Kona Abra Cadabra vs MDE Damper I-Link

  • Cannondale presenta la nuova Scalpel, la sua bici biammortizzata da cross country che adesso ha 120 millimetri di escursione anteriore e posteriore in tutte le sue versioni. Sembra che sia cambiato poco, a prima vista, ma sono i dettagli che fanno la differenza e che rendono questa Scalpel 2024 nettamente più performante del modello precedente.
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muldox

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Kona Abra Cadabra e MDE Damper I-Link condividono lo stesso travel anteriore e posteriore, uno schema di sospensione proprietario e lo stesso peso dichiarato per il telaio completo di ammortizzatore. Il peso globale è inoltre simile, i montaggi improntati alla stessa filosofia ed i costi equiparabili.
Le analogie non mancano certamente fra le protagoniste di questa comparativa, ma neppure le differenze, e non solamente a livello di comportamento dinamico.
La più importante è che, mentre con Kona ci troviamo di fronte ad una grossa factory americana, MDE è il classico prodotto artigianale italiano. Il vantaggio di questa soluzione, oltre a quello di permettere un contatto diretto con chi le bici le progetta e realizza, sta nella massima flessibilità realizzativa. MDE non si limita infatti a fornire una lunga lista di kit di montaggio, ma è in grado di realizzare telai con soluzioni geometriche “on demand”. Si può quindi dire che ogni telaio è unico, nel bene e nel male…

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Analisi statica e prime sensazioni

MDE Damper
Visivamente il Damper trasmette un’impressione di snellezza e leggerezza, merito delle tubazioni di diametro contenuto, del movimento centrale basso e dell’angolo sterzo relativamente rilassato.
La cura realizzativa del telaio non ci ha particolarmente impressionati: la serigrafia è costituita da semplici adesivi privi di pellicola protettiva, l’ancoraggio dell’ammo sull’obliquo si è rivelato impreciso facendo sì che l’ammo andasse un poco forzato per entrare nella sede del carro, ed infine il collarino reggisella marchiato MDE va stretto alla morte per evitare che stringa sui soli lati permettendo al reggisella di oscillare in senso longitudinale. Per finire, i dati geometrici da noi rilevati differiscono anche abbastanza significativamente da quelli dichiarati, in particolare l’altezza del movimento centrale.
Chi dovesse cercare nel Damper quella cura realizzativa maniacale sovente attribuita ai prodotti artigianali potrebbe rimanere deluso.

Lo schema adottato da MDE per questo telaio in grado di spaziare dall’all mountain all’enduro (è previsto il montaggio con forcelle di quota compresa fra 520 mm e 560 mm) è il proprietario I-Link, il cui funzionamento è descritto da Zergio nel capitolo che trovate a fine test.

I-Link a parte, il telaio è abbastanza tradizionale, quindi tubo sterzo in grado di ospitare il solo standard da 1 1/8”, QR posteriore, niente attacco ISCG, passaggio cavi esterno e nessuna particolare soluzione tecnica. Da MDE ci hanno comunque confermato che sul nuovo Damper è prevista l’adozione del perno passante anche al posteriore e del supporto ISCG.
Il peso della bici completa (comunicatoci dal produttore) è un soddisfacente 13.30 Kg. Merito non solo della leggerezza del telaio, ma anche dell’intelligente montaggio scelto da MDE con un mix di componenti sufficientemente leggeri ed affidabili ma non per questo eccessivamente costosi, dimostrazione che con scelte ben ragionate è possibile ottenere ottimi risultati a costi accettabili.

Montando in sella ci troviamo immediatamente a nostro agio e non sentiamo il bisogno di particolari adattamenti: la bici è snella fra le gambe e le quote di stem e piega, rispettivamente 75 mm e 685 mm, le troviamo perfettamente adeguate al montaggio scelto e quindi all’utilizzo previsto.
La Revelation da 150 mm con perno passante la usiamo per la prima volta, ma il sistema è il Dual Air che ben conosciamo e perciò carichiamo circa 10 psi in più nella camera positiva sapendo che ci troveremo a nostro agio.
Molto semplice anche il settaggio dell’ammortizzatore Rock Shox Monarch dotato di gate con soglia tarabile, che in definitiva si riduce alla sola pressione della camera principale che porteremo a circa 160 psi per un valore di SAG di 12/13 mm.


