Ciao a tutti. Ho riflettuto a lungo sul fatto di postare o no questo racconto romanzato e alla fine l'ho fatto.
Si tratta appunto di un racconto inerente un'uscita in mtb, ma quest'ultima rimane comunque un pretesto per raccontare una volta tanto di emozioni, quelle emozioni che a volte mi fanno riflettere, anche per giorni.
Non voglio fare troppo il filosofico e l'evasivo; leggete e fatemi sapere.
Si tratta appunto di un racconto inerente un'uscita in mtb, ma quest'ultima rimane comunque un pretesto per raccontare una volta tanto di emozioni, quelle emozioni che a volte mi fanno riflettere, anche per giorni.
Non voglio fare troppo il filosofico e l'evasivo; leggete e fatemi sapere.
"Paolo non era certo uno che si perdeva in chiacchere.
Amava la libertà, più di ogni altra cosa, e non era la mancanza di un amico o compagno a fargli rinunciare ad una sua passione.
Decise che per quel suo weekend di vita non aveva bisogno di nessuno; o perlomeno il mondo lo attendeva con o senza qualcuno.
Il lavoro in ufficio era già sfiancante di suo, il capo pedante e non particolarmente gradito, facevano da trampolino di lancio per due giorni di nulla totale.
La maggior parte delle persone intendono il nulla come il non compiere azioni, compierne il meno possibile, mentre per Paolo era esattamente l'opposto.
Non tollerava assolutamente lo stravaccarsi in casa con il televisore rombante, come non tollerava il semplice prendersi in giro delle telefonate agli amici tanto per passare il tempo. Il nulla del nulla.
Lui amava le emozioni, quelle che ti rendono saturo di vita, quelle che ti fanno scendere dal letto alle 3.30 di notte senza aver chiuso occhio, quelle che ti fanno ammirare i paesaggi a bocca aperta.
La vita lui la intendeva cosi', immergersi nel tutto per evitare il nulla, il nulla che lo stava divorando. Forse proprio per quel motivo era sempre solo, circondato da persone ma solo.
Amava la libertà, più di ogni altra cosa, e non era la mancanza di un amico o compagno a fargli rinunciare ad una sua passione.
Decise che per quel suo weekend di vita non aveva bisogno di nessuno; o perlomeno il mondo lo attendeva con o senza qualcuno.
Il lavoro in ufficio era già sfiancante di suo, il capo pedante e non particolarmente gradito, facevano da trampolino di lancio per due giorni di nulla totale.
La maggior parte delle persone intendono il nulla come il non compiere azioni, compierne il meno possibile, mentre per Paolo era esattamente l'opposto.
Non tollerava assolutamente lo stravaccarsi in casa con il televisore rombante, come non tollerava il semplice prendersi in giro delle telefonate agli amici tanto per passare il tempo. Il nulla del nulla.
Lui amava le emozioni, quelle che ti rendono saturo di vita, quelle che ti fanno scendere dal letto alle 3.30 di notte senza aver chiuso occhio, quelle che ti fanno ammirare i paesaggi a bocca aperta.
La vita lui la intendeva cosi', immergersi nel tutto per evitare il nulla, il nulla che lo stava divorando. Forse proprio per quel motivo era sempre solo, circondato da persone ma solo.
Percorrendo la statale con la sua auto vecchia di dieci anni, si stava interrogando sulla temperatura che avrebbe trovato lassù; la zaino era stato riempito del necessario per l'uscita di una giornata intera. Per quella giornata aveva scelto la bicicletta, quella per la montagna, la mountain bike.
Amava tenere le cose in ordine. Aveva un suo stile nel farlo anche se non sembrava.
Amava tenere la bicicletta in ordine, catena lubrificata, ruote scorrevoli e pulizia generale.
Controllo dei freni e pressione delle gomme erano d'obbligo . Nonostante sui manuali sia descritta come prassi abituale, non lo era nella realtà di tutti i giorni o perlomeno non tutti i ciclisti erano come Paolo.
Si aspettava certo una temperatura bassa, ma forse non cosi.
