Giro pomeridiano ... elogio allo street
Da qualche settimana il giretto in bici dopo il lavoro si è trasformato radicalmente.
Arrivo a casa in fretta e furia, mi tolgo la camicia e mi infilo in una felpa col cappuccio da rapper, jeans oversize e scarpe da skateboard.
In garage mi aspetta la mia nuova bici, telaio colore dell'argento e tutto il resto nero opaco antiriflesso.
Mentre la tiro fuori i pedali passano vicini alla carrozzeria della mia auto, gli affilati grani dei flat da BMX minacciosamente troppo vicini alla lamiera verniciata, bramano distruzione e non sarebbe la prima volta che una mia bici si prende una bella rivincita sul mezzo a motore danneggiandolo senza pietà.
Chiudo il portone, i pedali mordono finalmente qualcosa, ma è solo la morbida suola delle mie Vans, parastinchi in plastica dura proteggeranno le mie gambette dalla loro sete di sangue; mi allaccio in caschetto e sono pronto.
Non ci sono chilometri da fare, nessuna tabella da rispettare, cardiofrequenzimetri e ciclocomputer; lavoro già 8 ore al giorno, non ho voglia di pensare a numeri e statistiche anche nel tempo libero.
Il tragitto è breve, spingo in piedi sui pedali, la sella è troppo bassa, se mi siedo mi sembra di stare su di una Harley Davidson Low Rider in miniatura, e arrivo al mio piccolo privato parco di divertimenti: un'area verde abbandonata nella squallida periferia di una troppo grande città industriale.
Lì la bici inizia a fremere sotto di me, veloci colpi di pedale, il corpo si muove veloce e preciso, come una mangusta in un mortale combattimento contro un cobra.
Perdo l'equilibrio, la bici schizza via, i pedali colpiscono ripetutamente le mie gambe, la Dirt Jumper assorbe gli urti e mi salva al limite da un troppo maldestro atterraggio ...
Fermo in trackstand, immobile in equilibrio, vedo gocce cadere sul telaio ... sono sudato marcio, la mani mi fanno male, ho male dappertutto; la bici si inclina troppo e appoggio il piede a terra.
Sono stanco morto.
Perchè lo faccio? Perchè stò qui a perdere tempo su una bici troppo piccola in una inutile, impari lotta contro la forza di gravità.
Sono vecchio, ho 33 anni, dovrei passare più tempo davanti alla televisione!
Ma ho ancora voglia di giocare come un bambino e prego il Cielo che nella mia vita avrò sempre la voglia di farlo.
Dò ancora un paio di colpi di pedale, blocco il freno anteriore, la ruota dietro si stacca da terra e inizia a spostarsi verso destra, la bici compie una rotazione di 180 gradi, ora di tornare a casa a fare la pappa.
Da qualche settimana il giretto in bici dopo il lavoro si è trasformato radicalmente.
Arrivo a casa in fretta e furia, mi tolgo la camicia e mi infilo in una felpa col cappuccio da rapper, jeans oversize e scarpe da skateboard.
In garage mi aspetta la mia nuova bici, telaio colore dell'argento e tutto il resto nero opaco antiriflesso.
Mentre la tiro fuori i pedali passano vicini alla carrozzeria della mia auto, gli affilati grani dei flat da BMX minacciosamente troppo vicini alla lamiera verniciata, bramano distruzione e non sarebbe la prima volta che una mia bici si prende una bella rivincita sul mezzo a motore danneggiandolo senza pietà.
Chiudo il portone, i pedali mordono finalmente qualcosa, ma è solo la morbida suola delle mie Vans, parastinchi in plastica dura proteggeranno le mie gambette dalla loro sete di sangue; mi allaccio in caschetto e sono pronto.
Non ci sono chilometri da fare, nessuna tabella da rispettare, cardiofrequenzimetri e ciclocomputer; lavoro già 8 ore al giorno, non ho voglia di pensare a numeri e statistiche anche nel tempo libero.
Il tragitto è breve, spingo in piedi sui pedali, la sella è troppo bassa, se mi siedo mi sembra di stare su di una Harley Davidson Low Rider in miniatura, e arrivo al mio piccolo privato parco di divertimenti: un'area verde abbandonata nella squallida periferia di una troppo grande città industriale.
Lì la bici inizia a fremere sotto di me, veloci colpi di pedale, il corpo si muove veloce e preciso, come una mangusta in un mortale combattimento contro un cobra.
Perdo l'equilibrio, la bici schizza via, i pedali colpiscono ripetutamente le mie gambe, la Dirt Jumper assorbe gli urti e mi salva al limite da un troppo maldestro atterraggio ...
Fermo in trackstand, immobile in equilibrio, vedo gocce cadere sul telaio ... sono sudato marcio, la mani mi fanno male, ho male dappertutto; la bici si inclina troppo e appoggio il piede a terra.
Sono stanco morto.
Perchè lo faccio? Perchè stò qui a perdere tempo su una bici troppo piccola in una inutile, impari lotta contro la forza di gravità.
Sono vecchio, ho 33 anni, dovrei passare più tempo davanti alla televisione!
Ma ho ancora voglia di giocare come un bambino e prego il Cielo che nella mia vita avrò sempre la voglia di farlo.
Dò ancora un paio di colpi di pedale, blocco il freno anteriore, la ruota dietro si stacca da terra e inizia a spostarsi verso destra, la bici compie una rotazione di 180 gradi, ora di tornare a casa a fare la pappa.