Ode al ciclista urbano
Fluida, scorrevole come lacqua che va,
scivola senza tentennamenti
la gomma sullasfalto bagnato
di sudore, sangue, piovaschi.
Condita con olio e acido lattico gira
silenziosa e possente la catena,
sulla moltitudine di denti affilati
di pignoni e corone che mordono
la strada come la vita,
azzannando aria, smog, libertà.
Pompa il cuore, vanno le gambe
mulinando impazzite, in guerra
col vento contrario e il gelo di certi giorni.
Lacrimano gli occhi saettando a destra e a manca,
stringono salde il manubrio le mani,
come una spada, un gladio nellarena stradale,
di petali e spine, di elmi, tombini e scudi,
clangore di metallo e motori.
Stretti i denti e serrata la mascella,
sempre più veloci in unaria che fatica a contenerci,
esplodiamo in questo liquido tendente al solido,
lanima buttata là, sui pedali,
e la schiena incurvata
come il guscio di una svelta tartaruga,
agile tra le luci gialle, rosse, verdi, blu,
prive di autentico valore nel dedalo
delle vie a due ruote e carboidrati.
Niente più schiavitù, niente più catene,
tutte spezzate, tutte tranne una,
oliata e silenziosa,
veicolo di dinamicità e libertà,
del bastare a se stessi,
di evasione amicizia felicità
quiete contemplazione sorrisi
lotta rivoluzione pace essenzialità
in questo minimale viaggio quotidiano.
Fluida, scorrevole come lacqua che va,
scivola senza tentennamenti
la gomma sullasfalto bagnato
di sudore, sangue, piovaschi.
Condita con olio e acido lattico gira
silenziosa e possente la catena,
sulla moltitudine di denti affilati
di pignoni e corone che mordono
la strada come la vita,
azzannando aria, smog, libertà.
Pompa il cuore, vanno le gambe
mulinando impazzite, in guerra
col vento contrario e il gelo di certi giorni.
Lacrimano gli occhi saettando a destra e a manca,
stringono salde il manubrio le mani,
come una spada, un gladio nellarena stradale,
di petali e spine, di elmi, tombini e scudi,
clangore di metallo e motori.
Stretti i denti e serrata la mascella,
sempre più veloci in unaria che fatica a contenerci,
esplodiamo in questo liquido tendente al solido,
lanima buttata là, sui pedali,
e la schiena incurvata
come il guscio di una svelta tartaruga,
agile tra le luci gialle, rosse, verdi, blu,
prive di autentico valore nel dedalo
delle vie a due ruote e carboidrati.
Niente più schiavitù, niente più catene,
tutte spezzate, tutte tranne una,
oliata e silenziosa,
veicolo di dinamicità e libertà,
del bastare a se stessi,
di evasione amicizia felicità
quiete contemplazione sorrisi
lotta rivoluzione pace essenzialità
in questo minimale viaggio quotidiano.