Il monte Navért (o Navert) è una montagna dell'Appennino parmense al confine tra i comuni di Corniglio e di Monchio delle Corti, con un'altitudine di 1.654 metri s.l.m.. È uno spartiacque tra la Val Parma a ovest, la Val Bratica a nord e la Val Cedra a est.
Si trova al disopra del passo della Colla (1.474 m), che collega Corniglio con Monchio delle Corti.
Dal versante nord nasce il torrente Bratica, che dopo circa 14 km sfocia nel Parma, poco a nord di Corniglio.
Proprio davanti al Navert si erge il monte Rocca Pumacciolo e il Pumaccioletto. Appena più in la il crinale che fa da spartiacque tra lEmilia e la Toscana. Di la il Mare e spostate le Alpi Apuane.
Da come era cominciata, si doveva capire subito che non era giornata,,ed era meglio fermarsi in osteria e tirar sera mangiando, bevendo e cantando
Da come è finita direi che, grazie a Dio, è andato tutto bene, e alla fine ci siamo anche divertiti
E stato un bel giro, anche se più faticoso del previsto, e cè stato qualche inconveniente
Il Navert ha mantenuto le promesse, ci avevano detto che era un bel giro e se si guarda il giro in se è stato davvero bello e spettacolare. Qualche momento di dura salita, qualche momento di discesa tecnica qualche momento di orienteering (non sempre andato a buon fine).
Cera stato tutto un giro di mail e di telefonate con i ragazzi del CAI di Parma, e alla fine si era aggiunto anche mio fratello
Al bar a Pilastro oltre a Flora e al sottoscritto, ci siamo trovati con Daniela, Sara, Melissa e il buon Duccio. Di mio fratello si è già detto
Non cè stato bisogno di presentazioni, in quanto Danilo si è presentato in piena autonomia prima ancora che Flora ed io arrivassimo allappuntamento.
Prima di partire, Danilo mi annuncia che ha dei seri problemi alla macchina .Comincium ben
Gli chiedo se vuole venire su con noi cè un po di trambusto nel sistemare le bici ma si dovrebbe riuscire
Serafico asserisce : ce la dovrei fare..
Così la piccola colonna mtbmunita parte da Pilastro alla volta di Corniglio.
Alcuni automobilisti non proprio velocissimi, ci rallentano parecchio sulla strada montana, ma, alla fine arriviamo al Centro Parco di Corniglio, dove rapidamente prepariamo mtb e bikers.
Accendo il navigatore e comincio a seguire la traccia. La primissima parte di percorso è tutta dentro il bosco alla destra della strada che mena al passo del Ticchiano. Una bellissima serie di saliscendi nel bosco fresco.
La truppa, in fila ordinata, avanza allegra. Arriviamo sulla strada del Ticchiano che percorriamo tranqulillamente sotto un bel sole che scalda le nostre membra.
Poi a Sivizzo, giriamo in mezzo al bel borgo in pietra e ci dirigiamo verso il cimitero. Non è una bella direzione ma il sentiero va di la
Appena passato il camposanto il sentiero inizia una bella discesa. In bella fila il gruppetto, scende velocemente sul sentiero leggermente sconnesso.
Ora pedaliamo nel bosco al fresco della rugiada ancora ben presente sullerba. Guadiamo un paio di piccoli rigagnoli bagando bici e gambe. Ora una robusta salita sulla terra ancora umida. A qualcuno scivolano le ruote, ma non fa niente, saliamo tutti in allegria.
Usciamo ed entriamo dal bosco
Tutto sembra andare benissimo, quando
Ero ormai sul colmo di una salita quando sento Flora che mi chiama a gran voce
Sbuffando torno indietro di qualche metro .
Danilo ha un problema vocia Flora da la sotto .
Scendo veloce e quello che si presenta ai miei occhi mi manda in agitazione.
La catena di Danilo è un bel nodo da alpinismo e nel mezzo cè il cambio posteriore.
Ha rotto il forcellino. Gli chiedo se ne ha uno di ricambio .
Davanti alla sua faccia stranita capisco che non ce lha .
Chiedo a Melissa che ha una bici uguale ce lha .a casa
Tombola!
Cosa facciamo? Siamo a 2 o 3 km da Corniglio Decisione presa velocemente smaglio la catena, libero il cambio e con il nastro isolante di Duccio lo fisso alla forcella posteriore ora la bici può essere spinta in salita e può correre in discesa Danilo a malincuore ci lascia e rientra alla macchina Se non fossimo così vicini se Danilo non fosse un fidato e bravo escursionista, non lo lascerei andare solo
Ci salutiamo e sono triste mentre il fratellino si incammina
Il gruppo per un attimo in silenzio riparte
Mentre la favella ritorna mi ritrovo davanti un nuovo problema
Il sentiero è sbarrato da una frana davvero grande e apparentemente recentissima
Do una occhiata rapida e valuto che si possa passare senza troppe problematiche.
