Piani Eterni - Dall'Inferno al Paradiso e Ritorno

  • Cannondale presenta la nuova Scalpel, la sua bici biammortizzata da cross country che adesso ha 120 millimetri di escursione anteriore e posteriore in tutte le sue versioni. Sembra che sia cambiato poco, a prima vista, ma sono i dettagli che fanno la differenza e che rendono questa Scalpel 2024 nettamente più performante del modello precedente.
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Biker assatanatus
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Tutta questa storia ha inizio leggendo (anzi, provando a leggere...) un articolo su BIKE di Ottobre riguardante, tra le altre cose, un certo Passo Finestra in Val Canzoi.

http://www.bike-magazin.de/wp-conte...ddons/explorer.php?file_id=2002&mode=w750h500

Nessuna idea ovviamente di dove fosse questa Val Canzoi, salvo poi scoprirla localizzata nelle Dolomiti Bellunesi. Bene: una location nuova, inedita, vicino casa... merita pertanto almeno una visita. Tuttavia quel pozzo senza fondo che è internet non riesce a dare alcun tipo di aiuto concreto sul dove-come-quando esplorarla "by bike": i Monti del Sole e il Parco Dolomiti Bellunesi in generale sembrano talmente selvaggi, inospitali e impervi che la mountain bike qui sembra veramente quasi off-limit. "Quasi" perchè la rete almeno un link lo sputa fuori: un sito di autoctoni che descrivono alcuni tour più o meno noti nella natia Valbelluna (http://ruotestorte.altervista.org/) tra cui, oltre al nostro Passo Finestra, anche dei certi "Piani Eterni" che, googlando qua e là, sembrano davvero speciali. Un vasto altopiano circondato da montagne e accessibile solamente con una salita da capre e/o rocciatori ma comunque più o meno ciclabile.

Raccolta la documentazione e analizzato le cartine non resta che caricare la macchina e, in un sereno giovedì settembrino, al posto di andare a lavorare partire invece con destinazione Valbelluna, località Cesiomaggiore; che - per chi non lo sapesse - è detta la "città della bicicletta" con un museo dedicato e le contrade del paese chiamate con i nomi dei corridori famosi. Strano, ma comunque caratteristico.
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Parte allora l'avventura, che alla fin fine si potrà riassumere in tre semplici punti:
a) 60% di asfalto
b) almeno 1 ora a piedi in salita
c) discesa più o meno ciclabile a seconda del pelo sullo stomaco...

Si va, quindi: Cesiomaggiore, Cesiominore, Toschian... e in neanche quattro chilometri si è all'imbocco della Val Canzoi, quota 450 s.l.m, e si inizia a salire verso lo scollinamento che sarà a....1850 s.l.m..

La strada di fondovalle è bella, facile, comoda, deserta affiancata ogni tanto da quella che sembra essere una pista ciclabile in costruzione... prefabbricata e sopraelevata due metri sopra il livello del bosco. Boh, contenti loro...

Al Rifugio boz la strada sale vertiginosa su due tornanti fetenti ma la cosa dura poco, difatti ecco il Lago artificiale della Stua. E "Stua" non a caso vuol dire diga.
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Dopo poco più di dieci chilometri una breve sosta rifocillatrice ci sta tutta: banana, barretta, borraccia... e un autoscatto, dedicato a tutti coloro non possono essere presenti. Voi pensate a produrre P.I.L... anche per me!:smile:
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Finalmente l'asfalto lascia il posto allo sterrato, quello pianeggiante lungolago, fino all'altro capo del lago. Ponte il legno pericolante e... si sale. Letteralmente. Senza mezzi termini. 900 metri di dislivello in meno di cinque chilometri: la calcolatrice dice quasi 20%. Togliendo i falsipiani e qualche tratto facile... la pendenza media si potrebbe assestare, così a spanne, sul 25-28%. Roba da matti. Da salire con corde e moschettoni. Un vero e proprio INFERNO.

Seppur il fondo compatto e/o cementato sembri spesso pedalabile, una volta il brecciolino e una volta qualche sassone, ora la radice e dopo la buca... alla fin fine prima o dopo la salita "in piedi" tocca farla "a piedi". Impensabile restare sempre in sella: si potrebbe pedalare per il 60-70%, ma solo con buona gamba e buona tecnica e buon equilibrio e... buona fortuna. Verso metà salita la pendenza sembra farsi più umana e la speranza di pedalare un po' fa nuovamente capolino, ma una successione di tornanti fa tornare con i piedi per terra... nel vero senso della parola.