Abbiamo particolarmente apprezzato la scelta della componentistica montata sulla MDE Damper del test, ottimo compromesso fra costo, leggerezza ed affidabilità.
Corretta la scelta di montare il bash per via dell'altezza ridotta del movimento centrale, nonostante leggerezza e pedalabilità del mezzo avrebbero dato senso anche ad una tripla.
Perfette, a nostro giudizio, anche le quote di piega e stem in rapporto alla tipologia di bici e montaggio adottato (riocordiamo che il Damper è abbastanza "camaleontico" e si presta anche a montaggi più pesanti).

Nell'ultima foto si nota la snellezza delle linee di questo telaio.


Kona Abra Cadabra
Diverso l’impatto visivo trasmesso dalla Abra Cadabra, che affiancata alla MDE sembra quasi una bici di una taglia superiore. La spiegazione la troviamo nelle quote geometriche, a partire dall’altezza del movimento centrale di ben 363 mm per arrivare agli angoli sterzo e sella più verticali di quelli del Damper.
La cura realizzativa del telaio in alluminio Scandium è buona, anche se la verniciatura classica è di minor effetto rispetto all’anodizzato su fondo satinato di MDE.
Punto a favore di Kona il tubo sterzo “tapered” in grado di accogliere cannotti conici e l’attacco ISCG, mentre il fissaggio della ruota posteriore è anche in questo caso affidato ad un classico QR.

Se l’I-Link di MDE è uno schema proprietario, con il Magic Link di Kona ci troviamo di fronte ad uno schema più unico che raro. La sospensione posteriore è infatti costituita da due ammortizzatori, un classico Fox ad aria ed una sorta di “microammortizzatore” ausiliario a molla privo di controllo idraulico. In salita lavora solamente il primo gestendo un’escursione di soli 105 mm, mentre quando la spinta sui pedali viene a mancare entra in azione anche l'ammortizzatore a molla ed il travel totale sale "magicamente" a 160 mm.
Ma non è tutto, nel momento in cui l’ammo a molla si comprime si ha infatti una variazione delle quote geometriche con un aumento dell’interasse e la riduzione dell’angolo sterzo. Il tutto dovrebbe permettere di avere una bici che si “autosetta” in base alle caratteristiche del tracciato senza che il biker si debba preoccupare di nulla.
Questa è la teoria, vedremo in seguito i riscontri pratici…

Anche sulla Abra cadabra il montaggio è di buon livello e fa ricorso a parecchia componentistica di casa Shimano, ruote e freni compresi (la bici che ci è stata inviata montava però una ruota anteriore Mavic per motivi che non conosciamo). Il peso di 13.69 Kg (in questo caso rilevato da noi) è di poco superiore a quello del Damper e più che soddisfacente in rapporto all’escursione del telaio.

Meno naturale per la tipologia di bici la posizione in sella alla Abra Cadabra, soprattutto a causa degli angoli sella e sterzo più verticali abbinati al movimento centrale abbastanza alto. Non aiutano la piega più stretta (660 mm) e lo stem più lungo (90 mm), a maggior ragione se si pensa che sotto quest’ultimo erano posizionati dei distanziali che abbiamo immediatamente tolto.
Caricato il Float RP23 con 190 psi per un sag del 25% e precaricata opportunamente la molla dell’ammortizzatore secondario come da procedura (non fatevi intimorire, è un’operazione di estrema semplicità), non ci rimane che impostare il corretto SAG sulla forcella Fox Float ed anche l’Abra Cadabra è pronta a partire.


Lo schema di sospensione posteriore Magic-Link, con i suoi due ammortizzatori, è il cuore della Kona Abra Cadabra e ciò che la rende diversa da qualsiasi altra bici (altri modelli Kona a parte).
A differenza della Damper, l'Abra Cadabra monta una classica tripla. Anche in questo caso la scelta è condivisibile, dato che la luce da terra non manca.
Anche il montaggio della Abra Cadabra ci è è parso in generale soddisfacente, eccezion fatta per le misure di stem e piega che avremmo preferito rispettivamente più corto e più larga, e per il disco anteriore che avremmo preferito di diametro maggiore, dato che i frenio Shimano SLX non hanno brillato per prontezza e potenza.

