Qualcuno ha già letto questo libro di Erwann Menthéour??
com'è?
ho trovato questo stralcio e sembra interessante!!!!
p.s. se l'argomento dovesse essere prego i moderatori di spostare il post in una sezione più idonea
Una spirale senza alternative
All'inizio, il neofita che ha anche un minimo di talento continua a credere di poter praticare il ciclismo senza doparsi. Il suo organismo è giovane, recupera in fretta, vince delle corse e rivaleggia anche con avversari carichi. Poi la frequenza e il numero delle corse aumentano, e così pure l'intensità degli allenamenti, e il giovane corridore viene presto confrontato con quelli che si curano. Il passaggio all'atto si fa a poco a poco. Comincia più facilmente nelle corse a tappe, laddove gli sforzi si accumulano e il morale del corridore, dilettante o professionista, è sottoposto a brusche cadute. E' lontano dal suo ambiente abituale, e immerso nella vita di squadra. C'è sempre qualcuno, massaggiatore o direttore sportivo, a insegnargli il mestiere.
All'inizio gli propongono vitamina B12, ferro, acido folico o ATP per i muscoli. Sostanze che sulla carta non presentano controindicazioni, ma che essendo somministrate per via intramuscolare, permettono di superare una prima soglia psicologica perché, nella mente di un giovane, l'iniezione è sinonimo di doping. Questo trattamento, che permette di ovviare a sforzi eccessivi, di superare i propri limiti e compensare le perdite energetiche, costituisce la prima tappa del doping. (...)
Le amfetamine costituiscono il doping di base nelle corse di qualificazione dilettanti per i loro effetti stimolanti. Provocano iperattività cerebrale, cardiovascolare ed emozionale. Attutiscono considerevolmente il dolore e aumentano la voglia di pedalare, ma sono facilmente rilevabili nei test antidoping con una semplice analisi delle urine. (...)
Nel 1993, una settimana prima della Tre giorni di Rennes, avendo bisogno di buoni risultati per passare professionista, mi sono fatto una iniezione di quaranta milligrammi di cortisonici retard. Si trattava di triamcinolone, un corticoide usato nel trattamento delle allergie o, per infiltrazione, nella cura delle tendiniti. E' anche un eccitante che brucia grassi e un po' di muscoli. Psicostimolante molto forte, dà l'impressione di un accrescimento della forza. L'effetto dura tre settimane. (...)
L'uso troppo frequente di questo steroide, come spiegava Bernard Thévenet, due volte vincitore del Tour de France, può provocare l'atrofia delle ghiandole surrenali e uno stato prolungato di stanchezza.
Dieci, quindici iniezioni di cortisone a stagione non è pratica rara. Tre a settimana durante il Tour de France del 1995 era ancora la regola all'interno di una squadra francese. Non ci si stupirà se certi campioni, a fine carriera, sono fisicamente debilitati. Anche dal punto di vista psichico. Gli eccitanti hanno come caratteristica quella di provocare, una volta terminati gli effetti, una fase depressiva. Il cervello, una volta abituato, non ne fa volentieri a meno.
Sotto cortisone il corpo sente meno il dolore, dunque produce meno endorfine. La compensazione naturale viene alterata. Si perde il gusto dello sforzo. Man mano che si assuefanno ai farmaci, molti corridori non riescono più a concepire l'attività fisica senza assistenza. Il superamento dei propri limiti si lega irrimediabilmente alla necessità di trovare la pozione magica.
Esiste una relazione molto stretta fra dipendenza fisica e psichica. Il bisogno d'ingerire una pillola o di farsi un'iniezione, seppur di una sostanza dagli effetti insignificanti, diventa imperativo. Il corridore, nel dubbio, non si pone più il problema della qualità di vita, dell'alimentazione, dell'allenamento o del sonno. Si preoccupa solo delle sostanze, quando invece esse dovrebbero intervenire come complemento della sua preparazione.
