ZioBis ©;2553230 ha scritto:
Sono anni che vedo bikers salire, atterrare, sbucare
boccheggianti, rantolanti, esausti
Parecchi incazzati sbattono la mtb per terra, pigliano a calci i sassi, laria, maledicono leterno.
Non ho mai sentito uno che non avesse una buona ragione per essere felice.
Mi sento chiamato in causa.
Per tanti anni ciclista della domenica, da percorso casa-panettiere, a sentire parlare i miei amici, MTB di qua, MTB di là, qualche anno fa non gli avrei dato UN CENTESIMO a volerglielo dare. Alla fine il Cla mi dice che vuole vendere la bici, io la voglio comprare, ci si mette d'accordo sul prezzo, e vai!!
Prima uscita: in una vigna, aveva appena piovuto, SENZA SCARPINI SPD, ma con i pedali lisci. Ogni volta che mi scivolava un piede (infangatissimo) o una ruota, nominavo il nome di Dio invano.
Seconda uscita: alla prima salita, il cambio, danneggiato in una caduta, mi fa finire la
catena tra i raggi. Un quarto d'ora di imprecazioni sotto un sole da deserto del Gobi per farla uscire.
Terza uscita: niente da segnalare. A parte che sono caduto addosso a Juri e mi è finita una mano tra i suoi raggi.
Tutte le volte a casa malconcio, pieno di botte, graffi e fango. E tutte le volte, a contare i giorni che separano un Sabato dall'altro.
Perchè è il mio modo di aver ragione di un'infanzia spesa nel sole, con la lingua di fuori e la borraccia vuota, raggiungendo una fontanella che non arrivava mai, di competizioni short-track fatte con le bici vinte alla festa dell'Unità, di cadute su qualunque terreno conosciuto (asfalto, terra asciutta, terra bagnata, canale coi rovi, canale con l'acqua, pietraia, cemento liscio, sabbia).
E' come quando vuoi imparare a sciare: dentro di te lo sai, che DEVI finire col culo per terra. Ma quando si depongono le armi, arrivi a benedire il fango, la fatica, il sudore. Arrivi a benedire la tua testa di c***o, il fatto di non aver mollato, il fatto di aver dato quello che avevi e quello che non avevi, anche nelle salite così ripide che ti sembra di avere una musica in testa, ossessiva, martellante, che non ti molla, le discese nei solchi stretti e dissestati, che ti finiscono gli addominali per quanto rimani rigido, e quando sei lì su asfalto che decidi di andare avanti a fare l'andatura, scoppi e torni a ciucciare la ruota del fenomeno di turno.
A farla breve: non puoi odiare qualcosa che ti somiglia, molto, MOLTO da vicino.