Questa è la mia prima escursione d'alta montagna, che posso chiamare con la E maiuscola. Fino ad ora non avevo mai fatto escursioni in MTB, che potessero chiamarsi tali, ma quando me l'hanno proposta, non ho potuto rifiutare, più che altro perché la preparazione fisica me lo consentiva, ma soprattutto l'idea di vivere la MTB in una maniera diversa da quella agonistica mi attirava non poco.
Questa escursione è da compiersi preferibilmente in due giorni, perché riuscire a farla in un giorno solo è davvero troppo. L'itinerario che esporremo è pertanto suddiviso saggiamente in due tappe, ma non escludo che qualche ironman possa riuscire a farla in un giorno solo.
Noi siamo partiti da Domodossola alle ore 7.00 e abbiamo usato il bus di linea per raggiungere Macugnaga (Euro 1,50 la semplice corsa dell'autobus). A Macugnaga, dopo una classica colazione, abbiamo preso la funivia, che, attraverso due gabine, porta quasi in cima al Passo Moro (Euro 10,00 la corsa di sola andata).
Nonostante fosse agosto, noi abbiamo trovato qualcosa come 30-40 cm di neve che hanno complicato non poco la cosa, ma che hanno reso il tutto molto più avvincente e indimenticabile.
Appena lasciata la Madonna del Moro ed entrando in territorio svizzero, ci siamo imbattuti nel sentiero che dal Moro conduce fino giù al lago semiartificiale Mattmark e si passa da quota 2960 a circa 2230. Tutto questo tratto si percorre quasi esclusivamente a piedi, perché è un tratto molto tecnico pieno di rocce e sassi, che rendono impossibile la discesa in sella. Noi siamo stati molto facilitati dal fatto che c'era molta neve, la quale ci ha consentito di spingere la bici al fianco, facendola galleggiare senza molte difficoltà, altrimenti sarebbe stato un continuo spingere e mettere in spalla.
Appena arrivati alla punta del Mattmark è giunto il momento di salire finalmente in sella. Noi abbiamo percorso il senso della valle col lago alla nostra destra. La diga di materiale naturale che blocca le acque del Mattmark segna l'inizio della lunghissima discesa su asfalto, che c ha portato a temperature molto più miti, cioè dall'altitudine di 2230m fino a 650m, cioè a Visp, lasciando i paesi di Saas Almagell, Saas Grund, Saas Balen e Saas Fee (paese natale di Pirmin Zurbriggen per intenderci). Si attraversa anche il lungo ponte di Stalden e poi si continua in direzione Visp, dove si tocca il fondo altimetrico.
Da lì si risale la valle del Rodano fino a Briga, sempre su asfalto. Non escludiamo che da Visp a Briga ci sia una ciclabile su sterrato, ma noi non l'abbiamo nè trovata, nè cercata. Diversamente a partire da Briga, lasciandosi il Rodano alla destra, lo si può risalire su una ciclabile che per qualche chilometro è sterrata e poi si ritorna sull'asfalto della Furkastrasse.
Superati i paesi Bitsch e Morel, si può abbandonare per un chilometro la Furkastrasse in favore della vecchia strada dismessa, dove l'asfalto supera ben presto la pendenza del 10% e quota 1000. Superato l'abitato di Lax, comincia la salita su asfalto verso Ernen e in circa 4 km si arriva al paesino di Ausserbinn. A circa 3 km da Binn, sconsigliamo vivamente di percorrere lo stretto tunnel di 2 km, in favore della sterrata sospesa rispetto alla stretta valle percorsa dal Binna. Il percorso si allunga di un po', ma la tranquillità del paesaggio è perfino drammatica per la natura impervia da cui si è circondati.
Noi abbiamo sostato una notte intera a Binn, dove c'è una buona disponibilità di pensioni più o meno modeste e per tutte le tasche.
La mattina seguente riprendiamo la nostra salita partendo da Binn (quota 1450m) fino a Feld, alzandoci così sull'asfalto di circa 200 metri. Dall'abitato di Feld, la strada principale è sempre meno asfaltata e diventa uno sterrato molto carreggiabile, di tanto in tanto transitato da qualche fuoristrada che effettua servizio di trasporto turisti. Si riesce a stare in sella fino a quota 1950m: da lì in poi i pezzi che si riusciranno a fare in bici saranno si e no mezzo chilometro fino all'Alpe Forno Superiore, una volta ritornati in Italia.
L'ascesa fino al rifugio Albrun è abbastanza impegnativa ed è inframezzata da un sentiero single track in salita lastricato che invita a provare a pedalare per un bel po'. Dal rifugio Albrun (2269m) fino al passo omonimo (2405m) - in italiano è denominato Bocchetta d'Arbola - l'ascesa si presenta però decisamente ostica e costringe spesso a mettere la bici in spalla per affrontare gli scalini o scalone del sentiero.
