LA PRIMA VOLTA

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wooddy

Biker novus
16/4/04
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Matelica
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L'insalata di formiche l'ho dovuta mangiare per forza in campeggio (nell'insalata c'erano più formiche che verdura!!), le cavallette sono un ottimo ingrediente al posto dei gamberetti (sono anche più croccanti) e l'acqua del Po, se uno è coraggioso può anche berla facendoci il bagno come ho fatto io (nel 1984 e non sono ancora morto!!??!!)............................

Bella li Raga.
Era ora che qualcuno mettesse in palio qualcosa anche per noi.
Fin’ora avevo trovato solamente premi come lettori MP3, CD portatili, automobili (non conosco nessuno però che ne abbia mai vinta una), caschi od occhialini da motocross……..
… ma una Forka Marzocchi è un sogno!!!!!
Bando alle ciance…… ecco il racconto!!!

Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscu …… u ….. UH??!!??
-“A dante!! L’hanno già scritta questa roba!!!”-

Mi recavo una mattina a spigolare, quando vidi una barca in mezzo al ma……. AH??!!??
-“Pisacane!!! Trovane n’artra!!!”-

Ci sono giorni in cui non dormo e penso a te, stò chiuso in casa col silenzio per ami… i …IH??!!??
-“A povero!! Quant’eri ricco scrivevi meglio!!”-

Ma è mai possibile che tutto quello che invento me l’hanno già copiato prima?????

OK! Adesso faccio sul serio.