Si tratta comunque di componenti sostituibili con una spesa relativamente modesta.



The Chase on Vimeo
Kona Abra Cadabra e MDE Damper si sfidano in un lungo inseguimento sulle montagne dell'Alto Garda


Salita scorrevole

Mentre sul Damper il Bobbing è quasi assente anche a piattaforma stabile disisnserita, sulla Abra Cadabra è necessario chiudere il propedal se si vuole evitare un accentuato dondolio. A quel punto le prestazioni delle due bici non si discostano di molto, pur con un leggero vantaggio per MDE.
Per quanto concerne il Magic Link di Kona il sistema fa esattamente ciò che promette sulla carta, con l’ammortizzatore secondario che se ne sta completamente esteso finchè si spinge sui pedali, salvo attivarsi quando la spinta viene a mancare.

Salita tecnica
Anche in questo caso MDE è favorita dal comportamento della sospensione posteriore, la quale non necessita di piattaforma stabile e può quindi lavorare liberamente assorbendo le asperità del terreno. I problemi con il Damper nascono nel superamento di ostacoli di una certa entità, dato che il movimento centrale basso fa sì che si impatti facilmente il terreno in fase di pedalata.
La sospensione di Kona è più sensibile, ma come già evidenziato affetta da bobbing ed incline ad affondare in fase di assorbimento degli ostacoli. Sarà quindi necessario attivare il propedal anche in questo frangente per contrastare l’una e l’altra cosa, scegliendo la taratura di miglior compromesso per evitare un’eccessiva perdita di sensibilità.
Quando i passaggi si fanno particolarmente ripidi e tortuosi e gli ostacoli di una certa entità, a favore di Kona giocano angolo sterzo e sella nonché la maggior luce da terra rispetto alla MDE. L’altezza del movimento centrale in abbinamento all’angolo sella elevato richiedono però una certa decisione nel superamento delle sezioni più critiche, perché trovarsi in “stallo” con la sella ben alta da terra non è troppo piacevole e rende difficoltosa un’eventuale ripartenza.
Tirando le somme, le due bici sono abbastanza equivalenti finchè le difficoltà tecniche non sono eccessive, mentre all’aumentare di queste ultime le quote geometriche più favorevoli fanno leggermente prevalere Kona.

Discesa veloce/sconnessa
Sulla carta il Damper è favorito sia dalle geometrie (angolo sterzo più disteso, mc più basso ed interasse leggermente più lungo) che dall’insieme stem-piega maggiormente “DH friendly”. A suo sfavore una sospensione posteriore che non brilla per sensibilità e conseguentemente un retrotreno piuttosto nervoso.
Con l’Abra Cadabra lo scenario si ribalta, e l’handicap dato da geometrie meno favorevoli viene parzialmente compensato da un carro super-plush in grado di spianare le asperità in modo sorprendente.
Il risultato è che le due bici richiedono uno stile di guida leggermente diverso per essere sfruttate al meglio: più aggressivo e caricato sull’anteriore MDE, leggermente più arretrato per sfruttare appieno le ottime doti assorbenti del carro Kona.
Quale delle due prevale in definitiva? In un certo senso il discorso è analogo a quello fatto nel capitolo “salita tecnica”, questa volta però a parti invertite: finchè pendenza ed ostacoli non sono eccessivi, l’ottimo comportamento della sospensione Kona compensa le geometrie meno favorevoli, mentre quando il gioco si fa duro MDE trasmette maggior sicurezza.
Il comportamento della Abra Cadabra è comunque risultato superiore a quanto ci saremmo aspettati dopo la prima analisi statica. Merito del Magic Link?

Singletrack guidato
Grazie al movimento centrale basso ed all’ottima reattività e risposta della sospensione posteriore in fase di rilancio, il Damper si rivela un’autentica saetta in questo ambito. A patto di curare le traiettorie evitando gli ostacoli maggiori piuttosto che impattandoli, cosa peraltro piuttosto semplice grazie alla leggerezza e reattività di questa bici, il Damper è in grado di dare parecchio filo da torcere anche a mezzi con ben maggiori propensioni discesistiche. Attenzione però ai rilanci pedalati, perché il solito movimento centrale basso potrebbe riservare qualche sgradevole sorpresa anche in punti dove con altre bici si passa indenni!
Più “macchinosa” si rivela l’Abra Cadabra, che a causa del movimento centrale ben più alto e della minor reattività del carro non è altrettanto fulminea in questo ambito. A suo vantaggio la possibilità di essere rilanciata senza particolari preoccupazioni anche in presenza di ostacoli.

Discesa tecnica
Volendo sintetizzare, potremmo liquidare questo paragrafo con poche battute: molto facile da girare la Abra Cadabra, più sicura sul ripido la Damper.
Più nel dettaglio, i limiti della Abra Cadabra stanno nell’angolo sterzo verticale e nello stem un po’ lungo. Arretrando opportunamento in modo da sfruttare appieno le ottime doti assorbenti del carro, la Kona si comporta però meglio di quanto ci si potrebbe aspettare.
La MDE infonde maggior sicurezza sulle sezioni particolarmente ripide e gradonate, ma la poca luce da terra e la ruvidità della sospensione posteriore fanno sì che nemmeno lei sia al top in questo ambito. Fra le due è comunque quella che ci ha maggiormente convinti.
Provandole su alcuni drop naturali, la MDE è quella che ha dimostrato una miglior resistenza al finecorsa, a patto però di settare il SAG al valore minimo entro il range consigliato.
Meno progressivo e perciò incline al finecorsa il carro Kona, che presenta il conto da pagare per la sofficità sfoderata sui fondi sconnessi.

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Damper ed Abra Cadabra in azione sui sentieri del Lago di Garda


Conclusioni
Due bici simili sulla carta, abbastanza diverse all’atto pratico.
La Kona Abra Cadabra è in un certo senso più facile, specie in discesa dove risulta essere più “morbida” della MDE e, grazie all’angolo sterzo meno disteso, più facile da girare anche per chi magari tende ad arretrare un po’ più del dovuto. Fosse la nostra bici monteremmo uno stem più corto ed una piega un po’ più larga. Per il resto il montaggio ci è parso convincente, anche se i freni SLX non brillano per prontezza di risposta.
La MDE Damper verrà preferita da chi ha una guida più aggressiva grazie alle geometrie più discesistiche e ad una maggior reattività e propensione ai rilanci. La sospensione posteriore è però più ruvida di quella della Abra Cadabra, maggior ruvidità che probabilmente va cercata sia nelle caratteristiche intrinseche dell‘I-Link (l’assenza di bobbing evidentemente chiede il suo tributo) che nella minor sensibilità del Monarch rispetto al Fox montato da Kona.



Le risposte di MDE
Abbiamo discusso con Federico Biora, “patron” MDE, le imprecisioni realizzative riscontrate sul telaio Damper.
Per quanto concerne le imprecisioni di natura geometrica è emerso un problema su una maschera utilizzata per puntare le staffe dell'ammortizzatore al momento della saldatura. In pratica le staffe venivano saldate troppo avanti sull'obliquo, il che determinava un errore su determinate quote geometriche (lo stesso effetto di montare un ammortizzatore dall'interasse più corto del nominale, quindi angoli più rilassati ed altezza del mc ridotta).

La stessa maschera era probabilmente la causa del disassamento dell'ammortizzatore.
In seguito ci è stato fornito un secondo telaio le cui quote si sono rivelate abbastanza precise, telaio che però è stato montato in configurazione “superenduro” per darci la possibilità di provare un'altra delle possibili facce del Damper e del quale vi diremo le nostre impressioni in un futuro aggiornamento del test (lo stiamo provando in questo periodo).
Da tutto ciò è comunque scaturita l'occasione per due chiacchiere sulle problematiche legate ad una piccola produzione artigianale, cominciando con la seguente considerazione di carattere generale:

“…La produzione dei telai in alluminio saldati a tig, ha delle problematiche che nelle grandi serie si risolvono con percentuali di scarto numericamente elevato anche se percentualmente basso in proporzione al numero di esemplari prodotto.
Nel nostro caso ogni esemplare è unico e a volte è realizzato su misura per il cliente e quindi non si può parlare di percentuali. In ogni caso è unico e può avere delle problematiche magari non evidenziate in esemplari precedenti.

Proprio conoscendo bene queste problematiche io ho sempre la massima disponibilità a intervenire ove necessario e a sostituire le parti che non siano perfette. Il cliente nel nostro caso può comunicare direttamente con chi a pensato e realizzato il suo telaio e avere risposte in tempi più brevi…”

Passando all’analisi tecnica delle singole problematiche, ecco le spiegazioni date da MDE:

Ammortizzatore fuori asse:
“…Mezzo millimetro è la nostra tolleranza, quella che cerchiamo di mantenere in fase di verifica del telaio. Se dopo la saldatura le staffe sono fuori di1-2mm, e può succedere, noi le riportiamo dentro la tolleranza, ma può capitare che anche dopo il trattamento termico un minimo ritornino…i 2.4 mm da voi rilevati erano comunque troppi e le verifiche del caso hanno permesso di evidenziare un problema su una maschera di saldatura”

Oscillazione in senso longitudinale del reggisella:
“….il problema lo conosciamo bene ed è portato dal fatto che il tubo verticale da 31.8 si deforma di più nell'incrocio con il tubo orizzonatale e quindi in fase di alesatura per far scorrere bene il canotto tendiamo ad allargare qualche decimo in più del normale. Abbiamo già verificato che con il tubo verticale da 34.9 non c'è più questo problema e quindi per il 2011 dove passeremo su tutti i modelli al 34.9 (quest'anno solo il nuovo Carver e il nuovo Cudgel hanno il tubo sella da 30.9 e la 69 che usa il 30) dovremmo risolvere la cosa. Inoltre stiamo facendo un collarino reggisella cnc di nostra produzione che dovrebbe essere più performante…”

Imprecisioni geometriche:
“…di solito siamo molto precisi nelle informazioni tecniche, ed infatti la spiegazione l'abbiamo trovata nella “famosa” maschera di saldatura...”

Adesivi
“…Gli adesivi sono fatti con un trattamento antigraffio superficiale e sono volutamente messi fuori su tutti i nostri telai. Questo perchè secondo me nel mtb visto che è facile rigare il telaio poter sostituire gli adesivi senza dover riverniciare il telaio è molto utile. Comunque concordo con te che sono qualitativamente perfettibili e stiamo cercando nuove soluzioni…”




Il Magic Link di Kona : reale utilità od inutile complicazione?

Chi dovesse nutrire dei timori per quanto riguarda il settaggio della sospensione posteriore si tranquillizzi: le cose sono molto più semplici di quel che si potrebbe credere. In definitiva si tratta semplicemente di scegliere su che foro posizionare l’ammo ausiliario (indicazioni in base a peso e/o preferenze del rider sono date da Kona), impostare il corretto sag sull’ammo primario ed infine precaricare il secondario secondo una procedura molto semplice.
Che il Magic Link di Kona porti delle maggiori criticità rispetto ad uno schema “tradizionale” è invece innegabile:
_aumentano i punti di snodo e conseguentemente le problematiche legate alla rigidità del carro (il fodero inferiore ad esempio e ben più lungo della norma) e le probabilità che con il tempo si possano generare dei giochi legati all’usura.
_nel momento in cui i due ammo non lavorano sinergicamente parte del travel è gestito da un ammortizzatore privo di controllo idraulico (il secondario è una molla pura)
_l’ammortizzatore ad aria primario è più stressato rispetto a quanto avviene con uno schema tradizionale, in quanto va a pacco ad ogni forte compressione demandando al secondario la gestione della corsa rimanente

A questo punto ci si chiederà se il gioco valga o meno la candela, e secondo noi la risposta è “dipende”.

Premesso che il concetto di corsa variabile non è una novità (vedere ad esempio certe full Scott), il grosso vantaggio del Magic Link è che la variazione di travel avviene automaticamente ed istantaneamente, togliendo perciò il fastidio ed il tempo di reazione legati ad un azionamento manuale.
Si tratta quindi di un sistema oggettivamente utile nel caso di tracciati che presentano frequenti saliscendi, e che abbinato ad un reggisella telescopico porta la versatilità della bici a livelli veramente alti (al netto comunque della necessità di agire sul Propedal, dato che la sospensione della Abra Cadabra non è certo delle più stabili in pedalata).
Se invece si affrontano abitualmente itinerari che presentano una o poche salite seguite da altrettante discese, pensiamo che un buon schema ammortizzante di tipo tradizionale svolga al pari il lavoro senza le criticità del Magic Link.


La Kona
Abra cadabra in pillole

_Escursione dichiarata: 105 - 160 mm
_Peso dichiarato: 13.6 kg
_Peso rilevato: 13,69 kg senza pedali
_Peso dichiarato per il telaio tg 18”: 3.1 Kg
_Peso ruota ant completa* (escluso PP): 2050 g
_Peso ruota post completa (escluso qr): 2500 g
_Ammortizzatore 165 X 36 mm
_Tubo sterzo conico (tapered)
_Costo bici completa: 3599 Euro
_Costo telaio con ammortizzatore Fox RP23: 1499 Euro

* La Abra Cadabra in test montava una ruota Mavic invece della Shimano come da specifiche

Geometrie rilevate
_Interasse a riposo (variabile per via del magik-link): 1158 mm
_Altezza mov centrale: 363 mm
_Angolo sterzo: 68.5°


Links utili
_Kona: http://www.konaworld.com/
_Kona su mtb-forum: http://www.mtb-forum.it/community/forum/forumdisplay.php?f=201
_Abra Cadabra: http://www.konaworld.com/bike.cfm?content=abracadabra
_Come fare il SAG: http://www.konaworld.com/page.cfm?content=sag / http://www.konaworld.com/konart/files /docs/KonaSAGuide_Cadabra-1.pdf / topic su mtb-forum: http://www.mtb-forum.it/community/fo...d.php?t=156457
_Video sul funzionamento del Magic Link: http://www.konaworld.com/page.cfm?content=magicvideos


La MDE Damper I-Link in pillole

_Escursione dichiarata: 158 mm
_Escursione rilevata: 158 mm
_Peso dichiarato: n.d.
_Peso rilevato*: 13.30 Kg
_Peso dichiarato per il telaio tg M con ammortizzatore Monarch 4.2: 3.1 Kg
_Peso ruota ant completa (escluso PP): 1972 g
_Peso ruota post completa (escluso qr): 2435 g
_Costo indicativo bici completa del test: 3200 Euro
_Costo telaio con ammortizzatore RS Monarch 4.2: 1696 Euro
_Sovrapprezzo per anodizzazione satinato nero lucido: 120 Euro

* Peso rilevato da MDE a causa di un disguido di natura logistica

Geometrie rilevate
_Interasse: 1163 mm
_Altezza mov centrale: 337 mm
_Angolo sterzo: 67.5°


Links utili
MDE: http://www.mdebikes.com/
Damper I-Link: http://www.mdebikes.com/index.php?op...=202&Itemid=69
Kit di montaggio: http://www.mdebikes.com/index.php?op...id=264&lang=en


Problemi ed anomalie riscontrati

Kona Abra Cadabra
_Entrambi i dischi avevano gioco sul mozzo, l'anteriore accompagnato da un poco rassicurante rumore. Nel corso del test il gioco del disco posteriore è ulteriormente aumentato (inevitabile).
_rilevati 160 mm di corsa sulla forcella Fox 32 Float invece dei 150 mm dichiarati


MDE Damper
_QR ruota posteriore (Veltec) non serrava correttamente. Risolto sostituendolo con un altro qr.
_Tubo reggisella ha gioco in senso longitudinale, presumibilmente a causa del diametro interno del tubo sella troppo abbondante e del collarino di fissaggio non particolarmente efficace (con altri collarini, pur dovendo stringere oltre la norma, il problema non si presenta). Per evitare l'inconveniente bisogna serrare alla morte il collarino originale utilizzando una chiave a brugola.
_L'ammortizzatore RS Monarch montato in origine presentava un interasse di circa 4 mm inferiore al nominale.
MDE ce ne ha inviato un secondo con le quote corrette, che però a fine test era leggermente "cotto" e non lavorava a dovere nei primi mm di travel.
_Ancoraggio dell'ammo all'obliquo impreciso. Oltre a falsare alcune quote geometriche del telaio, lul lato carro l'ammo risultava fuori asse di 2.4 mm e andava leggermente forzato lateralmente per farlo entrare in sede.

