Dedico questa riflessione al mio amato cugino Cristian e a coloro che rimpiangono una spensierata gioventù.
Non so se anche a voi capita di avere dei deja vu che stimolano ricordi stipati stretti stretti in qualche angolo della memoria. Questi piccoli eventi, apparentemente insignificanti, sono come una chiave che apre una porta che per tanti anni è rimasta chiusa e nascosta dallaccumulo di eventi che la vita ci riserva.
Devo ammettere di avere la fortuna di lavorare a 4 km da casa, il che mi consente di percorrere 16 km al giorno in bicicletta dimenticando la macchina per buona parte dellanno. Faccio tutti i giorni lo stesso rettilineo in modo meccanico e ripetitivo con la mia front rigidizzata e in pochi minuti arrivo a destinazione.
Fino a ieri, quando ho visto un luccichio.
Impigliato e sbattuto dal vento, in un improbabile abbraccio con le sterpaglie ho visto il nastro magnetico di una cassetta, relitto di un epoca passata, prima dellmp3, ancora prima del cd, per un po contemporanea poi erede dei dischi anni 60/70.
Mi sono sempre chiesto perché si debba scagliare fuori dal finestrino una cassetta. Che fosse una cassetta di Pupo? Magari rinvenuta nella macchina della mamma prestata al figlio neopatentato. Chissa?
Da questo pensiero un intreccio neuronale mi ha riportato a quando, da ragazzino mi posi la stessa domanda.
Si partiva da Ferrara per passare la Domenica a Forlimpopoli dai miei nonni materni, quella Domenica io e Cristian, mio cugino coetaneo, per vincere la noia di un uggioso pomeriggio estivo escogitammo unimpresa che allepoca pareva avere contorni epici, scalare la collina in bicicletta fino a Bertinoro a pochi km di distanza e, raggiunto il borgo investire qualche centinaio di lire in un meritato gelato.
Mezzi adeguati allo scopo erano due grazielloni, quelle assurde bici fatte come grazielle ma con le ruote grandi, mezze scassate e rigorosamente singlespeed.
Se penso a quei pochi chilometri, alla fatica per noi improvvisati ciclisti, al cazzeggio, alle prese per il culo di automobilisti e della gente di passaggio ancora adesso mi commuovo.
E penso a quel nastro magnetico che avevamo notato impigliato nella sterpaglia, alle congetture di cosa contenesse la cassetta e chi lavesse scagliata fuori.
Conclusa limpresa senza danni a cose o persone io e Cristian ci siamo ripromessi di fare ancora un giro epico come quello. Oh cugino ci siamo divertiti eh, lo facciamo ancora, magari più lungo!
Poi lEstate è finita, è arrivato il motorino e la bicicletta era diventata di colpo da sfigati e non se ne fece più niente.
Però alle volte ci ripensavamo a quel giro, a come ci eravamo divertiti e, come i pescatori, ingigantivamo particolari, lunghezza e dislivello.
Poi un maledetto giorno Cristian se ne è andato per sempre, una delle troppe vittime del Sabato sera della riviera romagnola. E niente è stato e sarà più come prima.
Oggi, quando ho visto quel nastro svolazzare mi è tornato in mente quel giorno d Estate di tanti anni fa e nel tragitto verso casa ho rivissuto quei momenti e mi sono reso conto di come sia sottile e indefinito il confine tra felicità e dolore.
Caro cugino spero che tu stia scorrazzando con il tuo generale Lee in qualche dove, quaggiù non ti abbiamo dimenticato.
Robert
Non so se anche a voi capita di avere dei deja vu che stimolano ricordi stipati stretti stretti in qualche angolo della memoria. Questi piccoli eventi, apparentemente insignificanti, sono come una chiave che apre una porta che per tanti anni è rimasta chiusa e nascosta dallaccumulo di eventi che la vita ci riserva.
Devo ammettere di avere la fortuna di lavorare a 4 km da casa, il che mi consente di percorrere 16 km al giorno in bicicletta dimenticando la macchina per buona parte dellanno. Faccio tutti i giorni lo stesso rettilineo in modo meccanico e ripetitivo con la mia front rigidizzata e in pochi minuti arrivo a destinazione.
Fino a ieri, quando ho visto un luccichio.
Impigliato e sbattuto dal vento, in un improbabile abbraccio con le sterpaglie ho visto il nastro magnetico di una cassetta, relitto di un epoca passata, prima dellmp3, ancora prima del cd, per un po contemporanea poi erede dei dischi anni 60/70.
Mi sono sempre chiesto perché si debba scagliare fuori dal finestrino una cassetta. Che fosse una cassetta di Pupo? Magari rinvenuta nella macchina della mamma prestata al figlio neopatentato. Chissa?
Da questo pensiero un intreccio neuronale mi ha riportato a quando, da ragazzino mi posi la stessa domanda.
Si partiva da Ferrara per passare la Domenica a Forlimpopoli dai miei nonni materni, quella Domenica io e Cristian, mio cugino coetaneo, per vincere la noia di un uggioso pomeriggio estivo escogitammo unimpresa che allepoca pareva avere contorni epici, scalare la collina in bicicletta fino a Bertinoro a pochi km di distanza e, raggiunto il borgo investire qualche centinaio di lire in un meritato gelato.
Mezzi adeguati allo scopo erano due grazielloni, quelle assurde bici fatte come grazielle ma con le ruote grandi, mezze scassate e rigorosamente singlespeed.
Se penso a quei pochi chilometri, alla fatica per noi improvvisati ciclisti, al cazzeggio, alle prese per il culo di automobilisti e della gente di passaggio ancora adesso mi commuovo.
E penso a quel nastro magnetico che avevamo notato impigliato nella sterpaglia, alle congetture di cosa contenesse la cassetta e chi lavesse scagliata fuori.
Conclusa limpresa senza danni a cose o persone io e Cristian ci siamo ripromessi di fare ancora un giro epico come quello. Oh cugino ci siamo divertiti eh, lo facciamo ancora, magari più lungo!
Poi lEstate è finita, è arrivato il motorino e la bicicletta era diventata di colpo da sfigati e non se ne fece più niente.
Però alle volte ci ripensavamo a quel giro, a come ci eravamo divertiti e, come i pescatori, ingigantivamo particolari, lunghezza e dislivello.
Poi un maledetto giorno Cristian se ne è andato per sempre, una delle troppe vittime del Sabato sera della riviera romagnola. E niente è stato e sarà più come prima.
Oggi, quando ho visto quel nastro svolazzare mi è tornato in mente quel giorno d Estate di tanti anni fa e nel tragitto verso casa ho rivissuto quei momenti e mi sono reso conto di come sia sottile e indefinito il confine tra felicità e dolore.
Caro cugino spero che tu stia scorrazzando con il tuo generale Lee in qualche dove, quaggiù non ti abbiamo dimenticato.
Robert