LA PRIMA VOLTA

Tutto iniziò in un’aula del Politecnico di Milano, nella Facoltà di Architettura, quando un Docente ci chiese di esplorare la Brianza in un modo che esulasse dalle abitudini degli ultimi 50 anni di storia lombarda ovvero attraverso le “Vie dimenticate dal tempo”.
Iniziammo così a girare per i sentieri e le vecchie strade che collegavano i paesi ed i borghi brianzoli percorrendo tutte le direttrici orientate Ovest – Est anziché quelle Sud – Nord come invece accade ora……………..
…………………..la giornata era arrivata ormai a metà e, visto che al punto di arrivo non c’era nessuno ad attenderci (eravamo tutti a pedalare) decidemmo di abbandonare l’impresa e di dedicarci al ritorno verso il nostro mezzo di trasporto, -“tanto le vecchie strade sono talmente dimenticate che difficilmente qualche assessore folle può decidere di farle sparire tutte prima di domani mattina”- Fu il nostro pensiero comune. Allora, visto che siamo qui in BC perché non cerchiamo di divertirci anziché studiare? (a dire il vero piacerebbe a tutti studiare con le chiappe poggiate sul sellino della propria MTB…… ci ritenevamo MOOOOLTO fortunati a poterlo fare)
Iniziava, così, la parte più interessante dell’uscita.
Abbandonato il sinuoso serpeggiare del sentiero iniziammo a salire verso la cima di quella che sembrava la collina più alta della zona. Dal lato opposto al nostro c’erano dei piccolissimi calanchi ed alcune scarpate derivanti probabilmente da vecchie cave di ghiaia. Un posto meraviglioso, almeno per tre di noi, visto che io ero l’unico a non avere esperienza di pendenze “assurde”. Arrivati sulla cima ed abbandonati i cancelli al margine del bosco, ci avvicinammo al ciglio di una di queste scarpate.
Il margine di questa scarpata era netto, senza sbavature, nessun piccolo crollo, l’erba cresceva su quel bordo come se niente fosse, era incredibilmente sottile e duro da poter reggere tranquillamente il mio peso, e nemmeno gli animali osavano avvicinarsi tanto a quel baratro senza fine che vidi appena mi affacciai. Non ci rimasi a lungo, ho sempre sofferto di vertigini ed a quel punto mi voltai dicendo “Voi siete tutti scemi!!! Io oggi ho preso la BC mica il paracadute!!” Mio fratello disse che era tutto più facile di quello che sembra, ma io dissi che quello non mi sembrava “poco facile o difficile” a me quello sembrava impossibile e basta.
Nessuno avrebbe mai potuto convincermi fino al momento in cui uno dei due fratelli (quello più scemo pensai) prese la BC, si avvicinò al ciglio della scarpata mettendo mezza ruota anteriore nel vuoto. Sotto di lui c’erano ……. Un buco enorme!!?!, una scarpata con una pendenza del 150% minimo e il terreno orizzontale, alla fine della scarpata, 10 metri più sotto.
Non ho fatto nemmeno in tempo ad avvicinarmi che lui sparisce nel vuoto lasciandosi dietro solamente un leggero rotolamento di sassolini verso valle. Quando arrivo sul ciglio lui è già fermo che attende il secondo. Parte anche il secondo, poi il terzo…………. Mi volto dicendo Avanti il prossimo……. Però non c’era più nessuno, ero rimasto solo io.
Mi armo, allora, di coraggio (da dove è uscito non l’ho mai capito), prendo la BC, mi avvicino al burrone, mi ricordo di abbassare la sella, guardo sotto (grosso errore, la paura triplica!!!), impugno saldamente il manubrio……. riempio i polmoni……… ma che, sono diventato scemo? Un dubbio mi assale all’improvviso, ma non posso assolutamente fare una figura così oscena.
Appoggio il piede destro sul pedale, spingo leggermente e …….. non faccio nemmeno in tempo ad appoggiare il piede sinistro che la BC mi trascina verso il basso. Sposto il peso indietro come ho visto fare ai tre prima di me, l’abisso mi inghiotte con una velocità ed una voracità tale da farmi sentire come un “bocconcino” di carne tenera nelle fauci di un leone affamato; l’aria mi investe infilandosi nelle feritoie del casco, inondando la bocca spalancata ed il naso di quell’odore, quel profumo meraviglioso di fiori primaverili, le dita si arrotolano intorno alle maniglie stringendo il manubrio talmente forte che nemmeno con una martellata si potrebbero aprire, il cuore inizia a martellarmi nel petto come se fosse un cannone antiaereo, un martello pneumatico, sento solamente lui, come se fossi circondato da un’intera orchestra di percussioni, ogni cosa intorno a me inizia a rallentare, rallentare, mi sembra di entrare in una dimensione nuova, riesco a sentire il rumore di ogni sassolino che sposto, di ogni filo d’erba che sfioro, riesco addirittura a sentire il fruscio dei cuscinetti dei mozzi, ormai sono completamente immerso nella discesa da non accorgermi nemmeno che 10 metri sotto di me i tre che mi hanno preceduto stanno urlando di gioia perché ho avuto il coraggio di buttarmi. Ogni centimetro della discesa mi sembra lungo un metro e nella mia mente si ferma l’immagine di quel momento: Le ruote girano velocissime galleggiando sulla ghiaia quasi a non toccarla, mi sembra di volare, quasi senza attrito, come se quelle ruote si fossero trasformate in ali, come quelle spiegate della poiana che volteggiava in cielo nell’istante in cui ho alzato gli occhi prima di buttarmi, come quelle