Siamo appena entrati nel nuovo millennio: dopo quarantanni passati a praticare sport di ogni tipo, dallo sci allo snowboard, dal windsurf al kitesurf, dal tennis al baseball, sento che è il momento di iniziare qualcosa di nuovo e specialmente qualcosa che io possa praticare quando decido io, cioè nel poco tempo libero dal lavoro e dalla famiglia, senza dover per forza sottostare a fenomeni atmosferici capricciosi come il vento o la neve e senza dover dipendere da altre persone come negli sport di squadra. Consigliato perciò dal mio amico Sandro, che già ventanni prima mi aveva contagiato con il virus del windsurf, ordino allora nel gennaio 2000 la mia prima bici, una bdc fondriest in alluminio che lex campione del mondo mi ha costruito naturalmente su misura. Questa è stata la prima cosa che ho imparato sulle bici, non è tanto importante il modello, quanto che questo si adatti di preciso alle proprie misure antropometriche.
Dopo un paio di mesi di attesa, in una giornata di inizio primavera, vado a ritirare la mia fiammante fondriest arancione,
compro gli scarpini, pantaloncini, maglietta e naturalmente il casco, che in questi anni ho sempre messo fino dalla prima uscita e carico la bici sul camper per qualche giorno di ferie pasquali con la famiglia a Jesolo.
Marzo 2000, una giornata che sarà difficile da dimenticare, la prima uscita ufficiale in bici della mia vita, dopo pranzo i bimbi giocano tranquillamente in spiaggia e avviso mia moglie che starò via unoretta. Povera donna, non sa che cosa le aspetterà per i prossimi 10 anni, ma neanche io, perché il virus non è ancora entrato dentro di me.
Inforco la bici e comincio a pedalare, da Jesolo alla punta del Cavallino, un lunghissimo rettilineo completamente piano di 10 km. Spingo sui pedali, la bici risponde prontamente alle mie sollecitazioni, sono sui trenta allora, laria mi arriva in faccia e mi scompiglia i capelli (quali?), arrivo in fondo alla penisola, vedo Venezia in lontananza, mi giro e ritorno in un attimo al camper. Sono stato via meno di unora, ma le sensazioni sono bellissime, potenza del gesto atletico e libertà soprattutto e probabilmente la prima, classica, faccia da sorriso ebete e compiaciuto si dipinge sul mio viso. Da allora quante cose sono cambiate, la pianura si è trasformata in montagna, la bici da corsa si è trasformata in mountain bike e io ho dieci anni in più.
Ma alla fine di ogni giro sul mio viso si dipinge lo stesso sorriso ebete e compiaciuto di quella splendida giornata di inizio primavera in cui sono salito per la prima volta su una vera bicicletta
Dopo un paio di mesi di attesa, in una giornata di inizio primavera, vado a ritirare la mia fiammante fondriest arancione,
compro gli scarpini, pantaloncini, maglietta e naturalmente il casco, che in questi anni ho sempre messo fino dalla prima uscita e carico la bici sul camper per qualche giorno di ferie pasquali con la famiglia a Jesolo.
Marzo 2000, una giornata che sarà difficile da dimenticare, la prima uscita ufficiale in bici della mia vita, dopo pranzo i bimbi giocano tranquillamente in spiaggia e avviso mia moglie che starò via unoretta. Povera donna, non sa che cosa le aspetterà per i prossimi 10 anni, ma neanche io, perché il virus non è ancora entrato dentro di me.
Inforco la bici e comincio a pedalare, da Jesolo alla punta del Cavallino, un lunghissimo rettilineo completamente piano di 10 km. Spingo sui pedali, la bici risponde prontamente alle mie sollecitazioni, sono sui trenta allora, laria mi arriva in faccia e mi scompiglia i capelli (quali?), arrivo in fondo alla penisola, vedo Venezia in lontananza, mi giro e ritorno in un attimo al camper. Sono stato via meno di unora, ma le sensazioni sono bellissime, potenza del gesto atletico e libertà soprattutto e probabilmente la prima, classica, faccia da sorriso ebete e compiaciuto si dipinge sul mio viso. Da allora quante cose sono cambiate, la pianura si è trasformata in montagna, la bici da corsa si è trasformata in mountain bike e io ho dieci anni in più.
Ma alla fine di ogni giro sul mio viso si dipinge lo stesso sorriso ebete e compiaciuto di quella splendida giornata di inizio primavera in cui sono salito per la prima volta su una vera bicicletta