Una serie assurda di tornanti, uno dietro l'altro, incastrati tra alberi e rocce da mandate in tilt pure il GPS, con pendenze da capottarsi, con fondo distastrato da faticare pure a piedi, appare d'incanto davanti agli occhi. Con un po' di porchi, un po' di santi, e soprattutto un bel po' di pazienza, pure questa è fatta.

Dopo il bivio per Val porzil la muscia cambia: la strada abbarbicata sulla roccia presenta ora un fondo perfetto, pendenze accettabili e spettacolari panorami sulla Val Canzoi. Ma il bello deve ancora venire: ecco difatti l'ennesimo - e per fortuna ultimo - muro.
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Finalmente la strada spiana: un po' di discesa, qualche saliscendi, un altro muro fetente, un po' di piano... e iniziano pure a intravedersi le alture dei Piani Eterni. Era ora.
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Con una veloce discesa si arriva ai prati dei Piani. Lo spettacolo è sublime, grandioso, eccezionale. L'enorme pianoro è cicondato su tre lati da montagne più o meno elevate, costellate di rocce, praterie, boschi e baranci che nulla hanno da invidiare ad altre più blasonate ambientazioni d'alta montagna. E qui siamo solo a quota 1600 s.l.m..Se la salita di prima era l'INFERNO, questo è senz'altro il PARADISO.

Tanto per avere un'idea, date un'occhio alle foto panoramiche di bellunovirtuale.com

http://www.bellunovirtuale.com/piani.html
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In mezzo ai prati ci sta pure un punto di riparo, Malga Erera, ogg chiusa ma - sembra - solitamente aperta durante l'estate. Altri escursionisti si crogiolano al sole, e appena vedono sto imbecille arrivare fin lassù in bici scattano subito con la classica domanda retorica di rito "Era dura la salita?!?!?" accompagnata dal solito sorrisetto "Ma quanto scemo sei?!?!?! Non c'hai altro di meglio da fare?". Si a quest'ora avrei dovuto essere a lavorare...

Comunque...alla malga c'è pure una quanto mai provvidenziale fontana e un bel po' di panchine dove oziare beati. Poi però arriva l'ora per ripartire: ancora in salita, ovviamente, sull'802 verso Forcella Pelse (quota 1847 s.l.m.) e poi, molto più tardi, alla misteriosa California.
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Qui la pendenza è decente, ma il fondo fa pena: nell'attraversare un ghiaione non c'è altro verso di proseguire che a piedi, ma comunque i 150 metri di dislivello dalla malga alla forcella passano veloci, complice pure lo scenario circostante.
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Ha perciò finalmente inizio la discesa, che all'inizio è larga e scorrevole conducendo in un battibaleno alla malga Campotorondo. Ed è qui che finisce il PARADISO e ricomincia l'INFERNO.

Il sentiero entra nel bosco e non vi uscirà più fino a fondovalle, dieci chilometri e 1100 metri di dislivello più sotto: all'inizio mediamente largo ma pieno di sassi irti e smossi, poi stretto e tecnico, poi ripido e tortuoso... una goduria. O un'agonia. Dipende dai punti di vista. Perchè se come nei videogiochi hai "tre vite" e due te le fumi subito, è ovvio che la picchiata si trasforma in un'angosciante attesa di arrivare in fondo... sani, salvi, integri... e magari in bici. Se "vite" sono le camere d'aria, che alzano bandiera bianca due volte in un chilometro con dei "pffffffff" liberatori, ecco che tutto si spiega.

Fatto sta che, comunque, la discesa verso California è un piatto per palati fini. E escursioni generose. E gente con manico. Rocce, sassi, piccoli drop costellano la parte alta del sentiero. Ogni tanto qualche settore più agevole permette velocità più alte, ma per portare a casa la pelle ci vogliono calma e sangue freddo. E soprattutto occhio, magari a qualche roccia bagnata nascosta tra l'erba pena volare a pelle di leone... col rischio di farsi male... nel mezzo del nulla... lontano da tutto e da tutti. Stavolta è andata bene, per la prossima... maglio non pensarci, e scendere con prudenza. E nel dubbio a piedi.
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Finalmente i sassi lasciano il posto al sottobosco. Il trail si innesta su quella che sembra essere una mulattiera, poi però alcune frecce sugli alberi indirizzano ancora su sentieri stretti. Quota 1300 s.l.m.: inizia il divertimento.

