I movimenti centrali press fit: innovazione o marketing?

  • Cannondale presenta la nuova Scalpel, la sua bici biammortizzata da cross country che adesso ha 120 millimetri di escursione anteriore e posteriore in tutte le sue versioni. Sembra che sia cambiato poco, a prima vista, ma sono i dettagli che fanno la differenza e che rendono questa Scalpel 2024 nettamente più performante del modello precedente.
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Danybiker88

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Torino
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Di recente introduzione, i movimenti centrali di tipo press fit (o meglio ad interferenza) stanno prendendo sempre più piede in tutte le discipline della MTB.

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Calotta e scatola movimento centrale press fit.

Vedremo in questo articolo di orientarci tra i numerosi standard offerti dal mercato e di confrontare questa nuova tipologia di movimenti centrali con il precedente standard a calotte esterne cercando di capire quali siano i vantaggi offerti da questa nuova soluzione.

I movimenti centrali press fit.

Con movimento centrale press fit, si intende una grande famiglia di movimenti centrali che seguono diversi standard. La caratteristica di questi movimenti centrali sta nel fatto che i cuscinetti o le calotte sono inserite all’interno del telaio per interferenza, termine di cui vedremo il significato in seguito.

Vediamo ora di fare un elenco dei numerosissimi standard, cercando di elencare le varie caratteristiche di ogni sistema.
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PRESS FIT 30BB
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Il sistema Press Fit 30BB è uno standard sviluppato da Sram. E’ caratterizzato da due calotte che si innestano a pressione nella scatola del movimento centrale, avente diametro interno di 46mm e larghezza di 73mm per le MTB, questo sistema si fissa ad interferenza.

Rispetto ad altri standard, la maggiore dimensione della calotta (e di conseguenza dell’alloggiamento nel telaio) permettono di realizzare la scatola del movimento centrale in fibra di carbonio invece che in alluminio. Questo permette un risparmio di peso e di risolvere il grosso problema dell’accoppiata alluminio/carbonio.

All’interno delle calotte sono alloggiati i cuscinetti, come per le calotte di tipo tradizionale. La calotta si inserisce a pressione fino a che il labbro esterno va in battuta con il telaio, garantendo quindi l’ortogonalità rispetto all’asse. Rispetto alle calotte tradizionali quindi il cuscinetto si trova all'interno del telaio.

Il diametro interno dei cuscinetti è pensato per ospitare guarniture con perno da 30mm, che permette di incrementare la rigidità torsionale riducendo il peso.
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PRESS FIT GXP BB
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Pressochéanalogo al Press Fit 30BB, il Press Fit GXP si differenzia esclusivamente per le dimensioni. Il sistema infatti prevede sempre l’utilizzo di due calotte inserite per interferenza nel telaio, in una scatola movimento centrale di 46mm. La differenza rispetto allo standard precedentemente analizzato, riguarda la larghezza della scatola movimento centrale che può essere di 92mm (montaggio senza spessori) o di 89,5mm (che verrà allargata a 92mm con due spessori da applicare sulle calotte durante il montaggio.

Questo standard è pensato per poter montare guarniture che utilizzano il sistema a calotte esterne filettate Truvativ GXP garantendo quindi la compatibilità con molte pedivelle Truvativ e Sram. Il problema della compatibilità con altre guarniture a calotte esterne filettate (Shimano Hollowtech II, l'FSA Megaexo, il Race Face X-type) è legato al fatto che le guarniture Truvativ GXP hanno l'asse leggermente conico (24mm lato guarnitura e 23mm lato pedivella).

Il montaggio come nel sistema precedente avviene inserendo a pressione la calotta nel telaio fino al raggiungimento di un labbro esterno che appoggiandosi alla faccia esterna della scatola del movimento centrale, garantisce l’ortogonalità della calotta rispetto all’asse.
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BB 30
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Il sistema BB 30 è stato uno dei primi introdotti ed è uno standard open source. A differenza degli altri standard, questo sistema non prevede l’utilizzo di calotte: il cuscinetto (avente diametro esterno di 42mm) si inserisce direttamente nella scatola del movimento centrale (avente diametro di 41,96mm) in apposite bussole in acciaio, alluminio o titanio. Il montaggio avviene quindi sempre per interferenza. Per permettere al cuscinetto di posizionarsi correttamente è presente un fondo corsa (costituito solitamente da un anello Seeger removibile o da uno scalino nella scatola del movimento centrale) su cui il cuscinetto andrà in battuta, garantendo l’ortogonalità del cuscinetto rispetto all’asse di rotazione.

