A Magliano se fa freddo si gela pure il gasolio!
e qualcuno, se vuole scaldarsi, deve tirarlo fuori a secchi dalla cisterna per filtrarlo dalla paraffina con un lenzuolo vecchio i vecchi dicono che qua fa "undici mesi lanno friddo e uno frisco!"
Questa storia la tiriamo fuori proprio in quei giorni, quando dai vetri appannati del bar Velino guardiamo fuori le ultime foglie dellautunno che svolazzano nellaria gelida, quando non sai se fioccherà subito o alle prime luci dei lampioni che a turno si accendono, con calma e le carte unte del tresette scendono tra grasse risate e scandiscono il tempo nella fumosa stanzetta che da sulla montagna
Domani sesce? sperèmo! Ma chi semo? I soliti! e tra questi stretti dialoghi di gente asciutta, di montagna, esce fuori chi chiede: Bianco! aò Bianchì racconta mpò de quando Vincenzo perse la memoria e quindi prima una risata, grassa come le carte e poi il bar sazzitta perché perchè questa è una di quelle storie che se conosci i personaggi, la senti raccontà cinquanta volte, ridi sempre come la prima.
Entrate nel bar, che mò la racconto pure a voi.
Stavamo io e Vincenzo sopra alla via dellacquedotto, non quella che tutti conoscete, ma quella sopra, dove sta il sentiero segnato dalla F.I.E., quello che Lillo dice che arriva fino alla Norvegia, ma che nessuno lha mai fatto bravo, quello che attraversa la pineta ritto ritto fino al Ravone e alla via crucis
Vincenzo sera comprato la forcella, la prima forcella ammortizzata che se vedeva a Magliano e non solo a Magliano io ne avevo già vista una della Paioli, che pesava un botto e teneva nà cicca de sigaretta descursione, ma questa no, questa era nà Manitou! Bella solo lei! Te dava nimpressione de potenza, de sicurezza, che quando passava pè le vie de Magliano si giravano tutti i ragazzini che andavano al campetto, a giocare a pallone e dicevano guardète vagliò! Guardète che tiene quella bicicletta!
Mò stà forcella però era bella, ma bisognava pure prenderci confidenza, guidarla non era la stessa cosa di prima, peso indietro e tante cose che magari non ci pensavi mentre scendevi a tutta velocità pei sentierini qua attorno Fatto sta che il giro quel giorno era andato bene, la forcella non aveva ondeggiato tanto in salita e non era poi vero che il peso in più si facesse sentire troppo, perciò alla fine del giro Vincenzo ne era orgoglioso e diceva tra se adesso sì che la provo davvero alla discesa dellacquedotto!
Vai Vincè! Cominciamo a scendere come i pazzi alzando polvere sassi e aghi di pino nella discesa più ripida che potevamo trovare, si va come razzi, un solco nella pietraia, uninchiodata sulla ghiaia e poi via, lo slalom tra i pini, la curva, la roccia, inchiodo! finito il primo pezzo! Vincè chiamo.
Rumore di sassi arriva pure Vincenzo che sera tenuto distante per non dover inchiodare sul pezzo ripido la curva, la roccia porca trota! gli si appunta la ruota sulla roccia, la forca non ne esce, si abbassa, Vincenzo decolla letteralmente a volo dangelo e sabbraccia il roccione, si sente un crock e un tonfo sordo poi il silenzio.
Mi piscio sotto dal ridere, Vincè Vincè non rido più questo sè fatto male!
Mavvicino, Vincè
risposta: avete presente un muggito tipo quello delle vacche che non le mungevano mai nel film di don Camillo? Quello! Mani sulla faccia e Mooooow! Vincè leva le mani, famme vedè porca trota naltra volta, un macello de sangue, naso storto, bocca piena di terra e sangue, caschetto spaccato mi domanda: che me sò fatto male?
Vincè un po me sa che te sei fatto male, ma non me pare tanto! che bugia se lo vedeva Mel Gibson il film non lo faceva più per limpressione poi partì questo dialogo:
V: Ma che è successo?
B: Vincè, sei cascato, al Ravone!
V: Al Ravone? e come ho fatto a cadere in salita?
