Erano due anni che volevo farla. Perché? Forse il nome fantasioso, la storia dei minatori che la percorrevano nel 1800 (mi immagino i 7 nani di Biancaneve), i commenti di qualche forumendolo che la fece qualche anno fa, i video degli Arestis.
Il mio amico Popotamus aveva provato a dissuadermi ma dimenticava che, se anche vivo da qualche anno a Roma, la mia testa è dura come quella dei sardi.
In ogni caso la dovevo fare. Lunedì mattina mi sveglio alle 7,30, e dopo i rapidi preparativi mi incammino sulla S.S. 125 fino al bivio che porta, tramite una strada bianca, allAgriturismo SantAngelo. Decido di partire da qui, senza arrivare allAgriturismo.
Mi carico in spalla lo zaino pesante, inforco la bici e parto. Sono le 9,30 circa. La giornata sembra bellissima. Cè il sole e fa tanto caldo. Sulla mia destra scorre un ruscello, ricco dacqua a causa delle abbondanti piogge. Il primo lungo tratto mi illude che il giro è facile: la strada sale dolcemente ed intorno è tutto una festa della natura, generosa in questo periodo dellanno.
Cominciano i primi guadi e rendono il paesaggio simile ad una cartolina. Mi viene in mente che dopo qualche giorno la stessa strada sarà percorsa dai mitici Arestis e comincio a fare come Pollicino, lasciando tracce del mio passaggio in loro onore.
Arrivo al bivio dove prendo a destra e mi immetto in profonde gole di pietra. Inizia la parte più selvaggia e bella del mio giro. La strada, scolpita nella roccia, si fa sempre più stretta e si affaccia su profondi strapiombi che danno sul fiume carico dacqua. Devo attraversare diverse frane che hanno reso ancor più difficoltoso il passaggio. In certi punti il passaggio è largo non più di mezzo metro. Addirittura ci sono punti in cui la strada si interrompe per dare spazio alla parete rocciosa e liscia della montagna. In quei punti, per consentire il passaggio degli escursionisti, sono state infilate nella roccia robusti travi di ferro su cui sono state riposte lunghe lastre di pietra, larghe circa 20 centimetri. Chi si avventura nel passaggio (io ad esempio) mette il piede su tali lastre, mentre sotto cè il baratro.
Mi fanno compagnia solo qualche capra e qualche mucca che ha lasciato qua e la i segni puzzolenti della sua presenza. Si sente solo il rumore del fiume e il canto degli uccelli.
Per lunghi tratti devo spingere la bici (alla fine del giro credo di aver fatto a piedi quasi 10 Km). La fatica si fa sentire ma mi rendo conto che ho percorso solo 20 Km e me ne mancano ancora tantissimi.
Nel mio cammino incrocio spettacolari cascate che si tuffano nel fiume e in una di queste lascio un nuovo segno in onore degli Arestis.
La strada diventa più pedalabile e arrivo alle rovine di quelle che dovevano essere dei rifugi per i minatori.
Comincia un lungo ed incessante sali scendi. Sono sempre in mezzo alle colline e vedo innanzi a me linconfondibile sagoma di Serpeddì con i suoi antennoni.
Continuo e arrivo a Burcei su asfalto dove mi concedo una pausa: gelato, aranciata e caffè. Il tempo di ricominciare a pedalare e si scatena un temporale. La temperatura scende vistosamente, le strade velocemente si allagano, le alture si nascondono dentro un gruppo di nuvole basse. Il mio Garmin segna 45 Km. Il più è fatto e sembra che la strada sia facile da percorrere. Continuo sotto lacqua che fortunatamente dopo mezzora scende un po meno forte.
Mi ributto nello sterrato e dopo qualche chilometro mi rendo conto che ricomincia la strada scolpita nella roccia che mi aveva massacrato nella prima parte del tragitto. Anche qui, al lato, lo strapiombo. La strada è pure scivolosa a causa dellacqua piovana. Ostinatamente mi incammino, alternando tratti a piedi ad altri pedalati. Quando esco dalla gola penso di aver quasi concluso ma mi sbaglio nuovamente. Devo prendere sulla destra un sentiero nascosto, particolarmente ripido e quasi del tutto non pedalabile per il primo lungo tratto, fatto di roccia. Il Garmin segna 55 Km. Finalmente i tratti pedalabili cominciano a prevalere. Mi giro indietro e mi rendo conto di aver fatto tantissima strada: Serpeddì è lontanissima.
Inizia la lunga discesa che mi conduce al punto di partenza mente il sole, che ne frattempo si è liberato dalle nuvole, comincia a nascondersi dietro le alture.
Arrivo alla macchina stanco. Sono le 19,30. Tra pedalate, camminate e pause il giro è durato 10 ore. In totale 73 Km e quasi 1800 metri di dislivello.
Ho fatto alcuni video durante lattraversamento delle gole, sia con la cam sul casco, sia sul tubo sella.
[url=http://vimeo.com/11407918]Via dell'Argento 26/04/2010 on Vimeo[/URL]
[url=http://vimeo.com/11418243]Via dell'Argento 26/04/2010 on Vimeo[/URL]
So che tra di voi ci sono biker-sirboni che troveranno ispirazione in certe immagini. Però, se decideste di farlo, sappiate che è molto meglio andarci in gruppo e non da soli come ho fatto io. Prendere una storta è un attimo su quel fondo pietroso dove sei costretto a camminare. In ogni caso non prendetevela con me alla fine del giro.
