La sfida

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layup

Biker serius
20/7/04
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Sasso Marconi (BO)
www.layup.me
Bike
Specialized Epic HT
Scartabellando tra i vecchi backup del pc sono incappato in un documento di cui non ricordavo neanche più l'esistenza, ma che mi ha fatto moltissimo piacere ritrovare, e ho deciso di riportarlo in questa sezione del forum. Si tratta di un compito in classe svolto alle superiori e di cui andai particolarmente fiero, anche se leggendolo ora (a 6 anni di distanza) in certi passaggi mi fa veramente ridere :smile: E' scritto in terza persona, con nomi inventati, per esigenze scolastiche, ma si attiene scrupolosamente alla realtà dei fatti vissuti dal sottoscritto in quel lontano 1998... %$))

"Luglio 1998, sotto i cieli delle Dolomiti si sta per compiere quello che per Marco Guidi doveva essere solo un sogno: scalare, in bicicletta, il Passo dello Stelvio. Per affrontare nel modo giusto questa impresa decide di affidare la sua preparazione alle strade del Passo Giovo (2100s.l.m. per 15.4km di salita) e Passo Pennes (2215s.l.m. per 15.7km d’ascesa). Si ricordava di tutti quelli che gli avevano detto che andava forte, che avrebbe fatto bene a impegnarsi in campo agonistico, ma solo ora capiva realmente quello che volevano dire, solo dopo aver passato indenne due volte Passo Giovo, di cui una in condizioni atmosferiche pessime, e una volta Passo Pennes, tutto questo nell’arco di neanche due settimane. Era giunto il momento di impegnarsi in qualcosa di veramente serio: il Passo dello Stelvio era lì che lo aspettava e lui si sentiva pronto a sfidarlo. La mattina del fatidico giorno, dopo aver preparato tutto il necessario, fatti gli ultimi controlli alla mountain-bike, carica tutto in automobile e da Mareta, paesino dove alloggia, vicino a Vipiteno (BZ), parte, avendo come meta Prato allo Stelvio, località situata alle pendici dell’ascesa, a quota 913s.l.m. Giunto a destinazione scarica quello che sarà il suo mezzo di locomozione per i prossimi 50km e inizia la scalata. La giornata è perfetta e la strada, inizialmente poco in pendenza, gli lascia tutto il tempo di ammirare lo splendido paesaggio, i prati battuti dal sole e le marmotte che fanno capolino da dietro i grossi sassi. In breve la strada comincia a farsi più ripida e Marco, scalando di rapporto, assume quell’andatura costante e moderata che lo porterà fino in cima. Ha con sé l’altimetro, fondamentale e inseparabile compagno, insieme al contachilometri, dei suoi viaggi, che gli indicherà il punto, più o meno esatto del percorso. Cominciano a farsi vedere i primi tornanti, tutti numerati e a questo punto raggiunge il primo e unico ciclista che vedrà lungo la strada, fa qualche chilometro con lui poi questo lo invita a proseguire da solo. Molte motociclette lo sorpassano e riceve diversi incoraggiamenti e saluti. La salita è davvero lunga e man mano che la meta si avvicina i tornanti si fanno sempre più ripidi e ravvicinati, la fatica, che comincia a farsi sentire, non è di quelle che affannano il respiro, ma consuma adagio le energie e per questo è importante saperle dosare e utilizzarle tutte, fino all’ultima briciola. Quota 2758s.l.m. è ormai vicina, si vede infatti la gente che cammina lungo la strada, che proviene, o è diretta, al rifugio, e la neve che ricopre i prati. Ecco che Marco comincia ad intravedere il cartello: “Passo dello Stelvio (2758s.l.m.)”, ormai non ha più dubbi, ce l’ha fatta, dopo 1845 metri di dislivello, 30 tornanti e più di 24km di sola salita è arrivato, in bicicletta, dove voleva arrivare e dove pochi altri sono riusciti, in cima al Passo dello Stelvio"
 

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