Ieri mattina ero a Roma, freddino, ma sole stupendo che, dopo giorni e giorni di pioggia, mi ha fatto "montare la scimmia": appena torno a casa prendo la biga e parto.
Alle 13,30 sono sotto la scuola di Federico (che si è attrezzato con un pezzo di pizza per non perdere tempo), poi di corsa a casa, cambio veloce e, alle 14, 15 siamo fuori.
Intanto il tempo è cambiato, il cielo è sempre più grigio ma..... chi se ne frega! è da domenica che non usciamo e, ormai, complice la mattinata di sole, la scimmia è sulle spalle
In basso ci sono pozzanghere e fango, penso di fare l'asfalto per guadagnare quota, ma il richiamo degli sterrati è più forte: arrivati sui 500 metri slm siamo già belli infangati, a 800 mt. anche infreddoliti - e il tempo peggiora - ma la scimmia è sempre lì, che mi pungola a salire ancora......il buon senso sconsiglierebbe, ma prendo una carrareccia in salita mica da ridere, di quelle ripide e scassate, ideali a far sfogare il quadrumane aggrappato sulla schiena
A 3/4 del salitone incontriamo un cacciatore col fucile ad armacollo (cosa poco rassicurante visto quant'è scassato il fondo): "'ncomincia a piove" fa lui, "ormai dovemo pijaccela tutta" rispondo io e continuo a salire con Federico alle costole che non fa un fiato (non parla perchè gli manca il fiato, o mi prende per matto ma non commenta, oppure si diverte? Boh! speriamo la terza che ho detto ).
La pioggia aumenta e noi continuiamo a salire sino a circa 1000 mt, dove incomincia il saliscendi tra pascoli, vegetazione rada ed arbusti, lungo un sentiero appena segnato che comincia a perdersi nell'improvviso nebbione che cala.
Non sono ancora le 16,00 ma si è improvvisamente fatto scuro, siamo dentro un nuvolone basso, abbiamo indossato le mantelline e viaggiamo con gli occhi socchiusi per proteggergli dagli schizzi di acqua e fango, ma con gli occhiali sarebbe peggio..........l'unico rumore nell'assoluta desolazione del paesaggio surreale che ci circonda è quello del picchiettio delle gocce sui caschi......che improvvisamente aumenta.......mi accorgo che non è più acqua quella che cade dal cielo, ma è quella neve umida e dura che sembra ghiaccio tritato, a metà tra neve e grandine e che, comunque, in breve imbianca i prati circostanti.
Il tratto in cui ci troviamo ha diverse deviazioni possibili e, tra l'oscurità incipiente e la nevicata, fatico molto a riconoscere i luoghi, più di una volta devo fermarmi ad asciugare il GPS per capire se sono sul giusto itinerario ed infine opto per uno stradone di cui conosco l'esistenza ma non ho mai percorso, temendo che il single track che faccio solitamente sia impercorribile.
Pessima scelta! l'ultima parte impenna con un salitone al 25% ammantato di foglie secche ed imbevuto d'acqua....non resta che scendere e spingere sino in cima.
A questo punto evito le varianti incognite e prendo il single noto.....SPETTACOLARE! ora è ripreso a piovere abbondantemente e siamo nel bosco, superiamo radici e rocce senza quasi vederle ed alcuni tratti in contropendenza li facciamo a piedi, per prudenza.... sembra di essere in una scena del film RAMBO (per chi se lo ricorda).
Alla fine dopo altri sali e scendi e nuovamente sotto alla nevicata, decido che è tempo di montare le luminarie: Federico ha luci anteriore e posteriore tanto grosse e potenti che pare uno scooter, io sembro un pazzo con due intermittenti (una davanti ed una dietro) un faretto di fortuna legato sulla piega con un pezzo di camera d'aria ed una luce da speleologo fissata con elastici sul casco, ma se avessi altro lo monterei, ormai è buio pesto e ci attende una discesa che è la mia "bestia nera": giusto un anno fa ci ho fatto una caduta che sono stato tentato di appendere la biga al chiodo e quando è successo c'era il sole!
