Prima di andare a letto un occhi al barometro.....pioggia.
Pioggia? ma se il cielo è completamente nitido con una miriade di stelline cosparse qua e là??!?! Sarà!
Sveglia alle 7.30; la prima cosa è scrutare il tempo. Dalla finestra abbassata filtrano forti raggi luminosi; deve esserci un tempo spettacolare.
Infatti, una volta aperta la finestra si presenta uno spettacolo unico. Le piante sono di un colore verde acceso, il cielo è completamente blu e l'aria è frizzante. Basta questo per rendermi di ottimo umore.
Una cosa forse non quadra, dovrei prendere la macchina per andare a recupere Asterix...cosa non si fa per il gentil sesso ma...un messaggio annuncia pure la sua rinuncia al giro. Peccato, da un punto di vista. Benissimo dall'altro.
Inforko la bici in versione estiva (ovvero niente più zaino in spalla e l'attaccabile saldamente attaccato al telaio) e me ne vado verso Lecco e poi verso Ballabio, punto di ritrovo con l'unico superstite.
La temperatura è perfetta, non si suda nemmeno.
Sento il sole penetrare in profondità sotto la pelle, intorno tutto è blu e verde immerso in un silenzio surreale e senza fatica percorro in serenità la salita senza nemmeno sentirla nelle gambe.
In men che non si dica sono al punto di ritrovo ma non ho nè un'orologio nè un telefono per vedere che ore sono. Nel mentre dell'attesa mi assopisco sotto i caldi raggi di un fantastico solo primaverile.
L'aumentare del flusso di traffico mi riporta alla realtà, apro gli occhi e vedo orde di bitumari che transitano sulla strada poco distante in mezzo al caotico traffico di Merenderos.
Arriva il mio compagno d'avventura ed in breve, dopo i soliti convenevoli sulle varie stranezze osservate nel'attesa, ci dirigiamo verso i Resinelli; 14 tornanti.
Purtroppo il traffico di gitanti è sostenuto....(ed emerge il bello di pedalare d'inverno, l'assenza di gitanti)ma, incuranti andiamo verso la nostra meta godendo della salita che poco a poco ci consente di guadagnare quota.
Quasi in vetta, dopo un leggero ristoro a base di focaccia super unta, ci dirigiamo nel punto massimo di ascesa; un fantastico belvedere 1300 mt a strapiombo sul lago; uno spettacolo unico.
Uno di quegli spettacoli che ti fanno restare in silenzio a contemplare guardando ora giù in basso, ora all'orizzonte.
Leggermente alla nostra destra lo spettacolo dei monti del Triangolo lariano con l'arso Pallanzone svettante nella sua triste desolazione. (L'elicottero recentemente precipitato che ha bruciato un intero fianco della montagna).
Dopo esserci persi nella magia di questo posto decidiamo di partire verso la nostra meta che non sapevamo come avremmo fatto a raggiungere. Giriamo per sentieri sfruttando (per quanto possibile) la cartina ma soprattutto affidandoci all'intuito. Dapprima barcolliamo nel lulla sbagliando più volte strada ma, una volta entrati in un incantato boschetto, un sesto senso ci pervade e capiamo che il sentiero che stiamo battendo è quello giusto.
Tutto assume un nuovo colore, sia dal punto di vista soggettivo e psicologico, sia dal punto di vista reale. La traccia scende dolcemente con numerose curve in appoggio e sassi in un contesto fantastico, un bosco magico.
LA traccia diviene via via più rada fino a diventare prato, scrutiamo qua e là e ritroviamo ancora il sentiero che, in breve, ritorna ancora prato. Questa volta la ricerca della traccia risulta più difficoltosa in quanto probabilmente non battuta da lungo tempo.
LA via scende sempre dolcemente, a sinistra si scorge centinaia di metri sotto di noi il lago; ogni tanto qualche tornantino secco pare volerci far tuffare dentro. L'alternanza di fondi è incredibile, si passa dalla terra battuta alle foglie, dalle pietre ai verdi prati, dalla mulattiera alla strada cementata, dal giardino della casa nel bosco al sentiero tecnico. Un percorso veramente completo.
Arrivati ad Abbadia ci separano 5 chilometri abbondanti di asfalto da Lecco; per fortuna con vento a favore, tanto che percepisco la necessità di avere la tripla davanti.
Intorno a noi tutto pare strano qui nella civiltà. L'aria è calda e non fredda come prima della partenza per la discesa, le numerose persone si agirano per strada in costume da bagno brandendo colorati asciugamani.
In breve siamo a Lecco. Il degenero. Addio pace della montagna; ciò che sembrava un grande ammasso di tegole si è rivelato essere anche un'accozzaglia di carne e ferro, una miriade di persone in riva al lago passeggiante tra bancarelle, auto e moto. Ah, quanto era lieto lo spettacolo da lassù. Vedere tutte queste persone come microscopici puntini confondersi nelle strade e sulle spiaggie e capirsi diversi. Ora qui in mezzo a loro guardandoli con una faccia strana, cercando di capirli, cpaire quello che stanno facendo. E intanto me ne frego; lassù guardavo i panorami che la natura era in grado di offrirmi e, bene o male, faccio la stessa cosa quaggiù, aggiungendo ai panorami paesaggistici anche altri tipi di "paesaggi" passeggiantistici....
Ora sono qui, cotto come un tacchino, la faccia e le braccia mi prudono per il gran sole preso, l'aria entra frizzante dalla finestra e penso già al primo giorno liberò che avrò per poter ritornare a fare quel sentiero e a percorrere le vie alternative lasciate in sospeso per poterlo trasformare a tutti gli effetti nel SENTIERO totale, di quelli che lasciano il segno! :-?