della farfalla che si posava sul fiore a lato del piede sinistro mentre cercavo di misurare la distanza dal pedale……. Mi sembrava di essere sospeso nel tempo e nello spazio, per 10 secondi, per un minuto, per un’ora…… per un’eternità. Quando mi resi conto di quello che stavo facendo mi svegliai all’improvviso ritornando sul pianeta Terra, con i piedi sui pedali e le dita fermamente avvinghiate al manubrio ed ai fremi che, tra l’altro, non avevo ancora usato. Credevo di essere su quella discesa da un’eternità, mentre erano passati solamente 3 secondi. I cuore continuava a battere come un cannone, l’aria continuava ad investirmi ed i sassolini continuavano a cadere, ma erano molti di più, qui in basso, dove avevano già frenato in tre il terreno era un po’ più morbido. Non sapevo assolutamente cosa mi sarebbe successo alla fine dei 2 secondi che mi mancavano prima di arrivare accanto ai tre già scesi. A quel punto, però, l’importante era cercare di non farsi troppo male……pensavo. La BC cominciò lentamente e pesantemente a riprendere la sua posizione naturale (orizzontale) ma non a perdere velocità, cosa che mi stava preoccupando un pochino, anche perché, nello spasimo della partenza e della discesa avevo perso d’occhio la cosa fondamentale che si trova alla fine di ogni discesa, o, per lo meno, che avrebbe dovuto trovarsi alla fine di ogni discesa: lo spazio per fermarsi!!. Solo allora iniziai a pensare che probabilmente mi conveniva, se necessario, buttarmi giù sulla destra perché la parte sinistra della mia traiettoria di arrivo era un’enorme siepe di rovi……. (non so se mi capite!!!?!!).
Feci in tempo a guardare i tre compagni ed a pensare che ero arrivato quando, per frenare, feci l’errore più grosso della mia storia di biker (è stata la prima ed ultima volta)…… la mano sinistra si chiuse con forza e decisione sulla leva freno, bloccando completamente la ruota anteriore….. l’idea iniziale era quella della spacconata finale , ma non è possibile alzare una BC da 20 chili lunga come me impennandola al contrario…sulla ruota anteriore….. (l’ho capito solo allora!!?).
L’avantreno si piegò improvvisamente verso destra ed il manubrio ruotò bruscamente “impiantandosi” letteralmente nella ghiaia morbida. Il mio sguardo non sapeva più dove soffermarsi, gli occhi si muovevamo a destra ed a sinistra come due palline di un flipper, d’un tratto mi resi conto che la forza di gravità, che mi aveva accompagnato così vigorosamente fino a quel punto, non riusciva più a tenere me ed il mio mezzo attaccati a terra, la manopola destra del manubrio si stava avvicinando velocemente ed inesorabilmente al cavallo dei miei pantaloni imbottiti………. SI!, SI! Imbottiti va bene…… ma, QUANTO imbottiti? Non ne avevo mai provato la resistenza fino a quel momento; la BC si impennò veramente sulla ruota anteriore, così come era l’idea originaria di mezzo secondo prima, solamente che io non ero più sulla BC, a quel punto. Un centesimo di secondo più tardi ero in volo, con gli occhi chiusi e le mani appoggiate su quello che pensavo già di aver perso………
………mi sono ritrovato proprio nel mezzo di quella disgraziatissima siepe di rovi che, oltretutto, in primavera, non aveva ancora tutte le foglie. C’erano solamente rami lunghi e spine in quella maledetta siepe.
Avevo il contachilometri……………. Ma non ho nemmeno lontanamente pensato che mi sarebbe stato utile sapere a che velocità stavo scendendo. Stavo volando e basta.
Alla sera, i due fratelli, l’amico ed anche mia madre, quando siamo rientrati a casa hanno cominciato a chiamarmi S. Lazzaro.
La mia PRIMA VOLTA è stata indimenticabile, assolutamente eccitante e tremendamente terrificante allo stesso tempo.
Sono passati quasi 20 anni………. 20.000 chilometri a pedali………800.000 cadute anche peggio di questa…….. e qualche piccola cicatrice mi ricorda ancora quella prima grande ripidissima discesa. Adesso si dice “drop” o “ripidone” ma il senso è sempre lo stesso. Le salite sono dure, ma se servono a darci anche solo 10 minuti di adrenalina in discesa allora ben vengano.

Si chiamerà pure Free Ride ma per me è sempre “usare la MTB” per quelle cose per le quali è stata progettata, anche se è una tuttarigidadavantiedietropure da zero mm di escursione come la mia di allora..

Ciao a tutti e….. al prossimo drop a destra. (ricordate cosa c’è a sinistra??)

PS: l’esame poi è andato bene. Ci siamo portati a casa un bel 30 ed al Doc sono piaciute le foto delle BC lungo il sentiero e sul ponte Romano e lui subito le ha fregate per pubblicarle su un suo articolo. Non gli ho mai mostrato le foto che mi hanno fatto gli altri tre mentre cercavo di liberarmi dall’abbraccio dei rovi………!!!
 

wooddy

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Ancora non ho capito come cavolo faccio a farvi avere le mia risposte.
Mi ripeto (scusate)!!!!!!!!!!
Il tuo racconto è semplicemente fenomenale.
L'avevo già letto subito dopo la pubblicazione e.....
CZZZZ!!! mi sono cresciuti gli addominali a furia di ridere.!!!
FOOORTE!!!
IO ancora ricordo il mio passato antecedente la MTB :scassat: :scassat: :scassat: !!!
A presssssssto.
 

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