Quota 1800 m circa. Il sentiero abbastanza largo, ora è intagliato a mezza costa sul fianco della montagna con una pendenza non troppo accentuata. Gli escursionisti a piedi si rilassano un attimo e camminano alzando gli occhi da terra guardandosi intorno e soprattutto si affacciano dal muretto tirato su fino a un metro e venti da terra, dalla parte esposta della curva come da un davanzale sul dirupo sottostante. Dalla parte a monte ci sono delle belle rocce spioventi che creano un accenno di effetto-galleria aperto Quel muretto sarà basso, ma dà sicurezza. Qualche metro più avanti esso si trasforma in una serie di paletti di ferro infissi sul bordo del sentiero, collegati da una doppia fila da cavetti dacciaio distanziati tre palmi luno dallaltro, cosicché formano una sorta di barriera e anche un passamano, per chi volesse farne uso. Questo, fino a dove poi il pericolo non è più obbiettivamente presente per un cambio della conformazione della roccia e del pendio.
Il rider, che precede quella mattina i suoi due amici sta scendendo con protezioni e casco e pregusta quella curva, la conosce abbastanza bene, sa che può addirittura, con la giusta velocità, appoggiarsi con le ruote alla base del muretto per contenere in modo indolore la forza centrifuga per poi schizzare di nuovo in assetto in uscita di curva. Il terreno tiene maledettamente bene: ci sono quelle rocce sminuzzate artificialmente con assenza di ghiaia e materiale riportato, linclinazione del terreno è poi favorevole, alzandosi leggermente di livello verso lesterno di curva, asciutto come questa volta poi, è il massimo.
Il Rider però è veloce, cazzo, troppo veloce, è un po' tardi per correggere in frenata, si rischia di sbattere in malo modo al muro ok la scelta giusta è non scomporsi e concludere la catena cinetica impostata e casomai frenare dopo, spazio ce nè. Con il baricentro già basso e la postura del corpo caratteristica di chi sta in mezzo al raggio di curvatura, il nostro rider arriva appena appena fuori giri con le ruote sul muretto, ma lazione va come era prevista, sta per rialzare il telaio perpendicolare a terra e riguadagnare il centro del sentiero che, alzando gli occhi vede un film già visto: mamma e bimba bionda strette per mano in centro al sentiero, ma soprattutto laltro figlio, che ormai grandicello, (7 anni circa), reclamando un po di autonomia, si è appena affrancato dalle cure materne. Non che sia distante dalla mamma, e neanche dalla parte del precipizio, no, anzi è contro la parete , ma quando allimprovviso il rumore delle ruote arriva alle sue orecchie, complice un grido di sorpresa e di paura della madre che strattona la bimba contro la parete a monte..il bambino fa la cosa sbagliata?? Può sbagliare un bimbo in quella circostanza?? Comunque sia, ha un impulso di difesa che lo porta a scartare, in quei due secondi in cui succede il tutto, dalla parte dei paletti col cavetto dacciaio, già perchè il muretto rispetto a lui è ancora lontano di qualche metro. Caso vuole che quelle benedette rocce sminuzzate portatrici di ottimo grip in discesa per due maxxis, si rivelano maledette per le scarpine del bimbo che incespica e si ritrova, con lo slancio acquisito, a infilarsi con la testa fra i due cavi, cadere con il petto sul cavetto inferiore e a basculare pericolosamente annaspando con le mani in cerca di un istintivo appiglio per un brevissimo, ma infinito attimo, che toglie 20 anni di vita alla donna impotente, prima di rimettere i piedi a terra e rialzarsi attonito, guardando in volto la madre, come la vedesse per la prima volta.
Il nostro rider con la coda dellocchio, è riuscito per un niente a non perdersi la scena del bimbo basculante con mezzo corpo nel vuoto, ha frenato, rallentato sensibilmente la velocità, è quasi fermo, tentenna, si gira a guardare, e sbaglia, dovrebbe almeno fermarsi, non so ..
Deve però fermarsi davvero quando venti metri più a valle, incrocia un signore in canottiera, scarponi e zaino ripieno di un cucciolo di uomo di appena un anno e mezzo. Questi gli intima un deciso alt.
Il cucciolo è il terzo figlio della coppia tedesca (ma forse italiana, o francese..) in gita quella infelice mattina.
Il signore in questione ha visto tutta la scena.
