Quanto vale il sudore?

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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Clab04

Biker grossissimus
25/8/08
5.305
21
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Si dice che sia più importante il viaggio della meta, e io concordo.
Così come ritengo spesso più importante lo strumento del fine.
Prendiamo la mia bici, ad esempio.
Spoleto è il paese di mia madre e lei nei mesi estivi degli anni della mia infanzia e preadolescenza mi sbolognava volentieri a sua sorella Maddalena, che lì viveva.
Io da piccolo ero un solitario nell’animo, nel senso che ero carino, socievole ed educato ma se potevo stavo solo, e lì a Spoleto potevo.
Maddalena, che con l’età più di una nonna che di una zia, indigena e villana, non si è mai sposata, mi adorava senza miei particolari meriti, me le faceva passare tutte e il mercoledì cenavamo con i bigné.
Come avrete capito me la spassavo.
Il sabato poi arrivavano da Roma i miei, non li vedevo da abbastanza tempo perché mi mancassero, e la domenica andavamo a fare un picnic a Monte Luco, che è il monte di fronte a Spoleto, al quale è collegato dal maestoso Ponte delle Torri.
In quei picnic pranzavo con fettine panate fredde e patatine PAI, e vivevo tutte quelle esperienze che senza girarci troppo intorno facevano di me un piccolo Siddartha.
Naturalmente ci fu un’ultima volta a Monte Luco, e fu decenni fa.
Eppure, qualcosa di incompiuto era rimasto tra me e quel monte, mi sembrava di averlo abbandonato all’improvviso e stavo anche cominciando a scordarmelo.
Così venerdì scorso ho preso un giorno di ferie, ho caricato la bici in macchina e sono andato a Spoleto.
Ho parcheggiato e sono salito in bici fin dove facevamo i nostri picnic.
Me la sono goduta, mi sono fermato a guardare i ricordi e ho fatto un selfie dove mio padre fotografava me e mio fratello davanti a un cespuglio per vedere quanto crescevamo.
Ora quel cespuglio è un albero, d’altronde cresce anch’esso.
Non avrei potuto fare quello che ho fatto senza la bici, non sarei potuto salire in macchina, sarebbe stato troppo facile e soprattutto troppo struggente per una mente non distratta dalla fatica.
Così invece è andata, avevo la scusa del sudore e il pretesto della bici.
Ci sono cose che a una certa età puoi fare soltanto in sella, ti vesti da matto, fatichi da matto, fai quello che vuoi, tipo guardare un cespuglio, e nessuno ti dice niente.
Sali, pensi, ti fermi, ricordi, riparti, rifletti, cambi rapporto.
E quando un pensiero non lo riesci proprio a sostenere, ti alzi sui pedali, o molli i freni, e in un attimo non ci pensi più.
Tecnicamente venerdì ho fatto un’escursione in mountain bike in solitaria, 45 chilometri per 1.200 metri di dislivello, però la bici è stato il mezzo, e non il fine.
 

kikhit

Biker incredibilis
9/12/03
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Torino
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Occam Lt, Alma
Si dice che sia più importante il viaggio della meta, e io concordo.
Così come ritengo spesso più importante lo strumento del fine.
Prendiamo la mia bici, ad esempio.
Spoleto è il paese di mia madre e lei nei mesi estivi degli anni della mia infanzia e preadolescenza mi sbolognava volentieri a sua sorella Maddalena, che lì viveva.
Io da piccolo ero un solitario nell’animo, nel senso che ero carino, socievole ed educato ma se potevo stavo solo, e lì a Spoleto potevo.
Maddalena, che con l’età più di una nonna che di una zia, indigena e villana, non si è mai sposata, mi adorava senza miei particolari meriti, me le faceva passare tutte e il mercoledì cenavamo con i bigné.
Come avrete capito me la spassavo.
Il sabato poi arrivavano da Roma i miei, non li vedevo da abbastanza tempo perché mi mancassero, e la domenica andavamo a fare un picnic a Monte Luco, che è il monte di fronte a Spoleto, al quale è collegato dal maestoso Ponte delle Torri.
In quei picnic pranzavo con fettine panate fredde e patatine PAI, e vivevo tutte quelle esperienze che senza girarci troppo intorno facevano di me un piccolo Siddartha.
Naturalmente ci fu un’ultima volta a Monte Luco, e fu decenni fa.
Eppure, qualcosa di incompiuto era rimasto tra me e quel monte, mi sembrava di averlo abbandonato all’improvviso e stavo anche cominciando a scordarmelo.
Così venerdì scorso ho preso un giorno di ferie, ho caricato la bici in macchina e sono andato a Spoleto.
Ho parcheggiato e sono salito in bici fin dove facevamo i nostri picnic.
Me la sono goduta, mi sono fermato a guardare i ricordi e ho fatto un selfie dove mio padre fotografava me e mio fratello davanti a un cespuglio per vedere quanto crescevamo.
Ora quel cespuglio è un albero, d’altronde cresce anch’esso.
Non avrei potuto fare quello che ho fatto senza la bici, non sarei potuto salire in macchina, sarebbe stato troppo facile e soprattutto troppo struggente per una mente non distratta dalla fatica.
Così invece è andata, avevo la scusa del sudore e il pretesto della bici.
Ci sono cose che a una certa età puoi fare soltanto in sella, ti vesti da matto, fatichi da matto, fai quello che vuoi, tipo guardare un cespuglio, e nessuno ti dice niente.
Sali, pensi, ti fermi, ricordi, riparti, rifletti, cambi rapporto.
E quando un pensiero non lo riesci proprio a sostenere, ti alzi sui pedali, o molli i freni, e in un attimo non ci pensi più.
Tecnicamente venerdì ho fatto un’escursione in mountain bike in solitaria, 45 chilometri per 1.200 metri di dislivello, però la bici è stato il mezzo, e non il fine.

