intervista ad alberto ancillotti da mtbnew.it

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Biker extra
23 Luglio 2008
Intervista ad Alberto Ancillotti: il conflitto tra immagine e sostanza nel downhill italiano
Archiviato in: interviews — Tag:alberto ancillotti, ancillotti, bromont, marco bugnone, marco milivinti, mont-sainte-anne, pila, tomaso ancillotti — mtbnews.it @ 8:05 pm
Alberto e Tomaso Ancillotti

Alberto e Tomaso Ancillotti

Durante il campionato italiano di downhill, svoltosi a Pila sabato 19 e domenica 20 luglio, abbiamo approfittato per parlare qualche minuto, tra una riparazione, una riunione tecnica con i suoi atleti e un meeting con gli altri team manager, con Alberto e Tomaso Ancillotti, che sono probabilmente la realtà del downhill italiano più conosciuta all’estero, nonché una tipica azienda familiare di successo. Soprattutto Alberto è indicato dalla maggior parte dei piloti e i team manager come il “faro” nelle battaglie contro il recente cambio di regolamento del circuito italiano e per un dialogo continuo e un confronto più serrato con la Federazione, anche se alle riunioni dei team manager le sue posizioni sono sostenute, anche in maniera più veemente, da un gran numero di altri responsabili delle squadre.

Ancillotti, partiamo dagli aspetti positivi: Marco Bugnone e Marco Milivinti stanno andando fortissimo in questa stagione.
Sì, e siamo molto soddisfatti. Abbiamo messo tutte le nostre forze per farli arrivare a questi livelli: “Bugno” è con noi da diversi anni, Milivinti da meno tempo, ma siamo molto contenti di come sta andando in particolare questa stagione. Anche all’italiano, Bugnone è andato fortissimo; purtroppo il “Mili” ha forato in qualifica ed è stato penalizzato dal regolamento della finale, che è inspiegabilmente diverso da quello del circuito nazionale: partire con davanti a sé tre esordienti andava evitato, anche per garantire la sicurezza in pista di tutti. Ma con gara secca in manche unica, serve che le cose vadano tutte per il verso giusto.

E’ un vero peccato, per tutto il downhill italiano, che Milivinti e Bugnone non riescano a partecipare alle due tappe canadesi di coppa del mondo: quali sono le motivazioni di questa scelta?

Un po’, senz’altro, è colpa nostra: non abbiamo un budget sufficiente per poterli mandare a Mont-Sainte-Anne e Bromont. A questa cosa si sarebbe potuto ovviare con una politica un po’ più oculata della Federazione, che ha preferito spendere i suoi soldi in un altro modo. Dopo i bei risultati dello scorso anno in coppa e dopo i successi di quest’anno pensavamo che Milivinti potesse essere messo in grado, almeno qualche volta, di andare a fare la coppa con la nazionale, come succede per altri atleti. Ma ripeto, la maggiore colpa è nostra, visto che non abbiamo la disponibilità di sponsor “finanziari”, ma solo sponsor di mezzi tecnici: sono trasferte molto costose, e gli atleti era a conoscenza delle nostre difficoltà già ad inizio d’anno. Speriamo che per l’anno prossimo le cose possano cambiare, anche senza contare sull’aiuto della Federazione.
Marco Milivinti dopo aver bucato in qualifica a Pila

Marco Milivinti dopo aver bucato in qualifica a Pila

Non avete mai pensato di creare un “trade team”?
Bisogna pensare un pochino a che cos’è un trade team: praticamente l’UCI ha creato queste squadre per consentire ai piloti che non avevano punti di partecipare alle prove di coppa del mondo, cioè un sistema, in parole povere, per spillare soldi (1800 euro) come un’onorificenza acquisita, non conquistata sul campo. E’ un sistema per dare visibilità ai nomi dei team dei piloti di alta classifica e per far partecipare atleti di team che non avrebbero punti: credo sia meglio conquistarsi la visibilità essendo nelle parti alte della classifica, anche senza avere un trade team: meglio la sostanza della sola immagine. E in questo Ancillotti, avendo lanciato quasi tutti i maggiori talenti italiani degli ultimi anni, è sicuramente un punto di riferimento.

Voi avete una gestione “familiare” e diretta, altri team preferiscono cercare sponsor e avere una gestione più manageriale: la vostra è una scelta o è una necessità?
C’è da dire che noi siamo un po’ anomali, in tutto: pensiamo alla nostra immagine e la creiamo più con la validità del mezzo e con l’assistenza alle gare che con gli sponsor. Siamo una ditta molto piccola, ma una volta, quando facevamo moto, avevamo un’industria e dunque so cosa significhi: questa volta abbiamo preferito rimanere piccoli, perché si affrontano meglio tutte le possibili difficoltà del mercato e perché possiamo fare un prodotto più curato, artigianale se vogliamo, personalizzato. Cosa che se sei grande non puoi fare. Quello che ci gratifica è che, pur essendo anomali, riusciamo a portare a casa degli ottimi risultati. E credo che ci siamo creati un’immagine molto superiore alla produzione che facciamo.