Inizia cosi' la vestizione che in un attimo svuotò lo zaino di tutti gli indumenti pesanti. Sulle alte cime il sole lambiva di già i pendii mentre per la bassa valle bisognava indugiare ancora un po.
La giornata era fantastica. La completa assenza di nuvole faceva ben sperare per la giornata che Paolo aveva in mente: una gita in mountain bike sui sentieri della Valle D'Aosta.
Da quota 2.500 slm parte coperto di tutto punto nonostante i pantaloni corti. Ora lo attendeva la discesa che sicuramente non gli avrebbe consentito di scaldarsi.
Il terreno accidentato per lui non era un problema; della montagna amava anche quello. Tutto quello che faceva storcere il naso alle persone comuni, per lui era un invito a rilassarsi, a godere del creato che sembrava fatto apposta per lui.
Le pietre, i gradini, erano un incitamento a pedalare più forte, a cercare la giusta traiettoria per la ruota anteriore. Il bagliore del sole era arrivato anche per lui e i due gradi trovati alla partenza erano già un ricordo.
In un attimo Paolo abbandona il sentiero per iniziare a pedalare sull'asfalto che lo avrebbe depositato all'inizio della vera salita.
Tutto tace. Con lo sguardo cerca invano una sagoma umana in grado di infordergli sicurezza ma invano.
Le 7 di mattina non erano certo un orario per le scolaresche che abitavano temporaneamente l'abitato di Pont Valsavaranche.
I larici tutto intorno brillano di luce propria. L'incandescenza del sole crea giochi di luce che solo il mattino può regalare. L'enorme sagoma del Gran Paradiso domina incontrastata creando un po di suggestione all'incauto turista che desidera impossessarsene; la verticale parete Nord mostra il versante più selvaggio del più docile dei 4000.
Paolo viene superato solamente dai camion della nettezza urbana, niente di più.
Ora il sentiero assume una prospettiva più lenta e rilassata. Dopo i primi metri duri e sfiancanti, la montagna regala tutto il meglio di se'. Una dolce e pedalabile carrareccia gli consente di arrancare con facilita' e leggerezza sul fianco della montagna. Il fondo erboso e regolare fanno da antipasto al ruvido e sconnesso sentiero che lo aspetterà ad altitudini più elevate.
Dapprima dolce ora detritico, il sentiero cambia in funzione dell'altitudine.
Le forme irregolari delle pietre fanno progredire malamente con la Mountain bike.
Le pietre verticali, ricordo del Re Vittorio Emanuele, messe lungo il sentiero, fanno si' che l'acqua non scavi durante le forti piogge mantenendo cosi' il sentiero pedalabile e percorribile.
Alcuni escursionisti un po increduli lo osservano con aria interrogativa. Egli apprezza stupire le persone che incontra, soprattutto quando lo osservano con aria attonita.
Si tratta sempre di una forma di narcisismo che nel nostro amico è ben radicata.
Un'escursionista in lontananza procede con regolarità, armata di bastoncini da trekking; sembra una donna.
Una curiosità visiva sviluppata ha sempre aiutato Paolo nella vita di tutti i giorni. Amava osservare le piccole cose, i dettagli, le movenze delle persone che incontrava.
Proprio le movenze dell'escursionista più a monte, gli avevano catalizzato lo sguardo.
Longilinea e leggera, queste erano le parole che gli sembravano più adatte.
Inizio' quindi a pedalare con più tenacia; l'obiettivo era raggiungerla per poterla osservare da vicino e magari scambiare due parole. Il sole era adesso presente più che mai anche se non paragonabile a quello che si trova nel fondovalle.
Com'era possibile che una donna di tale apparente bellezza non trovasse nessuno che la accompagnasse in montagna? Completamente immerso nelle sue domande, Paolo non si capacitava sul come potesse andare sola in montagna una donna; certo non vi era niente di male in tutto questo. Era come se la montagna fosse a servizio del maschio e gli consentisse di accompagnare le sue donne.
Non era certo un pensiero puro, ma Paolo continuava a pensarci, a rifletterci.
