Gianna

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cencio

Biker immensus
30/10/02
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Leghorn
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Un’assolata mattina di primavera di quelle che sembrano essere messaggere della primavera ideale aveva fatto si che i vetri della finestra avessero immagazzinato
quel tiepido calore così piacevole al tatto. Adorava dilungarsi a disegnare
linee e cerchi così quasi senza un motivo preciso poi quasi sempre
qualcosa la distoglieva dal niente , a volte erano cose poco importanti , tipo rifarsi il letto
oppure fondamentali come fare la spesa. In quei momenti il tempo non aveva nessun senso tutto si annullava in un piacevole torpore mentale.
Il risveglio da quella condizione ogni volta le sembrava quasi una violenza .
La giornata andava ad incominciare . Solita routine : l’ufficio , le facce dei colleghi ,
la voce del capo ……
Poi ad un certo punto tutto finiva .
Gianna era di nuovo a casa . La porta si chiuse con rumore ovattato.
Le piaceva il suo rifugio così piacevolmente disordinato ,rifletteva il suo
modo di essere , la sua voglia di libertà , i suoi capelli riccioluti di colore nero
Scese nel suo piccolo garage che era stranamente ordinato . La sua vecchia
Mountain bike era lì appoggiata ad una parete accanto ad un vecchio armadio di legno
che era appartenuto a sua nonna e dove aveva riposto diversi vasetti di marmellata
di mirtilli fatta in casa.
Il poco tempo che la divideva dai suoi amati boschi si consumò rapidamente.
Adesso finalmente era rilassata, in pace con se stessa.
La strada sterrata che conduceva al rifugio saliva piacevolmente senza strappi troppo duri , in questo modo , l’incedere regolare le permetteva di assaporare lentamente
il sapore salato della fatica e allo stesso tempo godere degli odori che la natura circostante le regalava.
Gianna era certamente una persona fuori dal comune , una moderna pellerossa che sembrava non appartenere alla convulsa ed isterica società moderna . A volte
si sentiva isolata , quasi estranea a tutto ciò che la circondava.
Quando era nel bosco però questo disagio spariva come per magia , spesso si fermava
anche solo per ammirare le pochegocce di rugiada che la notte aveva lasciato sui petali di
qualche fiore oppure per sentire la pioggia di un improvviso acquazzone inzupparle i capelli. Tutto questo le appariva naturale . Faceva parte di un qualcosa che si era perso nel tempo a causa del progresso ma di cui sentiva un estremo bisogno.
Era quasi arrivata al rifugio , la strada si era allargata ulteriormente ed il bosco
aveva lasciato il posto ad una vasta radura dominata dai bassi cespugli di mirtillo.
Poco prima di uscire dal bosco , qualcosa le attraversò la strada : un giovane capriolo
Era lì immobile e la fissava incuriosito quasi senza paura. I loro occhi si incrociarono
per un breve istante che le sembrò molto lungo. Poi l’abbaiare di un cane in lontananza
pose fine all’incontro. Lo vide allontanarsi veloce con una grazia ed eleganza a noi sconosciute.
 

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