Il diametro interno del cuscinetto è tale da garantire l’alloggiamento di guarniture con asse da 30mm. La larghezza della scatola del movimento centrale può essere di 73mm (montaggio senza spessori) oppure di 68mm (che verrà portata a 73mm tramite due spessori che andranno inseriti dopo i cuscinetti).

Particolarità di questo standard è il ridotto ingombro laterale, inferiore rispetto a tutti i sistemi precedenti. Questo permette di ridurre l’ingombro del movimento centrale riducendo il fattore Q della guarnitura.
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SHIMANO PRESS FIT (BB 90)
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Il sistema Shimano Press Fit utilizza calotte esterne come i sistemi GXP BB e Press Fit 30BB. Conosciuto anche come BB86, BB90 o BB92, questo sistema prende il nome ufficiale di Shimano Press Fit. Il nome BB90 deriva dal fatto che se si considera la larghezza della scatola movimento centrale (86mm) più i 2 mm per lato del labbro delle calotte, si ottiene una larghezza di 90mm, da cui deriva il nome.

Le calotte si inseriscono per interferenza e presentano un diametro esterno di 41mm. Il diametro interno è invece pensato per perni da 24mm e considerata la larghezza complessiva del movimento centrale, permettono il montaggio di guarniture che utilizzano il sistema a calotte esterne filettate, come ad esempio lo Shimano Hollowtech II, l'FSA Megaexo e il Race Face X-type.
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Esistono poi dei sistemi proprietari, come quello Specialized che adotta una scatola del movimento centrale BB-30 con larghezza maggiorata (83mm contro i 68 o 73mm previsti dallo standard) impedendo quindi il montaggio di guarniture standard.

I movimenti centrali a calotte esterne filettate.

Tralasciando i movimenti centrali “interni” o a cartuccia, ormai in disuso per quanto riguarda la media e alta gamma, vediamo di vedere come funziona un movimento centrale a calotte esterne filettate.
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Il movimento centrale è costituito da una coppia di calotte (#10) che si avvitano su una scatola del movimento centrale opportunamente filettata, prevalentemente secondo lo standard “inglese” (1.370" (35mm) x 24tpi, calotta destra sinistrorsa, calotta sinistra destrorsa). La larghezza della scatola del movimento centrale può essere di 73 oppure 68mm. Nel caso di scatola da 68mm si montano due spessori da 2.5mm (#7) aggiuntivi per riportare la larghezza della scatola a 73mm. Si noti che uno spessore #7 dal lato guarnitura serve a sostituire la placca dei deragliatori E-type nel caso di montaggio con deragliatori di altra tipologia.
All’interno delle calotte #6 è presente un tubo di plastica (#8) che si innesta tramite 2 o-ring (#9) sulle calotte, in modo da garantire la tenuta stagna del sistema ed evitare l’ingresso di acqua nel movimento centrale dal piantone sella o dal telaio.

L’accoppiamento ad interferenza (press fit).

Prima di confrontare i due sistemi, cerchiamo capire come funzionano gli accoppiamenti ad interferenza.

Il sistema per interferenza prevede due elementi: un elemento chiamato “albero” (che nel nostro caso è costituito dalla calotta) che si va ad innestare all’interno di un’opportuna sede (foro), nel nostro caso costituita dalla scatola movimento centrale. La calotta come abbiamo visto è costruita in modo da essere alcuni decimi di millimetro più larga della scatola movimento centrale:
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Come possiamo vedere quindi la calotta non è in grado di entrare liberamente all’interno della scatola MC.
Durante l’installazione la calotta viene forzata all’interno della sede. La presenza di una scanalatura sulla parte inferiore della calotta facilita la corretta centratura della calotta stessa. Nel caso dei movimenti centrali da biciclette (o delle serie sterzo, il principio è lo stesso, ndr) la forza con cui la calotta viene forzata all’interno della sua sede è piuttosto bassa e si procede a mano con delle presse meccaniche o con il martello. Nel caso di applicazione di questa tecnologia su sistemi più grossi, possono invece essere utilizzate anche potenti presse idrauliche (come ad esempio le ruote delle sale montate dei convogli ferroviari).