Abituato ai narcisistici racconti dell'alpinismo, Paolo ne era stato probabilmente soggiogato ed era stato abituato a vedere il territorio montano come un terreno offlimits per le donne dedicato solo al sesso maschile. Fortunatamente non era cosi', le donne possono e devono godere di tali bellezze che le Alpi offrono. Proprio lei che lo precedeva con i bastoncini da trekking non sottostava alle regole maschiliste che frullavano nella testa di Paolo e cosi' dopo che egli l'ebbe quasi raggiunta, magicamente si ferma e si fa da parte.
Si trovava a pochi metri da una donna affascinante e unica. Riesce ad osservarla in viso per una frazione di secondo.
Capelli castani sopra le spalle, carnagione scura. Quella che prima grazie alle movenze leggere poteva sembrare una ragazzina acerba ed insicura, si rivela invece essere una donna, una vera donna nel culmine della sua bellezza autentica.
Superatala, Paolo si trova a dover percorrere una ripidissima sezione di sentiero e l'unica cosa che gli riesce di dire è una frase sconnessa riguardo alla difficoltà del passaggio.
se vi divertite pronuncia lei. certo che in salita è dura ma in discesa riusciamo sempre a divertirci con queste biciclette dice lui.
Ne era sicuro, Paolo si è trovato di fronte ad una donna Valdostana. Autentica unica e disinvolta.
Quella disinvoltura che gli aveva fatto perdere la testa era anche, secondo lui, il passpatout per la felicità. Ne era sicuro; quell'emancipazione femminile che non era solo sulla carta, ma in una donna che probabilmente non si era mai posta il problema sul significato di tale parola. Perché conoscere quando si è? La saggezza dell'innocenza regnava tra i pendii e le vette e Paolo ne stava respirando i suoi pollini, i suoi frutti. Era come un fiore che danza ai ritmi del vento. Ne era succube ed estremamente attratto.
Il lago era ormai ai piedi del nostro amico che non sembrava più attratto dalla prestazione sportiva della giornata, bensì dalla donna incontrata lungo il tragitto. L'aveva vista.
Mitigando la sua curiosità nei suoi confronti, si era finto indaffarato a frugare nello zaino, ma l'aveva vista.
Loro lo sanno, penso' lui. Loro conoscono le bellezze autentiche, quelle per cui vale la pena vivere.
Visto la presenza di gente nei pressi del lago Djouan, aveva preferito proseguire e tirare dritto fino al lago Nero, cento metri più in su.
Lui lo immaginava, anzi ne era sicuro. L'avrebbe trovata cento metri più in alto.
Ormai la testa di Paolo era catalizzata ed indirizzata verso un'unica direzione anche se il suo ego non glielo lasciava intendere. Voglio raggiungere il lago Nero, penso' lui. Da un lato ne era conscio, dall'altro no. La direzione era unica anzi univoca, lei.
Raggiunto il lago la vide senza esserne sorpreso. Aveva trovato il posto più comodo di tutta la sponda. Si trattava di uno schienale reso tale dall'inclinazione di alcune rocce con il sedile che era esattamente il manto erboso stesso. Una vera poltrona alpina che solo lei poteva conoscere. Una regina sa sempre dove sedersi, penso'.
Prendeva il sole.
Un leggero vento che a 2600 metri di altitudine si fa sempre sentire, l'aveva costretta ad indossare un pile di colore rosso.
Stava godendo dell'immensità del creato. Il silenzio, il tepore del sole e la freschezza dell'aria non avevano paragoni.
Essere.
A quel punto paolo ebbe un sussulto interiore. Non ci credeva.
Stava assistendo a qualcosa che non conosceva, mai provato, impercettibile ma molto presente.
L'esistenza.
Lui esisteva, stava esistendo di fronte alla bellezza quella vera senza fronzoli.
La bellezza lo aveva catalizzato e trascinato fin li per metterlo alla prova.
Guardami!
Lui lo fece e scoppio' in lacrime."
Amava tenere le cose in ordine. Aveva un suo stile nel farlo anche se non sembrava.
Amava tenere la bicicletta in ordine, catena lubrificata, ruote scorrevoli e pulizia generale.
Controllo dei freni e pressione delle gomme erano d'obbligo . Nonostante sui manuali sia descritta come prassi abituale, non lo era nella realtà di tutti i giorni o perlomeno non tutti i ciclisti erano come Paolo.
Si aspettava certo una temperatura bassa, ma forse non cosi.
Inizia cosi' la vestizione che in un attimo svuotò lo zaino di tutti gli indumenti pesanti. Sulle alte cime il sole lambiva di già i pendii mentre per la bassa valle bisognava indugiare ancora un po.
La giornata era fantastica. La completa assenza di nuvole faceva ben sperare per la giornata che Paolo aveva in mente: una gita in mountain bike sui sentieri della Valle D'Aosta.
Da quota 2.500 slm parte coperto di tutto punto nonostante i pantaloni corti. Ora lo attendeva la discesa che sicuramente non gli avrebbe consentito di scaldarsi.
Il terreno accidentato per lui non era un problema; della montagna amava anche quello. Tutto quello che faceva storcere il naso alle persone comuni, per lui era un invito a rilassarsi, a godere del creato che sembrava fatto apposta per lui.
Le pietre, i gradini, erano un incitamento a pedalare più forte, a cercare la giusta traiettoria per la ruota anteriore. Il bagliore del sole era arrivato anche per lui e i due gradi trovati alla partenza erano già un ricordo.
In un attimo Paolo abbandona il sentiero per iniziare a pedalare sull'asfalto che lo avrebbe depositato all'inizio della vera salita.
Tutto tace. Con lo sguardo cerca invano una sagoma umana in grado di infordergli sicurezza ma invano.
Le 7 di mattina non erano certo un orario per le scolaresche che abitavano temporaneamente l'abitato di Pont Valsavaranche.
I larici tutto intorno brillano di luce propria. L'incandescenza del sole crea giochi di luce che solo il mattino può regalare. L'enorme sagoma del Gran Paradiso domina incontrastata creando un po di suggestione all'incauto turista che desidera impossessarsene; la verticale parete Nord mostra il versante più selvaggio del più docile dei 4000.
Paolo viene superato solamente dai camion della nettezza urbana, niente di più.
Ora il sentiero assume una prospettiva più lenta e rilassata. Dopo i primi metri duri e sfiancanti, la montagna regala tutto il meglio di se'. Una dolce e pedalabile carrareccia gli consente di arrancare con facilita' e leggerezza sul fianco della montagna. Il fondo erboso e regolare fanno da antipasto al ruvido e sconnesso sentiero che lo aspetterà ad altitudini più elevate.
Dapprima dolce ora detritico, il sentiero cambia in funzione dell'altitudine.
Le forme irregolari delle pietre fanno progredire malamente con la Mountain bike.
Le pietre verticali, ricordo del Re Vittorio Emanuele, messe lungo il sentiero, fanno si' che l'acqua non scavi durante le forti piogge mantenendo cosi' il sentiero pedalabile e percorribile.
Alcuni escursionisti un po increduli lo osservano con aria interrogativa. Egli apprezza stupire le persone che incontra, soprattutto quando lo osservano con aria attonita.
Si tratta sempre di una forma di narcisismo che nel nostro amico è ben radicata.
Un'escursionista in lontananza procede con regolarità, armata di bastoncini da trekking; sembra una donna.
Una curiosità visiva sviluppata ha sempre aiutato Paolo nella vita di tutti i giorni. Amava osservare le piccole cose, i dettagli, le movenze delle persone che incontrava.
Proprio le movenze dell'escursionista più a monte, gli avevano catalizzato lo sguardo.
Longilinea e leggera, queste erano le parole che gli sembravano più adatte.
Inizio' quindi a pedalare con più tenacia; l'obiettivo era raggiungerla per poterla osservare da vicino e magari scambiare due parole. Il sole era adesso presente più che mai anche se non paragonabile a quello che si trova nel fondovalle.
Com'era possibile che una donna di tale apparente bellezza non trovasse nessuno che la accompagnasse in montagna? Completamente immerso nelle sue domande, Paolo non si capacitava sul come potesse andare sola in montagna una donna; certo non vi era niente di male in tutto questo. Era come se la montagna fosse a servizio del maschio e gli consentisse di accompagnare le sue donne.
