Pomeriggio di vigilia

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Dominguez

Biker serius
28/2/09
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campania
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E' da 11 giorni che non tocco la bici, sono in macchina mentre torno a casa dopo un pranzo pantagruelico dalla mia ragazza, guido con la pancia piena sono sazio ed appagato dello stufato e del baccalà accompagnato da un ottimo Greco di tufo.
L'orologio nel cruscotto indica le 15.40, la temperatura è primaverile,
nonostante sia la vigilia di Natale, lo scirocco che ha soffiato nei giorni precedenti ha riscaldato l'aria tanto che vado con il finestrino mezzo abbassato.
Il vento caldo mi investe le guance, che in questo frangente sono rosse per via dei quattro o cinque bicchieri di vino che ho ingurgitato a tavola.
In realtà sto andando veramente piano, sono assorto, penso ai video di mtb, a quelli del diretur con il virtuoso Muldox che scorrazza per i sentieri dei monti intorno il lago di Como.
Nelle prossime due ore non ho nulla da fare, potrei aprire il negozio... ma il pomeriggio della vigilia di Natale chi ha voglia di comprare dei mobili?
Mentre sto rimuginando, sento un: "Pronto, chi è?”, nella mia leggera ebbrezza non mi ero accorto che stavo già telefonando al mio socio di uscite in bici, che mi rispondeva dal suo cavallo di alluminio, una mtb di dubbia provenienza e marca improbabile che in mano ad essi ha compiuto imprese temerarie ed escursioni epiche.
Dopo un attimo di stordimento rispondo: “So Domenico, ma dove sei” , era già alla fine del suo giro quotidiano che è lungo circa 50 km con 900m di dislivello in salita.
Siamo daccordo, non ho bisogno di convincerlo, entro 5 minuti sarà sotto casa mia, dovrò farmi trovare pronto ed in sella.
Appena a casa, tra le domande di mia madre: “cosa hai mangiato??” e l'incredulità delle mie sorelle, mi cambio, dopo quattro minuti e mezzo sono sotto casa, il mio socio è già li che aspetta, corro in garage inforco la bici e si parte.
Non siamo ancora fuori dal cancello che arriva un nostro amico parcheggia la macchina e scende, ci fermiamo a parlare per molteplici minuti di quanto faccia bene fare attività fisica e l'importanza di un buon cardio frequenzimetro e delle sue uscite notturne di corsa a piedi, senza tralasciare l'efficacia delle sue nuove scarpe in goretex!
Dopo un tempo interminabile l'amico ci lascia andare.
Il socio mi chiede: “dove andiamo?”
Io so bene dove andare, lo desidero, ne ho una voglia matta: “facciamo il giro sopra San Paolo”
mi accorda in pieno: “andiamo”.
Il giro sopra San Paolo è una mia creatura ne vado fierissimo, è il “mio giro”.
E' un percorso ad anello dietro casa mia, comincia con una salita su una strada carrabile metà pietre e cemento che porta su una collinetta, l'altezza dovrebbe essere sui 700 m sul livello del mare, noi partiamo dai 400m s.l.m. , quindi sono 300 m di dislivello con delle rampe molto ripide, tutto pedalabile ma solo con il rapportino.
Le gambe mi girano che è un piacere, fa caldo, il vino mi fa sembrare di pedalare tra le nuvole, sono in preda ad una goduria cosmica, avevo una voglia possente di uscire ad adesso sento che ho una forte energia, ed il posto giusto per liberarla è difronte a me.
La salita comincia e vado su agile e tranquillo, ansimo, ma mi sento forte, il mio socio non mi distanzia come al solito, anzi, questa volta sto io davanti fino all'ultima rampa dove l'adrenalina cala un po'.
Mi calmo e comincio a concentrarmi sulla discesa imminente.
Siamo in cima alla collina, ammiriamo il panorama sulla nostra valle ed i monti circostanti, molti dei quali abbiamo già conquistato in sella alle nostre bici.
I nostri volti sono felici, siamo orgogliosi come se tutto ciò che si para dinanzi ai nostri occhi fosse nostro, di diritto.
Il primo tratto di discesa è molto tecnico, non esiste strada o sentiero è una linea immaginaria che scende tra i massi, le nostre ruote scendono non senza difficoltà seguendo l'istinto di chi le conduce.
E' la prima volta che riesco a scendere senza poggiare i piedi a terra, solo l'ultimo passaggio mi costringe a sollevare la bici per farla passare tra due pietroni.
Attraversiamo un prato e prendiamo una stradina completamente infangata che dopo cinquecento metri di saliscendi ci porta ad una cava abbandonata.
La bici che avevo lavato 2 giorni prima è sporca da far schifo, rimpiango il tempo sprecato a spazzolarla e lucidarla, sorrido di questo pensiero e tiro avanti.
La strada sterrata con fondo ghiaioso è quasi tutta in discesa, accenno ad un drop prima di una rampa, il risultato è piuttosto deludente, continuo a scendere e dopo poco mi fermo per aspettare il mio socio, davanti a noi una stradina asfaltata che percorriamo per cinquanta metri prima di infilarci in un uliveto alla fine del quale comincia una stradina dissestata tutta in discesa dove raggiungiamo folli velocità, tenere le mani strette al manubrio diventa un gioco di forza non da poco.
E' qui che il percorso ad anello si chiude, sono gratificato, il mio socio ha negli occhi la mia stessa luce.
Si riparte, sono le cinque di sera ma non è ancora buio saliamo fino ai piedi di un monte poco distante da lì, costeggiamo un castagneto e dico: “buttiamoci dentro”
pedaliamo su un tappeto di foglie e rami che si spezzano sotto le nostre ruote, ogni tanto troviamo dei muri di spine, che ci costringono a scendere per aggirarli, più avanti diventa molto pedalabile
non c'è alcun sentiero ma è come se si andasse sull'asfalto, prendiamo a salire verso il monte e presto la ruota posteriore gira a vuoto.
Scendiamo e spingiamo, la pendenza è forte, nel bosco è rimasta poca luce e l'atmosfera sembra magica, dopo trecento metri circa ci fermiamo, saliamo in sella e ci buttiamo a scendere tra gli alberi zigzagando tra di essi, sto godendo come un riccio.
Siamo ormai alla fine del giorno, la luna si vede alta sopra le nostre teste, la strada che ci manca è quella che ci porta a casa, gioire delle proprie fatiche è una droga che ci scorre nelle vene e scuote forte l'anima.
Alla fine sono consapevole che ciò che ho fatto non renderà il mondo migliore e non metterà fine ai dolori della gente ma è stato un gioco, bello e terribilmente divertente.
Tutto ciò mi fa bene, mi sento felice ed appagato, non mi aspetto nulla sotto l'albero, quello che potevo desiderare l'ho appena avuto e per goderne appieno ci vuole un gran cuore.


grazie, e scusate la lungagine!
 

margherita7642

Biker infernalis
31/12/08
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Bergamo
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gioire delle proprie fatiche è una droga che ci scorre nelle vene e scuote forte l'anima.
Tutto ciò mi fa bene, mi sento felice ed appagato, non mi aspetto nulla sotto l'albero, quello che potevo desiderare l'ho appena avuto e per goderne appieno ci vuole un gran cuore.

:il-saggi:hai perfettamente ragione!!!!
anche io stamani dopo 2settimane di fermo,ho fatto la mia solita pedalata,il solito giro,ma che ogni volta mi stanca e appaga!!!
continua così!!o-o
 

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