Venerdi, secondo giorno.
Venerdi' ci sveglamo pieni di aspettative.
Ivo apre la finestra e guardiamo fuori. La giornata e' lievemente velata, i 1300 metri del paese ci restituiscono un freschino invidiabile.
Ci vestiamo, facciamo le borse, e facciamo il check davanti ad un caffe'.
"
Bici ?"
"Ci sono".
"
Borse ?" "Anche".
"
Traccia gps ?" "
Ce l'abbiamo, ve l'ho mandata".
"
Ci porta al rifugio Campo Imperatore?"
Bella domanda. Io sono gia' salito al rifugio, anni fa. In macchina pero'. La geografia del luogo non ci e' del tutto chiara. Ma basta seguire il navigatore...
Pedaliamo, uscendo dal paese. siamo tutti tonici, lazzi e battute rimbalzano come pop corn. Oggi e' il grande giorno in cui, con le bici da strada, saliremo al rifugio. Ieri ci siamo fatti un mazzo tanto, coi nostri 1700 m di dislivello. Oggi e' tutto piu' tranquillo, salva la salita finale.
Mentre pedaliamo, guardiamo il gps. Che strano, il cartello dice campo imperatore a destra, la traccia invece a sinistra. Seguiamo il cartello ? Vamos. Del resto c'e' un unica strada, e Campo imperatore e' in su.
Cominciamo a salire, attenti a non strafare per non bruciarci all'inizio. Il panorama e' lunare, con grossi massi che punteggiano bassi pascoli. A parte noi e qualche rara macchina, non c'e' anima viva. Deve essere uno dei posti meno abitati d'Italia.
Pero' che strano che il navigatore non veda la strada. Boh. Questa strada, c'e'.
Arrivati al passo, la strada si butta in picchiata. FF ed Ivo partono in tromba, seguiti da LL. anch'io vado, perplesso.
Che strano, dopo poche curve il pascolo e' sparito, c'e' di nuovo bosco. Certo, il bosco: quando scendi di quota e' chiaro che cambia la vegetazione, e' chiaro che...
No un momento. Noi dobbiamo salire. Se scsndiamo c'e' qualcosa che non quadra. Tiro i
freni e a bordo strada consulto l'app suunto, che mi conferma che la nostra traccia e' sempre laggiu', nel paese di partenza. Stiano scendendo a ca**o, e' la strada sbagliata.
Chiedo ad un ciclista pescarese che viene nell'altra direzione, e me lo conferma. Ca**o, i ragazzi stanno scendendo a valle verso il nulla, li devo fermare. Mi attacco al telefono, non prende. Lascio messaggi spiegando. Che faccio, scendo con loro ? No, dobbiamo tornare indietro, non ha senso. Volto la bici, e torno indietro, al paese. Un ora di salita buttata nel cesso.
Intanto i ragazzi sono giunti alla fine della salita. Mi aspettano, non mi vedono arrivare, non leggono i messaggi. Si preoccupano. In discesa io sono un prudente, non e' che mi sono stampato in curva ?
Tornano su, non mi vedono. Non e' che sono morto ? Ivo comincia a spararsi il film mentale della telefonata ferale alla mi' moglie.
Mentre Ivo ci pensa e io sono quasi tornato in paese, un miracolo: il telefono di LL prende. Vi risparmio la telefonata, che immaginerete, come dire, concitata.
Alla fine, ci ritroviamo tutti al passo, un poco incavolati. Abbiamo fatto tutti chilometri e salita inutile, e perso tempo.
In questa situazione tesa, ci soccorre il poeta. Ricordate che "
dal diamante non cresce niente, dal letame nascono i fior" ? Ecco. Grazie ad un ciclista di passaggio, imbastiamo una strada alternativa e poco dopo siamo in mezzo al pianoro. Mai ci fu scelta piu' felice.
Pedaliamo sulla strada che attraversa la piana. Il passaggio lunate e' scomparso. Ora siamo in una immenso pascolo ondulato, i cui colori coprono tutto lo spettro del verde. Le basse colline sono modellate dall'acqua e dal vento, e interrotte dalle tracce di torrenti in secca.
La strada sale, gentile ma ferma, e noi la seguiamo senza fretta, guardandoci intorno. Sullo sfondo, davanti a noi, il Gran Sasso, che svetta severo in uno scenario in cui sasso bianco, roccia grigia, erba e pascoli si alternano di continuo.
L"inca**o cede allo stupore. E' un posto bellissimo, ne siamo ammaliati. E' cosi' bello che la salita non pesa, mentre ci avviciniamo al bivio per il rifugio.
Eccolo il bivio. Di qui la strada si fa acida, per gli stradisti e' una salita celebre, intitolata a Pantani. FF, che e' un appassionato di ciclismo da strada e' quasi commosso, se siamo qui e' anche per questa salita. Dal bivio al rifugio saranno 7 o 8 km. Gli ultimi 6 sono complessi, quasi sempre con pendenza oltre il 10%, senza una tregua nulla per poter rifiatare.
Gli altri sono pesi leggeri, ma io no. inoltre, siamo a 2000 metri, si respira bene ma sotto sforzo non saprei. Ce la faro' senza schiattare?
Ecco la salita. Scala, scala, scala e arrivo al 34/34. Sono alla fine dei rapporti, la bici non mi puo' aiutare oltre. Ora e' solo questione di gambe, di fiato e di volonta'.
FF parte deciso. E' il migliore ciclista tra noi, ed e' l'unico dotato di animo da sportivo. Piano piano si allontana, seguito da LL, che lo segue con l'aria spensierata, secondo il suo ritmo interiore.
Io e Ivo saliamo insieme. Io non posso spingere di piu', e lui mi fa compagnia. Parliamo poco, per risparmiare il fiato e far girar le gambe.
Io mi concentro, come sempre, sulla ruota anteriore, cercando di spegnere il cervello accettando semplicemente la salita. Inizio a contare le curve. Ogni curva mi avvicina alla meta, e' cosa buona. I drittoni, invece, sono antipatici. Per esempio, ce n'e' uno proprio sul costone di fronte a me. E' in alto, e ci devo passare anch'io. Vederlo lassu', e sapermi ancora quaggiu', mi deprime.
A meta' salita devo fermarmi un attimo, col cuore a 1000. Lo sento rimbombare nelle orecchie. Ho bisogno di un minuto.
Facciamo due chiacchere, un sorso d'acqua e si riparte. Si materializza anche LL, il cui fisico sembra indistruttibile.
Spingo sui pedali, che ora sembrano piu' leggeri. Applico la regola 32 e apprezzo questa piccola cosa (cit.).
Ormai manca poco. Ivo e LL si allontanano lentamente. Li seguo, determinaro a non arrendermi. Mezz'ora dopo siamo in cima, sembra impossibile ma ci siamo, bagagli e tutto.
Sollievo, folo di rito, bombardino.
Ca**o, siamo in cima, no ghe credo. Ce l'abbiamo fatta. Mezz'ora di festa e sorrisi.
Pero' son gia' le quattro, e' tempo di scendere.
Ci buttiamo in picchiata, la strada e' stupenda. Mi affido ai freni, sperando che non piantino. Passato il primo tratto, la pendenza e' giusta, veloce ma non paurosa.
30 km circa siamo ad Assergi. Che bei posti, che discesa stupenda.
Arrivati in albergo, scopriamo un biliardo.
Due colpi di stecca, una bella dose di arrosticini e infine a nanna.
Domani ci aspettano 105 km per andare ad Ascoli via Amatrice.