Me la farei sotto, ma non sarebbe dignitoso davanti a mio figlio , quindi gli dico di starmi dietro (è un ragazzo posato, ma alle volte in discesa si fa prendere la mano) ed inizio a scendere.
Il Nobby Nic all'anteriore aggrappa su tutto quello che trova ed è una gran fortuna, perchè, pur scendendo stile trial, non ho assolutamente modo di evitare le rocce lisce ed inclinate, gli scalini di pietra ed i canaletti dove l'acqua ruscella abbondante, non posso fare altro che entrarci dentro e sperare che la ruota tenga e.....tiene! non uno scompenso o incertezza, tanto che dove la pendenza diminuisce riesco anche a lasciar scorrere un po' ....... cavolo! sono completamente zuppo, ho le mani che mi fanno male per il freddo, sono a chilometri dalla prima asfaltata, su una discesa che mi incute timore anche col bel tempo ma........mi stò divertendo!
Anche Fede è ok: mentre scendiamo scambiamo qualche battuta e lui mi fa: "certo Pa', questo si che è un bell'allenamento per imparare a guidare!".
Poi arriviamo al Fosso dell'Eremita, è uno stradone sterrato veloce, che prendiamo in discesa, aumentando l'andatura e tremando di freddo, alla poca luce dei nostri fanali traballanti e sputando il fango che ci entra nella bocca; a tratti si riescono a vedere alcune luci degli abitati sottostanti.
Normalmente non amo quello stradone, ma l'oscurità, la pioggia, il freddo, l'adrenalina e non so cos'altro hanno trasformato quella corsa, altrimenti insignificante, in un'avventura gioiosa e surreale: lasciavamo il mondo di Narnia, la Terra di OZ, per precipitarci verso la civiltà che ci attendeva in basso.
.........ma sarà normale, alla soglia dei 45 anni, divertirsi come un fijo piccolo per così poco?
Alle 13,30 sono sotto la scuola di Federico (che si è attrezzato con un pezzo di pizza per non perdere tempo), poi di corsa a casa, cambio veloce e, alle 14, 15 siamo fuori.
Intanto il tempo è cambiato, il cielo è sempre più grigio ma..... chi se ne frega! è da domenica che non usciamo e, ormai, complice la mattinata di sole, la scimmia è sulle spalle
In basso ci sono pozzanghere e fango, penso di fare l'asfalto per guadagnare quota, ma il richiamo degli sterrati è più forte: arrivati sui 500 metri slm siamo già belli infangati, a 800 mt. anche infreddoliti - e il tempo peggiora - ma la scimmia è sempre lì, che mi pungola a salire ancora......il buon senso sconsiglierebbe, ma prendo una carrareccia in salita mica da ridere, di quelle ripide e scassate, ideali a far sfogare il quadrumane aggrappato sulla schiena
A 3/4 del salitone incontriamo un cacciatore col fucile ad armacollo (cosa poco rassicurante visto quant'è scassato il fondo): "'ncomincia a piove" fa lui, "ormai dovemo pijaccela tutta" rispondo io e continuo a salire con Federico alle costole che non fa un fiato (non parla perchè gli manca il fiato, o mi prende per matto ma non commenta, oppure si diverte? Boh! speriamo la terza che ho detto ).
La pioggia aumenta e noi continuiamo a salire sino a circa 1000 mt, dove incomincia il saliscendi tra pascoli, vegetazione rada ed arbusti, lungo un sentiero appena segnato che comincia a perdersi nell'improvviso nebbione che cala.