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Dalla pratica alla teoria, ovvero l'I-Link di MDE ed il Magic-Link di Kona analizzati da Zergio con il software Linkage


Nella miriade di varianti dei sistemi di sospensione l'I-Link di MDE si posiziona nella grande famiglia dei Dual Link: carro posteriore in un unico pezzo la cui rotazione è permessa dai due piccoli bracci, superiore e inferiore, che lo vincolano al triangolo principale. Restringendo le parentele si potrebbe definire DW-Link (Dave Weagle design; minimalismo brevettuale a parte) ma non VPP (Virtual Pivot Point) perchè in quest'ultimo la rotazione dei due braccetti è, al contraio del DW-Link, una opposta all'altra (Figura 1).
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Figura 1: MDE Damper. Notare la rotazione dei due bracci corti; entrambi in senso orario.

Il Magik link di Kona è un progetto, come diceva Muldox, alquanto singolare.
Un 4 bracci corti (DW-Link) mischiato ad un sistema Full Floater gestito da un secondo ammortizzatore (o meglio molla). Difficile l'analisi con i mezzi a nostra disposizione; le sensazioni sul campo son qui le uniche e inopinabili (Figura 2)

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Figura 2: Kona Abracadabra. Due unità ammortizzanti = Errore nel programma

Prendiamo quindi solo in esame la Damper (ricordo che l'ammortizzatore è qui studiato come se fosse una molla; se ce ne fosse bisogno, vi rimando alla veloce spiegazione dei grafici: Analisi dei telai full suspended)

La curva delle forze indica una progressività del carro posteriore fino a 110 mm di corsa alla ruota; dopo questo punto la regressività è altrettanto pronunciata (Grafico 1)

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Grafico 1: la linea blu è la curva delle forze, la rossa la sua derivata

In questo caso si ha una sospensione poco sensibile ai piccoli urti ma che può facilmente lavorare per tutta la sua corsa anche su ostacoli che non siano necessariamente salti. I limiti di questo progetto si possono trovare su percorsi leggermente sconnessi e nell'atterraggio da un salto: nervosa e facile fine corsa. Bene invece sui percorsi "puliti" e con flow: reattiva e sempre pronta al rilancio

Nei seguenti due grafici (Grafico 2 e 3) sono rappresentati i pedal kickback a forcella estesa e rispettivamente con rapporto di marcia 36/15 e 22/34; in entrambi i casi siamo sopra la media delle biciclette da AM da 150/160mm. Questo fattore, influenzato dalla traittoria della ruota (Grafico 4), non è trascurabile: unito alla progressività iniziale del carro, porta ad un maggior stress nella fase di pedalata su terreni sconnessi e nella fase di atterraggio da un salto.

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Grafico 2: pedal kick back con il 36/15

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Grafico 3: pedal kick back con il 22/34

Quanto è vero che una traiettoria alla ruota con delta s positivo (cioè la ruota si sposta nel verso opposto alla corsa, allungando così il passo della bici) porta a un pedal kick back elevato quanto è vero che tale costruzione può dare soddisfazioni ad un biker che guida con gambe molto sciolte (che seguono la bici).

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Grafico 4: traiettoria ruota posteriore
 

muldox

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Finalmente on-line! :cucù:
Scusate per il ritardo, ma abbiamo avuto qualche incidente di percorso (un paio li troverete sul test stesso :spetteguless:).
 

zoorlen

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Bel lavoro, come al solito o-o

Che dite della Revelation (in termini di rigidità, scorrevolezza, sensibilità alle regolazioni)? Sulla carta sembra una forcella interessante (soprattutto per chi, come me, non riuscirà mai a sfruttare a fondo Lyrik, 36 e affini): perno di 20, leggera, prezzo equo... però in giro trovo pareri molto contrastanti tra loro.
 

