempre a mani vuote. Voi invece..."
Noi invece... ricordiamo sempre con immenso piacere, il nostro incontro con l'orso.
[*** Aggiunto il video; disponibile qui ***]