MONTE PASUBIO
Lunghezza: 52 km.
Dislivello: 2050m. circa
Durata: 6h30m
Difficoltà: Estremo
Percorribilità: Maggio-Ottobre
La Prima Guerra Mondiale ha lasciato nelle montagne Venete un segno indelebile, fatto di gallerie, trincee e camminamenti, cha ancora oggi rimane a monito per le generazioni future: tra i luoghi dove più cruento fu il combattimento, il Pasubio verrà per sempre ricordato come sede di una tra le più lunghe e sanguinose battaglie nella storia della Grande Guerra, risoltasi con migliaia di morti a fronte di un irrilevante tornaconto strategico. Con questo itinerario andremo alla scoperta dei luoghi della tragedia, preferendo al classico anello dalla località Ponte Verde (tra Pian delle Fugazze e Colle Xomo) un inedito e massacrante percorso: ci aspettano duemila metri di dislivello, in un colpo solo.
La lunga scalata parte da Valli del Pasubio, attraversando fin da subito numerosi piccoli e caratteristici borghi rurali nei boschi della Val Leogra: seguita la S.S.46 e incontrato lo stabilimento Norda, infatti, svoltiamo a destra verso Costapiana iniziando a percorrere strade secondarie strette, tortuose e panoramiche; in prossimità di Costapiana di Sotto proseguiamo dritti fino a Costapiana di Sopra per poi imboccare verso sinistra la sterrata che in leggera discesa conduce a Pietra. Ritrovato l'asfalto, giungiamo in breve alle vecchie scuole Val Maso da cui torniamo a salire seguendo le indicazioni per Cortiana.
Raggiunta la piccola frazione l'asfalto termina: svoltiamo perciò a sinistra sulla traccia erbosa che, costeggiando una recinzione, conduce su una larga carrareccia polverosa; da qui continuiamo a salire su uno sterrato a tratti sconnesso e ripido (ma sempre pedalabile) sbucando infine nelle vicinanze del Colle Xomo, che raggiungiamo su asfalto, continuando in salita fino alla Bocca di Campiglia.
Ha qui inizio la famosa Strada delle 52 Gallerie, un vero capolavoro di ingegneria militare costruito tra guglie, gole e pareti verticali sul versante meridionale del monte, al riparo dall'artiglieria nemica; la strada, progettata dal Gen. Cadorna, è lunga circa sei chilometri caratterizzati da numerose gallerie scavate nella roccia per oltre due chilometri. Visto il divieto di transito dovuto all'estrema pericolosità del sentiero (già diversi biker hanno infatti perso la vita), continuiamo lungo la Strada degli Scarubbi, via d'accesso alternativa al Massiccio del Pasubio, molto più esposta al fuoco nemico.
La sterrata sale con pendenza regolare affrontando una interminabile successione di tornanti arroccati sul fianco della montagna finché una spianata e alcune brevi gallerie permettono di tirare il fiato; poco oltre la salita torna impegnativa affrontando un lungo costone esposto sull'Alpe Pasubio, costellata di trincee e piccole gallerie, terminando alle Porte di Pasubio.
Da qui entriamo nella Zona Sacra, dichiarata Monumento Nazionale in memoria di coloro che qui perirono in difesa della Patria: strada facendo, infatti, incontriamo l'Arco Romano, costruito nel punto più avanzato raggiunto dallo "straniero", accompagnato del cartello "Di qui non si passa", che ne rafforza simbolicamente il significato. Continuando giungiamo alla chiesetta di Santa Maria del Pasubio, presso la Selletta di Comando.
La salita continua per un altro chilometro fino alla Sella Damaggio (sentiero 142 in gran parte non ciclabile in salita), posta ai piedi della Cima Palon, il punto più elevato del gruppo del Pasubio; poco oltre il Dente Italiano e il Dente Austriaco, perforati da decine di tunnel e gallerie sotterranee, sono il simbolo dell'estenuante Guerra di Posizione che qui si tenne. Il luogo, oltre ad offrire un panorama a 360° sulle Piccole Dolomiti e su trincee, doline e vallette sconvolte dalle granate, è anche e soprattutto punto ideale in cui soffermarsi in raccoglimento.
Girata la bici, scendiamo con cautela a ritroso raggiungendo le Porte di Pasubio da cui, svoltando a destra, arriviamo al rifugio Papa. Percorrendo ora la Strada degli Eroi, scavata nella parete verticale della montagna e costruita a strapiombo sul baratro, perdiamo rapidamente quota fino alla galleria D'Havet, dopo la quale il paesaggio cambia radicalmente riportandoci ai giorni nostri, lasciandoci alle spalle un sacco di riflessioni e di pensieri. La sterrata scende ora veloce fino al Pian delle Fugazze: una volta su asfalto teniamo la destra e poco dopo deviamo a sinistra verso l'ossario, posto al termine di una breve salita.
Dall'ossario deviamo verso sinistra sulla sterrata 175: inizialmente agevole, una volta entrato nel bosco devia bruscamente a destra diventando un divertentissimo e tortuoso single track che sbuca su una larga carrareccia; teniamo la destra e continuiamo a scendere, ora più dolcemente, ignorando ogni deviazione secondaria. Al termine di un tratto in falsopiano la strada affronta alcuni tornanti cementati per poi divenire asfaltata, disegnando una velocissima serpentina tra i dolci pendii erbosi (perfetti per i classici "tagli") che termina a Gisbenti da cui, tenendo la destra, ritorniamo a Valli lungo la S.S.46.
Mappa, altimetria e foto su http://www.webalice.it/stefano.demarchi/index.htm (sezione ITINERARI)
(se il link non funziona copiarlo sulla barra degli indirizzi)
Lunghezza: 52 km.