Il fondo di foglie e terriccio è finalmente compatto e sicuro e permette di prendere qualche rischio in più. Si alternano senza soluzione di continuità tagli veloci e successioni infinite di tornantini. Ogni tanto c'è il ritorno di qualche pietraia (visti i precedenti meglio a piedi) ma per il resto a complicare le cose c'è ora la pendenza.... bella tosta. Da mettere in crisi i freni. E intanto si scende, tornantino dopo tornantino, facendo attenzione a non volare di sotto (appunto... secondo volo di giornata). Alla in fin fine, un po' per la fatica della salita, un po' per la fatica della discesa... ci si inizia a rompere un po' i cogl... e chiedersi... ma quanto manca?!?!? "Ancora 300m." dice Mr. Garmin. Che però va nel pallone. Per fortuna il sentiero è evidente e intuitivo, non si sbaglia neanche a occhi chiusi.
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All'improvviso dalla vegetazione appare dal nulla una mulattiera... fatiscente, sconnessa e disastrata. Poi di colpo un fienile diroccato. Poi una grande casa. Ci manca solo che appaia John Locke e il Mostro e possiamo fare l'ottava stagione di Lost.
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Si tratta in realtà di quel che resta della mitica e mitologica città fantasma di California, la “montagna dimenticata”: il paese nacque sull'onda della febbre dell'oro che qui si scatenò a inizio '900 con l'apertura di miniere. Doveva essere il paese della cuccagna, la "California" bellunese. E invece le miniere si esaurirono presto e il posto tentò di crearsi un futuro turistico. Il colpo di grazia lo diede l'alluvione del 1966 che spazzò via quel poco che era rimasto.

La sterrata – finalmente decente – che corre a fianco del torrente Mis porta direttamente all’imbocco della Valle del Mis. Da qui a Cesiomaggiore saranno venticinque chilometri di solo asfalto, prima tra le buie gallerie della valle, poi a fianco del lago, quindi sui saliscendi poco frequentate dell’alta Valbelluna tra Sospirolo e San Gregorio, compresa l’odiosa salitella a tornanti di Carazzai.

All’arrivo a Cesiomaggiore risultano circa 58 chilometri e 1850 metri di dislivello percorsi in oltre sei ore... più meno le stesse rubate al lavoro.

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Dura la vita eh?!?!!?
LAVORATORIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!! PRRRRRRRRRRRR!!!!!!!!!!!!!!:celopiùg:


P.S.: per la traccia GPS... è un po' rovinata, devo lavorarci un po' su. Comunque non è che ci siano tanti sentieri da perdersi...:smile:
 
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ottomilainsu

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Bravo!
Pensa che la volevo fare, anni fa, con la rigida... quando avevo ancora la Cinelli Ottomilainsù.
Alla fine sono salito un paio di volte a piedi, mi ricordo la scannata sulla salita dalla Stua ai Piani, tremenda a piedi, mi immagino con la bici al seguito.
Una in inverno, il panino con la Nutella era diventato un panino con lamiera :smile:a -15°C!

Fino al Passo Finestra ci sarebbe un altro bel sentiero, però, occhio... nel Parco le bici sono off-limits sui sentieri e da quelle parti la Forestale bazzica parecchio.
 

nonnocarb

Redazione
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Merano
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Bravo, bel giro e bel racconto! Avevo letto anche io l'articolo in questione, ma era un pò fumoso e avvertiva dei divieti, come infatti conferma ottomilainsu.
Non ho capito una cosa, ma alla fine il passo finestra l'hai fatto o no?
 

the.mtb.biker

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Bravo, bel giro e bel racconto! Avevo letto anche io l'articolo in questione, ma era un pò fumoso e avvertiva dei divieti, come infatti conferma ottomilainsu.
Non ho capito una cosa, ma alla fine il passo finestra l'hai fatto o no?

No, il Passo Finestra non l’ho fatto: il giro dei Piani Eterni si snoda sul versante opposto della Val Canzoi.

Mi sono comunque informato anche sul Passo Finestra, anche se in realtà sembra più consigliabile fare il vicino gemello Passo Alvìs. In ogni caso le opzioni sono due:
-affrontare un giro molto lungo con un trasferimento su asfalto via Feltre-Imer, quindi risalire la Val Noasca fino al Rifugio Boz e da qui scendere dal Finestra o dall’ Alvìs con l’accento sulla ì.
-Fare un anello tutto in Val Canzoi con salita al Finestra (a piedi) e discesa dall’Alvìs.