Parto con la bici a traino cercando la via migliore per arrivare di la
Non è proprio così facile. Molti massi sono poco stabili e si muovono sotto i miei piedi. I tacchetti per lattacco spd scivolano sulle rocce rese viscide dallumidità del bosco
Porto la mia Scott al sicuro e aiuto Daniela a portare la sua. Poi risalgo sui sassi e aiuto Duccio, Melissa, Sara e Flora allo scavalcamento. Più rimango sulla frana e più mi preoccupo e penso che non sia stata una gran cosa attraversarla Sopra di noi dalla costa della montagna cè parecchia roba ancora appesa e sotto i nostri piedi si muove troppa roba
Ma ormai siamo passati, è fatta
Anzi ci facciamo una bella foto di gruppo e ripartiamo .
Con la testa che vagola da qualche parti mi avvio prima degli altri per vedere se avanti a noi ci sono altre sorprese .
Guardo il navigatore, la strada scende leggermente, accendo la Gopro, e mentre riappoggio la mano sul manubrio, un sasso (probabilmente) maligno, mi toglie lappoggio e non cè speranza, vado per terra
Una strenga orrenda sul casco e mi sento il collo indolenzito. Mi rialzo in fretta e comincio a riassettarmi. Sono frastornato
Intanto arrivano gli altri Flora vede il mio navigatore sul sentiero mi chiede cosa sia successo
Niente, sono caduto .
Per non fare preoccupare Flora, ma anche gli altri, faccio finta di niente, mi rimetto in sella e riparto. Sembra tutto ok, al netto del mal di collo, ma non sembra niente di serio. Non mi gira la testa. Scombussolato, ma sembra tutto ok
Pedalando pedalando arriviamo alla località di Casalino e iniziamo la risalita verso Casarola e Riana..
Gli inconvenienti finora capitati ci hanno fatto perdere tanto tempo, abbiamo fatto pochissima strada ed è ancora tutto da fare. Considerando che la salita verso il Navert è ancora tutta da pedalare, non andiamo molto bene Sono da solo, qualche metro davanti al gruppo. Sono solo col mio collo, dietro sento chiacchierare Flora con le altre ragazze, e la limpida voce di Sara che è sempre incredibilmente positiva ed allegra. La cosa mi da fiducia e mi incentiva parecchio.
Passiamo nel bosco di castagni dove ci sono i metati restaurati e resi abitabili (su richiesta). Siamo alle porte di Casarola.
La traccia mi porterebbe ancora nel bosco ma per velocizzare le cose attraverso Casarola e vado direttamente verso Riana.
I borghi in pietra sono sempre bellissimi e andrebbero maggiormente valorizzati.
I luoghi del poeta Attilio Bertolucci sono affascinanti e coinvolgenti.
Ora comincia la salita vera e propria verso il Navert.
Nel frattempo mi arriva una chiamata di Danilo (che sta andando verso casa). Preoccupato mi dice che nella concitazione del guasto al forcellino ha perso il navigatore Tombola!!!
Siamo ormai lontani da Sivizzo .tornerò alla fine dellescursione a cercarlo o torneremo domani insieme .
Ma porca loca!!!
Fa niente le voci di Flora e Sara, sempre allegre mi confortano e mi spingono ad andare avanti.
Più silenziosa Melissa più riflessiva Daniela .Duccio, una presenza logica e rassicurante.
Siamo su una strada bianca piuttosto comoda, che sale dolce dolce verso la montagna che è ancora la in fondo.
Incontriamo una anziana signora che è stata a funghi dice di non aver trovato un gran che
Forse si riferisce ai porcini perché nella borsa di roba ce nè, non poca. Probabilmente sono funghi di minor valore e/o bontà. Chiacchieriamo un po, ci racconta di figli e nipoti e ci dice che la strada è dura e brutta .comincia a predire che non arriveremo ecc..ecc
Scopriamo che abita a Medesano .Salutiamo e andiamo abbiamo tanta strada da fare
I chilometri sono assai lunghi, ma passano.
Passiamo davanti ad un faggio secolare (la Fagia d Togno)
Dimprovviso usciamo dal bosco e ci troviamo su un bel crinaletto. La strada bianca finisce e si trasforma in una bella carrareccia Siamo sopra i 1400 metri e lo sguardo spazia sulle vallate circostanti. Le nuvole che vanno e vengono danno una grande vivacità allambiente.
Sulla salita che porta a Pian del monte, una volpe stupenda, pochi metri davanti alle mie ruote , attraversa il sentiero stupenda una coda bella gonfia, lunga andatura felpata da volpe
Sono visioni che danno coraggio e allegria.
Continuiamo a pedalare con vigore sul sentiero che ora si arma di pendenze prepotenti
Arriviamo a Pian del Monte..
Una bella spianata, con rari faggi e una grossa pozza nel mezzo .