Da un punto di vista delle tensioni e delle deformazioni, l’inserimento della calotta nel telaio, provoca due fenomeni:
- Da un lato il foro della scatola movimento centrale si dilata, aiutato anche dalla scanalatura, in modo da poter accogliere la calotta stessa.
- La calotta tende a comprimersi, riducendo il suo diametro.
Si tratta naturalmente di deformazioni ridotte, che ricadono completamente nel campo elastico del materiale (quindi completamente reversibili), ma che provocano, una volta che la calotta è in sede, una pressione all’interfaccia tra i due elementi. Il foro del movimento centrale tende infatti per ritorno elastico a riassumere il suo diametro originale restringendosi, mentre la calotta tende a dilatarsi. Questa pressione che si genera, grazie all’attrito dai materiali, impedisce ai due elementi di separarsi, formando un’unione solidale.

La differenza di diametro tra albero (calotta) e foro prende il nome di “interferenza”, da cui deriva il termine tecnico “accoppiamento ad interferenza”. Il termine “press fit” deriva invece dall’inglese e significa “fissaggio a pressione” e sta ad indicare sia che l’albero (calotta) è inserito a pressione nel foro, sia che si genera una pressione all’interfaccia che garantisce l’accoppiamento.

Il valore di interferenza è estremamente importante nella progettazione meccanica. Un’interferenza troppo bassa (diametro dell’albero troppo piccolo rispetto al foro) può causare un accoppiamento con gioco (incerto), mentre un’interferenza troppo alta (diametro dell’albero troppo grande rispetto al foro) può causare deformazioni plastiche nel materiale o addirittura la fessurazione dello stesso, fenomeno che si presenta solitamente nel materiale sottoposto a trazione, nel nostro caso purtroppo il telaio.

Risulta quindi evidente che le tolleranze con cui sono realizzati gli elementi ad interferenza debbano essere ridotte in modo da garantire un accoppiamento ottimale.

Calotte filettate vs press fit.

Ora che abbiamo capito come funziona il sistema press fit, vediamo di confrontarlo con il sistema tradizionale con calotte esterne filettate.

Il sistema press fit presenta numerosi vantaggi rispetto ai sistemi di tipo tradizionale, vediamo quali:
- L’inserimento delle calotte risulta più semplice. Non è infatti necessario ripassare il filetto e fresare la faccia esterna della scatola movimento centrale, in quanto la scatola del movimento centrale è stata già preparata dalla casa secondo le corrette tolleranze.
- Eliminando il filetto si risolve alla radice il problema del danneggiamento accidentale del filetto durante le operazioni di montaggio delle calotte.
- Essendo le superfici di calotta e scatola movimento centrale strettamente a contatto, si evita l’infiltrazione di sporco che potrebbe provocare l’incollaggio dei due elementi rendendo difficoltosa la rimozione.
- Riduzione di peso, in quanto alcuni sistemi permettono di utilizzare scatole movimento centrale più leggere, in alcuni casi anche in carbonio, eliminando tra l’altro il problema di accoppiata carbonio/alluminio, visto che le scatole movimento centrale filettate devono essere per forza realizzati in metallo.
- Migliore distribuzione delle sollecitazioni tra calotta e telaio, grazie alla maggiore superficie di contatto.
- Possibilità di utilizzare guarniture con asse maggiorato, incrementando la rigidità e riducendo il peso.
- Alcuni movimenti centrali press fit con cuscinetto interno (BB30) sono più stretti rispetto ai sistemi a calotte e riducono il fattore Q.
- La presenza del cuscinetto all’interno del telaio, con una distanza tra i due cuscinetti simile a quelle dei sistemi a calotte filettate, fa si che il telaio possa essere più rigido in zona movimento centrale.
Naturalmente dall’altra faccia della medaglia ci sono anche alcuni svantaggi:
- Grande numero di standard introdotti dai vari produttori, con problemi di compatibilità tra le varie tipologie.
- L’accoppiamento ad interferenza richiede delle tolleranze di lavorazione piuttosto strette che se non rispettate provocano problemi. Il costo delle lavorazioni per questo motivo è superiore.

Nel complesso quindi non si può dire che i movimenti centrali press fit siano una semplice trovata di marketing, in quanto i vantaggi sono molteplici.
Ad oggi però l’assenza di una standard unico crea non pochi problemi, soprattutto se ad esempio si vuole trasferire una guarnitura da un telaio all’altro.

Il mercato comunque sembra evolversi verso lo standard press fit per quasi tutti gli ambiti di utilizzo. Sicuramente nei prossimi anni questo sistema diventerà il riferimento, sperando che i produttori riescano a mettersi d’accordo su uno standard unico.
 

ottomilainsu

Biker assatanatus
15/12/09
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Non si tratta di una novità assoluta, questa tipologia era già stata proposta molti anni fa, indicativamente tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80 del 1900.
Quando lavorai all'Ofmega ebbi modo di vedere dei campioni di varie case costruttrici, alcuni prototipi vennero approntati anche dalla azienda per la quale lavoravo, ma la cosa non ebbe alcun successo.
I motivi erano da ricercare nella tecnologia costruttiva dei movimenti centrali dell'epoca e nella difficoltà di rispettare delle tolleranze costruttive ben precise che erano necessarie per un corretto accoppiamento.
Soprattutto questo secondo punto, riferito ai telai, era difficile da mantenere perchè imponeva lavorazioni accurate e quindi costose.
Oggi magari con i nuovi materiali tutto ciò ha senso, anche se mi rimane il dubbio sulla tenuta nel tempo di queste soluzioni, dato che la stabilità e la costanza dimensionale dei pezzi sono tutt'altro che garantite da un lotto all'altro, inoltre le piccole dimensioni certo non aiutano.

Una annotazione: nelle sale montate per veicoli ferroviari il calettamento è ottenuto con interferenze assai rilevanti e viene fatto a caldo sfruttando la dilatazione del cerchione (o del disco ruota) che viene scaldato a temperature assai elevate; al raffreddamento la contrazione impedita dalla presenza dell'asse blocca stabilmente il tutto.
Lo stesso facevamo in Ofmega quando calettavamo la blindatura della matrice per trafilare gli sbozzati per le pedivelle o per coniare i perni quadri per movimento centrale: la matrice, in carburo di tungsteno ("Widia") veniva raffreddata in azoto liquido (-196°C) e la corona di blindatura, un anello di acciaio 40NiCrMoV16KU bonificato veniva scaldato a 600°C (temperatura di rinvenimento per questi acciai); il tutto poi doveva essere assemblato molto rapidamente e richiedeva notevole abilità da parte degli attrezzisti che avevano poche decine di secondi a disposizione per eseguire l'operazione.
Con 800°C di differenza di temperatura tra le due parti la matrice entrava liberamente nel foro.
Seguiva la finitura della matrice, dato che le pressioni generate da quei valori di interferenza determinavano una riduzione di diametro non sempre perfettamente prevedibile.
A fine vita utile per scalettare la matrice era necessario l'uso di una pressa idraulica da 500 tonnellate, previo riscaldo dell'anello di blindatura. ;-)
 

One_1

Biker perfektus
17/7/08
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Dando per scontato che servono processi di lavorazione con tolleranze più fini, mi rimane comunque un dubbio...

Non si rischia di trovarsi con calotte "usa&getta"? Nell'inserimento per interferenza (per esempio su telaio in alluminio) se non si scalda preventivamente la scatola per allargarla si va ad asportare un po' di materiale dalla superficie in plastica della calotta. Dopo 2/3 inserimenti l'interferenza si riduce e con essa la tenuta.

