Buonasera a tutti, dove eravamo rimasti? ah si ora ricordo:
Siamo scesi da una sella e una montagna, e ci siamo accomodati su di una sedia davanti a una montagna... di buon cibo! Mangiamo soddisfatti, beviamo e festeggiamo, saltiamo il dolce - mannaggia al voto di maggioranza mannaggia - e arriviamo ai caffè. Le guide e il resto del gruppo hanno appena caricato le bici sui carrelli e, come da programma, ci si appresta al comodo rientro a Selva di Val Gardena seduti nei taxi navetta, senonchè Gio' , l' anziano, il saggio, il capotavola Gio' propone di rientrare alla base in bici; la strada è Corvara, passo Gardena e giù a Selva, tutto asfalto, la parola che risuona meglio è: pedalabile.
Dei 7 commensali, una coppia di sposi fiorentini si defila, 3 dicono si, 1 dice mah si e un ultimo bofonchio è perso nell'etere, e infatti, come ho borbottato per il dolce, mi ripeto ed esclamo: - mannaggia al voto di maggioranza mannaggia! -.
Salutiamo così gli amici già seduti all'interno dei comodi furgoni, e iniziamo il rientro che risuona sempre come "pedalabile", Marco, Giovanni, io, Cristiano e Mario.
Da Corvara al passo Gardena sono 9 km di asfalto "pedalabile", 600 metri di dislivello e dalla cima giù a Selva di Val Gardena ci sono 12 km in picchiata. Si parte, ma la fortuna non assiste gli audaci, dove l'avete sentito?!! il cielo si copre di nuvole grigie e ci avverte immediatamente che il "pedalabile" sarà ... differente! L'acqua inizia a cadere, e subito cadono anche a me.... Ci ripariamo che siamo ancora in paese, ma le navette (singolare come nome in questo frangente) sono partite da mo'. Siamo sotto un portico dove scherziamo, ci vestiamo meglio (c'è chi può, chi stenta e chi non può - indovinate chi non può - ) e tra la decisione di usufruire di un happy service lì accanto (come da foto) e ripartire sotto la pioggia, prevale, chissà come mai, la seconda...
1 ora abbondante sotto una pioggia forte, fissa, freddissima e siamo, alla spicciolata, in cima al Gardena, i primi ad arrivare siamo io e Cristiano e, sempre perchè la fortuna non centra una cazzo con gli audaci oppure la legge di murphy vuole guadagnarsi punti avvaloranti, accade che le simpatiche gestrici del rifugio dove contavamo su una cioccolata calda, un punch, una pisciata, una cazzo di sosta insomma, le due signorinelle, con calice di prosecco graziosamente stretto tra le dita di una mano e la sigarettina infilata tra quelle dell' altra, escono dalla porta e, con doppia mandata, se la chiudono alle spalle. Bene, piove, fa freddo, la gente non circola, si chiude!
Ma i coglioni, in tutti i sensi, circolano eccome e personalmente a me tremavano pure, come tutto il resto del corpo. Dico a Cristiano che se rimango fermo ancora un po' crepo. Non posso aspettare gli altri che, però nel frangente arrivano e imprecano anch'essi per la mancata hot chocolate.