B: Vincè era in discesa!
V: E me sò fatto male?
B: Beh non tanto
V: Ma che è successo?
B: Sei cascato al Ravone
V: Al Ravone? E come ho fatto a cadere in salita?
B: opporca la Susanna me lhai chiesto già quattro volte!
Mha fatto le stesse domande per tutto il rientro, a piedi, fino al paese e a malapena ricordava la strada che doveva fare per arrivare a casa mi sentivo un verme, ero io che avevo deciso il percorso e adesso me lo dovevo tenere così forse per tutta la vita, menomato, sprogrammato, pareva un computer resettato con solo il prompt di ms-dos che lampeggiava laconico nella sua mente desolata!
Arrivati a casa la mamma lo vede avete presente la pietà di Michelangelo? Ho detto tutto!
Perlomeno la riconosce e tenta pure di spiegare qualcosa, ma il labbro ormai sembrava nà fiorentina bella al sangue e le parole che biascicava non erano poi così chiare la povera Lidia chiama la figlia e lo portano al pronto soccorso.
Neanche mi cambio e li seguo in preda allangoscia arrivato al pronto soccorso, lo vedo tra i medici che lo curano, mi guarda e dice tutto contento ooooh! Guarda chi cè ma che ci fai qua vestito così? chi sei venuto a trovare? In seguito questa domanda me lavrà fatta altre venti volte!
I medici gli chiedono:
M: Come ti chiami?
V: Boh!
M: Ma che ti è successo?
V: (senza spazientirsi e col labbro ormai penzoloni) ma se non me ricordo come mi chiamo mi posso ricordare cosè successo? Comunque è lui lassassino!
E indicava me!
Altro medico stesse domande stesse risposte a un certo punto, un medico e un poliziotto mi si avvicinano e mi dicono Senta se gli ha fatto qualcosa, questo è il momento di dircelo, non vede come lha ridotto?
Spiego che ormai quello è un cretino, ma mi credono a malapena, intanto lui ride e ricomincia dai, raccontami che mi è successo
I medici mi vietano di avvicinarmi, la madre mi guarda male!
Lo portano in corsia dopo averlo medicato (45 punti tra interni e esterni) ma non cera posto in ortopedia lo piazzano in urologia! Oddio quello che ha potuto chiedermi! Ha passato unora a controllarsi laffare ogni due minuti, sotto la coperta, appena realizzava dove lavevano portato.
Poi lapocalisse!
I medici avevano lasciato in alto, sul letto, il nome del vecchietto che aveva occupato quel posto prima di lui, tale Sanzio Biasioli lui naturalmente si convinse in un lampo che quello era il suo nome e che per avere 64 anni non se li portava poi tanto male!
Successivamente si macchiava delle seguenti nefandezze:
1 Apostrofava tutti i degenti con frasi irripetibili sulle condizioni dei loro genitali.
2 Requisita una sedia a rotelle e impossessatosi di un catetere mi inseguiva allo scopo di mettermelo!
3 Si convinceva che il suo nome era Vincenzo nel vedere la V del reggiseno che indossava (fascia del cardiofrequenzimetro marca Vetta!).
4 Non so perché ma era convinto di essere in un ospedale militare.
5 Pretendeva di baciare la fidanzata per rassicurarla col rischio di lasciarle addosso qualcosa di sé
6 Mi dava dellassassino
Il giorno dopo non ricordava più nulla di tutto questo, ma aveva riacquistato la memoria, lo vado a trovare, il sole filtra dalla finestra di ospedale, la fidanzata è seduta ai piedi del letto e sorride, lui è sveglio, mi saluta dicendo è lui lassassino! si fa raccontare la storia per lultima volta.
Questo racconto è vero, nei minimi dettagli, e chi passa per Magliano e chiede dove abita Sanzio? gli rispondono ridendo, indicando la casa di Vincenzo e ridono perché la storia finì bene e diventò una storia da ricordare al bar Velino nelle sere dinverno, quando si accendono i lampioni, con calma e ridiamo insieme tirando le carte perché quel giorno Vincenzo una cosa se lera ricordata sera messo il casco prima di partire!