Non temiamo le parole. Questo comportamento ossessivo è quello di un vero drogato.
com'è?
ho trovato questo stralcio e sembra interessante!!!!
p.s. se l'argomento dovesse essere prego i moderatori di spostare il post in una sezione più idonea
Una spirale senza alternative
All'inizio, il neofita che ha anche un minimo di talento continua a credere di poter praticare il ciclismo senza doparsi. Il suo organismo è giovane, recupera in fretta, vince delle corse e rivaleggia anche con avversari carichi. Poi la frequenza e il numero delle corse aumentano, e così pure l'intensità degli allenamenti, e il giovane corridore viene presto confrontato con quelli che si curano. Il passaggio all'atto si fa a poco a poco. Comincia più facilmente nelle corse a tappe, laddove gli sforzi si accumulano e il morale del corridore, dilettante o professionista, è sottoposto a brusche cadute. E' lontano dal suo ambiente abituale, e immerso nella vita di squadra. C'è sempre qualcuno, massaggiatore o direttore sportivo, a insegnargli il mestiere.
All'inizio gli propongono vitamina B12, ferro, acido folico o ATP per i muscoli. Sostanze che sulla carta non presentano controindicazioni, ma che essendo somministrate per via intramuscolare, permettono di superare una prima soglia psicologica perché, nella mente di un giovane, l'iniezione è sinonimo di doping. Questo trattamento, che permette di ovviare a sforzi eccessivi, di superare i propri limiti e compensare le perdite energetiche, costituisce la prima tappa del doping. (...)
Le amfetamine costituiscono il doping di base nelle corse di qualificazione dilettanti per i loro effetti stimolanti. Provocano iperattività cerebrale, cardiovascolare ed emozionale. Attutiscono considerevolmente il dolore e aumentano la voglia di pedalare, ma sono facilmente rilevabili nei test antidoping con una semplice analisi delle urine. (...)
Nel 1993, una settimana prima della Tre giorni di Rennes, avendo bisogno di buoni risultati per passare professionista, mi sono fatto una iniezione di quaranta milligrammi di cortisonici retard. Si trattava di triamcinolone, un corticoide usato nel trattamento delle allergie o, per infiltrazione, nella cura delle tendiniti. E' anche un eccitante che brucia grassi e un po' di muscoli. Psicostimolante molto forte, dà l'impressione di un accrescimento della forza. L'effetto dura tre settimane. (...)
L'uso troppo frequente di questo steroide, come spiegava Bernard Thévenet, due volte vincitore del Tour de France, può provocare l'atrofia delle ghiandole surrenali e uno stato prolungato di stanchezza.
Dieci, quindici iniezioni di cortisone a stagione non è pratica rara. Tre a settimana durante il Tour de France del 1995 era ancora la regola all'interno di una squadra francese. Non ci si stupirà se certi campioni, a fine carriera, sono fisicamente debilitati. Anche dal punto di vista psichico. Gli eccitanti hanno come caratteristica quella di provocare, una volta terminati gli effetti, una fase depressiva. Il cervello, una volta abituato, non ne fa volentieri a meno.
Sotto cortisone il corpo sente meno il dolore, dunque produce meno endorfine. La compensazione naturale viene alterata. Si perde il gusto dello sforzo. Man mano che si assuefanno ai farmaci, molti corridori non riescono più a concepire l'attività fisica senza assistenza. Il superamento dei propri limiti si lega irrimediabilmente alla necessità di trovare la pozione magica.
Esiste una relazione molto stretta fra dipendenza fisica e psichica. Il bisogno d'ingerire una pillola o di farsi un'iniezione, seppur di una sostanza dagli effetti insignificanti, diventa imperativo. Il corridore, nel dubbio, non si pone più il problema della qualità di vita, dell'alimentazione, dell'allenamento o del sonno. Si preoccupa solo delle sostanze, quando invece esse dovrebbero intervenire come complemento della sua preparazione.
Non temiamo le parole. Questo comportamento ossessivo è quello di un vero drogato.