Mario e Gio' si fermano a cambiare ulteriormente qualche capo tecnico, io Marco e l' orso Cri partiamo a tutta, a rotta di collo in discesa. L' acqua arriva ancor più copiosa dal basso che dal cielo, è una tortura, continuo a tremare come una foglia, le mani sono già perse, morte, bianche, ibernate, potrei tagliarle di netto che tanto non hanno più parvenza umana. Dobbiamo fare in fretta io Marco e Cristiano, la velocità media è di 35kmh, le punte massime superano i 55 , superiamo due ciclisti che, con ruotini slick non possono certo mollare i freni come noi, superiamo le automobili nei tornati, chiediamo STRAADAAA ai bivi, insomma per farle breve rischiamo la vita per 20 minuti folli. Mi sembra di non tremare nemmeno più, ma il telaio della bici dice chiaramente che mi sbaglio. Il carbonio trema all'unisono col mio corpo, è una sensazione che mi auguro di non provare mai più. Ci salutiamo in velocità, e come fossimo gatti inseguiti da cani feroci, ci dileguiamo ognuno verso il proprio albergo. Lo raggiungo con la speranza di trovare qualcuno al suo interno per farmi soccorrere, aiutare a spogliarmi, qualsiasi cosa. Non posso quasi parlare, lascio la bici al suo destino, entro e sono solo, la proprietaria dello chalet non c'è, salgo le scale di legno, entro in camera e, con tanta pazienza, parecchia volontà, forse forza di sopravvivenza, riesco a sfilarmi i guanti coi denti, a togliere le scarpe aiutandomi con uno scalino di legno, e entro vestito di capi fradici e gelati sotto la doccia, con il casco che ruzzola all'interno della vasca, apro pochissima acqua quasi fredda per non farmi trafiggere da 1000 spilli, e lentamente ma molto lentamente il mio respiro si normalizza. Le mani mi eplodono, con il sangue che ricomincia a circolare, e adesso non posso fare a meno di evitare il dolore degli spilli, tengo duro, tra poco so che mi riprenderò, mi ci vorranno 20 minuti di acqua sempre più calda, stesso discorso anche per i piedi, ma per loro non ci si preoccupa mai come si dovrebbe, chiusi per gran parte dell'anno in scarpe scomode, scarponi di plastica di uno o anche più numeri in meno, scarpini duri come il cristallo, e vabbè tanto dobbiamo solo camminare, attraverso questa vita.
Mi infilo nel letto, prendo i due piumini di corredo e mi ci avvolgo, rinasco svenendo dalla stanchezza.
....
https://www.relive.cc/view/1017702505
....
Alle 20 sono in ristorante con Marco e Cri a raccontacela, come l'ho raccontata adesso, ma davanti a un primo piatto di spaghetti aglio olio e peperoncino, un secondo piatto di pizza estate, estate o fresca, aahahahahahha, birra e dolce (secondo voi cosa ho scelto di dolce?) si sta come i pascià.
Domani è sabato e a Napoli non si va a scuola, ma noi ci ritroveremo sulla parte mancante del tracciato della Hero, la mia gara. Buonanotte :)
E' il sabato del villaggio di Selva, il sole ha scelto di rimanere 1563 m più a valle, la temperatura di 30 gradi e afa a iosa di cui mi giunge notizia da ogni dove in Italia, qui sulle Dolomiti è un miraggio, che io bramo dopo la lotta di ieri pomeriggio; i 20 gradi alla partenza da Campolongo alla volta dei chilometri che mancano al completamento del giro, non mi conforta. Inoltre il cielo è grigio, .. dove cercare il sereno e la felicità se non in bicicletta? :)
Con le navette taxi che trasportano anche le bici sul carrello, partiamo da Selva direzione Corvara - Campolongo, durante il viaggio motorizzato, salendo i tornanti ho la nausea, scendendo i tornanti ho la nausea, arrivati a Campolongo ho la nausea, parlo poco con gli amici, cerco di bere piccoli sorsi d'acqua e spero in bene.
Si parte in discesa per 2km fino ad Arabba, giusto il tempo di raffreddarsi meglio, e da qui ci saranno 7km di salita fino al passo Pordoi. Posso dire che pensavo di patire maggiormente, sia il freddo/umido sia la stanchezza regressa, tuttavia ho pedalato 1 ora per raggiungere il passo, una salita il primo lungo tratto abbastanza impegnativa su un lungo sterrato, con qualche passaggio tecnico e infine un taglio in contropendenza lungo una 100naia di metri su un prato dal fondo molle, dove ho saputo esaltare le mie pochissime e scarse competenze fuoristradistiche, braf chel frut, continuando a spingere, indenne, sull'ultimo tratto, di strada asfaltata, che giunge al Pordoi.
Un orsetto appena uscito dal letargo cosa fa? Pennaaaa!!