End :eek:
e qualcuno, se vuole scaldarsi, deve tirarlo fuori a secchi dalla cisterna per filtrarlo dalla paraffina con un lenzuolo vecchio i vecchi dicono che qua fa "undici mesi lanno friddo e uno frisco!"
Questa storia la tiriamo fuori proprio in quei giorni, quando dai vetri appannati del bar Velino guardiamo fuori le ultime foglie dellautunno che svolazzano nellaria gelida, quando non sai se fioccherà subito o alle prime luci dei lampioni che a turno si accendono, con calma e le carte unte del tresette scendono tra grasse risate e scandiscono il tempo nella fumosa stanzetta che da sulla montagna
Domani sesce? sperèmo! Ma chi semo? I soliti! e tra questi stretti dialoghi di gente asciutta, di montagna, esce fuori chi chiede: Bianco! aò Bianchì racconta mpò de quando Vincenzo perse la memoria e quindi prima una risata, grassa come le carte e poi il bar sazzitta perché perchè questa è una di quelle storie che se conosci i personaggi, la senti raccontà cinquanta volte, ridi sempre come la prima.
Entrate nel bar, che mò la racconto pure a voi.
Stavamo io e Vincenzo sopra alla via dellacquedotto, non quella che tutti conoscete, ma quella sopra, dove sta il sentiero segnato dalla F.I.E., quello che Lillo dice che arriva fino alla Norvegia, ma che nessuno lha mai fatto bravo, quello che attraversa la pineta ritto ritto fino al Ravone e alla via crucis
Vincenzo sera comprato la forcella, la prima forcella ammortizzata che se vedeva a Magliano e non solo a Magliano io ne avevo già vista una della Paioli, che pesava un botto e teneva nà cicca de sigaretta descursione, ma questa no, questa era nà Manitou! Bella solo lei! Te dava nimpressione de potenza, de sicurezza, che quando passava pè le vie de Magliano si giravano tutti i ragazzini che andavano al campetto, a giocare a pallone e dicevano guardète vagliò! Guardète che tiene quella bicicletta!
Mò stà forcella però era bella, ma bisognava pure prenderci confidenza, guidarla non era la stessa cosa di prima, peso indietro e tante cose che magari non ci pensavi mentre scendevi a tutta velocità pei sentierini qua attorno Fatto sta che il giro quel giorno era andato bene, la forcella non aveva ondeggiato tanto in salita e non era poi vero che il peso in più si facesse sentire troppo, perciò alla fine del giro Vincenzo ne era orgoglioso e diceva tra se adesso sì che la provo davvero alla discesa dellacquedotto!
Vai Vincè! Cominciamo a scendere come i pazzi alzando polvere sassi e aghi di pino nella discesa più ripida che potevamo trovare, si va come razzi, un solco nella pietraia, uninchiodata sulla ghiaia e poi via, lo slalom tra i pini, la curva, la roccia, inchiodo! finito il primo pezzo! Vincè chiamo.
Rumore di sassi arriva pure Vincenzo che sera tenuto distante per non dover inchiodare sul pezzo ripido la curva, la roccia porca trota! gli si appunta la ruota sulla roccia, la forca non ne esce, si abbassa, Vincenzo decolla letteralmente a volo dangelo e sabbraccia il roccione, si sente un crock e un tonfo sordo poi il silenzio.
Mi piscio sotto dal ridere, Vincè Vincè non rido più questo sè fatto male!
Mavvicino, Vincè
risposta: avete presente un muggito tipo quello delle vacche che non le mungevano mai nel film di don Camillo? Quello! Mani sulla faccia e Mooooow! Vincè leva le mani, famme vedè porca trota naltra volta, un macello de sangue, naso storto, bocca piena di terra e sangue, caschetto spaccato mi domanda: che me sò fatto male?
Vincè un po me sa che te sei fatto male, ma non me pare tanto! che bugia se lo vedeva Mel Gibson il film non lo faceva più per limpressione poi partì questo dialogo:
V: Ma che è successo?
B: Vincè, sei cascato, al Ravone!
V: Al Ravone? e come ho fatto a cadere in salita?