Bello, la narrazione e lo stile ("calvinista", in senso letterario, non religioso ;-) ), e ti capisco: quest'estate ho vissuto un'esperienza molto molto simile ;-)
 

Clab04

Biker grossissimus
25/8/08
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Bello, la narrazione e lo stile ("calvinista", in senso letterario, non religioso ;-) ), e ti capisco: quest'estate ho vissuto un'esperienza molto molto simile ;-)
Ciao kikhit.
Tenendo io in gran conto le tue parole e sicuro del fatto che non sarebbe una consultazione di Wikipedia a chiarirmi la cosa, puoi spiegarmi in che consiste lo stile calvinista?
Ciao, a presto!

bello, davvero
Grazie, davvero, ciao!

Complimenti, mi hai fatto emozionare, e questo è il bello della mtb: spesso grazie a lei si va ben oltre lo sforzo fisico.
Sono contento delle emozioni condivise

Bravissimo! mi associo hai complimenti.
Gio.
Grazie!
Bravo!


W i 19'!
Non ci arrivo, credo che siano le avvisaglie della demenza, che ------- sono i 19'??
Ciao tarcy!
 

EmanueleMTBpower

✊✊✊
30/3/14
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W i 19'!
 

Traiano

Biker urlandum
Si dice che sia più importante il viaggio della meta, e io concordo.
Così come ritengo spesso più importante lo strumento del fine.
Prendiamo la mia bici, ad esempio.
Spoleto è il paese di mia madre e lei nei mesi estivi degli anni della mia infanzia e preadolescenza mi sbolognava volentieri a sua sorella Maddalena, che lì viveva.
Io da piccolo ero un solitario nell’animo, nel senso che ero carino, socievole ed educato ma se potevo stavo solo, e lì a Spoleto potevo.
Maddalena, che con l’età più di una nonna che di una zia, indigena e villana, non si è mai sposata, mi adorava senza miei particolari meriti, me le faceva passare tutte e il mercoledì cenavamo con i bigné.
Come avrete capito me la spassavo.
Il sabato poi arrivavano da Roma i miei, non li vedevo da abbastanza tempo perché mi mancassero, e la domenica andavamo a fare un picnic a Monte Luco, che è il monte di fronte a Spoleto, al quale è collegato dal maestoso Ponte delle Torri.
In quei picnic pranzavo con fettine panate fredde e patatine PAI, e vivevo tutte quelle esperienze che senza girarci troppo intorno facevano di me un piccolo Siddartha.
Naturalmente ci fu un’ultima volta a Monte Luco, e fu decenni fa.
Eppure, qualcosa di incompiuto era rimasto tra me e quel monte, mi sembrava di averlo abbandonato all’improvviso e stavo anche cominciando a scordarmelo.
Così venerdì scorso ho preso un giorno di ferie, ho caricato la bici in macchina e sono andato a Spoleto.
Ho parcheggiato e sono salito in bici fin dove facevamo i nostri picnic.
Me la sono goduta, mi sono fermato a guardare i ricordi e ho fatto un selfie dove mio padre fotografava me e mio fratello davanti a un cespuglio per vedere quanto crescevamo.
Ora quel cespuglio è un albero, d’altronde cresce anch’esso.
Non avrei potuto fare quello che ho fatto senza la bici, non sarei potuto salire in macchina, sarebbe stato troppo facile e soprattutto troppo struggente per una mente non distratta dalla fatica.
Così invece è andata, avevo la scusa del sudore e il pretesto della bici.
Ci sono cose che a una certa età puoi fare soltanto in sella, ti vesti da matto, fatichi da matto, fai quello che vuoi, tipo guardare un cespuglio, e nessuno ti dice niente.
Sali, pensi, ti fermi, ricordi, riparti, rifletti, cambi rapporto.
E quando un pensiero non lo riesci proprio a sostenere, ti alzi sui pedali, o molli i freni, e in un attimo non ci pensi più.
Tecnicamente venerdì ho fatto un’escursione in mountain bike in solitaria, 45 chilometri per 1.200 metri di dislivello, però la bici è stato il mezzo, e non il fine.


