Ecco il racconto del mio viaggio dell'estate 2009 tra Italia, Austria, Germania, Danimarca in bicicletta con qualche passaggio in treno.
Nel 2008 ero giunto fino a Lubecca, sul Baltico, questa volta l'obiettivo è più ambizioso: da Berlino salire in bicicletta verso la Danimarca e terminare il viaggio a Malmoe, in Svezia.
Non decido di pianificare il viaggio, come al solito, lascio che si sviluppi come meglio verrà.
Le ragioni di una tale scelta sono molte, quella fondamentale è che si tratta di una vacanza e come tale non deve avere niente di imposto, andrò avanti giorno per giorno o, al massimo, fisserò eventuali mete all'ultimo momento utile.
Sull'onda dell'interesse suscitato dal giro dello scorso anno un ardimentoso ha voluto tentar la sorte e unirsi all'impresa, è un ragazzo di Padova che vuole raggiungere Berlino con la bicicletta.
E' stato un po' difficile individuare la data di partenza, per la verità avremmo voluto partire un po' prima, ma di mezzo si è posto qualche mio cruccio alimentato da voci di corridoio (scolastico) rivelatosi poi infondato.
Dopo accurati preparativi e una quantità di consigli forniti al socio di avventua, alla prima esperienza di questo tipo e ben poco allenato ciclisticamente, si parte.
Quest'anno ho sostituito il borsone posteriore a sella, ben poco pratico, con due nuove borse della Ortlieb impermeabili, trovate per puro caso da un negozio di Belluno.
Avrei voluto acquistarne un secondo paio per l'anteriore ma non aveva altro, vedremo come vanno.
All'anteriore monto delle borse piuttosto flosce e non impermeabili, serviranno per contenere tutte quelle cose che non hanno grossi problemi con l'acqua.
Il difetto maggiore delle borse è che tendono a sformarsi con i sobbalzi, già le ho riforzate e alleggerite sostituendo gli inserti in plasticone con due pannelli in vetroresina, ma più di tanto non si può.
La bici è "nuova", nel senso che ho messo insieme un nuovo mezzo con tutte le parti avanzate dalla demolizione della vecchia GT Zaskar, pensionata per cedimento del telaio dopo quasi 8 anni di onorato servizio.
Il telaio è nuovo, in alluminio, marcato Wilier 18 carati, acquistato per lo scopo.
La bici ovviamente arriva all'appuntamento già rodata con un trattamento un po' rude, in modo da assestare tutto e mettere in luce eventuali magagne.
Prima della partenza ripasso meticolosamente tutte le viti, metto i controdadi ove possibile per i portapacchi, verifico ancora una volta raggi, mozzi e sterzo; l'esperienza passata dice che è bene rivedere almeno tre volte tutto, e ancora qualcosa potrebbe sfuggire... speriamo bene.
Vestiario estivo, intermedio, invernale, "borghese" per girare in città e nei musei... c'è tutto; Attrezzi, chiavi, camere d'aria, copertoncino pieghevole di scorta, olio, catena e lucchetto... ok anche questo!
Macchina fotografica digitale, schede, batterie, caricabatterie, videocamera, reflex meccanica più obiettivi e diapositive... ma dov'è il 50 mm? Aiuto, non lo trovo! salta fuori all'ultimo momento.
L'attrezzatura è pesante e ingombrante, sono 5 kg ma non posso rinunciare a scattare le foto.
Due fotocamere danno la garanzia che se una dovesse dare forfait almeno con l'altra potrò comunque portare a casa delle foto, una volta m'è capitato.
Sistemo il tutto nelle borse, diviso e impacchettato in sacchetti di plastica per doppia protezione contro l'acqua, collaudo il tutto con un giretto in paese, pare tutto a posto.
La bicicletta è carica a puntino, la bilancia segna i seguenti valori:
tara kg. 13
carico kg. 25
sovraccarico... del pilota... tanto!
Questi pesi (tranne il mio) sono destinati ad aumentare di un paio di kg per via delle scorte di acqua e di cibo necessarie per affrontare le varie tappe.
Resta il rammarico che sarei potuto partire prima... va ben, ne parleremo il prossimo anno.
NOTA: Le immagini sono tante, ho fatto una selezione spietata ma per raccontare il viaggio e le mie impressioni ho ritenuto opportuno privilegiare le foto alle parole.
Perdonatemi se qualche foto è bruttina, ma non sempre potevo spostare il soggetto per averlo dalla parte giusta o illuminarlo in maniera adeguata o ancora essere lì all'ora migliore della giornata; per qualcuna forse ho pasticciato in post-produzione e qualcuna, mi sono accorto, è forse un po' storta.
La mattina del 24 luglio eccomi a Belluno di buon mattino per scendere a Padova con il R delle 5.28.
Il treno è vuoto, si parte con l'auspicio che la marcia sia regolare, le coincidenze non aspettano.
Cambio a Padova, in orario.
Qui mi aspetta Federico.
Verona, tutto procede bene, salvo la lunga attesa per la "coincidenza".