Ancora qualche metro e poi poi ci ritroviamo davanti ad uno spiazzo nel bosco dove non distinguiamo sentieri pedalabili La traccia mi manda dritto verso al verticale ci sono i segni CAI. Vado avanti da solo, per verificare la correttezza della traccia proprio così si va su dritti Cè poco da fare, bici in spalla e su Un bel portage
Pochi minuti, poca strada ma dura.
Saliamo sbuffando, ci fermiamo un attimo a tirare il fiato. Ne approfitto per scattare quache foto ai faggi di crinale. Sono contorti come anime in pena. Argentati, piegati dal vento, resistono comunque ancorati al terreno. Sono alberi bellissimi, sembra abbiano unanima sembrano parlarti con le pieghe del tronco.
Ora il sentiero scende un attimo prima dellultimo strappo.
Lo stupendo slalom fra i faggi in discesa dura poco.
Il single track si impenna cattivo e ci costringe ancora a spingere. Lasciamo passare un motociclista che forte sel suo motore sale agile guastando tutta latmosfera.
E una cosa ben strana .che nellarea del Parco dei 100 laghi si possa girare in moto, o peggio (come abbiamo visto sotto) in fuori strada o quad
Usciamo dagli ultimi faggi ed entraiamo nello splendido prato sommitale il posto lo riconosco bene
Pedaliamo gli ultimi metri emozionati come bimbi
Finalmente in vetta.
Davanti a noi lo stupendo spartiacque appenninico. Riconosco ad uno tutti i monti che hanno visto le mie prime uscite di escursionista con la mitica APEA (associazione periti escursionisti e aggregati). Laggiù il Sillara dove sono stato mille volte con lamico Rodolfo con gli sci.
Ora sono qui con la mia mtb, con la moglie e con un gruppo di amici nuova vita, nuove avventure da raccontare.
Quanti ricordi ed emozioni suscita questo meraviglioso colpo docchio .
Scattiamo alcune foto ricordo,
scendiamo di qualche metro per metterci a riparo dallaria fresca e provvediamo a mettere qualcosa nello stomaco.
Nuvoloni poco simpatici che coprono alla nostra vista il Marmagna e lOrsaro, lorologio tiranno, fanno si che si possa lasciare poco tempo alla poesia e alla sosta rigenerante e si debba cominciare a scendere. Dovremmo fare abbastanza presto, la strada non è tanta e soprattutto è in discesa. Non ricordo difficoltà terribili .
Intanto che gli amici si preparano do una occhiata in giro per trovare la migliore via di discesa. Vedo bene il sentiero che dovremo seguire. Per prati morbidi e muschiosi lo raggiungo facilmente.
In pochi attimi sono sceso parecchio. Gli amici sono dei puntoli vocianti la sopra. Faccio segno dove passare e li aspetto in punto comodo per tutti.
Riunito il gruppo partiamo per la discesa.
Il single track è davvero divertente. La tracciola è ben evidente, impegnativa quanto basta per dare un po di pepe alla discesa, ma niente di particolarmente crudo.
Vado avanti seguendo la traccia e i segni sugli alberi e sui sassi.
La segnaletica non è numerata, non ci sono cartelli esplicativi, e i segnavia sono assai sbiaditi e non eccessivamente evidenti. Per noi che siamo in bici sono difficili da vedere e seguire. Non essendo assi della mtb dobbiamo tenere gli occhi sul sentiero per non rischiare cadute poco simpatiche
Ma anche per lescursionista scarponi-dotato, in caso di nebbia la discesa potrebbe presentare qualche problema.
La discesa continua bene Qualche centinaio di metri e mi fermo a riunire il gruppo
Fino a che entro in un gruppo di alberi con molta rottura di legna per terra.
Il sentiero non presenta curve .la traccia nemmeno, ma istintivamente seguo il sentiero più largo che piega leggermente a destra e fa un tornante proseguendo in senso opposto alla nostra direzione.
Non mangio la foglia immediatamente. Un po il ritardo del segnale del navigatore, un po che vedo la traccia bella dritta sempre davanti a me (i sentieri sono quasi sovrapposti al netto della quota) mi accorgo troppo tardi che siamo fuori traccia. Non ci sono nemmeno più i pochi segni CAI
Mi consulto con Duccio che ha il navigatore sulla via migliore da seguire. Lavorando sulle cartine del Garmin vedo che possiamo rimetterci in traccia più a valle tagliando il pendio.
La cosa migliore sarebbe risalire spingendo il paio di tornanti e riprendere il sentiero ma possiamo farcela anche così mal che vada finiamo a Monchio.
Cominciamo così linseguimento della traccia per sentieri successivi.
Un po scendiamo un po traversiamo. La traccia originale sembra fuggire, sembra scappare.
Quando sembra alla nostra portata, il nostro sentiero devia quel tanto che basta
Poi le tracce diventano parallele
La nostra non è una discesa ma un susseguirsi di traversi con parecchi passaggi fangosi in buche
generate da trattori e dalle moto Strappi cattivi (anche se brevi) stanno minando il nostro morale.