Non sono ancora le 16,00 ma si è improvvisamente fatto scuro, siamo dentro un nuvolone basso, abbiamo indossato le mantelline e viaggiamo con gli occhi socchiusi per proteggergli dagli schizzi di acqua e fango, ma con gli occhiali sarebbe peggio..........l'unico rumore nell'assoluta desolazione del paesaggio surreale che ci circonda è quello del picchiettio delle gocce sui caschi......che improvvisamente aumenta.......mi accorgo che non è più acqua quella che cade dal cielo, ma è quella neve umida e dura che sembra ghiaccio tritato, a metà tra neve e grandine e che, comunque, in breve imbianca i prati circostanti.
Il tratto in cui ci troviamo ha diverse deviazioni possibili e, tra l'oscurità incipiente e la nevicata, fatico molto a riconoscere i luoghi, più di una volta devo fermarmi ad asciugare il GPS per capire se sono sul giusto itinerario ed infine opto per uno stradone di cui conosco l'esistenza ma non ho mai percorso, temendo che il single track che faccio solitamente sia impercorribile.
Pessima scelta! l'ultima parte impenna con un salitone al 25% ammantato di foglie secche ed imbevuto d'acqua....non resta che scendere e spingere sino in cima.
A questo punto evito le varianti incognite e prendo il single noto.....SPETTACOLARE! ora è ripreso a piovere abbondantemente e siamo nel bosco, superiamo radici e rocce senza quasi vederle ed alcuni tratti in contropendenza li facciamo a piedi, per prudenza.... sembra di essere in una scena del film RAMBO (per chi se lo ricorda).
Alla fine dopo altri sali e scendi e nuovamente sotto alla nevicata, decido che è tempo di montare le luminarie: Federico ha luci anteriore e posteriore tanto grosse e potenti che pare uno scooter, io sembro un pazzo con due intermittenti (una davanti ed una dietro) un faretto di fortuna legato sulla piega con un pezzo di camera d'aria ed una luce da speleologo fissata con elastici sul casco, ma se avessi altro lo monterei, ormai è buio pesto e ci attende una discesa che è la mia "bestia nera": giusto un anno fa ci ho fatto una caduta che sono stato tentato di appendere la biga al chiodo e quando è successo c'era il sole!
Me la farei sotto, ma non sarebbe dignitoso davanti a mio figlio , quindi gli dico di starmi dietro (è un ragazzo posato, ma alle volte in discesa si fa prendere la mano) ed inizio a scendere.
Il Nobby Nic all'anteriore aggrappa su tutto quello che trova ed è una gran fortuna, perchè, pur scendendo stile trial, non ho assolutamente modo di evitare le rocce lisce ed inclinate, gli scalini di pietra ed i canaletti dove l'acqua ruscella abbondante, non posso fare altro che entrarci dentro e sperare che la ruota tenga e.....tiene! non uno scompenso o incertezza, tanto che dove la pendenza diminuisce riesco anche a lasciar scorrere un po' ....... cavolo! sono completamente zuppo, ho le mani che mi fanno male per il freddo, sono a chilometri dalla prima asfaltata, su una discesa che mi incute timore anche col bel tempo ma........mi stò divertendo!
Anche Fede è ok: mentre scendiamo scambiamo qualche battuta e lui mi fa: "certo Pa', questo si che è un bell'allenamento per imparare a guidare!".
Poi arriviamo al Fosso dell'Eremita, è uno stradone sterrato veloce, che prendiamo in discesa, aumentando l'andatura e tremando di freddo, alla poca luce dei nostri fanali traballanti e sputando il fango che ci entra nella bocca; a tratti si riescono a vedere alcune luci degli abitati sottostanti.
Normalmente non amo quello stradone, ma l'oscurità, la pioggia, il freddo, l'adrenalina e non so cos'altro hanno trasformato quella corsa, altrimenti insignificante, in un'avventura gioiosa e surreale: lasciavamo il mondo di Narnia, la Terra di OZ, per precipitarci verso la civiltà che ci attendeva in basso.
.........ma sarà normale, alla soglia dei 45 anni, divertirsi come un fijo piccolo per così poco?