Per fortuna decidiamo, dopo un giretto in centro per uno spuntino, di andare per tempo al binario; il treno è già pieno in partenza di ciclisti.
A Trento c'è l'assalto, si dimostra come il servizio di Trenitalia sia del tutto inadeguato su questa linea che serve una zona molto frequentata da turisti italiani e tedeschi.
Ci sono bici ovunque, al solito ci si arrangia all'italiana occupando tutti gli spazi liberi.
Noto che i viaggiatori "normali" sono pochi, tra l'altro.
Il locomotore è affetto da qualche problema lungo il percorso, facciamo delle soste impreviste e accumuliamo un certo ritardo... non va bene, al Brennero dovremo pedalare e questo ci fa perdere almeno un'ora.
Dal Brennero fino a Steinach la linea è interrotta per lavori, poco male, si scende quindi il primo impatto con il viaggio per Federico è molto graduale.
Usciamo dal Patrio Suolo, il famigerato cartello per fortuna non c'è più.
A Steinach riprendiamo il treno per Innsbruck, come si può notare siamo in un altro mondo, marciapiedi a raso!
A Innsbruck prendiamo quasi al volo un R per Kufstein.
Sia io sia Federico capiamo un po' di cose ferroviarie e vedere un locomotiva da 6,4 MW capace di fare i 230 km/h in servizio e di raggiungere il record di 357 km/h, agganciata a 4 carrozze di un regionale fa una certa impressione.
Inutile dire che le accelerazioni sono brucianti, si va solo a 140 km/h ma da 0 a 100 si prende velocità in modo impressionante.
E quel "pazzoide del macchinista" se la gode a tirare come un dannato e a inchiodare all'ultimo momento sterzando pure in extremis per non andare addosso ad altri treni fermi in stazione (meno male che loro non hanno SCMT e tutte le ...ehm... mentali che si fanno da noi in RFI, sono battute da ferroamatori italiani per prendere in giro i giornalisti che a volte scrivono delle perle memorabili...)
Da Kufstein a Kiefersfelden passiamo il confine in bicicletta.
Questo cartellino ricorda che non è opportuno passare dalla pista ciclabile alla strada ferrata, dato che non ci sono nè muri nè reti nè ringhiere di sorta.
Che non venga in mente di fare trial o simili tra i binari!
Da Kiefersfelden un altro treno ci porta a Rosenheim, dove troviamo un hotel poco prima che un diluvio immane si abbatta sulla città.
Lauta cena, poi a nanna, domattina si va a Norimberga. Sempre in treno, purtroppo, dobbiamo portarci a nord con un po' di celerità per raggiungere Berlino entro fine luglio.
1/ continua.
Nel 2008 ero giunto fino a Lubecca, sul Baltico, questa volta l'obiettivo è più ambizioso: da Berlino salire in bicicletta verso la Danimarca e terminare il viaggio a Malmoe, in Svezia.
Non decido di pianificare il viaggio, come al solito, lascio che si sviluppi come meglio verrà.
Le ragioni di una tale scelta sono molte, quella fondamentale è che si tratta di una vacanza e come tale non deve avere niente di imposto, andrò avanti giorno per giorno o, al massimo, fisserò eventuali mete all'ultimo momento utile.
Sull'onda dell'interesse suscitato dal giro dello scorso anno un ardimentoso ha voluto tentar la sorte e unirsi all'impresa, è un ragazzo di Padova che vuole raggiungere Berlino con la bicicletta.
E' stato un po' difficile individuare la data di partenza, per la verità avremmo voluto partire un po' prima, ma di mezzo si è posto qualche mio cruccio alimentato da voci di corridoio (scolastico) rivelatosi poi infondato.
Dopo accurati preparativi e una quantità di consigli forniti al socio di avventua, alla prima esperienza di questo tipo e ben poco allenato ciclisticamente, si parte.
Quest'anno ho sostituito il borsone posteriore a sella, ben poco pratico, con due nuove borse della Ortlieb impermeabili, trovate per puro caso da un negozio di Belluno.
Avrei voluto acquistarne un secondo paio per l'anteriore ma non aveva altro, vedremo come vanno.
All'anteriore monto delle borse piuttosto flosce e non impermeabili, serviranno per contenere tutte quelle cose che non hanno grossi problemi con l'acqua.
Il difetto maggiore delle borse è che tendono a sformarsi con i sobbalzi, già le ho riforzate e alleggerite sostituendo gli inserti in plasticone con due pannelli in vetroresina, ma più di tanto non si può.
La bici è "nuova", nel senso che ho messo insieme un nuovo mezzo con tutte le parti avanzate dalla demolizione della vecchia GT Zaskar, pensionata per cedimento del telaio dopo quasi 8 anni di onorato servizio.
Il telaio è nuovo, in alluminio, marcato Wilier 18 carati, acquistato per lo scopo.
La bici ovviamente arriva all'appuntamento già rodata con un trattamento un po' rude, in modo da assestare tutto e mettere in luce eventuali magagne.
