Sullo sfondo il bagliore incandescente della città arde.
Tante palle infuocate si accendono e si spengono nel delirio della comodità.
Stiamo scappando, fuggendo dalla minaccia del solito divano sbadigliante e palloso del lunedì sera.
35 cm di neve in giardino. E sulle colline chissà quanta.
2 giorni di tempesta siberiana eccezionali.
Ora la luna è piena.
Il termometro proibitivo ma chissenefrega.
Improvvisati, incoscienti e felici.
Bardati come dei barboni che dormono sotto un ponte.
Come ubriachi tentiamo in salita di stare in piedi.
L'asfalto si è trasformato in una lastrone unico, dosare la pedalata diventa una neccessità se non si vuole innescare un bel testacoda con effetto strike. Scuola di sensibilità. Il minimo sussulto è letale.
Abbandoniamo la strada e inizia la samba.
Solleviamo la bici sopra la nostra testa e avanziamo fuori strada con la neve che ci arriva a volte al ginocchio ma anche fin alla cintura.
Provo per la prima volta la sensazione di avere le p-a-l-l-e refrigerate. La nostra è una via crucis. 17kg di bici in spalla navigando in oltre 80 cm di neve. Ma sappiamo che arrivati in cima ci si divertirà. Ho scelto infatti la collina più pendente della zona, che ha un versante sgombro da alberi e scende per 150 metri di dislivello.
Sono circa le 10 quando raggiungiamo la vetta. La luna illumina perfettamente tutto. Capisco solo ora cosa si intende per powder. La neve è davvero polverosa. Basterebbe soffiarci sopra per far sollevare la polverina magica. Arriviamo sul ciglio e ci buttiamo. Sebbene c'è ne sia davvero tanta il pendio ci aiuta a prendere velocità. Curvoni, alziamo tanta neve e gallleggiamo su tutto questo bianco ben di dio. Ma quanta ce ne? Lo ripetiamo in continuazione. Tutto immmacolato e intatto. Con la nostra bici scarabocchiamo la collina discendendola. Non sappiamo più se sia più facile stare in sella o planare su questo materassone bianco e gelido.
Ad ogni cambio di traiettoria siamo avvolti in un limbo ovattato.
Siamo in fondo. Galattico.
Domani ci si torna con tavola e sci. Sicuro.
Tante palle infuocate si accendono e si spengono nel delirio della comodità.
Stiamo scappando, fuggendo dalla minaccia del solito divano sbadigliante e palloso del lunedì sera.
35 cm di neve in giardino. E sulle colline chissà quanta.
2 giorni di tempesta siberiana eccezionali.
Ora la luna è piena.
Il termometro proibitivo ma chissenefrega.
Improvvisati, incoscienti e felici.
Bardati come dei barboni che dormono sotto un ponte.
Come ubriachi tentiamo in salita di stare in piedi.
L'asfalto si è trasformato in una lastrone unico, dosare la pedalata diventa una neccessità se non si vuole innescare un bel testacoda con effetto strike. Scuola di sensibilità. Il minimo sussulto è letale.
Abbandoniamo la strada e inizia la samba.
Solleviamo la bici sopra la nostra testa e avanziamo fuori strada con la neve che ci arriva a volte al ginocchio ma anche fin alla cintura.
Provo per la prima volta la sensazione di avere le p-a-l-l-e refrigerate. La nostra è una via crucis. 17kg di bici in spalla navigando in oltre 80 cm di neve. Ma sappiamo che arrivati in cima ci si divertirà. Ho scelto infatti la collina più pendente della zona, che ha un versante sgombro da alberi e scende per 150 metri di dislivello.
Sono circa le 10 quando raggiungiamo la vetta. La luna illumina perfettamente tutto. Capisco solo ora cosa si intende per powder. La neve è davvero polverosa. Basterebbe soffiarci sopra per far sollevare la polverina magica. Arriviamo sul ciglio e ci buttiamo. Sebbene c'è ne sia davvero tanta il pendio ci aiuta a prendere velocità. Curvoni, alziamo tanta neve e gallleggiamo su tutto questo bianco ben di dio. Ma quanta ce ne? Lo ripetiamo in continuazione. Tutto immmacolato e intatto. Con la nostra bici scarabocchiamo la collina discendendola. Non sappiamo più se sia più facile stare in sella o planare su questo materassone bianco e gelido.
Ad ogni cambio di traiettoria siamo avvolti in un limbo ovattato.
Siamo in fondo. Galattico.
Domani ci si torna con tavola e sci. Sicuro.