Un’opinione su Pila: merita nuovamente di ospitare la coppa del mondo, anche alla luce della vostra lunga esperienza internazionale?
Merita veramente, sia per il posto, sia per il percorso.
(Si inserisce Tomaso) Anche quando hanno ospitato la coppa qui, è stata una “signora coppa”. Paragonandola, chessò, alla tappa di Andorra di quest’anno, che è stata qualcosa di vergognoso, sia per la pista, sia per l’organizzazione, Pila è un paradiso.
Un momento della riunione dei team manager

Un momento della riunione dei team manager

Quali sono i principali problemi dei rapporti tra i team e gli atleti e la Federciclismo?
Voglio fare una premessa: i problemi di oggi con la Federazione sono molto minori di quelli che abbiamo passato anni fa, a metà anni ‘90.
Sono i problemi un po’ di tutti gli sport con la propria federazione: qui mi sembra che ogni tanto si superi un po’ il limite, ma qualche problema è inevitabile perché le federazioni sono un organismo burocratico, un po’ distanti dalle esigenze di chi vive il mondo delle gare. Negli ultimi tempi i problemi sono nati proprio per questi motivi: le cose potranno mettersi a posto in fretta se la Federazione deciderà di ascoltare un pochino anche la voce dei team e dei piloti.

Su MTBnews.it seguiamo la questione da un paio di mesi: l’idea che ci siamo fatti è che il problema della Federiciclismo sia maggiormente la comunicazione delle decisioni prese e delle relative motivazioni piuttosto che la bontà delle scelte. Secondo lei, quello della Federazione è un problema di immagine o di sostanza?
In questo caso il problema è la sostanza: le ultime decisioni prese sono secondo noi sbagliate. Soprattutto, è da notare che molte persone che vengono dall’ambiente delle squadre e dei piloti, inizialmente d’accordo con noi, una volta inquadrate in un organismo burocratico come quello federale non riescono più a spiegarsi come facevano prima.

Quando sarà organizzato un comitato dei team manager o dei piloti, quale sarà il primo argomento da affrontare?
La prima cosa da capire è che questo sport vive della passione degli appassionati, e deve dare delle soddisfazioni a chi lo pratica: uno sport che costa abbastanza, che diventa sempre più difficile da praticare per i costi crescenti dei viaggi e dei mezzi. Questo si ottiene con un circuito di gare regionali e nazionali che diano soddisfazione, con i cronometristi che non facciano errori, con dei regolamenti che gratifichino gli atleti nelle loro categorie, che sono differenti. E soprattutto, non considerare i “non agonisti” come una merce che se c’è o non c’è è la stessa cosa: sono proprio gli amatori che hanno fatto crescere sinora questo sport.
 

ancillotti

Biker tremendus
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in pratica alberto ha spiegato tutto o quasi quello che penso io...^^ mitico!!!
Come qualcuno saprà od avrà letto appunto sulla mia intervista c'è stata appunto a Pila una prima riunione dei team manager per costituire una associazione che possa avere voce in capitolo con la FCI,
Le opinioni dei team non sempre sono univoche a questo riguardo,c'è chi è vicino alla federazione perchè questo porta, come sempre accade a chi non fà obbiezioni,dei vantaggi e molti altri come me che ritengono che invece che si debba far presente gli errori e cercare di cambiare il modo di procedere della stessa
Spero che alla fine proprio per l'interesse generale del movimento prevalga questa linea,nel caso la richiesta di tornare alle due manche perlomeno per gli amatori a parer mio sarà la prima incombenza assieme al problema crono ecc
Degli sviluppi ne parlero' sul forum e mi scuso con il diretur ,anche sul mio Blog
Alberto Ancillotti
 

Blanco

Biker tremendus
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E' sempre lodevole chi, con i suoi suggerimenti e le sue idee cerca di migliorare l' ambiente in cui si trova; se poi a farlo è un costruttore serio e impegnato che ci mette la faccia in prima persona che dire...spero che le sue parole vengano discusse ed accolte dalla Federazione.
 

HOTCHILI

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Roma
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E' sempre lodevole chi, con i suoi suggerimenti e le sue idee cerca di migliorare l' ambiente in cui si trova; se poi a farlo è un costruttore serio e impegnato che ci mette la faccia in prima persona che dire...spero che le sue parole vengano discusse ed accolte dalla Federazione.

straquoto blanco
 

SAD

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mi intoduco con una cosa che non centra nulla, ma sempre di federazione si parla...non capisco perchè nel regolamento gli amatori sono obbligati a avere casco paraschiena ginocchiere e gomitiere, mentre gli agonisti solo casco e paraschiena?almeno questo ho capito io...
in caso, c'è un qualche motivo logico?
 

ancillotti

Biker tremendus
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Sambuca Val di Pesa
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mi intoduco con una cosa che non centra nulla, ma sempre di federazione si parla...non capisco perchè nel regolamento gli amatori sono obbligati a avere casco paraschiena ginocchiere e gomitiere, mentre gli agonisti solo casco e paraschiena?almeno questo ho capito io...
in caso, c'è un qualche motivo logico?
Non c'è motivo logico,perchè logica vorrebbe che piu' si è protetti e meglio è ma dato il fatto che la UCI consiglia "vivamente"(la trovo una formula ipocrita e sbagliata)ma non rende obbligatorie le protezioni,anche in italia siamo stati costretti ad adoperare questa formula,perlomeno da noi (e qui và dato merito alla nostra fed),c'è comunque l'obbligo del paraschiena
Per chi pensa le protezioni sono fatti miei,sbaglia, un eventuale infortunio grave subito amplificato dalla stampa,oltre al povero pilota,danneggerebbe gravemente tutta la disciplina
Alberto Ancillotti
 
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LEPUS

ModeraTROLL Shardaniensis
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Non c'è motivo logico,perchè logica vorrebbe che piu' si è protetti e meglio è ma dato il fatto che la UCI consiglia "vivamente"(la trovo una formula ipocrita e sbagliata)ma non rende obbligatorie le protezioni,anche in italia siamo stati costretti ad adoperare questa formula,perlomeno da noi (e qui và dato merito alla nostra fed),c'è comunque l'obbligo del paraschiena
Per chi pensa le protezioni sono fatti miei,sbaglia, un eventuale infortunio grave subito amplificato dalla stampa,oltre al povero pilota,danneggerebbe gravemente tutta la disciplina
Alberto Ancillotti

Questo lo quoto in toto! Anche se ancora continua a non andarmi giù la questione... se l'UCI sbaglia dobbiamo sbagliare anche noi???
 
M

Marco il Pazzo

Ospite
Ottima intervista ad Ancillotti e figlio!
Io l'ho incontrato poco tempo fa nella sua factory e devo dire che davvero ha un'esperienza ineguagliabile...spero che venga ascoltato davvero da "chi sta in alto"...avrebbero solo da imparare qualcosa da Alberto ;-)
 

DOGO

Biker delirius tremens
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Non c'è motivo logico,perchè logica vorrebbe che piu' si è protetti e meglio è ma dato il fatto che la UCI consiglia "vivamente"(la trovo una formula ipocrita e sbagliata)ma non rende obbligatorie le protezioni,anche in italia siamo stati costretti ad adoperare questa formula,perlomeno da noi (e qui và dato merito alla nostra fed),c'è comunque l'obbligo del paraschiena
Per chi pensa le protezioni sono fatti miei,sbaglia, un eventuale infortunio grave subito amplificato dalla stampa,oltre al povero pilota,danneggerebbe gravemente tutta la disciplina
Alberto Ancillotti

Voto 10!
Anche perchè poi ci sono gli "emulatori" amatoriali...

Ancillotti è un patrimonio italiano!
 

ajò nonno

Biker infernalis
.........costituire una associazione che possa avere voce in capitolo con la FCI,.............
la richiesta di tornare alle due manche perlomeno per gli amatori a parer mio sarà la prima incombenza assieme al problema crono ecc

Caro Alberto , quoto a pieno cio' che dici , e' da tempo che nel nostro piccolo (Sardegna) , si parla di una federazione o associazione che sia lontana dal "bitume" , ovvero una federazione del fuoristada .

>per le due manches credo che, come supponevo , non abbiano portato cosi' in alto il livello di gara . A Pila si e' assistito a passeggiate nella prima discesa (io compreso) , per avere un tempo , magari lontano dalla pioggia che incombeva per il pomeriggio , ovvero tempo alto per partire tra i primi , per poi effettuare la manche secca a tutta.

>per il sistema di cronometraggio , .... non ne parliamo , o meglio stendiamo un velo pietoso . ormai anche nelle regionali di cross ed enduro , si parte col transponder , non capisco perche' ad una gara del Campionato Italiano , non si debbano adottare sistemi simili , dando al momento delle verifiche una caparra o una sorta di contributo al cronometraggio per il transponder.
A Pila i crono hanno dato a mio figlio soltanto 30 secondi in piu' , per un errore di attribuzione del tempo del concorrente che aveva superato sulla linea del traguardo .

comunque credo che quantomeno ci debba essere con la FCI un dialogo molto piu' incisivo , seno' ci facciamo noi una federazione del fuoristrada come in Francia.
auguri Alberto continua a batterti come hai sempre fatto , noi siamo tutti con te .
ajo' , Maurizio
 

ancillotti

Biker tremendus
19/9/03
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Sambuca Val di Pesa
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E con la UCI poi come la mettiamo?

L'unico ente riconosciuto è l'FCI.
Infatti al momento la strada piu' praticabile è quella di avere un po' di voce in capitolo(senza capitolare)con quella che abbiamo,
Per fare come ha fatto Edwards con l'Avalanche ,anche se è possibile, ci vogliono i mezzi e la "grandeur" organizzativa dei francesi ,cosa che al momento non abbiamo
Alberto Ancillotti
 

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