Saranno gli anni che passano, ma da qualche tempo ogni tanto sento di dover fare qualcosa da ricordare.
Niente di particolarmente speciale, semplicemente ho voglia di dare una dimensione attiva a quello che mi piace, e non limitarmi a guardare.
Per ciò che attiene al tempo libero, mi piace la montagna, e mi piace godermela in bici, sono due delle mie passioni e così in vacanza pianifico sempre la mia piccola e personalissima impresa, che documento in prospettiva Alzheimer.
Questa volta sono salito sullaltopiano del Pralongià, a fianco al gruppo del Sella, in Alta Badia.
Ci si arriva in ovovia, a piedi e in bici.
Il rifugio è a 2.200 metri di altezza ma, proprio grazie allovovia, è un luogo estremamente affollato, e la gente ci si reca per una semplice passeggiata in quota.
Io ci sono arrivato dopo 2 ore di ascesa ed un numero imprecisato di visioni mistiche, non tutte riconosciute ufficialmente dalla chiesa cattolica.
Avevo con me una ricetrasmittente, e una laveva mia moglie che era salita in funivia, ed è stata utile per incontrarci visto che non cera copertura telefonica.
Ma soprattutto è stata utilissima per rendermi protagonista assoluto e oggetto di smodata ammirazione agli occhi di quattro sconosciuti.
Non gli ho salvato la vita, tuttaltro.
Ero in salita dura e stavo lentamente superando questa famigliola a piedi, padre, madre e due ragazzini.
La radio ha gracchiato, qualche altro escursionista la stava usando sul mio canale, proprio mentre li affiancavo.
Il coatto che è in me, di solito silenzioso ed inoffensivo, ha preso improvvisamente il sopravvento, e ha avuto la sfacciataggine di mettere la mano sul ricevitore, attaccato alla cinta degli spallacci, chinarsi sul microfono, premere il bottone ed esclamare con tono perentorio Affermativo!, sebbene non sapessi né a chi né a cosa.
Il risultato è stato sensazionale, cè poco da essere modesti, sembravo Poncharello dei Chips.
Secondo me quei quattro ne parlano ancora a cena, frastornati e sconvolti da quell'incredibile sportivo, quell'esploratore tecnologico, quell'amante dell'avventura che quel giorno li ha superati in bici a Pralongià.
Claudio
Niente di particolarmente speciale, semplicemente ho voglia di dare una dimensione attiva a quello che mi piace, e non limitarmi a guardare.
Per ciò che attiene al tempo libero, mi piace la montagna, e mi piace godermela in bici, sono due delle mie passioni e così in vacanza pianifico sempre la mia piccola e personalissima impresa, che documento in prospettiva Alzheimer.
Questa volta sono salito sullaltopiano del Pralongià, a fianco al gruppo del Sella, in Alta Badia.
Ci si arriva in ovovia, a piedi e in bici.
Il rifugio è a 2.200 metri di altezza ma, proprio grazie allovovia, è un luogo estremamente affollato, e la gente ci si reca per una semplice passeggiata in quota.
Io ci sono arrivato dopo 2 ore di ascesa ed un numero imprecisato di visioni mistiche, non tutte riconosciute ufficialmente dalla chiesa cattolica.
Avevo con me una ricetrasmittente, e una laveva mia moglie che era salita in funivia, ed è stata utile per incontrarci visto che non cera copertura telefonica.
Ma soprattutto è stata utilissima per rendermi protagonista assoluto e oggetto di smodata ammirazione agli occhi di quattro sconosciuti.
Non gli ho salvato la vita, tuttaltro.
Ero in salita dura e stavo lentamente superando questa famigliola a piedi, padre, madre e due ragazzini.
La radio ha gracchiato, qualche altro escursionista la stava usando sul mio canale, proprio mentre li affiancavo.
Il coatto che è in me, di solito silenzioso ed inoffensivo, ha preso improvvisamente il sopravvento, e ha avuto la sfacciataggine di mettere la mano sul ricevitore, attaccato alla cinta degli spallacci, chinarsi sul microfono, premere il bottone ed esclamare con tono perentorio Affermativo!, sebbene non sapessi né a chi né a cosa.
Il risultato è stato sensazionale, cè poco da essere modesti, sembravo Poncharello dei Chips.
Secondo me quei quattro ne parlano ancora a cena, frastornati e sconvolti da quell'incredibile sportivo, quell'esploratore tecnologico, quell'amante dell'avventura che quel giorno li ha superati in bici a Pralongià.
Claudio