Quest'anno, per motivi familiari e con grande rammarico, non ho potuto unirmi alla carovana della mitica C2C, se non per il primo giorno: durissimo per me, forse più dell'anno scorso... Non so se per il caldo, per la colla all'aglio e oglio ingerita a Sant'Angelo o per il ritmo impartito da un gruppetto che ha cominciato già sulla salitina di Maddalusa (a 500 m dalla partenza, per intendersi) a macinare rapporti tipo 44/11, vero Mario&Elena?
A noi mortali non è dato osare tanto senza pagarne poi le conseguenze. Comunque, i dati registrati dal mio GPS dopo l'arrivo al Pigna D'Oro dicevano circa 80 km (da casa mia a San Leone) per circa 2400m di dislivello... E quel paio di centinaia di metri di dislivello regalati alla variante di Giovanni 200 metri (per chi non lo conoscesse trattasi di un indigeno pericoloso!!!) lo ricordo con orrore
Anyway, lasciamo stare la C2C perché a parlarne si acuisce il rimpianto per non aver potuto esserci... Mi sono consolato un pò facendo un'uscita post C2C con Runner54 (un inguaribile dopato il quale, per l'occasione, mi ha addirittura prestato la sua bici, dopata anche quella) che mi ha fatto un pò di resoconto dei morti e feriti lasciati lungo la via crucis in direzione San Vito.
Primo giorno
Vista l'impossibilità di partecipare alla C2C ho fatto una complessa organizzazione dei miei spostamenti da e per la Toscana durante l'estate al fine di riuscire a "
immergere la ruota posteriore nel mar Ionio"
la mattina del 29 agosto. Lasciamo perdere tutti i noiosi dettagli, vi dico solo che il 28 agosto alle 7:00 del mattino ho preso un aereo per Pisa insieme ai miei pargoli, ho trascorso la mattinata con loro, nel pomeriggio sono andato a lavorare e poi alle 22:00 ho ripreso un aereo per Catania dove ho pernottato impaziente di recarmi all'agriturismo Galimi, sito a "Lapide" Pasteria (il paese si chiama proprio così, non è uno scherzo!) da dove saremmo partiti per "La Montagna." Lì ho ritrovato vecchi compagni di pedale come Luciano, Sebi ed Alfredo, conosciuti alla C2C edition one, ed ho conosciuto i nuovi compagni d'avventura. In tutto una decina pedalatori oltre al gentile ed efficiente Renato che ci ha assistito con il suo fuoristrada:
Giampaolo, Vittoria, Alfredo, Sebi, Giulio, Davide, Davide, Andrea, Dario, Benedetto
Il gruppetto, già privo di Luciano per via di un fastidioso disturbo alla schiena, si è via via assottigliato per ragioni varie (bronchiti, compleanni della moglie dimenticati, etc.).
Siamo partiti abbastanza puntuali verso il mare (spiaggia San Marco) per scattare le foto di rito con "le
ruote in acqua." E poi, piano piano, passeggiata verso una gelateria e gran colazione con ottime granite di vari gusti e brioche. Dopo un breve rifornimento di acqua inizia l'avvicinamento alla montagna lungo la riva destra (sud) del fiume Alcantara. In un paesaggio per me sconosciuto: una Sicilia abbondantissima di acqua, con un verde rigoglioso e prepotente, molto diversa dalle mie zone (ad esempio il vallone a 47 gradi al sole che chi ha fatto la C2C conosce...). Alternanza di sterrati di campagna e tratti completamente rovinati dalle abbondanti piogge invernali. Siamo arrivati a
Castiglione di Sicilia puntuali per il pranzo poco prima delle 13:00. Dopo il pranzo il boss (Giampaolo) ci ha illustrato il percorso che avremmo seguito dopo Linguaglossa, facendoci omaggio di un essenziale e completo roadbook completo di carta topografica.
Da Castiglione a Linguaglossa abbiamo percorso (abusivamente) una
pista ciclabile fantasmagorica ancora da inaugurare ma già in parte crollata che utilizza un vecchio tracciato ferroviario. Sarebbe bello vederla affollata di ciclisti prima o poi... Speriamo...
Lasciata
Linguaglossa abbiamo percorso alcuni km su asfalto fino a Piano Felci, dove abbiamo imboccato finalmente un impegnativo percorso sterrato costellato di tratti tecnici molto difficili con alternanza di pietre e sabbia dove la copertura posteriore e la pedalata regolare potevano fare la differenza tra il poter stare in sella ed il dover andare a piedi.
Finalmente, dopo 47 km circa e 1850 m di dislivello, siamo arrivati al
rifugio Ragabo, a quota 1425, dove ci siamo docciati, rifocillati e goduti una bella cena con frizzi e lazzi finali.