Il vociare delle ragazze è calato di volume. Un po la tensione un pòla stanchezza, un po lincertezza fanno si che le conversazioni si svolgano tra Duccio e me, per la consultazione delle mappe.
Ormai ci siamo, la traccia è appena li, anche ingrandendo la scala del garmin, sembra che siamo a pochi metri,
siamo sulla ippovia (segnata in giallo-blu e cartelli rossi un po sbiaditi). Arriviamo ad un grande bivio trivio incrocio stradale . La via che dovremmo seguire presenta uno strappo cattivissimo sulla nostra sinistra. Il morale della truppa è basso e la voglia di salire non è al massimo .cosa ce ne saranno ancora di strappi del genere da fare?
Con Duccio mettiamo in pista altre alternative
Vediamo che se proseguiamo in un certo modo dovremmo approdare poco sotto il Ticchiano dalla parte di Monchio
Ok, dal passo del Ticchiano fino a Casarola, poi, è tutta discesa .
Vada per di qui
Risollevato il morale generale continuiamo la nostra discesa.
La tranquillità dura poco. Dopo una pozza enorme in cui entrando rischio di affondare miseramente (come la C.Concordia davanti al Giglio) si presenta ancora un incrocio da nervoso.
Purtroppo il gps ha un difetto terribile. Quando ti fermi la mappa gira a piacimento suo e diventa difficile capire bene la strada da prendere. La nostra traccia è lontana e inservibile .
Ci accorgiamo troppo tardi che abbiamo preso la via sbagliata .
Stiamo scendendo troppo e troppo velocemente .
Sotto di noi Monchio delle Corti appare nettamente
Sbuchiamo in un piccolo nucleo abitato davvero carino alla periferia del paese .e quando arriviamo in strada la segnaletica stradale ci segnala km1 della via Monchio-Corniglio.
Arrivare al Ticchiano mancano un bel 5 km .
Iniziamo la lenta risalita su asfalto. Le gambe cominciano ad accusare la fatica.
Duccio imperterrito mi descive la strada che conosco poco .sembra bel riposato e tranquillo.
Le ragazze salgono un po più lentamente ma salgono.
I nuvoloni maligni che prima avvolgevano il Marmagna e lOrsaro si sono spostate sopra Monchio e comincia a cadere qualche gocciolina. Ora, che a questora si annuvoli è abbastanza normale ma che piova quando le prev davano cielo assolutamnente terso, mi sta un po in quel posto. Ci mancherebbe solo questo .
Fortunatamente è solo qualche goccia che ci rinfresca un po .
Lumidità è degna della pianura padana.
I km sono pochi ma non si arriva mai. In realtà non cabbiamo messo una vita .ma la tensione e la voglia di arrivare provocano la sensazione terribile della dilatazione del tempo.
Duccio e d io arriviamo al Ticchiano qualche minuto prima delle ragazze, che arrivano con Flora che mi giacca orribilmente per non averle aspettate .
Ma vi sentivo chiacchierare! mi giustifico timidamente .
Avrei voglia di prendere il sentiero per Ballone e rientrare di la ma lora ormai tarda e la stanchezza generale mi fanno optare per una veloce discesa per strada. Per oggi di avventure ne abbiamo avute abbastanza .
Dal passo del Ticchiamo a Corniglio non è tutta discesa, ma ce nè tanta,
alla fine facciamo abbastanza presto e anche se lultima salita (quella per arrivare al Centro Parco) ci pare durissima, alla fine siamo alle macchine. Mtb e bikers sono indecentemente sporchi un bel gruppo di cinghiali !! nella nostra migliore tradizione.
Carichiamo in macchina Mtb e bikers e ci lasciamo dopo i necessari saluti, baci e abbracci
(giuro Duccio lho solo salutato niente baci)
Ma per me lavventura non è ancora finita
Devo vedere se riesco a recuperare il Garmin che Danilo a perso stamattina..
Sivizzo è proprio li dietro .
Parcheggio la macchina dove non da fastidio e lascio Flora di guardia.
Parto di passo svelto e un po di corsa .Passo il primo guado, il secondo, la salita .ed ecco il sasso dove Danilo ha rotto il forcellino. Guardo e frugo, li intorno niente .
Vado avanti un po ricerco e rifrugo .niente.
Sarà passato qualcuno e vedendolo avrà pensato .questo è mio .
Con questi pensieri mi accingo a rientrare alla macchina. Continuo a non togliere lo sguardo da terra e vedo un robo strano per terra .è il Garmin di Danilo ormai scarico .
Tutto è bene quel che finisce bene .
La giornata era cominciata assai male .e per fortuna è finita assai bene .Alla fine abbiamo fatto un bel giro, il collo fa male fino la e abbiamo ritrovato il navigatore .
Telfoniamo la lieta novella al fratello preoccupato e ci avviamo verso casa.
Abbiamo una fame blu .