B: Vincè era in discesa!
V: E me sò fatto male?
B: Beh non tanto
V: Ma che è successo?
B: Sei cascato al Ravone
V: Al Ravone? E come ho fatto a cadere in salita?
B: opporca la Susanna me lhai chiesto già quattro volte!
Mha fatto le stesse domande per tutto il rientro, a piedi, fino al paese e a malapena ricordava la strada che doveva fare per arrivare a casa mi sentivo un verme, ero io che avevo deciso il percorso e adesso me lo dovevo tenere così forse per tutta la vita, menomato, sprogrammato, pareva un computer resettato con solo il prompt di ms-dos che lampeggiava laconico nella sua mente desolata!
Arrivati a casa la mamma lo vede avete presente la pietà di Michelangelo? Ho detto tutto!
Perlomeno la riconosce e tenta pure di spiegare qualcosa, ma il labbro ormai sembrava nà fiorentina bella al sangue e le parole che biascicava non erano poi così chiare la povera Lidia chiama la figlia e lo portano al pronto soccorso.
Neanche mi cambio e li seguo in preda allangoscia arrivato al pronto soccorso, lo vedo tra i medici che lo curano, mi guarda e dice tutto contento ooooh! Guarda chi cè ma che ci fai qua vestito così? chi sei venuto a trovare? In seguito questa domanda me lavrà fatta altre venti volte!
I medici gli chiedono:
M: Come ti chiami?
V: Boh!
M: Ma che ti è successo?
V: (senza spazientirsi e col labbro ormai penzoloni) ma se non me ricordo come mi chiamo mi posso ricordare cosè successo? Comunque è lui lassassino!
E indicava me!
Altro medico stesse domande stesse risposte a un certo punto, un medico e un poliziotto mi si avvicinano e mi dicono Senta se gli ha fatto qualcosa, questo è il momento di dircelo, non vede come lha ridotto?
Spiego che ormai quello è un cretino, ma mi credono a malapena, intanto lui ride e ricomincia dai, raccontami che mi è successo
I medici mi vietano di avvicinarmi, la madre mi guarda male!
Lo portano in corsia dopo averlo medicato (45 punti tra interni e esterni) ma non cera posto in ortopedia lo piazzano in urologia! Oddio quello che ha potuto chiedermi! Ha passato unora a controllarsi laffare ogni due minuti, sotto la coperta, appena realizzava dove lavevano portato.
Poi lapocalisse!
I medici avevano lasciato in alto, sul letto, il nome del vecchietto che aveva occupato quel posto prima di lui, tale Sanzio Biasioli lui naturalmente si convinse in un lampo che quello era il suo nome e che per avere 64 anni non se li portava poi tanto male!
Successivamente si macchiava delle seguenti nefandezze:
1 Apostrofava tutti i degenti con frasi irripetibili sulle condizioni dei loro genitali.
2 Requisita una sedia a rotelle e impossessatosi di un catetere mi inseguiva allo scopo di mettermelo!
3 Si convinceva che il suo nome era Vincenzo nel vedere la V del reggiseno che indossava (fascia del cardiofrequenzimetro marca Vetta!).
4 Non so perché ma era convinto di essere in un ospedale militare.
5 Pretendeva di baciare la fidanzata per rassicurarla col rischio di lasciarle addosso qualcosa di sé
6 Mi dava dellassassino
Il giorno dopo non ricordava più nulla di tutto questo, ma aveva riacquistato la memoria, lo vado a trovare, il sole filtra dalla finestra di ospedale, la fidanzata è seduta ai piedi del letto e sorride, lui è sveglio, mi saluta dicendo è lui lassassino! si fa raccontare la storia per lultima volta.
Questo racconto è vero, nei minimi dettagli, e chi passa per Magliano e chiede dove abita Sanzio? gli rispondono ridendo, indicando la casa di Vincenzo e ridono perché la storia finì bene e diventò una storia da ricordare al bar Velino nelle sere dinverno, quando si accendono i lampioni, con calma e ridiamo insieme tirando le carte perché quel giorno Vincenzo una cosa se lera ricordata sera messo il casco prima di partire!
End :eek: