il 25...

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Biker velocissimus
9/1/04
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Principato di Fino
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Bike
nera e gialla
Sabato 11 settembre 2010…quanto tempo è che ci penso? Tanto, non so più nemmeno da quanto…Ho conosciuto la montagna per caso…non mi è stata tramandata la passione dai genitori…non avevo amici montanari…vivevo e vivo in un paesino della bassa comasca…così vicino alle pendici delle prealpi ma allo stesso tempo così lontano…
Lontano perché cresci in un ambiente di paese dove non conosci gli appassionati di montagna…Si..qualche vago ricordo delle gite dell'oratorio feriale, ma nulla più…
E poi ti ritrovi per caso ad organizzare un ultimo dell'anno in rifugio…una cosa mai fatta…e la meta prescelta diventa il rifugio Bogani, immerso in un bosco di sempreverdi ai piedi del grignone…Da totale inesperto, telefono, organizzo, parto con gli amici di allora alla volta del rifugio…E ricordo le maledizioni per il percorso, a tratti esposto, con gente che non aveva altro da mettere se non le dr martens nere..
Sono passati tanti anni, ma c'era un ricordo vivo…quel cartello con il numero 25 che segnava la vetta del Grignone…
E nel corso degli anni, da quell'ultimo dell'anno, sono cambiate tante e forse troppe cose…Persone sono uscite dalla mia vita, altre ne sono entrate e, nel gioco della vita, so che altre usciranno per lasciar posto ad altre…
Ma è rimasto quel numero…il 25…quella vetta…mai violata…E sono rimasto solo a desiderarla…a desiderare un tramonto…e un alba…da lassù…in vetta…dove puoi sentirti nel punto più alto della terra…
E così, dopo anni di rinvii, a volte per il tempo, a volte per la paura di affrontare questa prova in solitaria, ma fermamente convinto che se fossi salito in cima al Grignone, l'avrei dovuto farlo da solo…Io, con il mio fardello di pensieri e di ricordi…pensieri e ricordi che a volte ti tolgono il respiro, a volte sono così presenti e ossessivi da farti dimenticare tutto quello che di bello c'è nel vivere.
E così, sabato, dopo un interminabile sessione di design di interni per la futura casa…mi ritrovo in auto, destinazione cainallo, per andare a pestare i piedi sul quel maledetto numero 25…
Strano, alla fine il fatidico giorno è arrivato e coincide con l'anniversario di uno degli eventi più terribili a cui ho assistito...
Il viaggio non è lunghissimo…ma nemmeno corto…quasi 2h di auto, nel traffico della superstrada prima e della strada del lago lecchese poi…arrivano i tornanti e il pensiero va a quel 31 dicembre, quando ero ancora giovane giovane, avevo i capelli e sentivo nascere quell'irrequietezza che ancora oggi mi porto dietro…quel senso di non riuscire a star fermo in nessun posto, in nessun dove…
Mi ricordo di come pensavo fosse pericolosa e stretta quella strada, con il ciglio a valle non protetto…e le pareti roccciose cadevano a strapiombo su quel nastro d'asfalto…
Arrivo a quel posteggio, lo ricordo ancora oggi ghiacciato (e ricordo la teatrale caduta di un amico al ritorno, che avrebbe ben figurato in qualche programma come Paperissima). Fermo l'auto, scendo, scarponi e via…
Sono eccitato dall'idea della vetta, eccitato dal fatto che sono solo, eccitato dal vedere scendere persone all'orario in cui io sto salendo (sono quasi le quattro del pomeriggio),
Sto calpestando le mie orme cancellate dal tempo, e mi sento volare, tantè che in nemmeno un ora sono al rifugio dove anni fa festeggiai la fine di un anno…solo che allora, con lo zaino alpino di naja riempito di ogni cosa per me e per la persona che allora stava con me, con la neve, il ghiaccio, il freddo, per arrivarci ci misi due ore e mezza…
Sono davanti al rifugio Bogani e vedo il cartello, il famigerato 25, la via della ganda…e riparto, sempre più su, fino a che la vegetazione prima si dirada, poi diventa bassa e poi sparisce, nel paesaggio lunare che caratterizza questo versante della montagna forse più famosa del lecchese (a volte, purtroppo tristemente famosa). Sento i miei battiti che accelerano, cammino sullo sfasciume del sentiero che si inerpica a stretti tornati, passo un paio di punti attrezzati su placche rocciose rese scivolose dall'umidità, vedo le doline carsiche con le targhe in memoria delle persone che qui hanno perso la vita, e un brivido mi percorre la schiena, al pensiero di essere li, solo…Se arrivasse uno di quei stramaledetti cali di pressione che ogni tanto colpiscono, potrei farmi male, veramente male…ma non ci si può fermare ai se…l'ho imparato (forse) sulla mia pelle, che con i se e con i ma non si cambia nulla…Riparto verso la vetta che vedo vicina e lontana allo stesso tempo, un po' come da bambino vedevo le montagne da casa…vicine e lontane…
Mancano ormai 50mt alla vetta, di tutto il percorso questa è forse la parte più impegnativa, 50mt di placca rocciosa umida, da risalire con l'aiuto delle catene….attacco deciso e in men che non si dica sono prima alla cappellina, poi al rifugio e poi alla croce della vetta…Guardo l'ora sul telefonino…le 18 e 10…2h e mezza di sudore, fatica, battiti, respiri per raggiungere quella vetta che sognavo da anni…Ci sono…ora so che davanti a me ci sarà un tramonto, una cena da solo al rifugio, una notte spero tranquilla ed un alba sulla domenica che verrà..
Avrei voluto avere più solitudine, invece mi ritrovo al rifugio con una sezione del cai, un addio al celibato, bambini che rumoreggiano felici e scorrazzano ovunque, apparentemente senza alcuna paura dei vuoi che circondano l'ambiente…Cercavo un po' di solitudine, ho trovato la felicità innocente dei bambini, così cristallina, così pura…Così leggeri nel loro vivere, senza fardelli di scelte passate, senza un presente fatto da lavoro che brucia 10-12 ore al giorno per 5 giorni, senza pensieri sul mutuo che verrà, sulle spese, sulle paure di chi è come me alla soglia dei trent'anni e si trova a domandarsi cosa fare del proprio futuro, quando non riesce a programmare più in là di una settimana…
E provo un invidia assurda, una gelosia smodata, per questi ragazzini che pestano i piedi di una vetta che ho raggiunto solo a 32 anni…e li invidio vederli saltellare intorno ai loro genitori…vorrei aver avuto questa possibilità quand'ero un ragazzino…
Ma poi mi accorgo che questi pensieri così negativi non sono nient'altro che il lento scorrere del tempo, che cambia le prospettive e cambia la vita…e quei pensieri così negativi sono sempre più ossessivi sul far della sera, per la semplice ragione che un altro giorno è passato, e magari è stata una giornata di merda, una giornata fatta di scelte sbagliate o di errori…
Sorrido di questo pessimismo, riesco ad esprimere questo pessimismo di fronte allo spettacolo che ho di fronte…sono veramente un genio o forse sono solo un pirla, che vorrebbe avere un minimo di sensibilità in meno e godermi sereno ogni attimo, senza ricordi così ossessivi e soffocanti…
Lascio perdere tutto, mi siedo fronte al tramonto sul gruppo del Rosa, e scatto come il peggior giapponese una serie infinita di foto, visto che sono solo (per mia scelta) e non potrò condividere i ricordi con altre persone, ma potrò averli su una serie infinita di 0 e 1, oltre che nella mia testa…
La cena scorre veloce, lascio sfogare i cantori e mi ritiro nel rifugio invernale, sotto le famigerate coperte del CAI che penso abbiano la più grande concentrazione di acari al mondo…anche se forse le coperte beduine in cima al Monte Sinai non sono da meno…
La notte scorre veloce, prendo sonno quasi subito e mi trovo sveglio alle 2 e 30 pensando che sia già mattino…arrabbiato con me stesso per questo difetto di dormir poco e di svegliarmi nei momenti più inopportuni, mi rigiro non so quante volte alla ricerca di un po' di riposo…
Ore 6 e 10…bando agli indugi, via le coperte, mi vesto e mi fiondo fuori, in un alba fredda e ventosa…con il chiarore del sole dietro le montagne a est…e di colpo ritrovo la magia…Reputo i tramonti la cosa più malinconica che possa esistere…quel momento di fine di qualcosa…non li ho mai trovati nemmeno romantici…trovo l'alba il momento perfetto…quel momento del risveglio, quell'attesa del nuovo giorno, che non sai come sarà per cui non sei costretto a fare i conti con te stesso...
E poco dopo le 7, d'incanto esce quella palla infuocata nel freddo vento del mattino, e prima timidamente e poi con un vigore inaudito, si alza sempre di più, per colorare e dar calore a questo mondo, e alle persone che lo calcano.
E per quell'attimo, il sorriso si staglia finalmente sul mio viso…e mi sento come quei bambini che giocavano la sera prima…mi sento rinascere alla luce di un nuovo giorno che verrà…
Finisco qui, avrei ancora da scrivere, ma non sarebbero più emozioni, ma un freddo racconto della via di discesa per la cresta…
Alle 11 e 30 riprendo l'auto…sto ancora sorridendo…forse perché finalmente riesco a capire Hillary quando alla domanda "perché vuole scalare l'everest" rispose "perché è là".
Non c'è niente di complicato e non c'è follia in quello che ho fatto (quando più di una persona mi chiedeva il perché da solo)…Volevo farlo perché semplicemente il Grignone era là, perché sentivo quella voce di tanti anni fa che mi chiamava alla vetta.
E forse perché semplicemente, in 32 anni di vita, la cosa più bella che ho lasciato entrare è stato l'amore per la montagna, quell'amore e rispetto che sento dentro, e che mi lasciano senza respiro.
E forse perché sarà l'ultima cosa a cui rinuncerò.
Dedico queste emozioni alle persone che sono entrate nella mia vita e a quelle che sono uscite, a quelle che oggi ci sono e a quelle che verrano… A loro dedico il sorriso dell'alba del 12 settembre...
 

Teo66

Biker Cazzaribus
30/6/10
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1 nera 1 elettrica
Bel racconto.
Curioso come nella vita ci si ritrova a proseguire un discorso lasciato a metà tanti anni prima.
Rimane li, latente per anni e poi all'improvviso rispunta fuori e la soddisfazione per aver portato a termine una cosa rimasta a metà è tanta.

Ciao
 

solid gas

Biker ciceronis
13/7/05
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Montegrappa
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triste , ma bello...
forse hai un esperienza non troppo felice, passata ultimamente, ma non è vero che certe emozioni, anche se non condivise con chi vuoi tu, non sono intense...
 

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