In ogni caso potete rileggere e vedere le foto al seguente indirizzo:
http://stefanoalinovimtbperisentieriitaliani.blogspot.it/2014/09/navert-adventures.html
Si trova al disopra del passo della Colla (1.474 m), che collega Corniglio con Monchio delle Corti.
Dal versante nord nasce il torrente Bratica, che dopo circa 14 km sfocia nel Parma, poco a nord di Corniglio.
Proprio davanti al Navert si erge il monte Rocca Pumacciolo e il Pumaccioletto. Appena più in la il crinale che fa da spartiacque tra lEmilia e la Toscana. Di la il Mare e spostate le Alpi Apuane.
Da come era cominciata, si doveva capire subito che non era giornata,,ed era meglio fermarsi in osteria e tirar sera mangiando, bevendo e cantando
Da come è finita direi che, grazie a Dio, è andato tutto bene, e alla fine ci siamo anche divertiti
E stato un bel giro, anche se più faticoso del previsto, e cè stato qualche inconveniente
Il Navert ha mantenuto le promesse, ci avevano detto che era un bel giro e se si guarda il giro in se è stato davvero bello e spettacolare. Qualche momento di dura salita, qualche momento di discesa tecnica qualche momento di orienteering (non sempre andato a buon fine).
Cera stato tutto un giro di mail e di telefonate con i ragazzi del CAI di Parma, e alla fine si era aggiunto anche mio fratello
Al bar a Pilastro oltre a Flora e al sottoscritto, ci siamo trovati con Daniela, Sara, Melissa e il buon Duccio. Di mio fratello si è già detto
Non cè stato bisogno di presentazioni, in quanto Danilo si è presentato in piena autonomia prima ancora che Flora ed io arrivassimo allappuntamento.
Prima di partire, Danilo mi annuncia che ha dei seri problemi alla macchina .Comincium ben
Gli chiedo se vuole venire su con noi cè un po di trambusto nel sistemare le bici ma si dovrebbe riuscire
Serafico asserisce : ce la dovrei fare..
Così la piccola colonna mtbmunita parte da Pilastro alla volta di Corniglio.
Alcuni automobilisti non proprio velocissimi, ci rallentano parecchio sulla strada montana, ma, alla fine arriviamo al Centro Parco di Corniglio, dove rapidamente prepariamo mtb e bikers.
Accendo il navigatore e comincio a seguire la traccia. La primissima parte di percorso è tutta dentro il bosco alla destra della strada che mena al passo del Ticchiano. Una bellissima serie di saliscendi nel bosco fresco.
La truppa, in fila ordinata, avanza allegra. Arriviamo sulla strada del Ticchiano che percorriamo tranqulillamente sotto un bel sole che scalda le nostre membra.
Poi a Sivizzo, giriamo in mezzo al bel borgo in pietra e ci dirigiamo verso il cimitero. Non è una bella direzione ma il sentiero va di la
Appena passato il camposanto il sentiero inizia una bella discesa. In bella fila il gruppetto, scende velocemente sul sentiero leggermente sconnesso.
Ora pedaliamo nel bosco al fresco della rugiada ancora ben presente sullerba. Guadiamo un paio di piccoli rigagnoli bagando bici e gambe. Ora una robusta salita sulla terra ancora umida. A qualcuno scivolano le ruote, ma non fa niente, saliamo tutti in allegria.
Usciamo ed entriamo dal bosco
Tutto sembra andare benissimo, quando
Ero ormai sul colmo di una salita quando sento Flora che mi chiama a gran voce
Sbuffando torno indietro di qualche metro .
Danilo ha un problema vocia Flora da la sotto .
Scendo veloce e quello che si presenta ai miei occhi mi manda in agitazione.
La catena di Danilo è un bel nodo da alpinismo e nel mezzo cè il cambio posteriore.
Ha rotto il forcellino. Gli chiedo se ne ha uno di ricambio .
Davanti alla sua faccia stranita capisco che non ce lha .
Chiedo a Melissa che ha una bici uguale ce lha .a casa
Tombola!
Cosa facciamo? Siamo a 2 o 3 km da Corniglio Decisione presa velocemente smaglio la catena, libero il cambio e con il nastro isolante di Duccio lo fisso alla forcella posteriore ora la bici può essere spinta in salita e può correre in discesa Danilo a malincuore ci lascia e rientra alla macchina Se non fossimo così vicini se Danilo non fosse un fidato e bravo escursionista, non lo lascerei andare solo
Ci salutiamo e sono triste mentre il fratellino si incammina
Il gruppo per un attimo in silenzio riparte
Mentre la favella ritorna mi ritrovo davanti un nuovo problema
Il sentiero è sbarrato da una frana davvero grande e apparentemente recentissima
Do una occhiata rapida e valuto che si possa passare senza troppe problematiche.