Luomo, deposto lo zaino con il piccolo addormentato, afferrando il manubrio con entrambe le mani, gli ordina di scendere dal mezzo, butta unocchiata avanti per sincerarsi della situazione di rientrato pericolo, grida qualcosa alla moglie ( non ci sarebbe bisogno di gridare, non cè vento e i due sono a non più di dieci metri di distanza ), è già praticamente sicuro della risposta, che forse farebbe la differenza riguardo a ciò che succederà di lì a poco, chiede alla moglie insomma, se almeno il centauro ha chiesto scusa, il viso di lei rimane impassibile, è in pieno shock.
Luomo strattona la bici allontanandola di quel che basta dal suo proprietario, e sollevandola per la forcella e per il tubo verticale, con rabbia la scaglia oltre il ciglio del precipizio, a schiantarsi più volte sulle rocce sottostanti per almeno duecento metri, andando subito a fissare, con occhi tristi e fermi lo sguardo incredulo del ciclista che aveva accennato uno scudo al lancio della bici con le proprie braccia alzate, ma a parte questo flebile impulso, niente altro; distoglie anzi lo sguardo ben presto da quello del papà, gli volta le spalle e va ad appoggiarsi alla filiforme balaustra col capo basso. Non sembra che guardi dove sia finita la sua bici.
Il biker ha sbagliato alcune cose importanti oggi, impostazione di curva, forse il giorno per effettuare la discesa, forse altre cose, ma una cosa lha azzeccata, la più importante: mai sfidare un padre che ha appena visto il proprio bambino in grave pericolo di morte e per di più senza poter fare niente per salvarlo. Quelluomo in quel momento sarebbe capace di tutto.
Sono frangenti in cui con una colluttazione, si potrebbe sommare lirreparabile al già drammatico, o nel migliore dei casi, dover poi ristagnare fra denunce reciproche per lesioni, avvocati ecc..
Meglio lasciare perdere, non reagire, in fondo cè mancato un pelo per quel bimbo.
Certo, il biker, solo per un attimo pensa che la sua mancata reazione allaffronto con perdita irreparabile della bici, possa figurare come atto di vigliaccheria, ha quasi un moto di stizza, ma si trattiene, luomo alle sue spalle non parla, si sentono solo lievi rumori di spallacci di zaino che si assestano, dieci metri a monte la scena è immobile: tre persone fuse con il sentiero che aspettano lultimo tassello per tornare a salire, se saliranno ancora.
Il biker respira col fiato corto, ma non è in salita ora, ha le gambe molli, ma non sono stanche, poi, i lineamenti del viso finalmente cominciano a distendersi un poco al pensiero che una perdita irreparabile non è una bici, ma un bambino e alla fine non sa come non dare ragione a quelluomo.
Ancora rumore di ruote, i suoi compagni lo raggiungono solo ora, hanno una strana espressione in volto, hanno appena incrociato, appena lì sopra, una famigliola che li ha osservati in modo singolare e non ha risposto all usuale cenno di saluto mah..
Quando finalmente si fermano, lui pensa che sarà una cosa scomoda da raccontare, ma ci proverà.
Il rider, che precede quella mattina i suoi due amici sta scendendo con protezioni e casco e pregusta quella curva, la conosce abbastanza bene, sa che può addirittura, con la giusta velocità, appoggiarsi con le ruote alla base del muretto per contenere in modo indolore la forza centrifuga per poi schizzare di nuovo in assetto in uscita di curva. Il terreno tiene maledettamente bene: ci sono quelle rocce sminuzzate artificialmente con assenza di ghiaia e materiale riportato, linclinazione del terreno è poi favorevole, alzandosi leggermente di livello verso lesterno di curva, asciutto come questa volta poi, è il massimo.
Il Rider però è veloce, cazzo, troppo veloce, è un po' tardi per correggere in frenata, si rischia di sbattere in malo modo al muro ok la scelta giusta è non scomporsi e concludere la catena cinetica impostata e casomai frenare dopo, spazio ce nè. Con il baricentro già basso e la postura del corpo caratteristica di chi sta in mezzo al raggio di curvatura, il nostro rider arriva appena appena fuori giri con le ruote sul muretto, ma lazione va come era prevista, sta per rialzare il telaio perpendicolare a terra e riguadagnare il centro del sentiero che, alzando gli occhi vede un film già visto: mamma e bimba bionda strette per mano in centro al sentiero, ma soprattutto laltro figlio, che ormai grandicello, (7 anni circa), reclamando un po di autonomia, si è appena affrancato dalle cure materne. Non che sia distante dalla mamma, e neanche dalla parte del precipizio, no, anzi è contro la parete , ma quando allimprovviso il rumore delle ruote arriva alle sue orecchie, complice un grido di sorpresa e di paura della madre che strattona la bimba contro la parete a monte..il bambino fa la cosa sbagliata?? Può sbagliare un bimbo in quella circostanza?? Comunque sia, ha un impulso di difesa che lo porta a scartare, in quei due secondi in cui succede il tutto, dalla parte dei paletti col cavetto dacciaio, già perchè il muretto rispetto a lui è ancora lontano di qualche metro. Caso vuole che quelle benedette rocce sminuzzate portatrici di ottimo grip in discesa per due maxxis, si rivelano maledette per le scarpine del bimbo che incespica e si ritrova, con lo slancio acquisito, a infilarsi con la testa fra i due cavi, cadere con il petto sul cavetto inferiore e a basculare pericolosamente annaspando con le mani in cerca di un istintivo appiglio per un brevissimo, ma infinito attimo, che toglie 20 anni di vita alla donna impotente, prima di rimettere i piedi a terra e rialzarsi attonito, guardando in volto la madre, come la vedesse per la prima volta.
