Scartabellando tra i vecchi backup del pc sono incappato in un documento di cui non ricordavo neanche più l'esistenza, ma che mi ha fatto moltissimo piacere ritrovare, e ho deciso di riportarlo in questa sezione del forum. Si tratta di un compito in classe svolto alle superiori e di cui andai particolarmente fiero, anche se leggendolo ora (a 6 anni di distanza) in certi passaggi mi fa veramente ridere E' scritto in terza persona, con nomi inventati, per esigenze scolastiche, ma si attiene scrupolosamente alla realtà dei fatti vissuti dal sottoscritto in quel lontano 1998... %$))
"Luglio 1998, sotto i cieli delle Dolomiti si sta per compiere quello che per Marco Guidi doveva essere solo un sogno: scalare, in bicicletta, il Passo dello Stelvio. Per affrontare nel modo giusto questa impresa decide di affidare la sua preparazione alle strade del Passo Giovo (2100s.l.m. per 15.4km di salita) e Passo Pennes (2215s.l.m. per 15.7km dascesa). Si ricordava di tutti quelli che gli avevano detto che andava forte, che avrebbe fatto bene a impegnarsi in campo agonistico, ma solo ora capiva realmente quello che volevano dire, solo dopo aver passato indenne due volte Passo Giovo, di cui una in condizioni atmosferiche pessime, e una volta Passo Pennes, tutto questo nellarco di neanche due settimane. Era giunto il momento di impegnarsi in qualcosa di veramente serio: il Passo dello Stelvio era lì che lo aspettava e lui si sentiva pronto a sfidarlo. La mattina del fatidico giorno, dopo aver preparato tutto il necessario, fatti gli ultimi controlli alla mountain-bike, carica tutto in automobile e da Mareta, paesino dove alloggia, vicino a Vipiteno (BZ), parte, avendo come meta Prato allo Stelvio, località situata alle pendici dellascesa, a quota 913s.l.m. Giunto a destinazione scarica quello che sarà il suo mezzo di locomozione per i prossimi 50km e inizia la scalata. La giornata è perfetta e la strada, inizialmente poco in pendenza, gli lascia tutto il tempo di ammirare lo splendido paesaggio, i prati battuti dal sole e le marmotte che fanno capolino da dietro i grossi sassi. In breve la strada comincia a farsi più ripida e Marco, scalando di rapporto, assume quellandatura costante e moderata che lo porterà fino in cima. Ha con sé laltimetro, fondamentale e inseparabile compagno, insieme al contachilometri, dei suoi viaggi, che gli indicherà il punto, più o meno esatto del percorso. Cominciano a farsi vedere i primi tornanti, tutti numerati e a questo punto raggiunge il primo e unico ciclista che vedrà lungo la strada, fa qualche chilometro con lui poi questo lo invita a proseguire da solo. Molte motociclette lo sorpassano e riceve diversi incoraggiamenti e saluti. La salita è davvero lunga e man mano che la meta si avvicina i tornanti si fanno sempre più ripidi e ravvicinati, la fatica, che comincia a farsi sentire, non è di quelle che affannano il respiro, ma consuma adagio le energie e per questo è importante saperle dosare e utilizzarle tutte, fino allultima briciola. Quota 2758s.l.m. è ormai vicina, si vede infatti la gente che cammina lungo la strada, che proviene, o è diretta, al rifugio, e la neve che ricopre i prati. Ecco che Marco comincia ad intravedere il cartello: Passo dello Stelvio (2758s.l.m.), ormai non ha più dubbi, ce lha fatta, dopo 1845 metri di dislivello, 30 tornanti e più di 24km di sola salita è arrivato, in bicicletta, dove voleva arrivare e dove pochi altri sono riusciti, in cima al Passo dello Stelvio"
"Luglio 1998, sotto i cieli delle Dolomiti si sta per compiere quello che per Marco Guidi doveva essere solo un sogno: scalare, in bicicletta, il Passo dello Stelvio. Per affrontare nel modo giusto questa impresa decide di affidare la sua preparazione alle strade del Passo Giovo (2100s.l.m. per 15.4km di salita) e Passo Pennes (2215s.l.m. per 15.7km dascesa). Si ricordava di tutti quelli che gli avevano detto che andava forte, che avrebbe fatto bene a impegnarsi in campo agonistico, ma solo ora capiva realmente quello che volevano dire, solo dopo aver passato indenne due volte Passo Giovo, di cui una in condizioni atmosferiche pessime, e una volta Passo Pennes, tutto questo nellarco di neanche due settimane. Era giunto il momento di impegnarsi in qualcosa di veramente serio: il Passo dello Stelvio era lì che lo aspettava e lui si sentiva pronto a sfidarlo. La mattina del fatidico giorno, dopo aver preparato tutto il necessario, fatti gli ultimi controlli alla mountain-bike, carica tutto in automobile e da Mareta, paesino dove alloggia, vicino a Vipiteno (BZ), parte, avendo come meta Prato allo Stelvio, località situata alle pendici dellascesa, a quota 913s.l.m. Giunto a destinazione scarica quello che sarà il suo mezzo di locomozione per i prossimi 50km e inizia la scalata. La giornata è perfetta e la strada, inizialmente poco in pendenza, gli lascia tutto il tempo di ammirare lo splendido paesaggio, i prati battuti dal sole e le marmotte che fanno capolino da dietro i grossi sassi. In breve la strada comincia a farsi più ripida e Marco, scalando di rapporto, assume quellandatura costante e moderata che lo porterà fino in cima. Ha con sé laltimetro, fondamentale e inseparabile compagno, insieme al contachilometri, dei suoi viaggi, che gli indicherà il punto, più o meno esatto del percorso. Cominciano a farsi vedere i primi tornanti, tutti numerati e a questo punto raggiunge il primo e unico ciclista che vedrà lungo la strada, fa qualche chilometro con lui poi questo lo invita a proseguire da solo. Molte motociclette lo sorpassano e riceve diversi incoraggiamenti e saluti. La salita è davvero lunga e man mano che la meta si avvicina i tornanti si fanno sempre più ripidi e ravvicinati, la fatica, che comincia a farsi sentire, non è di quelle che affannano il respiro, ma consuma adagio le energie e per questo è importante saperle dosare e utilizzarle tutte, fino allultima briciola. Quota 2758s.l.m. è ormai vicina, si vede infatti la gente che cammina lungo la strada, che proviene, o è diretta, al rifugio, e la neve che ricopre i prati. Ecco che Marco comincia ad intravedere il cartello: Passo dello Stelvio (2758s.l.m.), ormai non ha più dubbi, ce lha fatta, dopo 1845 metri di dislivello, 30 tornanti e più di 24km di sola salita è arrivato, in bicicletta, dove voleva arrivare e dove pochi altri sono riusciti, in cima al Passo dello Stelvio"