Beppe
Il mio amico Popotamus aveva provato a dissuadermi ma dimenticava che, se anche vivo da qualche anno a Roma, la mia testa è dura come quella dei sardi.
In ogni caso la dovevo fare. Lunedì mattina mi sveglio alle 7,30, e dopo i rapidi preparativi mi incammino sulla S.S. 125 fino al bivio che porta, tramite una strada bianca, allAgriturismo SantAngelo. Decido di partire da qui, senza arrivare allAgriturismo.
Mi carico in spalla lo zaino pesante, inforco la bici e parto. Sono le 9,30 circa. La giornata sembra bellissima. Cè il sole e fa tanto caldo. Sulla mia destra scorre un ruscello, ricco dacqua a causa delle abbondanti piogge. Il primo lungo tratto mi illude che il giro è facile: la strada sale dolcemente ed intorno è tutto una festa della natura, generosa in questo periodo dellanno.
Cominciano i primi guadi e rendono il paesaggio simile ad una cartolina. Mi viene in mente che dopo qualche giorno la stessa strada sarà percorsa dai mitici Arestis e comincio a fare come Pollicino, lasciando tracce del mio passaggio in loro onore.
Arrivo al bivio dove prendo a destra e mi immetto in profonde gole di pietra. Inizia la parte più selvaggia e bella del mio giro. La strada, scolpita nella roccia, si fa sempre più stretta e si affaccia su profondi strapiombi che danno sul fiume carico dacqua. Devo attraversare diverse frane che hanno reso ancor più difficoltoso il passaggio. In certi punti il passaggio è largo non più di mezzo metro. Addirittura ci sono punti in cui la strada si interrompe per dare spazio alla parete rocciosa e liscia della montagna. In quei punti, per consentire il passaggio degli escursionisti, sono state infilate nella roccia robusti travi di ferro su cui sono state riposte lunghe lastre di pietra, larghe circa 20 centimetri. Chi si avventura nel passaggio (io ad esempio) mette il piede su tali lastre, mentre sotto cè il baratro.
Mi fanno compagnia solo qualche capra e qualche mucca che ha lasciato qua e la i segni puzzolenti della sua presenza. Si sente solo il rumore del fiume e il canto degli uccelli.
Per lunghi tratti devo spingere la bici (alla fine del giro credo di aver fatto a piedi quasi 10 Km). La fatica si fa sentire ma mi rendo conto che ho percorso solo 20 Km e me ne mancano ancora tantissimi.
Nel mio cammino incrocio spettacolari cascate che si tuffano nel fiume e in una di queste lascio un nuovo segno in onore degli Arestis.
La strada diventa più pedalabile e arrivo alle rovine di quelle che dovevano essere dei rifugi per i minatori.
Comincia un lungo ed incessante sali scendi. Sono sempre in mezzo alle colline e vedo innanzi a me linconfondibile sagoma di Serpeddì con i suoi antennoni.
Continuo e arrivo a Burcei su asfalto dove mi concedo una pausa: gelato, aranciata e caffè. Il tempo di ricominciare a pedalare e si scatena un temporale. La temperatura scende vistosamente, le strade velocemente si allagano, le alture si nascondono dentro un gruppo di nuvole basse. Il mio Garmin segna 45 Km. Il più è fatto e sembra che la strada sia facile da percorrere. Continuo sotto lacqua che fortunatamente dopo mezzora scende un po meno forte.
Mi ributto nello sterrato e dopo qualche chilometro mi rendo conto che ricomincia la strada scolpita nella roccia che mi aveva massacrato nella prima parte del tragitto. Anche qui, al lato, lo strapiombo. La strada è pure scivolosa a causa dellacqua piovana. Ostinatamente mi incammino, alternando tratti a piedi ad altri pedalati. Quando esco dalla gola penso di aver quasi concluso ma mi sbaglio nuovamente. Devo prendere sulla destra un sentiero nascosto, particolarmente ripido e quasi del tutto non pedalabile per il primo lungo tratto, fatto di roccia. Il Garmin segna 55 Km. Finalmente i tratti pedalabili cominciano a prevalere. Mi giro indietro e mi rendo conto di aver fatto tantissima strada: Serpeddì è lontanissima.
Inizia la lunga discesa che mi conduce al punto di partenza mente il sole, che ne frattempo si è liberato dalle nuvole, comincia a nascondersi dietro le alture.
Arrivo alla macchina stanco. Sono le 19,30. Tra pedalate, camminate e pause il giro è durato 10 ore. In totale 73 Km e quasi 1800 metri di dislivello.
Ho fatto alcuni video durante lattraversamento delle gole, sia con la cam sul casco, sia sul tubo sella.
[url=http://vimeo.com/11407918]Via dell'Argento 26/04/2010 on Vimeo[/URL]
[url=http://vimeo.com/11418243]Via dell'Argento 26/04/2010 on Vimeo[/URL]
So che tra di voi ci sono biker-sirboni che troveranno ispirazione in certe immagini. Però, se decideste di farlo, sappiate che è molto meglio andarci in gruppo e non da soli come ho fatto io. Prendere una storta è un attimo su quel fondo pietroso dove sei costretto a camminare. In ogni caso non prendetevela con me alla fine del giro.
Beppe