Parto con la bici a traino cercando la via migliore per arrivare di la
Non è proprio così facile. Molti massi sono poco stabili e si muovono sotto i miei piedi. I tacchetti per lattacco spd scivolano sulle rocce rese viscide dallumidità del bosco
Porto la mia Scott al sicuro e aiuto Daniela a portare la sua. Poi risalgo sui sassi e aiuto Duccio, Melissa, Sara e Flora allo scavalcamento. Più rimango sulla frana e più mi preoccupo e penso che non sia stata una gran cosa attraversarla Sopra di noi dalla costa della montagna cè parecchia roba ancora appesa e sotto i nostri piedi si muove troppa roba
Ma ormai siamo passati, è fatta
Anzi ci facciamo una bella foto di gruppo e ripartiamo .
Con la testa che vagola da qualche parti mi avvio prima degli altri per vedere se avanti a noi ci sono altre sorprese .
Guardo il navigatore, la strada scende leggermente, accendo la Gopro, e mentre riappoggio la mano sul manubrio, un sasso (probabilmente) maligno, mi toglie lappoggio e non cè speranza, vado per terra
Una strenga orrenda sul casco e mi sento il collo indolenzito. Mi rialzo in fretta e comincio a riassettarmi. Sono frastornato
Intanto arrivano gli altri Flora vede il mio navigatore sul sentiero mi chiede cosa sia successo
Niente, sono caduto .
Per non fare preoccupare Flora, ma anche gli altri, faccio finta di niente, mi rimetto in sella e riparto. Sembra tutto ok, al netto del mal di collo, ma non sembra niente di serio. Non mi gira la testa. Scombussolato, ma sembra tutto ok
Pedalando pedalando arriviamo alla località di Casalino e iniziamo la risalita verso Casarola e Riana..
Gli inconvenienti finora capitati ci hanno fatto perdere tanto tempo, abbiamo fatto pochissima strada ed è ancora tutto da fare. Considerando che la salita verso il Navert è ancora tutta da pedalare, non andiamo molto bene Sono da solo, qualche metro davanti al gruppo. Sono solo col mio collo, dietro sento chiacchierare Flora con le altre ragazze, e la limpida voce di Sara che è sempre incredibilmente positiva ed allegra. La cosa mi da fiducia e mi incentiva parecchio.
Passiamo nel bosco di castagni dove ci sono i metati restaurati e resi abitabili (su richiesta). Siamo alle porte di Casarola.
La traccia mi porterebbe ancora nel bosco ma per velocizzare le cose attraverso Casarola e vado direttamente verso Riana.
I borghi in pietra sono sempre bellissimi e andrebbero maggiormente valorizzati.
I luoghi del poeta Attilio Bertolucci sono affascinanti e coinvolgenti.
Ora comincia la salita vera e propria verso il Navert.
Nel frattempo mi arriva una chiamata di Danilo (che sta andando verso casa). Preoccupato mi dice che nella concitazione del guasto al forcellino ha perso il navigatore Tombola!!!
Siamo ormai lontani da Sivizzo .tornerò alla fine dellescursione a cercarlo o torneremo domani insieme .
Ma porca loca!!!
Fa niente le voci di Flora e Sara, sempre allegre mi confortano e mi spingono ad andare avanti.
Più silenziosa Melissa più riflessiva Daniela .Duccio, una presenza logica e rassicurante.
Siamo su una strada bianca piuttosto comoda, che sale dolce dolce verso la montagna che è ancora la in fondo.
Incontriamo una anziana signora che è stata a funghi dice di non aver trovato un gran che
Forse si riferisce ai porcini perché nella borsa di roba ce nè, non poca. Probabilmente sono funghi di minor valore e/o bontà. Chiacchieriamo un po, ci racconta di figli e nipoti e ci dice che la strada è dura e brutta .comincia a predire che non arriveremo ecc..ecc
Scopriamo che abita a Medesano .Salutiamo e andiamo abbiamo tanta strada da fare
I chilometri sono assai lunghi, ma passano.
Passiamo davanti ad un faggio secolare (la Fagia d Togno)
Dimprovviso usciamo dal bosco e ci troviamo su un bel crinaletto. La strada bianca finisce e si trasforma in una bella carrareccia Siamo sopra i 1400 metri e lo sguardo spazia sulle vallate circostanti. Le nuvole che vanno e vengono danno una grande vivacità allambiente.
Sulla salita che porta a Pian del monte, una volpe stupenda, pochi metri davanti alle mie ruote , attraversa il sentiero stupenda una coda bella gonfia, lunga andatura felpata da volpe
Sono visioni che danno coraggio e allegria.
Continuiamo a pedalare con vigore sul sentiero che ora si arma di pendenze prepotenti
Arriviamo a Pian del Monte..
Una bella spianata, con rari faggi e una grossa pozza nel mezzo .
Ancora qualche metro e poi poi ci ritroviamo davanti ad uno spiazzo nel bosco dove non distinguiamo sentieri pedalabili La traccia mi manda dritto verso al verticale ci sono i segni CAI. Vado avanti da solo, per verificare la correttezza della traccia proprio così si va su dritti Cè poco da fare, bici in spalla e su Un bel portage
Pochi minuti, poca strada ma dura.