Il nostro rider con la coda dellocchio, è riuscito per un niente a non perdersi la scena del bimbo basculante con mezzo corpo nel vuoto, ha frenato, rallentato sensibilmente la velocità, è quasi fermo, tentenna, si gira a guardare, e sbaglia, dovrebbe almeno fermarsi, non so ..
Deve però fermarsi davvero quando venti metri più a valle, incrocia un signore in canottiera, scarponi e zaino ripieno di un cucciolo di uomo di appena un anno e mezzo. Questi gli intima un deciso alt.
Il cucciolo è il terzo figlio della coppia tedesca (ma forse italiana, o francese..) in gita quella infelice mattina.
Il signore in questione ha visto tutta la scena.
Luomo, deposto lo zaino con il piccolo addormentato, afferrando il manubrio con entrambe le mani, gli ordina di scendere dal mezzo, butta unocchiata avanti per sincerarsi della situazione di rientrato pericolo, grida qualcosa alla moglie ( non ci sarebbe bisogno di gridare, non cè vento e i due sono a non più di dieci metri di distanza ), è già praticamente sicuro della risposta, che forse farebbe la differenza riguardo a ciò che succederà di lì a poco, chiede alla moglie insomma, se almeno il centauro ha chiesto scusa, il viso di lei rimane impassibile, è in pieno shock.
Luomo strattona la bici allontanandola di quel che basta dal suo proprietario, e sollevandola per la forcella e per il tubo verticale, con rabbia la scaglia oltre il ciglio del precipizio, a schiantarsi più volte sulle rocce sottostanti per almeno duecento metri, andando subito a fissare, con occhi tristi e fermi lo sguardo incredulo del ciclista che aveva accennato uno scudo al lancio della bici con le proprie braccia alzate, ma a parte questo flebile impulso, niente altro; distoglie anzi lo sguardo ben presto da quello del papà, gli volta le spalle e va ad appoggiarsi alla filiforme balaustra col capo basso. Non sembra che guardi dove sia finita la sua bici.
Il biker ha sbagliato alcune cose importanti oggi, impostazione di curva, forse il giorno per effettuare la discesa, forse altre cose, ma una cosa lha azzeccata, la più importante: mai sfidare un padre che ha appena visto il proprio bambino in grave pericolo di morte e per di più senza poter fare niente per salvarlo. Quelluomo in quel momento sarebbe capace di tutto.
Sono frangenti in cui con una colluttazione, si potrebbe sommare lirreparabile al già drammatico, o nel migliore dei casi, dover poi ristagnare fra denunce reciproche per lesioni, avvocati ecc..
Meglio lasciare perdere, non reagire, in fondo cè mancato un pelo per quel bimbo.
Certo, il biker, solo per un attimo pensa che la sua mancata reazione allaffronto con perdita irreparabile della bici, possa figurare come atto di vigliaccheria, ha quasi un moto di stizza, ma si trattiene, luomo alle sue spalle non parla, si sentono solo lievi rumori di spallacci di zaino che si assestano, dieci metri a monte la scena è immobile: tre persone fuse con il sentiero che aspettano lultimo tassello per tornare a salire, se saliranno ancora.
Il biker respira col fiato corto, ma non è in salita ora, ha le gambe molli, ma non sono stanche, poi, i lineamenti del viso finalmente cominciano a distendersi un poco al pensiero che una perdita irreparabile non è una bici, ma un bambino e alla fine non sa come non dare ragione a quelluomo.
Ancora rumore di ruote, i suoi compagni lo raggiungono solo ora, hanno una strana espressione in volto, hanno appena incrociato, appena lì sopra, una famigliola che li ha osservati in modo singolare e non ha risposto all usuale cenno di saluto mah..
Quando finalmente si fermano, lui pensa che sarà una cosa scomoda da raccontare, ma ci proverà.