Una volta arrivati sul passo, che segna il confine tra l'Italia e la Svizzera e l'inizio della discesa, non si è finito di spingere la bici, perché nel nostro itinerario puntiamo all'Alpe Forno Superiore (2220m), che non è semplicissimo raggiungere, perché il sentiero è difficile da praticare anche a piedi. Arrivati però all'alpeggio, potremmo salire definitivamente in sella, dopo qualche piccolo pezzo del sentiero ricorerto da un manto erboso ciclabile e lasciandoci alle spalle le 3 ore abbondanti in cui abbiamo spinto o portato in spalla la MTB.
La carrareccia tra le baite di Alpe Forno Superiore e Inferiore è tenuta veramente male e ci sono tratti in discesa con pendenze che arrivano al 35%, al limite della praticabilità e dell'aderenza, ma tra una derapata e l'altra, in discesa nessuno si lamenta mai.
Poco dopo aver lasciato anche le baite di Alpe Forno Inferiore, un passaggio estremamente ripido di discesa in fase di lastricazione invita a procedere con cautela, ma la vista del lago è senza dubbio incantevole.
Una volta arrivati all'altezza del lago, lo scorriamo lasciandolo alla nostra destra in direzione valle: la carreggiata è molto divertente e propone continui saliscendi che invitano a lasciar andare la bici, anche se d'estate si trovano di tanto in tanto camminatori che ingombrano tutta la sede stradale e che borbottano all'arrivo delle nostre MTB sprovviste di campanello - esclusivamente camminatori italiani, aggiungo.
Lasciato il lago, si fa presto ad arrivare a Crampiolo (1780m) e così si continua in direzione Alpe Devero (1630m), vero ricettacolo di turisti della montagna provenienti dal Piemonte e dalla Lombardia. Qui finisce la discesa su sterrato e comincia la discesa verso la val d'Ossola su asfalto.
Il paese di Devero lo si lascia entrando in una galleria lunga quasi 2 km, la cui illuminazione lascia molto a desiderare, per cui armatevi di torce o accordatevi con la prima automobile nel vostro stesso senso di marcia in modo da procedere assieme fino all'uscita.
Si passano i paesi di Goglio, Croveo, Baceno, Crodo, Crevoladossola e infine di nuovo Domodossola, da cui siamo partiti la mattina precedente.
Sicuramente questa escursione di due giorni è migliorabile per la quantità di asfalto affrontata, ma nulla in confronto con la fortuna che abbiamo avuto noi nel trovare 10-15 cm di neve sul versante del Moro e 30-40 cm sul versante a nord in direzione del Mattmark. Ci avremmo anche provato ad andare sulla neve soffice, ma le gomme non certo idonee per un uso così estremo, nè tanto meno la poca compattezza del manto ci hanno fatto desistere ben presto. Tutt'altra cosa è passare su neve già compattata, ma per questo è meglio che aspettiamo il prossimo autunno o inverno!
Questa escursione è da compiersi preferibilmente in due giorni, perché riuscire a farla in un giorno solo è davvero troppo. L'itinerario che esporremo è pertanto suddiviso saggiamente in due tappe, ma non escludo che qualche ironman possa riuscire a farla in un giorno solo.
Noi siamo partiti da Domodossola alle ore 7.00 e abbiamo usato il bus di linea per raggiungere Macugnaga (Euro 1,50 la semplice corsa dell'autobus). A Macugnaga, dopo una classica colazione, abbiamo preso la funivia, che, attraverso due gabine, porta quasi in cima al Passo Moro (Euro 10,00 la corsa di sola andata).
Nonostante fosse agosto, noi abbiamo trovato qualcosa come 30-40 cm di neve che hanno complicato non poco la cosa, ma che hanno reso il tutto molto più avvincente e indimenticabile.
Appena lasciata la Madonna del Moro ed entrando in territorio svizzero, ci siamo imbattuti nel sentiero che dal Moro conduce fino giù al lago semiartificiale Mattmark e si passa da quota 2960 a circa 2230. Tutto questo tratto si percorre quasi esclusivamente a piedi, perché è un tratto molto tecnico pieno di rocce e sassi, che rendono impossibile la discesa in sella. Noi siamo stati molto facilitati dal fatto che c'era molta neve, la quale ci ha consentito di spingere la bici al fianco, facendola galleggiare senza molte difficoltà, altrimenti sarebbe stato un continuo spingere e mettere in spalla.
Appena arrivati alla punta del Mattmark è giunto il momento di salire finalmente in sella. Noi abbiamo percorso il senso della valle col lago alla nostra destra. La diga di materiale naturale che blocca le acque del Mattmark segna l'inizio della lunghissima discesa su asfalto, che c ha portato a temperature molto più miti, cioè dall'altitudine di 2230m fino a 650m, cioè a Visp, lasciando i paesi di Saas Almagell, Saas Grund, Saas Balen e Saas Fee (paese natale di Pirmin Zurbriggen per intenderci). Si attraversa anche il lungo ponte di Stalden e poi si continua in direzione Visp, dove si tocca il fondo altimetrico.