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Nei seguenti due grafici (Grafico 2 e 3) sono rappresentati i pedal kickback a forcella estesa e rispettivamente con rapporto di marcia 36/15 e 22/34; in entrambi i casi siamo sopra la media delle biciclette da AM da 150/160mm. Questo fattore, influenzato dalla traittoria della ruota (Grafico 4), non è trascurabile: unito alla progressività iniziale del carro, porta ad un maggior stress nella fase di pedalata su terreni sconnessi e nella fase di atterraggio da un salto.

Questo problema l'avete riscontrato anche dal lato pratico oltre che teorico?

Mi fido ciecamente della teoria, ma non ho ne ho letto nulla a riguardo nel test sul campo
 

Ser pecora

Diretur Heiliger Geist
Membro dello Staff
Diretur
16/6/03
11.693
203
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Vico Road, Dalkey
www.prosecco.com
Bel lavoro, come al solito o-o

Che dite della Revelation (in termini di rigidità, scorrevolezza, sensibilità alle regolazioni)? Sulla carta sembra una forcella interessante (soprattutto per chi, come me, non riuscirà mai a sfruttare a fondo Lyrik, 36 e affini): perno di 20, leggera, prezzo equo... però in giro trovo pareri molto contrastanti tra loro.

My 2 cents: Secondo me è una gran forcella. Ne ho provate un paio ed il funzionamento è ottimo.
Anche tra quella montata sulla Mde e la Fox della Kona preferirei la Revelation.
Se poi consideriamo il rapporto q/p...

ps
what's "regolazioni"? :-)
 

zoorlen

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My 2 cents: Secondo me è una gran forcella. Ne ho provate un paio ed il funzionamento è ottimo.
Anche tra quella montata sulla Mde e la Fox della Kona preferirei la Revelation.
Se poi consideriamo il rapporto q/p...

Merci o-o

ps what's "regolazioni"? :-)

Compressione (si può regolare sia quella alle alte che alle basse velocità?), ritorno, floodgate... quella che ho definito come "sensibilità alle regolazioni" può essere riassunta così: se giro i pomelli me ne accorgo oppure funziona tutto come prima? :))):
 

zoorlen

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Graziella
Concordo con il prode ovino: eccellente. Per quanto mi riguarda è il componente che mi ha maggiormente colpito in senso positivo nel montaggio delle due bici.

Bene! Ho letto da qualche parte che nel 2011 alcuni modelli di Revelation avranno un dispositivo di regolazione della corsa "al volo", tipo 2-step (mi sembra si chiami Dual Position): potrebbe davvero divetare la forcella "definitiva" per trail/AM...
 

Federico FVG

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Spilimbergo (PN) - Friuli V.G.
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Specy Stumpjumper FSR EVO 29" m.y. 2013
Bel test!! Complimenti come al solito!! La MDE la trovo davvero bella

Curiosità sulla Revelation: rispetto alla Pike com'è messa a rigiità? io ho una Pike con la testa piena ed è impressionante come rigidità... sapreste fare un confronto?
 

muldox

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..Curiosità sulla Revelation: rispetto alla Pike com'è messa a rigiità? io ho una Pike con la testa piena ed è impressionante come rigidità... sapreste fare un confronto?

E' da un mucchio di tempo che non uso una Pike, quindi è dura per me fare il confronto. Credo che più o meno siamo lì, però prendila con le pinze.

Grazie per i complimenti.
 

voyager

Biker tremendus
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Domanda tecnica-teorica...
Quanto detto per il Damper in fatto di funzionamento dell'i-Link e' riportabile con le debite proporzioni a telai di MDE con escursione minore?
mi riferisco al nuovo Cudgel che da un po' di tempo mi sta sfiziando non poco! (escursione alla ruota 100mm)
 

muldox

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Domanda tecnica-teorica...
Quanto detto per il Damper in fatto di funzionamento dell'i-Link e' riportabile con le debite proporzioni a telai di MDE con escursione minore?...

Bisognerebbe provarli ed analizzarli con Linkage per poter dare una risposta. Federico Biora di MDE ci ha detto che l'I-Link permette di gestire abbastanza bene la curva della sospensione, quindi dipende dalle scelte che hanno operato.
 

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