Prima della partenza ripasso meticolosamente tutte le viti, metto i controdadi ove possibile per i portapacchi, verifico ancora una volta raggi, mozzi e sterzo; l'esperienza passata dice che è bene rivedere almeno tre volte tutto, e ancora qualcosa potrebbe sfuggire... speriamo bene.
Vestiario estivo, intermedio, invernale, "borghese" per girare in città e nei musei... c'è tutto; Attrezzi, chiavi, camere d'aria, copertoncino pieghevole di scorta, olio, catena e lucchetto... ok anche questo!
Macchina fotografica digitale, schede, batterie, caricabatterie, videocamera, reflex meccanica più obiettivi e diapositive... ma dov'è il 50 mm? Aiuto, non lo trovo! salta fuori all'ultimo momento.
L'attrezzatura è pesante e ingombrante, sono 5 kg ma non posso rinunciare a scattare le foto.
Due fotocamere danno la garanzia che se una dovesse dare forfait almeno con l'altra potrò comunque portare a casa delle foto, una volta m'è capitato.
Sistemo il tutto nelle borse, diviso e impacchettato in sacchetti di plastica per doppia protezione contro l'acqua, collaudo il tutto con un giretto in paese, pare tutto a posto.
La bicicletta è carica a puntino, la bilancia segna i seguenti valori:
tara kg. 13
carico kg. 25
sovraccarico... del pilota... tanto!
Questi pesi (tranne il mio) sono destinati ad aumentare di un paio di kg per via delle scorte di acqua e di cibo necessarie per affrontare le varie tappe.
Resta il rammarico che sarei potuto partire prima... va ben, ne parleremo il prossimo anno.
NOTA: Le immagini sono tante, ho fatto una selezione spietata ma per raccontare il viaggio e le mie impressioni ho ritenuto opportuno privilegiare le foto alle parole.
Perdonatemi se qualche foto è bruttina, ma non sempre potevo spostare il soggetto per averlo dalla parte giusta o illuminarlo in maniera adeguata o ancora essere lì all'ora migliore della giornata; per qualcuna forse ho pasticciato in post-produzione e qualcuna, mi sono accorto, è forse un po' storta.
La mattina del 24 luglio eccomi a Belluno di buon mattino per scendere a Padova con il R delle 5.28.
Il treno è vuoto, si parte con l'auspicio che la marcia sia regolare, le coincidenze non aspettano.
Cambio a Padova, in orario.
Qui mi aspetta Federico.
Verona, tutto procede bene, salvo la lunga attesa per la "coincidenza".
Per fortuna decidiamo, dopo un giretto in centro per uno spuntino, di andare per tempo al binario; il treno è già pieno in partenza di ciclisti.
A Trento c'è l'assalto, si dimostra come il servizio di Trenitalia sia del tutto inadeguato su questa linea che serve una zona molto frequentata da turisti italiani e tedeschi.
Ci sono bici ovunque, al solito ci si arrangia all'italiana occupando tutti gli spazi liberi.
Noto che i viaggiatori "normali" sono pochi, tra l'altro.
Il locomotore è affetto da qualche problema lungo il percorso, facciamo delle soste impreviste e accumuliamo un certo ritardo... non va bene, al Brennero dovremo pedalare e questo ci fa perdere almeno un'ora.
Dal Brennero fino a Steinach la linea è interrotta per lavori, poco male, si scende quindi il primo impatto con il viaggio per Federico è molto graduale.
Usciamo dal Patrio Suolo, il famigerato cartello per fortuna non c'è più.
A Steinach riprendiamo il treno per Innsbruck, come si può notare siamo in un altro mondo, marciapiedi a raso!
A Innsbruck prendiamo quasi al volo un R per Kufstein.
Sia io sia Federico capiamo un po' di cose ferroviarie e vedere un locomotiva da 6,4 MW capace di fare i 230 km/h in servizio e di raggiungere il record di 357 km/h, agganciata a 4 carrozze di un regionale fa una certa impressione.
Inutile dire che le accelerazioni sono brucianti, si va solo a 140 km/h ma da 0 a 100 si prende velocità in modo impressionante.
E quel "pazzoide del macchinista" se la gode a tirare come un dannato e a inchiodare all'ultimo momento sterzando pure in extremis per non andare addosso ad altri treni fermi in stazione (meno male che loro non hanno SCMT e tutte le ...ehm... mentali che si fanno da noi in RFI, sono battute da ferroamatori italiani per prendere in giro i giornalisti che a volte scrivono delle perle memorabili...)
Da Kufstein a Kiefersfelden passiamo il confine in bicicletta.
Questo cartellino ricorda che non è opportuno passare dalla pista ciclabile alla strada ferrata, dato che non ci sono nè muri nè reti nè ringhiere di sorta.
Che non venga in mente di fare trial o simili tra i binari!
Da Kiefersfelden un altro treno ci porta a Rosenheim, dove troviamo un hotel poco prima che un diluvio immane si abbatta sulla città.
Lauta cena, poi a nanna, domattina si va a Norimberga. Sempre in treno, purtroppo, dobbiamo portarci a nord con un po' di celerità per raggiungere Berlino entro fine luglio.
1/ continua.