Da lì si risale la valle del Rodano fino a Briga, sempre su asfalto. Non escludiamo che da Visp a Briga ci sia una ciclabile su sterrato, ma noi non l'abbiamo nè trovata, nè cercata. Diversamente a partire da Briga, lasciandosi il Rodano alla destra, lo si può risalire su una ciclabile che per qualche chilometro è sterrata e poi si ritorna sull'asfalto della Furkastrasse.
Superati i paesi Bitsch e Morel, si può abbandonare per un chilometro la Furkastrasse in favore della vecchia strada dismessa, dove l'asfalto supera ben presto la pendenza del 10% e quota 1000. Superato l'abitato di Lax, comincia la salita su asfalto verso Ernen e in circa 4 km si arriva al paesino di Ausserbinn. A circa 3 km da Binn, sconsigliamo vivamente di percorrere lo stretto tunnel di 2 km, in favore della sterrata sospesa rispetto alla stretta valle percorsa dal Binna. Il percorso si allunga di un po', ma la tranquillità del paesaggio è perfino drammatica per la natura impervia da cui si è circondati.
Noi abbiamo sostato una notte intera a Binn, dove c'è una buona disponibilità di pensioni più o meno modeste e per tutte le tasche.
La mattina seguente riprendiamo la nostra salita partendo da Binn (quota 1450m) fino a Feld, alzandoci così sull'asfalto di circa 200 metri. Dall'abitato di Feld, la strada principale è sempre meno asfaltata e diventa uno sterrato molto carreggiabile, di tanto in tanto transitato da qualche fuoristrada che effettua servizio di trasporto turisti. Si riesce a stare in sella fino a quota 1950m: da lì in poi i pezzi che si riusciranno a fare in bici saranno si e no mezzo chilometro fino all'Alpe Forno Superiore, una volta ritornati in Italia.
L'ascesa fino al rifugio Albrun è abbastanza impegnativa ed è inframezzata da un sentiero single track in salita lastricato che invita a provare a pedalare per un bel po'. Dal rifugio Albrun (2269m) fino al passo omonimo (2405m) - in italiano è denominato Bocchetta d'Arbola - l'ascesa si presenta però decisamente ostica e costringe spesso a mettere la bici in spalla per affrontare gli scalini o scalone del sentiero.
Una volta arrivati sul passo, che segna il confine tra l'Italia e la Svizzera e l'inizio della discesa, non si è finito di spingere la bici, perché nel nostro itinerario puntiamo all'Alpe Forno Superiore (2220m), che non è semplicissimo raggiungere, perché il sentiero è difficile da praticare anche a piedi. Arrivati però all'alpeggio, potremmo salire definitivamente in sella, dopo qualche piccolo pezzo del sentiero ricorerto da un manto erboso ciclabile e lasciandoci alle spalle le 3 ore abbondanti in cui abbiamo spinto o portato in spalla la MTB.
La carrareccia tra le baite di Alpe Forno Superiore e Inferiore è tenuta veramente male e ci sono tratti in discesa con pendenze che arrivano al 35%, al limite della praticabilità e dell'aderenza, ma tra una derapata e l'altra, in discesa nessuno si lamenta mai.
Poco dopo aver lasciato anche le baite di Alpe Forno Inferiore, un passaggio estremamente ripido di discesa in fase di lastricazione invita a procedere con cautela, ma la vista del lago è senza dubbio incantevole.
Una volta arrivati all'altezza del lago, lo scorriamo lasciandolo alla nostra destra in direzione valle: la carreggiata è molto divertente e propone continui saliscendi che invitano a lasciar andare la bici, anche se d'estate si trovano di tanto in tanto camminatori che ingombrano tutta la sede stradale e che borbottano all'arrivo delle nostre MTB sprovviste di campanello - esclusivamente camminatori italiani, aggiungo.
Lasciato il lago, si fa presto ad arrivare a Crampiolo (1780m) e così si continua in direzione Alpe Devero (1630m), vero ricettacolo di turisti della montagna provenienti dal Piemonte e dalla Lombardia. Qui finisce la discesa su sterrato e comincia la discesa verso la val d'Ossola su asfalto.
Il paese di Devero lo si lascia entrando in una galleria lunga quasi 2 km, la cui illuminazione lascia molto a desiderare, per cui armatevi di torce o accordatevi con la prima automobile nel vostro stesso senso di marcia in modo da procedere assieme fino all'uscita.
Si passano i paesi di Goglio, Croveo, Baceno, Crodo, Crevoladossola e infine di nuovo Domodossola, da cui siamo partiti la mattina precedente.
Sicuramente questa escursione di due giorni è migliorabile per la quantità di asfalto affrontata, ma nulla in confronto con la fortuna che abbiamo avuto noi nel trovare 10-15 cm di neve sul versante del Moro e 30-40 cm sul versante a nord in direzione del Mattmark. Ci avremmo anche provato ad andare sulla neve soffice, ma le gomme non certo idonee per un uso così estremo, nè tanto meno la poca compattezza del manto ci hanno fatto desistere ben presto. Tutt'altra cosa è passare su neve già compattata, ma per questo è meglio che aspettiamo il prossimo autunno o inverno!