Ciao GPA, torno a disturbarti, ma questa volta la cosa è più seria (ti avevo chiesto "conforto" per smettere di fumare. Ora è 1 anno e mezzo che ho smesso e devo ammettere che avevi ragione: in salita ero una pippa quando fumavo e sono rimasto tale!).
Veniamo al problema: da quest'anno, mio figlio (16 anni a luglio prox) ha iniziato a praticare attività agonistica in mtb (anche con qualche soddisfazione). Ieri abbiamo scoperto che soffre di sindrome di Gilbert ed il medico di famiglia ha annunciato che, oltre alla dieta, deve limitare lo sport (solo al mattino e con intensità ridotta).
Mi insegni che questo non è uno sport che si può praticare a piccole dosi (anzi, se diminuisci l'allenamento, le volte che esci lo sforzo è maggiore anche se riduci tempo e distanza). Attualmente si allena 2/3 volte alla settimana per circa 3 ore ad uscita, con un impegno fisico poco superiore al mio (io sono un "passeggiatore" e supero i 150 bpm solo se costretto, quindi lui, per uscire con me, fa uno sforzo minimo, salvo le volte che si impegna in esercizi specifici). Poi, ovviamente, in gara, una volta alla settimana, viaggia un paio d'ore a tutta.
Nonostante sia magro ed agile, mangia quantità industriali di qualunque cosa (sarà dura togliergli dolci e cioccolata), soprattutto subito dopo la gara. Digerisce bene e dorme meglio, passa volentieri un pomeriggio sdraiato sul divano, ma se lo spingo a fare un'uscita "dura", al rientro stà molto meglio di me (che comunque doso le forze e cerco di risparmiare).
In sostanza non mi pare che incarni minimamente i caratteri tipici del morbo di Gilbert (semmai di Gilbert il campione francese ) e mi spiacerebbe stroncare la sua nascente passione se non fosse strettamente necessario. Ovviamente, per quanto mi dispiaccia, se l'agonismo è incompatibile con questa malattia, ce ne faremo una ragione (c'è di molto peggio, purtroppo!).
Grazie.
Veniamo al problema: da quest'anno, mio figlio (16 anni a luglio prox) ha iniziato a praticare attività agonistica in mtb (anche con qualche soddisfazione). Ieri abbiamo scoperto che soffre di sindrome di Gilbert ed il medico di famiglia ha annunciato che, oltre alla dieta, deve limitare lo sport (solo al mattino e con intensità ridotta).
Mi insegni che questo non è uno sport che si può praticare a piccole dosi (anzi, se diminuisci l'allenamento, le volte che esci lo sforzo è maggiore anche se riduci tempo e distanza). Attualmente si allena 2/3 volte alla settimana per circa 3 ore ad uscita, con un impegno fisico poco superiore al mio (io sono un "passeggiatore" e supero i 150 bpm solo se costretto, quindi lui, per uscire con me, fa uno sforzo minimo, salvo le volte che si impegna in esercizi specifici). Poi, ovviamente, in gara, una volta alla settimana, viaggia un paio d'ore a tutta.
Nonostante sia magro ed agile, mangia quantità industriali di qualunque cosa (sarà dura togliergli dolci e cioccolata), soprattutto subito dopo la gara. Digerisce bene e dorme meglio, passa volentieri un pomeriggio sdraiato sul divano, ma se lo spingo a fare un'uscita "dura", al rientro stà molto meglio di me (che comunque doso le forze e cerco di risparmiare).
In sostanza non mi pare che incarni minimamente i caratteri tipici del morbo di Gilbert (semmai di Gilbert il campione francese ) e mi spiacerebbe stroncare la sua nascente passione se non fosse strettamente necessario. Ovviamente, per quanto mi dispiaccia, se l'agonismo è incompatibile con questa malattia, ce ne faremo una ragione (c'è di molto peggio, purtroppo!).
Grazie.