Siamo al Pordoi, pioviggina sia in Veneto sia in Trentino (sul passo, passa la linea di confine fra le due regioni) e da qui in avanti si prospetta il secondo dei miei pensieri fissi di queste settimane: il Sella, la salita che inizia dopo il Lupo bianco, si annoda all'interno di un bosco per il tratto più duro, per noi snodarsi e salire più "agevolmente" fino al passo del Sella (2218m slm)
Il piede a terra lo metto controvoglia due volte, approfittando per deglutire un gel e scambiare uno sguardo di approvazione o cercando conforto dai miei due amici, e riprendere a spingere, cercando di mantenere la concentrazione, respirare completamente, spingere e tirare, rilassare o contrarre e finire, finito, lassù. Il tempo è clemente, l'acqua non ci fa troppo male, pioviggina ad intermittenza, gocce fine. Siamo al Sella, sono ko, la nausea di stamattina è ancora latente, ho fame di pane, pane, pane. C'è una folla di persone, turisti in moto, campeggiatori ed automobilisti che fanno un chiasso del diavolo, che peccato, ma il Don Chisciotte della Mancia che c'era(?) in me vuole concentrarsi su qualcosa di diverso questa volta, il paesaggio un po' più in là è qualcosa di astrale, cosmico, grandioso.
LA CITTA DEI SASSI:
Pedalavo attraverso questo scenario incredibile e ho creduto di sentirmi il tutt'uno, QUEL tutt'uno, ma... c'è ancora tanta e tanta strada da percorrere per arrivare a non sentirsi più qualcuno.... per un po' ho volato davvero...
Dalla Città dei Sassi arriviamo al rifugio Comici, ultima tappa di fatica e poi 10km quasi interamente di discesa al traguardo di Selva Gardena. Qui il giorno dell'evento spero di bissare il divertimento sperimentato con la mia fully bike: uno scivolo di quelli dell'asilo, senza freni ne pesi.
https://www.relive.cc/view/1019238691
Siamo arrivati, siamo alla base, la Hero Clinic è finita!
...
stay connected!
Siamo scesi da una sella e una montagna, e ci siamo accomodati su di una sedia davanti a una montagna... di buon cibo! Mangiamo soddisfatti, beviamo e festeggiamo, saltiamo il dolce - mannaggia al voto di maggioranza mannaggia - e arriviamo ai caffè. Le guide e il resto del gruppo hanno appena caricato le bici sui carrelli e, come da programma, ci si appresta al comodo rientro a Selva di Val Gardena seduti nei taxi navetta, senonchè Gio' , l' anziano, il saggio, il capotavola Gio' propone di rientrare alla base in bici; la strada è Corvara, passo Gardena e giù a Selva, tutto asfalto, la parola che risuona meglio è: pedalabile.
Dei 7 commensali, una coppia di sposi fiorentini si defila, 3 dicono si, 1 dice mah si e un ultimo bofonchio è perso nell'etere, e infatti, come ho borbottato per il dolce, mi ripeto ed esclamo: - mannaggia al voto di maggioranza mannaggia! -.
Salutiamo così gli amici già seduti all'interno dei comodi furgoni, e iniziamo il rientro che risuona sempre come "pedalabile", Marco, Giovanni, io, Cristiano e Mario.
Da Corvara al passo Gardena sono 9 km di asfalto "pedalabile", 600 metri di dislivello e dalla cima giù a Selva di Val Gardena ci sono 12 km in picchiata. Si parte, ma la fortuna non assiste gli audaci, dove l'avete sentito?!! il cielo si copre di nuvole grigie e ci avverte immediatamente che il "pedalabile" sarà ... differente! L'acqua inizia a cadere, e subito cadono anche a me.... Ci ripariamo che siamo ancora in paese, ma le navette (singolare come nome in questo frangente) sono partite da mo'. Siamo sotto un portico dove scherziamo, ci vestiamo meglio (c'è chi può, chi stenta e chi non può - indovinate chi non può - ) e tra la decisione di usufruire di un happy service lì accanto (come da foto) e ripartire sotto la pioggia, prevale, chissà come mai, la seconda...