:prost: confermo anch'io che mi hai fatto "emozionare".
Sono contento per te dell'esperienza ;-)
 

Tc70

Entomobiker
20/4/11
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Picola ma carattarastica...
Si dice che sia più importante il viaggio della meta, e io concordo.
Così come ritengo spesso più importante lo strumento del fine.
Prendiamo la mia bici, ad esempio.
Spoleto è il paese di mia madre e lei nei mesi estivi degli anni della mia infanzia e preadolescenza mi sbolognava volentieri a sua sorella Maddalena, che lì viveva.
Io da piccolo ero un solitario nell’animo, nel senso che ero carino, socievole ed educato ma se potevo stavo solo, e lì a Spoleto potevo.
Maddalena, che con l’età più di una nonna che di una zia, indigena e villana, non si è mai sposata, mi adorava senza miei particolari meriti, me le faceva passare tutte e il mercoledì cenavamo con i bigné.
Come avrete capito me la spassavo.
Il sabato poi arrivavano da Roma i miei, non li vedevo da abbastanza tempo perché mi mancassero, e la domenica andavamo a fare un picnic a Monte Luco, che è il monte di fronte a Spoleto, al quale è collegato dal maestoso Ponte delle Torri.
In quei picnic pranzavo con fettine panate fredde e patatine PAI, e vivevo tutte quelle esperienze che senza girarci troppo intorno facevano di me un piccolo Siddartha.
Naturalmente ci fu un’ultima volta a Monte Luco, e fu decenni fa.
Eppure, qualcosa di incompiuto era rimasto tra me e quel monte, mi sembrava di averlo abbandonato all’improvviso e stavo anche cominciando a scordarmelo.
Così venerdì scorso ho preso un giorno di ferie, ho caricato la bici in macchina e sono andato a Spoleto.
Ho parcheggiato e sono salito in bici fin dove facevamo i nostri picnic.
Me la sono goduta, mi sono fermato a guardare i ricordi e ho fatto un selfie dove mio padre fotografava me e mio fratello davanti a un cespuglio per vedere quanto crescevamo.
Ora quel cespuglio è un albero, d’altronde cresce anch’esso.
Non avrei potuto fare quello che ho fatto senza la bici, non sarei potuto salire in macchina, sarebbe stato troppo facile e soprattutto troppo struggente per una mente non distratta dalla fatica.
Così invece è andata, avevo la scusa del sudore e il pretesto della bici.
Ci sono cose che a una certa età puoi fare soltanto in sella, ti vesti da matto, fatichi da matto, fai quello che vuoi, tipo guardare un cespuglio, e nessuno ti dice niente.
Sali, pensi, ti fermi, ricordi, riparti, rifletti, cambi rapporto.
E quando un pensiero non lo riesci proprio a sostenere, ti alzi sui pedali, o molli i freni, e in un attimo non ci pensi più.
Tecnicamente venerdì ho fatto un’escursione in mountain bike in solitaria, 45 chilometri per 1.200 metri di dislivello, però la bici è stato il mezzo, e non il fine.