Non era certo un pensiero puro, ma Paolo continuava a pensarci, a rifletterci.
Abituato ai narcisistici racconti dell'alpinismo, Paolo ne era stato probabilmente soggiogato ed era stato abituato a vedere il territorio montano come un terreno offlimits per le donne dedicato solo al sesso maschile. Fortunatamente non era cosi', le donne possono e devono godere di tali bellezze che le Alpi offrono. Proprio lei che lo precedeva con i bastoncini da trekking non sottostava alle regole maschiliste che frullavano nella testa di Paolo e cosi' dopo che egli l'ebbe quasi raggiunta, magicamente si ferma e si fa da parte.
Si trovava a pochi metri da una donna affascinante e unica. Riesce ad osservarla in viso per una frazione di secondo.
Capelli castani sopra le spalle, carnagione scura. Quella che prima grazie alle movenze leggere poteva sembrare una ragazzina acerba ed insicura, si rivela invece essere una donna, una vera donna nel culmine della sua bellezza autentica.
Superatala, Paolo si trova a dover percorrere una ripidissima sezione di sentiero e l'unica cosa che gli riesce di dire è una frase sconnessa riguardo alla difficoltà del passaggio.
se vi divertite pronuncia lei. certo che in salita è dura ma in discesa riusciamo sempre a divertirci con queste biciclette dice lui.
Ne era sicuro, Paolo si è trovato di fronte ad una donna Valdostana. Autentica unica e disinvolta.
Quella disinvoltura che gli aveva fatto perdere la testa era anche, secondo lui, il passpatout per la felicità. Ne era sicuro; quell'emancipazione femminile che non era solo sulla carta, ma in una donna che probabilmente non si era mai posta il problema sul significato di tale parola. Perché conoscere quando si è? La saggezza dell'innocenza regnava tra i pendii e le vette e Paolo ne stava respirando i suoi pollini, i suoi frutti. Era come un fiore che danza ai ritmi del vento. Ne era succube ed estremamente attratto.
Il lago era ormai ai piedi del nostro amico che non sembrava più attratto dalla prestazione sportiva della giornata, bensì dalla donna incontrata lungo il tragitto. L'aveva vista.
Mitigando la sua curiosità nei suoi confronti, si era finto indaffarato a frugare nello zaino, ma l'aveva vista.
Loro lo sanno, penso' lui. Loro conoscono le bellezze autentiche, quelle per cui vale la pena vivere.
Visto la presenza di gente nei pressi del lago Djouan, aveva preferito proseguire e tirare dritto fino al lago Nero, cento metri più in su.
Lui lo immaginava, anzi ne era sicuro. L'avrebbe trovata cento metri più in alto.
Ormai la testa di Paolo era catalizzata ed indirizzata verso un'unica direzione anche se il suo ego non glielo lasciava intendere. Voglio raggiungere il lago Nero, penso' lui. Da un lato ne era conscio, dall'altro no. La direzione era unica anzi univoca, lei.
Raggiunto il lago la vide senza esserne sorpreso. Aveva trovato il posto più comodo di tutta la sponda. Si trattava di uno schienale reso tale dall'inclinazione di alcune rocce con il sedile che era esattamente il manto erboso stesso. Una vera poltrona alpina che solo lei poteva conoscere. Una regina sa sempre dove sedersi, penso'.
Prendeva il sole.
Un leggero vento che a 2600 metri di altitudine si fa sempre sentire, l'aveva costretta ad indossare un pile di colore rosso.
Stava godendo dell'immensità del creato. Il silenzio, il tepore del sole e la freschezza dell'aria non avevano paragoni.
Essere.
A quel punto paolo ebbe un sussulto interiore. Non ci credeva.
Stava assistendo a qualcosa che non conosceva, mai provato, impercettibile ma molto presente.
L'esistenza.
Lui esisteva, stava esistendo di fronte alla bellezza quella vera senza fronzoli.
La bellezza lo aveva catalizzato e trascinato fin li per metterlo alla prova.
Guardami!
Lui lo fece e scoppio' in lacrime."