La discesa dell’Alvìs sembra un po’ più facile e probabilmente più lunga/con più Single track/sentieri, mentre il Finestra, se in alto è più spettacolare, in basso si innesta su una sterrata larga (che agevola nel caso di percorrenza in salita – almeno in parte).

Sul sito di ruote storte c’è un itinerario a riguardo, mentre qui sul forum da qualche parte mi pare di aver letto qualcosa sulla salita al Finestra dalla Val Canzoi e discesa dall’Alvis.
 

frw75

Biker superioris
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complimenti per la sfaticata/esplorazione :hail:
penso sia un giro che è venuto in mente a tutti quelli che sono saliti almeno una volta ai piani eterni solo che quelle rampe...non fanno per me!:specc:(per ora)
c'è un piccolo problema di ordine etico::il-saggi:
"In bicicletta
All'interno del Parco è possibile andare in bicicletta su tutte le strade statali, provinciali e comunali. Alcune strade silvo pastorali sono interdette al transito delle biciclette, ma molte sono percorribili in mountain bike. Il transito con le biciclette sui sentieri è vietato."
-dal sito del parco-

anche se poi vedo che ci sono un sacco di ordinanze e nulla osta per passaggio di mezzi a motore per LA CACCIA!!!!! e per gare o raduni:arrabbiat:


PS1:la "malga" della forestale ha un sottotetto sempre aperto per il bivacco
PS2:io fra un mesetto ci vorrei andare al mattino presto, magari stavolta riesco a beccare un bramito...

scuseme par e ciacoe
 

fox82

Biker urlandum
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Complimenti davvero, fatto a piedi l'itinerario a metà agosto e devo dire che mi ero stancato parecchio...a piedi...Chapeaux
 

ottomilainsu

Biker assatanatus
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Vi fornisco io alcune informazioni sul Passo Finestra.
Ho fatto un giro a piedi poche settimane fa, la salita dalla Val Canzoi è bella e poco ripida (circa 10% come pendenza media) dato che si tratta di una mulattiera della Prima Guerra Mondiale.
Per metà è proprio una strada, quindi in bici non dovrebbero fare obiezioni.
In alto diventa un sentiero comunque largo e ben praticabile sempre con pendenza moderata.
L'ultima parte, fino al passo, è piuttosto esposta in alcuni punti dato che va su a zig-zag su una pala assai ripida, non siamo comunque ai livelli del sentiero meranese che Nonnocarb ci ha fatto conoscere, ma non si scherza dato che è assai stretto.
Verso il rif. Boz probabilmente occorre farla a piedi in alcuni tratti dato che si passa tra rocce spesso bagnate e scivolosissime.
Dal Boz verso malga Alvis si torna su una mulattiera bellica, ci sono dei tratti esposti ma le pendenze sono sempre modeste dato lo scopo per cui erano state costruite.
Dalla Val Noana (Primiero) la strada sale fino al rifugio, però il giro da Cesiomaggiore - Feltre - Fonzaso - Fiera di Primiero non è propriamente bello e raccomandabile dato che la strada si addentra in gallerie lunghe ed è trafficata.
I dislivelli sono notevoli, dalla val Canzoi a quota inferiore ai 600 circa si sale ai 1730 (se non difetta la memoria) del passo Finestra.
La zona è assai frequentata specie d'estate e si trova tutta nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, dove come sapete vigono dei precisi vincoli, sulle deroghe non mi esprimo dato che io bazzico altri posti dove fortunatamente nessuno viene a romper le scatole.
La segnaletica difetta un po', non sarebbe certo sgradito se i tratti vietati fossero segnalati, credo che tutti starebbero più tranquilli.
Anche se, a onor del vero, in qualche punto il cartello c'è ma solo a un imbocco del sentiero, dall'altro lato nessuna indicazione...
 

ottomilainsu

Biker assatanatus
15/12/09
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All'improvviso dalla vegetazione appare dal nulla una mulattiera... fatiscente, sconnessa e disastrata. Poi di colpo un fienile diroccato. Poi una grande casa. Ci manca solo che appaia John Locke e il Mostro e possiamo fare l'ottava stagione di Lost.


Si tratta in realtà di quel che resta della mitica e mitologica città fantasma di California, la “montagna dimenticata”: il paese nacque sull'onda della febbre dell'oro che qui si scatenò a inizio '900 con l'apertura di miniere. Doveva essere il paese della cuccagna, la "California" bellunese. E invece le miniere si esaurirono presto e il posto tentò di crearsi un futuro turistico. Il colpo di grazia lo diede l'alluvione del 1966 che spazzò via quel poco che era rimasto.