Pioggia? ma se il cielo è completamente nitido con una miriade di stelline cosparse qua e là??!?! Sarà!
Sveglia alle 7.30; la prima cosa è scrutare il tempo. Dalla finestra abbassata filtrano forti raggi luminosi; deve esserci un tempo spettacolare.
Infatti, una volta aperta la finestra si presenta uno spettacolo unico. Le piante sono di un colore verde acceso, il cielo è completamente blu e l'aria è frizzante. Basta questo per rendermi di ottimo umore.
Una cosa forse non quadra, dovrei prendere la macchina per andare a recupere Asterix...cosa non si fa per il gentil sesso ma...un messaggio annuncia pure la sua rinuncia al giro. Peccato, da un punto di vista. Benissimo dall'altro.
Inforko la bici in versione estiva (ovvero niente più zaino in spalla e l'attaccabile saldamente attaccato al telaio) e me ne vado verso Lecco e poi verso Ballabio, punto di ritrovo con l'unico superstite.
La temperatura è perfetta, non si suda nemmeno.
Sento il sole penetrare in profondità sotto la pelle, intorno tutto è blu e verde immerso in un silenzio surreale e senza fatica percorro in serenità la salita senza nemmeno sentirla nelle gambe.
In men che non si dica sono al punto di ritrovo ma non ho nè un'orologio nè un telefono per vedere che ore sono. Nel mentre dell'attesa mi assopisco sotto i caldi raggi di un fantastico solo primaverile.
L'aumentare del flusso di traffico mi riporta alla realtà, apro gli occhi e vedo orde di bitumari che transitano sulla strada poco distante in mezzo al caotico traffico di Merenderos.
Arriva il mio compagno d'avventura ed in breve, dopo i soliti convenevoli sulle varie stranezze osservate nel'attesa, ci dirigiamo verso i Resinelli; 14 tornanti.
Purtroppo il traffico di gitanti è sostenuto....(ed emerge il bello di pedalare d'inverno, l'assenza di gitanti)ma, incuranti andiamo verso la nostra meta godendo della salita che poco a poco ci consente di guadagnare quota.
Quasi in vetta, dopo un leggero ristoro a base di focaccia super unta, ci dirigiamo nel punto massimo di ascesa; un fantastico belvedere 1300 mt a strapiombo sul lago; uno spettacolo unico.
Uno di quegli spettacoli che ti fanno restare in silenzio a contemplare guardando ora giù in basso, ora all'orizzonte.
Leggermente alla nostra destra lo spettacolo dei monti del Triangolo lariano con l'arso Pallanzone svettante nella sua triste desolazione. (L'elicottero recentemente precipitato che ha bruciato un intero fianco della montagna).
Dopo esserci persi nella magia di questo posto decidiamo di partire verso la nostra meta che non sapevamo come avremmo fatto a raggiungere. Giriamo per sentieri sfruttando (per quanto possibile) la cartina ma soprattutto affidandoci all'intuito. Dapprima barcolliamo nel lulla sbagliando più volte strada ma, una volta entrati in un incantato boschetto, un sesto senso ci pervade e capiamo che il sentiero che stiamo battendo è quello giusto.
Tutto assume un nuovo colore, sia dal punto di vista soggettivo e psicologico, sia dal punto di vista reale. La traccia scende dolcemente con numerose curve in appoggio e sassi in un contesto fantastico, un bosco magico.
LA traccia diviene via via più rada fino a diventare prato, scrutiamo qua e là e ritroviamo ancora il sentiero che, in breve, ritorna ancora prato. Questa volta la ricerca della traccia risulta più difficoltosa in quanto probabilmente non battuta da lungo tempo.
LA via scende sempre dolcemente, a sinistra si scorge centinaia di metri sotto di noi il lago; ogni tanto qualche tornantino secco pare volerci far tuffare dentro. L'alternanza di fondi è incredibile, si passa dalla terra battuta alle foglie, dalle pietre ai verdi prati, dalla mulattiera alla strada cementata, dal giardino della casa nel bosco al sentiero tecnico. Un percorso veramente completo.
Arrivati ad Abbadia ci separano 5 chilometri abbondanti di asfalto da Lecco; per fortuna con vento a favore, tanto che percepisco la necessità di avere la tripla davanti.
Intorno a noi tutto pare strano qui nella civiltà. L'aria è calda e non fredda come prima della partenza per la discesa, le numerose persone si agirano per strada in costume da bagno brandendo colorati asciugamani.
In breve siamo a Lecco. Il degenero. Addio pace della montagna; ciò che sembrava un grande ammasso di tegole si è rivelato essere anche un'accozzaglia di carne e ferro, una miriade di persone in riva al lago passeggiante tra bancarelle, auto e moto. Ah, quanto era lieto lo spettacolo da lassù. Vedere tutte queste persone come microscopici puntini confondersi nelle strade e sulle spiaggie e capirsi diversi. Ora qui in mezzo a loro guardandoli con una faccia strana, cercando di capirli, cpaire quello che stanno facendo. E intanto me ne frego; lassù guardavo i panorami che la natura era in grado di offrirmi e, bene o male, faccio la stessa cosa quaggiù, aggiungendo ai panorami paesaggistici anche altri tipi di "paesaggi" passeggiantistici....
Ora sono qui, cotto come un tacchino, la faccia e le braccia mi prudono per il gran sole preso, l'aria entra frizzante dalla finestra e penso già al primo giorno liberò che avrò per poter ritornare a fare quel sentiero e a percorrere le vie alternative lasciate in sospeso per poterlo trasformare a tutti gli effetti nel SENTIERO totale, di quelli che lasciano il segno! :-?