Caaaccchio...ma tu entri di diritto nella sezione del bar dei NOSTALGICI...vieni a trovarci ogni tanto...ce la raccontiamo come se fossimo davanti ad una birra...che bel racconto (vero)...io credo che molti,se non tutti alcuni (me compreso) abbiano voluto fare nella loro vita almeno una esperienza bella come la tua...l'ho fatto anch'io...e lo faccio tutt'ora...parto decido e mi vado a fare una raidata nostalgica,pensierosa e che mi riempie dentro...tanti posti cui andavo da piccolo,se pur cambiati, ho voluto con la mia bimba andare a rivedermeli in completa contemplazione...:medita::medita::celopiùg:
 

Clab04

Biker grossissimus
25/8/08
5.305
21
0
Roma Est
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Caaaccchio...ma tu entri di diritto nella sezione del bar dei NOSTALGICI...vieni a trovarci ogni tanto...ce la raccontiamo come se fossimo davanti ad una birra...che bel racconto (vero)...io credo che molti,se non tutti alcuni (me compreso) abbiano voluto fare nella loro vita almeno una esperienza bella come la tua...l'ho fatto anch'io...e lo faccio tutt'ora...parto decido e mi vado a fare una raidata nostalgica,pensierosa e che mi riempie dentro...tanti posti cui andavo da piccolo,se pur cambiati, ho voluto con la mia bimba andare a rivedermeli in completa contemplazione...:medita::medita::celopiùg:

Io nella sezione nostalgici ci verrò volentieri però tu non ti ricordi di me solo perché non scrivo qui da un annetto?
;-)
Ciao Tc70!
 

biker 69

Biker ciceronis
5/4/09
1.424
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UMBRIA
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Scale RC 700- Spark
Si dice che sia più importante il viaggio della meta, e io concordo.
Così come ritengo spesso più importante lo strumento del fine.
Prendiamo la mia bici, ad esempio.
Spoleto è il paese di mia madre e lei nei mesi estivi degli anni della mia infanzia e preadolescenza mi sbolognava volentieri a sua sorella Maddalena, che lì viveva.
Io da piccolo ero un solitario nell’animo, nel senso che ero carino, socievole ed educato ma se potevo stavo solo, e lì a Spoleto potevo.
Maddalena, che con l’età più di una nonna che di una zia, indigena e villana, non si è mai sposata, mi adorava senza miei particolari meriti, me le faceva passare tutte e il mercoledì cenavamo con i bigné.
Come avrete capito me la spassavo.
Il sabato poi arrivavano da Roma i miei, non li vedevo da abbastanza tempo perché mi mancassero, e la domenica andavamo a fare un picnic a Monte Luco, che è il monte di fronte a Spoleto, al quale è collegato dal maestoso Ponte delle Torri.
In quei picnic pranzavo con fettine panate fredde e patatine PAI, e vivevo tutte quelle esperienze che senza girarci troppo intorno facevano di me un piccolo Siddartha.
Naturalmente ci fu un’ultima volta a Monte Luco, e fu decenni fa.
Eppure, qualcosa di incompiuto era rimasto tra me e quel monte, mi sembrava di averlo abbandonato all’improvviso e stavo anche cominciando a scordarmelo.
Così venerdì scorso ho preso un giorno di ferie, ho caricato la bici in macchina e sono andato a Spoleto.
Ho parcheggiato e sono salito in bici fin dove facevamo i nostri picnic.
Me la sono goduta, mi sono fermato a guardare i ricordi e ho fatto un selfie dove mio padre fotografava me e mio fratello davanti a un cespuglio per vedere quanto crescevamo.
Ora quel cespuglio è un albero, d’altronde cresce anch’esso.
Non avrei potuto fare quello che ho fatto senza la bici, non sarei potuto salire in macchina, sarebbe stato troppo facile e soprattutto troppo struggente per una mente non distratta dalla fatica.
Così invece è andata, avevo la scusa del sudore e il pretesto della bici.
Ci sono cose che a una certa età puoi fare soltanto in sella, ti vesti da matto, fatichi da matto, fai quello che vuoi, tipo guardare un cespuglio, e nessuno ti dice niente.
Sali, pensi, ti fermi, ricordi, riparti, rifletti, cambi rapporto.
E quando un pensiero non lo riesci proprio a sostenere, ti alzi sui pedali, o molli i freni, e in un attimo non ci pensi più.
Tecnicamente venerdì ho fatto un’escursione in mountain bike in solitaria, 45 chilometri per 1.200 metri di dislivello, però la bici è stato il mezzo, e non il fine.
Bel racconto, io che sono della zona ti capisco, conosco benissimo quei boschi,ciauz
 

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