Saliamo sbuffando, ci fermiamo un attimo a tirare il fiato. Ne approfitto per scattare quache foto ai faggi di crinale. Sono contorti come anime in pena. Argentati, piegati dal vento, resistono comunque ancorati al terreno. Sono alberi bellissimi, sembra abbiano unanima sembrano parlarti con le pieghe del tronco.
Ora il sentiero scende un attimo prima dellultimo strappo.
Lo stupendo slalom fra i faggi in discesa dura poco.
Il single track si impenna cattivo e ci costringe ancora a spingere. Lasciamo passare un motociclista che forte sel suo motore sale agile guastando tutta latmosfera.
E una cosa ben strana .che nellarea del Parco dei 100 laghi si possa girare in moto, o peggio (come abbiamo visto sotto) in fuori strada o quad
Usciamo dagli ultimi faggi ed entraiamo nello splendido prato sommitale il posto lo riconosco bene
Pedaliamo gli ultimi metri emozionati come bimbi
Finalmente in vetta.
Davanti a noi lo stupendo spartiacque appenninico. Riconosco ad uno tutti i monti che hanno visto le mie prime uscite di escursionista con la mitica APEA (associazione periti escursionisti e aggregati). Laggiù il Sillara dove sono stato mille volte con lamico Rodolfo con gli sci.
Ora sono qui con la mia mtb, con la moglie e con un gruppo di amici nuova vita, nuove avventure da raccontare.
Quanti ricordi ed emozioni suscita questo meraviglioso colpo docchio .
Scattiamo alcune foto ricordo,
scendiamo di qualche metro per metterci a riparo dallaria fresca e provvediamo a mettere qualcosa nello stomaco.
Nuvoloni poco simpatici che coprono alla nostra vista il Marmagna e lOrsaro, lorologio tiranno, fanno si che si possa lasciare poco tempo alla poesia e alla sosta rigenerante e si debba cominciare a scendere. Dovremmo fare abbastanza presto, la strada non è tanta e soprattutto è in discesa. Non ricordo difficoltà terribili .
Intanto che gli amici si preparano do una occhiata in giro per trovare la migliore via di discesa. Vedo bene il sentiero che dovremo seguire. Per prati morbidi e muschiosi lo raggiungo facilmente.
In pochi attimi sono sceso parecchio. Gli amici sono dei puntoli vocianti la sopra. Faccio segno dove passare e li aspetto in punto comodo per tutti.
Riunito il gruppo partiamo per la discesa.
Il single track è davvero divertente. La tracciola è ben evidente, impegnativa quanto basta per dare un po di pepe alla discesa, ma niente di particolarmente crudo.
Vado avanti seguendo la traccia e i segni sugli alberi e sui sassi.
La segnaletica non è numerata, non ci sono cartelli esplicativi, e i segnavia sono assai sbiaditi e non eccessivamente evidenti. Per noi che siamo in bici sono difficili da vedere e seguire. Non essendo assi della mtb dobbiamo tenere gli occhi sul sentiero per non rischiare cadute poco simpatiche
Ma anche per lescursionista scarponi-dotato, in caso di nebbia la discesa potrebbe presentare qualche problema.
La discesa continua bene Qualche centinaio di metri e mi fermo a riunire il gruppo
Fino a che entro in un gruppo di alberi con molta rottura di legna per terra.
Il sentiero non presenta curve .la traccia nemmeno, ma istintivamente seguo il sentiero più largo che piega leggermente a destra e fa un tornante proseguendo in senso opposto alla nostra direzione.
Non mangio la foglia immediatamente. Un po il ritardo del segnale del navigatore, un po che vedo la traccia bella dritta sempre davanti a me (i sentieri sono quasi sovrapposti al netto della quota) mi accorgo troppo tardi che siamo fuori traccia. Non ci sono nemmeno più i pochi segni CAI
Mi consulto con Duccio che ha il navigatore sulla via migliore da seguire. Lavorando sulle cartine del Garmin vedo che possiamo rimetterci in traccia più a valle tagliando il pendio.
La cosa migliore sarebbe risalire spingendo il paio di tornanti e riprendere il sentiero ma possiamo farcela anche così mal che vada finiamo a Monchio.
Cominciamo così linseguimento della traccia per sentieri successivi.
Un po scendiamo un po traversiamo. La traccia originale sembra fuggire, sembra scappare.
Quando sembra alla nostra portata, il nostro sentiero devia quel tanto che basta
Poi le tracce diventano parallele
La nostra non è una discesa ma un susseguirsi di traversi con parecchi passaggi fangosi in buche
generate da trattori e dalle moto Strappi cattivi (anche se brevi) stanno minando il nostro morale.
Il vociare delle ragazze è calato di volume. Un po la tensione un pòla stanchezza, un po lincertezza fanno si che le conversazioni si svolgano tra Duccio e me, per la consultazione delle mappe.