Secondo giorno
Dopo una bella dormita ed una abbondante colazione ci siamo sciroppati 500 m di dislivello su asfalto fino ai circa 1900 m di quota di piano Provenzana. Qualcuno ha fatto il furbo facendosi trainare dalla macchina di Luciano (impossibilitato a pedalare da un fastidioso mal di schiena) ma è stato
inesorabilmente smascherato da alcune foto scattate da un noto paparazzo panormita
A
Piano Provenzana abbiamo ricevuto da Giampaolo le ultime istruzioni per raggiungere l'osservatorio per la verità già molto dettagliate sul roadbook. Dopo esserci rifocillati e aver fatto un ultimo rifornimento ci siamo lanciati -- si fa per dire!!! -- verso gli "ultimi" 1000 m di dislivello. Solo in sei purtroppo: per ragioni varie il gruppo dei pedalanti si è via via assottigliato.
Il fondo della pista che arriva all'Osservatorio era il mio spauracchio ed avevo quindi rotto le scatole a varie persone per avere dei suggerimenti sulla gomma posteriore da utilizzare. Su pendenze impegnative, al limite della pedalabilità, la mazzata psicologica di una ruota che perde aderenza nel momento del massimo sforzo è per me troppo forte. Inoltre, per prepararmi al peggio, durante tutto il mese di agosto avevo letteralmente tormentato un percorso forestale molto pendente a nord della mia città che in estate ha un fondo decisamente pessimo a causa dell'argilla secca e sbriciolata dal caldo ed in inverno è raramente pedalabile per via della forte pendenza e del fango.
Per quanto riguarda la gomma, alla fine ho seguito il consiglio di Francesco Ciancitto, catanese veramente appassionato di Etna, che sfrutta ogni occasione per salire sulla montagna in bici o con gli sci da scialpinismo. Ho trovato su ebay una sola ruota tubeless da 2.3 non più in produzione (Continental Vertical) che si è rivelata veramente ottima. Per la verità, visto che in quota era piovuto rendendo il fondo veramente ottimo, ho apprezzato le doti della mia Continental più nella prima giornata, in cui il fondo della pista nel bosco dopo Piano Felci, sabbioso con pietre di grosse dimensioni, ha sovente messo a dura prova il desiderio di rimanere in sella.
Ognuno è salito con il suo passo, come è normale che sia quando una salita è ai limiti delle possibilità. Mi sono formato l'opinione che in queste condizioni un pò estreme, ci sono una velocità ed un rapporto ottimi per ognuno. E ognuno farebbe più fatica ad andare più piano o più forte. Avevamo ferree istruzioni di tornare giù nel caso fosse più tardi di mezzogiorno e l'Osservatorio non fosse ancora a portata di mano. Anche se il fondo della pista per l'osservatorio era ottimo, c'è stato chi è riuscito lo stesso a farmi trovare le tracce delle sue sgommate in salita (vero Dario?
).
Io da parte mia sono salito con il cuore in pace, accumulando metro dopo metro con grande pazienza e traendo un pò di sollievo dai tratti in cui la pendenza era un pò inferiore. "Cocila comu vò, sempri cucuzza è" si dice dalle mie parti e fare circa 1000 m di dislivello in circa 9km vuol dire pendenza media superiore al 10% con picchi da svenire per i poveri mortali. Oltretutto dopo i 500 m di dislivello su asfalto della prima parte della mattinata.
Me la sono pedalata tutta, sebbene con qualche fermata fatta principalmente per tirare il fiato e sfruttata per scattare
qualche foto. Salendo faceva decisamente freschino e un pò dopo metà ho sentito il bisogno (soddisfatto) delle maniche lunghe.
In cima abbiamo indossato anche i giubbotti e le
foto di rito, a parte qualche presuntuosa divagazione a petto nudo, ci ritraggono
belli imbacuccati.
La discesa fino a Piano Provenzana è stata veramente bella e divertente ed è stato difficile, almeno per me, rinunciare a mollare un pò i
freni, grazie anche al fondo reso ottimo dalla pioggia. Dopo un veloce meeting a Piano Provenzana, abbiamo iniziato la liberatoria discesa su asfalto verso Piedimonte Etneo. Il
pranzo è veramente stato all'altezza delle aspettative checché ne dicano i vegetariani
). Come già era accaduto dopo il pranzo del primo giorno, Vittoria ha dato prova di uno scatto post prandiale decisamente irresistibile. In entrambi i casi, dopo l'appanzamento, ci siamo trovati di fronte uno strappetto in salita di quelli in cui dopo pranzo le gambe ti sembrano diventate di marmo: e Vittoria, come se nulla fosse, ha fatto sfoggio di questa sua dote. Roba da studiare per i medici dello sport ed i fisiologi!
Un'altro aspetto degno di nota è la bici di Giulio equipaggiata con rapporti da passeggiata più che da scalata e addirittura dotata di
cavalletto... Un cavalletto che Giulio ha promesso di portare in cima:
promessa mantenuta!!!
Ultimo tratto verso Lapide decisamente appesantiti e a rischio etilometro. Veloce scambio di saluti, abbracci e baci e la promessa di rivedersi "alla prossima". Mi piacerebbe esserci anche l'anno prossimo
.