Quando eravamo bambini ci mettevamo a cerchio intorno a nostro nonno. Nonno aveva gli occhi di castagne, la bocca di pane con il pomodoro, le guance di vino e i capelli di lana di pecora.
Alla luce del fuoco, in una casa di altri tempi, dove tutto ruotava intorno al camino, ci raccontava di storie di fame, di piccole gioie, di giochi ormai lontani, di cavalieri con i fucili e di dragoni da uccidere. Alla sua morte, la tradizione della vigilia di Natale è continuata ancora per un po.
Al posto di nonno è subentrata nonna. Nonna ha gli occhi di cielo, le labbra di rubini, le guance di pesca e i capelli di spighe di grano.
Le sue storie erano diverse. Parlavano damore.
Ci raccontava di come nonno, ogni domenica mattina, si presentava con il suo vestito buono in sella alla sua bici, un ferrovecchio, arrugginito e cigolante, ma di cui lui andava fiero, perché un mezzo di lusso a quei tempi. Ogni domenica si alzava presto, si vestiva velocemente ma con cura, e poi si faceva 25 km per andare a trovare LEI, la sua AMANTE.
Era velocissimo in bici. Ogni muscolo delle gambe era concentrato sulla scalata di quelle strade accidentate, mentre le mani, piene di calli, erano tese a tener fermo il manubrio scalpitante sotto i sassi. Quando si trovava nelle vicinanze della casa di nonna, rallentava il passo, si asciugava con la mano il sudore, si aggiustava il cappello, cercava di riacquistare tranquillità nel respirare e si stampava un sorriso in volto.
Nonna, come ogni domenica, stava già ad aspettarlo davanti alla finestra, e quando lo vedeva in lontananza si metteva seduta su di una sedia, vicino al grande camino.
AGITATA, EMOZIONATA, aspettava, con il cuore tra le mani, il rumore sordo dei calli sulla porta.
Nonno arrivava, appoggiava con cura la sua bici in un angolo della strada, toglieva dalla sua borsa, che portava a tracolla, una margherita di campo e si metteva davanti alla porta.
AGITATO, EMOZIONATO, aspettava, con il fiore tra le mani, il rumore sordo dei passi del padrone di casa.
Entrato, porgeva la mano al padre, salutava con rispetto la madre e, con la margherita quasi a fargli da scudo, chiedeva con imbarazzo il permesso di fare una passeggiata con LEI.
Nonna non aveva la bici, così le loro uscite amorose erano sempre a piedi, sempre intorno casa e sempre a tre, LUI, LEI e la sorella minore di LEI.
Ogni domenica, per due anni, la storia era sempre la stessa.
Nonno che correva in bici, nonna davanti al camino, passeggiata a tre.
Finché un giorno nonno decise che era ora di chiedere la mano della sua AMANTE.
Il 18/06/1948. Era un venerdì.
Da quel giorno nonna divenne, con orgoglio, la GEISHA di nonno.
Con il suo sì, aveva detto sì a diventare la sua compagna, la sua serva, la mamma dei suoi figli, la sua idolatrice, la sua consolatrice, la sua intrattenitrice.
Da quel momento la vita di nonna divenne la vita di nonno. Tutto ruotava in funzione di nonno.
Si alzava quando si alzava nonno, mangiava quando mangiava nonno, cucinava quello che piaceva a nonno, faceva quello che a nonno faceva piacere.
Una vita votata ad un'altra vita.
Un amore semplice, bello, puro, che neanche la morte improvvisa di nonno ha scalfito, perché, da quel momento, nonna ha un altro compito; quello di tenere in vita nella mente di noi nipoti, il ricordo del suo vero, unico amante nonno in attesa di poter ritornare ad essere la sua GEISHA..per sempre!
Ciao nonno Quinto; ciao.