Monte Labbro

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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Orsetto

Biker grossissimus
15/12/03
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Dalla costa Tirrenica
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Se capitate dalle parti dell’Amiata, quella solitaria montagna ricoperta da foreste di faggi che domina la Maremma grossetana, date uno sguardo anche alle alture circostanti, che a vederle sembrano quasi insignificanti rispetto alla maestosa imponenza dell’antico vulcano spento.

Ebbene, a guardia del versante amiatino rivolto verso il mare, c’è una montagna il cui profilo già da lontano si distingue dalle altre; sarà per la sua non trascurabile altezza, sarà forse perché il candore delle rocce calcaree contrasta decisamente con il verde cupo delle vicine faggete, ma il Monte Labbro non può non farsi notare.



Verso la sua cima si arrampicano comode strade ghiaiose, lunghe salite battute dal sole e spazzate dal vento; percorrono pascoli ondulati, aggirano costoni di roccia, superano casolari e poderi solitari, e finalmente, metro dopo metro, con un ultimo sforzo finale, guadagnano la cima della montagna solitaria.

Quassù il ciclista che ha avuto l’ardore di affrontare questa prova di resistenza può finalmente tirare il fiato, ma per poco; stavolta è il panorama che si apre a 360° tutto intorno che toglie il respiro: se da una parte la cupa faggeta dell’Amiata occupa buona parte dell’orizzonte, alle spalle un susseguirsi di colline ondulate guida l’occhio verso il luccichio del mare, con i profili frastagliati del Giglio, dell’Argentario, dell’Isola d’Elba.

E ancora, piu’ lontano, l’appennino, il Casentino, la città di Siena, il Gran Sasso avvolto nella foschia.



La curiosità del solitario viandante è ora concentrata su quelle pietre sovrapposte fino a formare una torre; una rudimentale scala consente di salire sul tetto della costruzione, dove sembra di volare, di toccare con un dito i rapaci che ancora più in alto volano e stridono.



Strana storia quella del Monte Labbro. Geologicamente non ha niente a che fare con le rocce laviche del vicino cono amiatino; qui la roccia ha perso il grigiore della trachite per assumere il colore bianco abbagliante dei calcari.

E nessuna foresta copre con il suo manto ombroso questi sassi sui quali si accanisce il vento di tramontana o i raggi impietosi del sole estivo.

Eppure proprio queste pietre solitarie sono state il teatro di una storia umana breve, intensa e drammatica, una delle tante scintille che animano il vivere comune delle genti di questo mondo.

Una storia ormai vecchia, buona per i libri di scuola; una di quelle tante vicende sociali, politiche e religiose che hanno animato il nostro passato.

Camminando tra le antiche strade dei due paesi sui quali il Monte Labbro getta le sue ombre - Arcidosso e Santa Fiora - troverete ancora gli echi di queste antiche vicende: nei nomi della gente, nella sensibilità con la quale le comunità locali ancora oggi sostengono e si vantano di quella che, nel loro piccolo, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione culturale.

Perché questa è una storia locale, una storia di povera gente.

Ma che ha anticipato, pur non influenzandola affatto, la storia del secolo che sarebbe venuto, quel movimento politico immenso che ha trovato nel marxismo la sua espressione maggiore.

La storia è questa.



 

Orsetto

Biker grossissimus
15/12/03
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Dalla costa Tirrenica
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Era il primo novembre 1834 quando in Arcidosso, secondogenito di sette fratelli, nasce David Lazzaretti, figlio di Giuseppe, un povero barrocciaio.

La vita allora, in queste isolate comunità montane, era durissima; appena fu in grado di contribuire al sostentamento della famiglia fu chiamato dal padre ad aiutarlo nella conduzione dei carri che trasportavano legna, carbone e terra d'ocra.

Fare il barrocciaio fu per David occasione meditativa, consumata al lento ritmo dei sonagli dei muli o dei cavalli. In questo periodo iniziarono a manifestarsi frequenti crisi mistiche accompagnate da visioni di intensa suggestione.

Il Lazzaretti uscì da questo periodo fortemente segnato nel carattere e nella personalità: egli si autoconvinse di essere il prescelto per una missione divina volta alla diffusione della parola di Dio.

Aderì con tutto il suo fervore alla Chiesa cattolica, iniziò ritiri, digiuni ed altre pratiche ascetiche.

Per svolgere al meglio queste “missioni” delle quali si sentiva il predestinato, si ritirava per lunghi periodi in luoghi solitari, privato di tutto.

Frequenti furono i suoi romitaggi in una antica grotta sulla cima del Monte Labbro, una e buia fredda spaccatura ricamata da drappi calcarei di stalattiti.

David Lazzaretti era un individuo carismatico; la sua personalità inquietante ed il suo fervore religioso ebbero un effetto travolgente tra le masse della povera gente, in prevalenza contadini avvezzi a condizioni di esistenza al limite dalla sopportazione.

Le sue frequenti prediche nelle vie e nelle piazze raccoglievano centinaia di attenti ascoltatori: per tutti quelli che accorrevano ad ascoltarlo egli era il “Santo David”.
Il Lazzaretti si spinse oltre: intorno alla “sua” grotta costruì con l’aiuto dei suoi più fedeli sostenitori una cittadella sullo stile delle costruzioni nuragiche, con una chiesa, una torre e un piccolo gruppo di case destinate ai bisogni della comunità stessa.

E fu sulle alture del Monte Labbro che si dirigevano sempre più spesso le popolazioni locali per ascoltare la sua voce carica di fervore mistico, al punto che tutte le chiese dei paeselli della Montagna restavano sempre di più vuote e desolate.