Detto questo, però, le calotte lavorano sempre con forze ortogonali al loro asse, quindi la possibilità che si sfilino è limitata (anche perchè sono tenute strette in battuta dalla guarnitura). Se la funzionalità è mantenuta probabilmente passeremo a calotte meno costose e più leggere.
 

yoda76

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aosta
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unico appunto dany, il sistema pressfit GXP è compatibile solo con le guarniture gxp, quindi sram e truvativ.

le hollowtech o mega exo non ci vanno perchè hanno il perno da 24mm costante, mentre le gxp sono leggermente coniche, 24 lato guarnitura, 23 lato pedivella!

mentre per quanto riguarda specialized, lo standard attuale (dal 2011 per intenderci) è passato al pressfit bb30, abbandonando il bb30 con scatola allargata. è comunque disponibile il movimento gxp per le specy fino al 2010
 

ottomilainsu

Biker assatanatus
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Dando per scontato che servono processi di lavorazione con tolleranze più fini, mi rimane comunque un dubbio...

Non si rischia di trovarsi con calotte "usa&getta"? Nell'inserimento per interferenza (per esempio su telaio in alluminio) se non si scalda preventivamente la scatola per allargarla si va ad asportare un po' di materiale dalla superficie in plastica della calotta. Dopo 2/3 inserimenti l'interferenza si riduce e con essa la tenuta.

Certo che si, questo sistema non ebbe successo in passato anche perchè dopo un paio di cicli di montaggio/smontaggio anche le sedi dei telai diventavano inservibili.
Questo me lo spiegarono i "progettisti" anziani dell'Ofmega.
Il caro, vecchio filetto, almeno durava di più se trattato con un minimo di attenzione.

Temo che sia più una mossa del marketing che una vera evoluzione, giova ai costruttori di componentistica perchè non devono costruire calotte filettate (costa oggi come costava vent'anni fa), giova ai telaisti per lo stesso motivo, giova agli assemblatori perchè risparmiano tempo, una martellata e via.
Ma, temo, gioverà di meno a noi che magari dopo un certo tempo dovremo andare alla ricerca di calotte maggiorate o ricorrere al solito Loctite per farle stare in sede perchè il telaio s'è allargato o, ancora, ricorrere all'amico con il tornio per farsi fare le calotte "su misura" (io ce l'ho! :spetteguless:)
 

yoda76

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Dando per scontato che servono processi di lavorazione con tolleranze più fini, mi rimane comunque un dubbio...

Non si rischia di trovarsi con calotte "usa&getta"? Nell'inserimento per interferenza (per esempio su telaio in alluminio) se non si scalda preventivamente la scatola per allargarla si va ad asportare un po' di materiale dalla superficie in plastica della calotta. Dopo 2/3 inserimenti l'interferenza si riduce e con essa la tenuta.

Detto questo, però, le calotte lavorano sempre con forze ortogonali al loro asse, quindi la possibilità che si sfilino è limitata (anche perchè sono tenute strette in battuta dalla guarnitura). Se la funzionalità è mantenuta probabilmente passeremo a calotte meno costose e più leggere.
in teoria le calotte le sfili solo quando sono da sostituire.

non creano, in genere, scricchiolii perchè sono realizzate in delrin che a contatto con alu o carbonio, non creano rumori come invece accade sugli accoppiamenti filettati.

naturalmente è indispensabile, come per le calotte della serie sterzo, usare chiavi apposite, sia per togliere sia per montare le calotte facendole entrare dritte!
 

spawn1979

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vicenza
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Ciao e grazie per il servizio,sto valutando per la prossima stagione di prendere la guarnitura FSA k-force light 386 doppia in standard BB30,sai sè è compatibile con il telaio scott scale RC2011 che ha appunto lo standard press fitt BB30?
Grazie!
Valerio
 

Ernesto85

Biker tremendus
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Questo topic capita a fagiolo. Attualmente ho una guarnitura 9v SHIMANO XT FC-M770 44/32/22 con movimento centrale press-Fit BB86. Ora vorrei sostituire la guarnitura SHIMANO con la nuova SRAM 10v X0 44/33/22. Dovrei prendere la versione GXP Press-Fit, il movimento centrale che ho va bene lo stesso? Ho visto che la nuova Cube Reaction SL, che ha lo stesso telaio della mia, monta una guarnitura SRAM X9 con il mio stesso movimento centrale BB86.
 