Ormai ci siamo, la traccia è appena li, anche ingrandendo la scala del garmin, sembra che siamo a pochi metri,
siamo sulla ippovia (segnata in giallo-blu e cartelli rossi un po sbiaditi). Arriviamo ad un grande bivio trivio incrocio stradale . La via che dovremmo seguire presenta uno strappo cattivissimo sulla nostra sinistra. Il morale della truppa è basso e la voglia di salire non è al massimo .cosa ce ne saranno ancora di strappi del genere da fare?
Con Duccio mettiamo in pista altre alternative
Vediamo che se proseguiamo in un certo modo dovremmo approdare poco sotto il Ticchiano dalla parte di Monchio
Ok, dal passo del Ticchiano fino a Casarola, poi, è tutta discesa .
Vada per di qui
Risollevato il morale generale continuiamo la nostra discesa.
La tranquillità dura poco. Dopo una pozza enorme in cui entrando rischio di affondare miseramente (come la C.Concordia davanti al Giglio) si presenta ancora un incrocio da nervoso.
Purtroppo il gps ha un difetto terribile. Quando ti fermi la mappa gira a piacimento suo e diventa difficile capire bene la strada da prendere. La nostra traccia è lontana e inservibile .
Ci accorgiamo troppo tardi che abbiamo preso la via sbagliata .
Stiamo scendendo troppo e troppo velocemente .
Sotto di noi Monchio delle Corti appare nettamente
Sbuchiamo in un piccolo nucleo abitato davvero carino alla periferia del paese .e quando arriviamo in strada la segnaletica stradale ci segnala km1 della via Monchio-Corniglio.
Arrivare al Ticchiano mancano un bel 5 km .
Iniziamo la lenta risalita su asfalto. Le gambe cominciano ad accusare la fatica.
Duccio imperterrito mi descive la strada che conosco poco .sembra bel riposato e tranquillo.
Le ragazze salgono un po più lentamente ma salgono.
I nuvoloni maligni che prima avvolgevano il Marmagna e lOrsaro si sono spostate sopra Monchio e comincia a cadere qualche gocciolina. Ora, che a questora si annuvoli è abbastanza normale ma che piova quando le prev davano cielo assolutamnente terso, mi sta un po in quel posto. Ci mancherebbe solo questo .
Fortunatamente è solo qualche goccia che ci rinfresca un po .
Lumidità è degna della pianura padana.
I km sono pochi ma non si arriva mai. In realtà non cabbiamo messo una vita .ma la tensione e la voglia di arrivare provocano la sensazione terribile della dilatazione del tempo.
Duccio e d io arriviamo al Ticchiano qualche minuto prima delle ragazze, che arrivano con Flora che mi giacca orribilmente per non averle aspettate .
Ma vi sentivo chiacchierare! mi giustifico timidamente .
Avrei voglia di prendere il sentiero per Ballone e rientrare di la ma lora ormai tarda e la stanchezza generale mi fanno optare per una veloce discesa per strada. Per oggi di avventure ne abbiamo avute abbastanza .
Dal passo del Ticchiamo a Corniglio non è tutta discesa, ma ce nè tanta,
alla fine facciamo abbastanza presto e anche se lultima salita (quella per arrivare al Centro Parco) ci pare durissima, alla fine siamo alle macchine. Mtb e bikers sono indecentemente sporchi un bel gruppo di cinghiali !! nella nostra migliore tradizione.
Carichiamo in macchina Mtb e bikers e ci lasciamo dopo i necessari saluti, baci e abbracci
(giuro Duccio lho solo salutato niente baci)
Ma per me lavventura non è ancora finita
Devo vedere se riesco a recuperare il Garmin che Danilo a perso stamattina..
Sivizzo è proprio li dietro .
Parcheggio la macchina dove non da fastidio e lascio Flora di guardia.
Parto di passo svelto e un po di corsa .Passo il primo guado, il secondo, la salita .ed ecco il sasso dove Danilo ha rotto il forcellino. Guardo e frugo, li intorno niente .
Vado avanti un po ricerco e rifrugo .niente.
Sarà passato qualcuno e vedendolo avrà pensato .questo è mio .
Con questi pensieri mi accingo a rientrare alla macchina. Continuo a non togliere lo sguardo da terra e vedo un robo strano per terra .è il Garmin di Danilo ormai scarico .
Tutto è bene quel che finisce bene .
La giornata era cominciata assai male .e per fortuna è finita assai bene .Alla fine abbiamo fatto un bel giro, il collo fa male fino la e abbiamo ritrovato il navigatore .
Telfoniamo la lieta novella al fratello preoccupato e ci avviamo verso casa.
Abbiamo una fame blu .
In ogni caso potete rileggere e vedere le foto al seguente indirizzo:
http://stefanoalinovimtbperisentieriitaliani.blogspot.it/2014/09/navert-adventures.html