1 ora abbondante sotto una pioggia forte, fissa, freddissima e siamo, alla spicciolata, in cima al Gardena, i primi ad arrivare siamo io e Cristiano e, sempre perchè la fortuna non centra una cazzo con gli audaci oppure la legge di murphy vuole guadagnarsi punti avvaloranti, accade che le simpatiche gestrici del rifugio dove contavamo su una cioccolata calda, un punch, una pisciata, una cazzo di sosta insomma, le due signorinelle, con calice di prosecco graziosamente stretto tra le dita di una mano e la sigarettina infilata tra quelle dell' altra, escono dalla porta e, con doppia mandata, se la chiudono alle spalle. Bene, piove, fa freddo, la gente non circola, si chiude!
Ma i coglioni, in tutti i sensi, circolano eccome e personalmente a me tremavano pure, come tutto il resto del corpo. Dico a Cristiano che se rimango fermo ancora un po' crepo. Non posso aspettare gli altri che, però nel frangente arrivano e imprecano anch'essi per la mancata hot chocolate.
Mario e Gio' si fermano a cambiare ulteriormente qualche capo tecnico, io Marco e l' orso Cri partiamo a tutta, a rotta di collo in discesa. L' acqua arriva ancor più copiosa dal basso che dal cielo, è una tortura, continuo a tremare come una foglia, le mani sono già perse, morte, bianche, ibernate, potrei tagliarle di netto che tanto non hanno più parvenza umana. Dobbiamo fare in fretta io Marco e Cristiano, la velocità media è di 35kmh, le punte massime superano i 55 , superiamo due ciclisti che, con ruotini slick non possono certo mollare i freni come noi, superiamo le automobili nei tornati, chiediamo STRAADAAA ai bivi, insomma per farle breve rischiamo la vita per 20 minuti folli. Mi sembra di non tremare nemmeno più, ma il telaio della bici dice chiaramente che mi sbaglio. Il carbonio trema all'unisono col mio corpo, è una sensazione che mi auguro di non provare mai più. Ci salutiamo in velocità, e come fossimo gatti inseguiti da cani feroci, ci dileguiamo ognuno verso il proprio albergo. Lo raggiungo con la speranza di trovare qualcuno al suo interno per farmi soccorrere, aiutare a spogliarmi, qualsiasi cosa. Non posso quasi parlare, lascio la bici al suo destino, entro e sono solo, la proprietaria dello chalet non c'è, salgo le scale di legno, entro in camera e, con tanta pazienza, parecchia volontà, forse forza di sopravvivenza, riesco a sfilarmi i guanti coi denti, a togliere le scarpe aiutandomi con uno scalino di legno, e entro vestito di capi fradici e gelati sotto la doccia, con il casco che ruzzola all'interno della vasca, apro pochissima acqua quasi fredda per non farmi trafiggere da 1000 spilli, e lentamente ma molto lentamente il mio respiro si normalizza. Le mani mi eplodono, con il sangue che ricomincia a circolare, e adesso non posso fare a meno di evitare il dolore degli spilli, tengo duro, tra poco so che mi riprenderò, mi ci vorranno 20 minuti di acqua sempre più calda, stesso discorso anche per i piedi, ma per loro non ci si preoccupa mai come si dovrebbe, chiusi per gran parte dell'anno in scarpe scomode, scarponi di plastica di uno o anche più numeri in meno, scarpini duri come il cristallo, e vabbè tanto dobbiamo solo camminare, attraverso questa vita.
Mi infilo nel letto, prendo i due piumini di corredo e mi ci avvolgo, rinasco svenendo dalla stanchezza.
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https://www.relive.cc/view/1017702505
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Alle 20 sono in ristorante con Marco e Cri a raccontacela, come l'ho raccontata adesso, ma davanti a un primo piatto di spaghetti aglio olio e peperoncino, un secondo piatto di pizza estate, estate o fresca, aahahahahahha, birra e dolce (secondo voi cosa ho scelto di dolce?) si sta come i pascià.
Domani è sabato e a Napoli non si va a scuola, ma noi ci ritroveremo sulla parte mancante del tracciato della Hero, la mia gara. Buonanotte :)
E' il sabato del villaggio di Selva, il sole ha scelto di rimanere 1563 m più a valle, la temperatura di 30 gradi e afa a iosa di cui mi giunge notizia da ogni dove in Italia, qui sulle Dolomiti è un miraggio, che io bramo dopo la lotta di ieri pomeriggio; i 20 gradi alla partenza da Campolongo alla volta dei chilometri che mancano al completamento del giro, non mi conforta. Inoltre il cielo è grigio, .. dove cercare il sereno e la felicità se non in bicicletta? :)
Con le navette taxi che trasportano anche le bici sul carrello, partiamo da Selva direzione Corvara - Campolongo, durante il viaggio motorizzato, salendo i tornanti ho la nausea, scendendo i tornanti ho la nausea, arrivati a Campolongo ho la nausea, parlo poco con gli amici, cerco di bere piccoli sorsi d'acqua e spero in bene.
Si parte in discesa per 2km fino ad Arabba, giusto il tempo di raffreddarsi meglio, e da qui ci saranno 7km di salita fino al passo Pordoi. Posso dire che pensavo di patire maggiormente, sia il freddo/umido sia la stanchezza regressa, tuttavia ho pedalato 1 ora per raggiungere il passo, una salita il primo lungo tratto abbastanza impegnativa su un lungo sterrato, con qualche passaggio tecnico e infine un taglio in contropendenza lungo una 100naia di metri su un prato dal fondo molle, dove ho saputo esaltare le mie pochissime e scarse competenze fuoristradistiche, braf chel frut, continuando a spingere, indenne, sull'ultimo tratto, di strada asfaltata, che giunge al Pordoi.
Siamo al Pordoi, pioviggina sia in Veneto sia in Trentino (sul passo, passa la linea di confine fra le due regioni) e da qui in avanti si prospetta il secondo dei miei pensieri fissi di queste settimane: il Sella, la salita che inizia dopo il Lupo bianco, si annoda all'interno di un bosco per il tratto più duro, per noi snodarsi e salire più "agevolmente" fino al passo del Sella (2218m slm)
Il piede a terra lo metto controvoglia due volte, approfittando per deglutire un gel e scambiare uno sguardo di approvazione o cercando conforto dai miei due amici, e riprendere a spingere, cercando di mantenere la concentrazione, respirare completamente, spingere e tirare, rilassare o contrarre e finire, finito, lassù. Il tempo è clemente, l'acqua non ci fa troppo male, pioviggina ad intermittenza, gocce fine. Siamo al Sella, sono ko, la nausea di stamattina è ancora latente, ho fame di pane, pane, pane. C'è una folla di persone, turisti in moto, campeggiatori ed automobilisti che fanno un chiasso del diavolo, che peccato, ma il Don Chisciotte della Mancia che c'era(?) in me vuole concentrarsi su qualcosa di diverso questa volta, il paesaggio un po' più in là è qualcosa di astrale, cosmico, grandioso.
LA CITTA DEI SASSI:
Pedalavo attraverso questo scenario incredibile e ho creduto di sentirmi il tutt'uno, QUEL tutt'uno, ma... c'è ancora tanta e tanta strada da percorrere per arrivare a non sentirsi più qualcuno.... per un po' ho volato davvero...
Dalla Città dei Sassi arriviamo al rifugio Comici, ultima tappa di fatica e poi 10km quasi interamente di discesa al traguardo di Selva Gardena. Qui il giorno dell'evento spero di bissare il divertimento sperimentato con la mia fully bike: uno scivolo di quelli dell'asilo, senza freni ne pesi.
https://www.relive.cc/view/1019238691
Siamo arrivati, siamo alla base, la Hero Clinic è finita!
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