Boda

Biker grossissimus
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1) Ci hanno rotto le scatole con tutti questi formati fuori standard e tutti questi cambiamenti nel giro di pochi anni.

2) Voglio vedere come il movimento centrale sottoposto a continua rotazione eccentrica terrà nel tempo la tolleranza e l'elasticità.

Ah, vabbè, non si arriverà a quel punto, fra due anni ci sarà il BB42 e quindi nulla sarà più compatibile.

Boda
 
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Ernesto85

Biker tremendus
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1) Ci hanno rotto le scatole con tutti questi formati fuori standard e tutti questi cambiamenti nel giro di pochi anni.

2) Voglio vedere come il movimento centrale sottoposto a continua rotazione eccentrica terrà nel tempo la tolleranza e l'elasticità.

Ah, vabbè, non si arriverà a quel punto, fra due anni ci sarà il BB42 e quindi nulla sarà più compatibile.

Boda

Non ti si può dar torto...e li chiamano ancora...standard.:medita:
 
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ottomilainsu

Biker assatanatus
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La bicicletta si è evoluta pochissimo nell'arco di un secolo in alcuni componenti fondamentali, il movimento centrale è uno di questi.
Se pensiamo che il filetto da 1,37"x24 rispetta lo standard Whitworth di metà 1800 e che in teoria su una moderna bici da AM potremmo montare un movimento a calotte e perno con chiavetta tangenziale del 1918 ci possiamo rendere conto che forse prima o poi qualcosa dovrebbe cambiare.
Il problema è che rischiamo di avere telai con movimenti centrali e guarniture dedicate che magari tra un po' non si troveranno più in commercio, così il telaio finirà appeso al chiodo.
In parallelo su un dato telaio non sarà possibile montare un BB diverso da quello originale magari perchè l'accoppiamento (le tolleranze) è incompatibile tra due diverse marche di componentistica.

Tra l'altro, dimenticavo, ho visto che si parla di accoppiamenti con interferenze di circa 4/100 di mm (42,00/41,96 mm) per una tipologia di movimento, mentre per gli altri si parla di 0,2 mm di interefernza (che sono tanti a mio avviso)
Beh, siccome a suo tempo mi sono fatto le ossa in questo campo proprio all'Ofmega, posso dire che quei 4 centesimi indicati saranno l'incubo degli utilizzatori, perchè un pezzo in PA66+GF30 stampato ha una variazione dimensionale dopo stampaggio, per via del solo condizionamento (assorbimento di acqua da parte della poliammide o nylon), di circa 0,05-0,07 mm (5-7 centesimi di mm!), fermi restando tutti gli altri parametri di lavorazione (temperatura e pressione di stampaggio).
Insomma il rispetto di questi valori di interferenza impone tolleranze assai ridotte che vedo assai difficili da ottenere e mantenere.
Rischiamo che la calotta sballonzoli nel telaio o ci entri con troppa interferenza, per la gioia della scatola in prezioso cartonio. :smile:
 

babylonboss26

Biker velocissimus
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nn credo sia un'innovazione che porta vantaggi stratosferici. L'unico vantaggio che noto è il fatto che si monta più facilmente rispetto alle classiche calotte filettate ma nulla di più. In più essendoci migliaia di configurazioni possibili diventa un labirinto trovare componenti e ricambi. Le vere innovazioni negli ultimi periodi in ambito mtb degne di nota sono a mio avviso altre: reggisella telescopico in primis, che offre vantaggi davvero tangibili e aiuta in moltissimi casi e il perno passante da 15mm per la forka che dà una rigidità maggiore. Quest'anno l'innovazione più importante secondo me è il perno posteriore da 12mm che sicuramene dà dei vantaggi.
 