Dislivello: 2050m. circa
Durata: 6h30m
Difficoltà: Estremo
Percorribilità: Maggio-Ottobre
La Prima Guerra Mondiale ha lasciato nelle montagne Venete un segno indelebile, fatto di gallerie, trincee e camminamenti, cha ancora oggi rimane a monito per le generazioni future: tra i luoghi dove più cruento fu il combattimento, il Pasubio verrà per sempre ricordato come sede di una tra le più lunghe e sanguinose battaglie nella storia della Grande Guerra, risoltasi con migliaia di morti a fronte di un irrilevante tornaconto strategico. Con questo itinerario andremo alla scoperta dei luoghi della tragedia, preferendo al classico anello dalla località Ponte Verde (tra Pian delle Fugazze e Colle Xomo) un inedito e massacrante percorso: ci aspettano duemila metri di dislivello, in un colpo solo.
La lunga scalata parte da Valli del Pasubio, attraversando fin da subito numerosi piccoli e caratteristici borghi rurali nei boschi della Val Leogra: seguita la S.S.46 e incontrato lo stabilimento Norda, infatti, svoltiamo a destra verso Costapiana iniziando a percorrere strade secondarie strette, tortuose e panoramiche; in prossimità di Costapiana di Sotto proseguiamo dritti fino a Costapiana di Sopra per poi imboccare verso sinistra la sterrata che in leggera discesa conduce a Pietra. Ritrovato l'asfalto, giungiamo in breve alle vecchie scuole Val Maso da cui torniamo a salire seguendo le indicazioni per Cortiana.
Raggiunta la piccola frazione l'asfalto termina: svoltiamo perciò a sinistra sulla traccia erbosa che, costeggiando una recinzione, conduce su una larga carrareccia polverosa; da qui continuiamo a salire su uno sterrato a tratti sconnesso e ripido (ma sempre pedalabile) sbucando infine nelle vicinanze del Colle Xomo, che raggiungiamo su asfalto, continuando in salita fino alla Bocca di Campiglia.
Ha qui inizio la famosa Strada delle 52 Gallerie, un vero capolavoro di ingegneria militare costruito tra guglie, gole e pareti verticali sul versante meridionale del monte, al riparo dall'artiglieria nemica; la strada, progettata dal Gen. Cadorna, è lunga circa sei chilometri caratterizzati da numerose gallerie scavate nella roccia per oltre due chilometri. Visto il divieto di transito dovuto all'estrema pericolosità del sentiero (già diversi biker hanno infatti perso la vita), continuiamo lungo la Strada degli Scarubbi, via d'accesso alternativa al Massiccio del Pasubio, molto più esposta al fuoco nemico.
La sterrata sale con pendenza regolare affrontando una interminabile successione di tornanti arroccati sul fianco della montagna finché una spianata e alcune brevi gallerie permettono di tirare il fiato; poco oltre la salita torna impegnativa affrontando un lungo costone esposto sull'Alpe Pasubio, costellata di trincee e piccole gallerie, terminando alle Porte di Pasubio.
Da qui entriamo nella Zona Sacra, dichiarata Monumento Nazionale in memoria di coloro che qui perirono in difesa della Patria: strada facendo, infatti, incontriamo l'Arco Romano, costruito nel punto più avanzato raggiunto dallo "straniero", accompagnato del cartello "Di qui non si passa", che ne rafforza simbolicamente il significato. Continuando giungiamo alla chiesetta di Santa Maria del Pasubio, presso la Selletta di Comando.
La salita continua per un altro chilometro fino alla Sella Damaggio (sentiero 142 in gran parte non ciclabile in salita), posta ai piedi della Cima Palon, il punto più elevato del gruppo del Pasubio; poco oltre il Dente Italiano e il Dente Austriaco, perforati da decine di tunnel e gallerie sotterranee, sono il simbolo dell'estenuante Guerra di Posizione che qui si tenne. Il luogo, oltre ad offrire un panorama a 360° sulle Piccole Dolomiti e su trincee, doline e vallette sconvolte dalle granate, è anche e soprattutto punto ideale in cui soffermarsi in raccoglimento.
Girata la bici, scendiamo con cautela a ritroso raggiungendo le Porte di Pasubio da cui, svoltando a destra, arriviamo al rifugio Papa. Percorrendo ora la Strada degli Eroi, scavata nella parete verticale della montagna e costruita a strapiombo sul baratro, perdiamo rapidamente quota fino alla galleria D'Havet, dopo la quale il paesaggio cambia radicalmente riportandoci ai giorni nostri, lasciandoci alle spalle un sacco di riflessioni e di pensieri. La sterrata scende ora veloce fino al Pian delle Fugazze: una volta su asfalto teniamo la destra e poco dopo deviamo a sinistra verso l'ossario, posto al termine di una breve salita.
Dall'ossario deviamo verso sinistra sulla sterrata 175: inizialmente agevole, una volta entrato nel bosco devia bruscamente a destra diventando un divertentissimo e tortuoso single track che sbuca su una larga carrareccia; teniamo la destra e continuiamo a scendere, ora più dolcemente, ignorando ogni deviazione secondaria. Al termine di un tratto in falsopiano la strada affronta alcuni tornanti cementati per poi divenire asfaltata, disegnando una velocissima serpentina tra i dolci pendii erbosi (perfetti per i classici "tagli") che termina a Gisbenti da cui, tenendo la destra, ritorniamo a Valli lungo la S.S.46.
Mappa, altimetria e foto su http://www.webalice.it/stefano.demarchi/index.htm (sezione ITINERARI)
(se il link non funziona copiarlo sulla barra degli indirizzi)