C'è una grande libertà nel mondo dirt, e lo dimostra l'eccletticità dei partecipanti: nella diretta si vede bene:chi si presenta in canottiera, chi con jeans, altri in camicia, chi sponsorizzato, taluni con divisa tirata a lucido. Anche sui DPI se ne vedono di tutti tipi: qualcuno ha il caschetto dirt, altri preferiscono l'integrale, c'è chi ha il neck brace, chi le
gomitiere, chi le ginocchiere, certi potessero andrebbero in costume, concedetemi la battuta. Certo che quando tiri la botta, sui salti, la paghi. Figuriamoci su quelli dei contest a tiratura mondiale.
Proprio perché in questi casi i partecipanti sono professionisti, forse meriterebbe una riflessione la questione delle protezioni minime richieste sullo slopstyle. A mio parere a ogni concorrente dovrebbe essere richiesto, da parte degli organizzatori, di avere casco integrale, neck brace e paraschiena.
Tanto più su eventi che hanno risonanza sui media e che richiamano tantissimi ragazzini che poi sognano di emulare il loro atleta preferito, anche nel tipo di abbigliamento e protezioni. Anni fa ho soccorso (per fortuna con esiti positivi) un ragazzo che aveva ciccato il landing, arrivando di faccia piena sulla terra battuta da un altezza tutto sommato moderata (era sui 2 metri); l'urto gli aveva spaccato la mascella e fatto perdere conoscenza. Eravamo su una easy dirt line e il ragazzo calzava il classico caschetto aperto. Con un integrale avrebbe si preso una botta, ma senza sfasciarsi la faccia e rischiare di grosso. Trovarmi di fronte a quella situazione drammatica, vivere i secondi vedendolo inanimato e senza respiro diventare cianotico, prestare il soccorso che potevo, sono stati i momenti più brutti che ho vissuto, che spero di non dover ripetere, e che non auguro a nessuno. Sono dunque per la massima libertà nello sport, ma fatto con l'intenzione di limitare i danni a se stessi, tanto più se sei un campione. Campione nello sport, campione nella vita.