Nig

Biker perfektus
23/4/09
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Assolutamente nera!
Beh c'era già il pp20 ma per smuovere le acque hanno dovuto fare il 15mm...il perno posteriore da 12 mm è quasi un decennio che è utilizzato(che sia diventato uno "standard" è un altro discorso).
 

Danybiker88

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unico appunto dany, il sistema pressfit GXP è compatibile solo con le guarniture gxp, quindi sram e truvativ.

le hollowtech o mega exo non ci vanno perchè hanno il perno da 24mm costante, mentre le gxp sono leggermente coniche, 24 lato guarnitura, 23 lato pedivella!

Grazie per la precisazione, ho provveduto a correggere!

ottomilainsù;4357040 ha scritto:
Tra l'altro, dimenticavo, ho visto che si parla di accoppiamenti con interferenze di circa 4/100 di mm (42,00/41,96 mm) per una tipologia di movimento, mentre per gli altri si parla di 0,2 mm di interefernza (che sono tanti a mio avviso)

Il dato dell'interferenza di 0,2mm proviene dal sito Park Tool:
http://www.parktool.com/uploads/images/blog/repair_help/BB30_91.jpg
Anche a me sembra tanto, però evidentemente le calotte in plastica sono molto comprimibili.
 

ottomilainsu

Biker assatanatus
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Il problema è che 0,02 mm di interferenza sono pochissimo.
Avendo avuto a che fare con parti in plastica stampate, ricordo la tolleranza naturale del processo è vicina a 0,1 mm quando si lavora con una certa cura.
A suo tempo mi ero occupato della progettazione delle calotte stampate in PA66+GF20 per movimenti centrali a cartuccia e avemmo non pochi problemi dimensionali perchè le plastiche hanno la maledetta proprietà di variare le dimensioni in funzione dell'assorbimento di acqua, che per le poliammidi può arrivare a valori dell'1%.
Ciò comporta che per ottenere delle dimensioni entro precisi limiti è tassativo adottare sempre lo stesso materiale dello stesso fornitore, curare maniacalmente il processo (temperature, tempi e pressioni), eseguire l'appropriato condizionamento dopo stampaggio e, ovviamente, costruire gli stampi con le dimensioni corrette.
Nonostante questo riscontravamo che le calotte a volte si montavano con una interferenza, altre volte salivano liberamente e la cartuccia "ballava".
Questo su corpi cartuccia costruiti con precisione da cuscinetti a sfere, i movimenti erano il modello "Axis" e il meno costoso "Axec", realizzati da un fabbricante specializzato in costruzioni di precisione, la Kinex (Slovacchia) che lavorava assai bene.

Quindi, anche ammesso che le calotte siano costruite con adeguata precisione, il mio dubbio resta riferito ai telai specie se sono in materiale composito.
Magari sono troppo pessimista, ma a suo tempo il sistema fallì perchè risultava impossibile realizzare calotte e telai con la necessaria precisione tale da giustificare l'economia data dal risparmio della filettatura.
Inoltre in caso di sostituzione sorgeva proprio il problema di trovarsi con accoppiamenti non adeguati, finchè c'era interferenza andava bene, quando compariva il gioco erano guai.

Ora che ricordo, nel fienile dovrei avere un telaio con BB a pressione e, forse, da qualche parte ho un paio di campioni di calotte lisce conservati per "museo", visto che a suo tempo li buttavano perchè inutili.

Edit: ho guardato il sito della Kinex, ho trovato il loro catalogo e le calotte che a suo tempo disegnai sono ancora in produzione.
Già perchè nel frattempo, chiusa l'Ofmega, loro si sono svincolati dalla "joint-venture" :smile:e hanno commercializzato in proprio il prodotto.
Noi mettemmo il "know-how" ciclistico, loro il resto.
 
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Boda

Biker grossissimus
21/2/10
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Comunque questa gente ci vuole far credere di avere inventato delle cose innovative ma chiunque ha memoria della propria bmx ricorda che aveva un movimento centrale più grosso con le calotte sedi cuscinetti che si montavano per interferenza.

Vabbè...


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