Credendo fermamente nella semplice regola dell’ora et labora, David Lazzaretti realizzò una comunità di ottanta famiglie cristiane in una audace esperienza collettiva di lavoro basata sulla comunione di beni; sotto la sua guida i partecipanti dettero luogo ad un esperimento associativo fondato sul senso della solidarietà e della fraternità, le cui regole interne prevedevano la distribuzione del prodotto della terra secondo l'apporto lavorativo e secondo il grado di bisogno; fu istituito un fondo finanziario comune creato con i contributi dei confratelli, destinato al sostentamento della comunità secondo opportuni piani di ripartizione.

Non solo: nella comunità lazzarettiana si potevano trovare anche istituti di avanzata democrazia ancora sconosciuti al tempo, come il riconoscimento del diritto di voto alle donne, l'organizzazione di scuole gratuite e obbligatorie, nonchè la presenza di una autonoma struttura giurisdizionale a tutela delle controversie economiche e sociali della struttura.

Tutte regole che ritroveremo, molti anni dopo, nelle prime matrici ideologiche marxiste e socialiste, allora sconosciute a David Lazzaretti e non solo a lui.

Il clero e i vescovi della zona, che inizialmente assecondarono non poco questa inquietante personalità, iniziarono a guardare con sospetto al profeta dell’Amiata; troppo spesso nei suoi scritti e nei suoi sermoni contestava apertamente le ricchezze e gli sprechi del clero e inneggiava ad una "Repubblica" dai connotati religiosi.

Ed anche la Borghesia di allora non poteva non restare sconcertata e intimidita da questi primi movimenti popolari, intimorita oltremodo dalle notizie dei primi scioperi operai (caldeggiati da una diffusa nascente attività sindacale).

David Lazzaretti muore ad Arcidosso, sotto il piombo delle forze dell’ordine il 18 agosto 1878, durante una delle tante manifestazioni a cui faceva capo; ebbe la meglio la scelta dei potenti e dei benpensanti, un dogmatismo religioso che imponeva la linea dura della repressione e della persecuzione immotivata.

Finiva così la breve storia di un interprete delle situazioni umane di allora, la speranza di molti contadini di riscattarsi da condizioni di vita disumane e da una dilagante povertà; David Lazzaretti simboleggiò la protesta delle genti dell’Amiata, la speranza di un cambiamento e di un riscatto.

Nel 1988, in occasione del 110° anniversario della morte del Profeta dell’Amiata, il Consiglio comunale di Arcidosso, in seduta straordinaria, approva una delibera con la quale sconfessa ed annulla la precedente con cui 110 anni prima il giorno successivo l'uccisione di David si esprimeva una nota di plauso verso le forze dell' ordine.

La Torre di David, incurante della furia dei venti che spazzano la cima del Monte Labbro, domina ancora oggi i pascoli amiatini, tra le cui genti si diffondono ancora oggi studiosi e seguaci del barrocciaio di Arcidosso.

 

Orsetto

Biker grossissimus
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kiko5 ha scritto:
......mi hai fatto venire voglia di farci un giretto......bel racconto!!

Kiko, Kiko ..... ce l'hai a due passi e ancora non ci sei salito ?
Vacci, te lo consiglio, soprattutto con una di quelle belle giornate limpide autunnali.
Ti propongo questo giro:
Arcidosso - SP Cinigianese fino a Serra - Zancona - Macchie - Podere dei Bravi - Salita all'Aquilaia - Bivio Ris. Poggio all'Olmo - (Qui a sx) - strada da Stribugliano al Buceto - Salita al Buceto - Bivio Loc. Pratimolli - A dx verso il Labbro.

Per scendere è possibile anche passare per il centro buddista del Merigar; un'altra botta di spiritualità ! :hail:
 

Orsetto

Biker grossissimus
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monorotula ha scritto:
Io mi sono limitato a girare attorno alla vetta perchè mi avevano detto che ci si saliva solo a piedi. Era vero?

Assolutamente no. Alla vetta si sale con una comoda strada che nell'ultimo tratto è decisamente ripida. Ma saranno una cinquantina di metri nemmeno.
Io personalmente non ce l'ho mai fatta a salirla, ma ho visto gente del posto arrampicarsi in sella.
Poi per scendere c'è anche una variantina friraidde in mezzo ad una pietraia niente male .... 8-)
 

kiko5

Biker paradisiacus
10/3/04
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toscana
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Orsetto ha scritto:
Kiko, Kiko ..... ce l'hai a due passi e ancora non ci sei salito ?
Vacci, te lo consiglio, soprattutto con una di quelle belle giornate limpide autunnali.
Ti propongo questo giro:
Arcidosso - SP Cinigianese fino a Serra - Zancona - Macchie - Podere dei Bravi - Salita all'Aquilaia - Bivio Ris. Poggio all'Olmo - (Qui a sx) - strada da Stribugliano al Buceto - Salita al Buceto - Bivio Loc. Pratimolli - A dx verso il Labbro.

Per scendere è possibile anche passare per il centro buddista del Merigar; un'altra botta di spiritualità ! :hail:



provvederò tnk...
 

Orsetto

Biker grossissimus
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Non l'ho lavata. E' che la polvere dell'Amiata non si attacca ..... vero, provare per credere !
La foto l'ho fatta alla fine del giro (al gpdella m.) dopo circa 25 km di strade bianche.
Se non è una giornata di scirocco (e quindi + umida) la polvere non si attacca !!!
 

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