La storia dei luoghi è un po' più lontana nel tempo, le miniere erano sfruttate già nel medioevo.
Sei arrivato dove vi era la miniera di mercurio di Vallalta, ampiamente sfruttata in epoca veneziana e attiva fino agli anni '50, chiusa dopo una tragedia e comunque ritenuta non più economica.
La concessione mineraria è tuttavia ancora detenuta da una società, il giacimento di mercurio della zona è ritenuto ancora oggi considerevole.

A breve distanza ci sono le vecchie miniere di pirite della valle Imperina, conosciute fin dall'antichità (impero romano) e chiuse all'inizio degli anni '60.
Nei tempi d'oro una ferrovia, per il trasporto del minerale, raggiungeva Agordo.
Oggi restano solo alcune tracce del percorso e il complesso degli edifici minerari, alcuni risalenti al 1400, recuperati come museo e centro visitatori del Parco.
L'inquinamento dovuto al processo di lavorazione de minerale, che emetteva enormi quantità di zolfo e arsenico (si tratta infatti di pirite arseniosa) aveva reso la zona una landa bruciata, completamente brulla, come si vede da alcune foto dell'epoca.
Oggi la natura ha ripreso il sopravvento, ma l'acqua del torrente Imperina è ancora colorata di ruggine e assai inquinata dato che proviene dai filoni ancora ricchi in pirite.

La zona conobbe un certo sviluppo turistico nei primi anni '60, ma il disboscamento dovuto all'attività estrattiva (il legno serviva per le miniere) e il già iniziato abbandono culminarono nella disastrosa alluvione del 1966 che spazzò via tutto, strade e villaggi, tanto che la Valle del Mis vide ripristinata la strada solo all'inizio degli anni '90.

Io percorro spesso quella valle, in bici è molto bella, ma ogni volta che attraverso il Canale del Mis non posso non pensare a quello che vi è successo.
 

thefast

Biker infernalis
30/4/03
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.....Fatto sta che, comunque, la discesa verso California è un piatto per palati fini. E escursioni generose. E gente con manico. Rocce, sassi, piccoli drop costellano la parte alta del sentiero. Ogni tanto qualche settore più agevole permette velocità più alte, ma per portare a casa la pelle ci vogliono calma e sangue freddo. E soprattutto occhio, magari a qualche roccia bagnata nascosta tra l'erba pena volare a pelle di leone... col rischio di farsi male... nel mezzo del nulla... lontano da tutto e da tutti. Stavolta è andata bene, per la prossima... maglio non pensarci, e scendere con prudenza. E nel dubbio a piedi.
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ci spieghi meglio il passaggio e le stigmati sulle ginocchia?"?"?"?
 

fox82

Biker urlandum
4/3/09
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La strada di fondovalle è bella, facile, comoda, deserta affiancata ogni tanto da quella che sembra essere una pista ciclabile in costruzione... prefabbricata e sopraelevata due metri sopra il livello del bosco. Boh, contenti loro...

Quella pista orribile di ferro zincato è una malsana trovata dell'amministrazione locale che anzichè allargare la strada e fare un bel marciapiede ha deciso di creare quel percorso (farlo in legno no....) per favorire i disabili (molto opinabile il "favorire"). Naturalmente come accade sempre a metà lavori mega proteste ambientaliste e tutto fermo. Soldi buttati via dove ce ne sono già pochi.
 

ottomilainsu

Biker assatanatus
15/12/09
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"Tasi và", con quegli orribili parapetti grigliati un disabile in carrozzina si sentirà come in gabbia.
Più che per le proteste hanno finito i soldi, così per ora è tutto piantato lì.

A parte questo, ora che ho la bici da AM (GT Force) il giro mi tenta,..
 

Pollo

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25/9/08
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casale sul sile
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sono appena tornato dal giro sui piani eterni...beh che dire...gran bel giro, ci vuole tanta pazienza sulla salita verso casera erera, pendenze veramente impossibili e fondo molto smosso:specc:, comunque la tanta fatica è stata ripagata dall'arrivo sui piani eterni:cucù:...confermo che la seguente discesa verso la california è per palati fini, avevo le protezioni per le ginocchia ma secondo me servirebbero anche quelle per le gambe, ho rischiato più di una volta di scivolare sulle foglie bagnate che ormai hanno ricoperto il sentiero....ne è valsa la pena comunque!
 

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