Finale col botto!

  • Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e vanno in letargo, sdivanandosi fino alla primavera? Quest’anno avrete un motivo in più per tenervi in forma, e cioè la nostra prima Winter Cup, che prende il via il 15 novembre 2024 e si conclude il 15 marzo 2025.
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mbike

Biker superioris
12/6/03
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Terni
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Visto che qui ho letto vari resoconti di uscite, ne metto una delle mie, per chi ha voglia (molta) di leggere. E' oramai datata, risalente al 2000, ma per voi pur sempre una prima visione.

PREMESSA: Da sempre, ma in particolare in quel periodo, mia moglie era preoccupata dal fatto che andavo in bici da solo e mi consigliava (giustamente) di andare in compagnia di qualcuno, soprattutto nei posti più isolati e fuori mano. Il principale candidato poteva essere un amico che conoscevo da un paio di anni, grande agonista (è sempre alla ricerca della performance migliore…), anche se frequentatore quasi esclusivamente di strade asfaltate, che più volte mi aveva chiesto di andare insieme. Ora bisogna sapere che questa persona è nota per la sua vena polemica su tutto; non è affatto difficile sentirlo brontolare e discutere animatamente su qualsiasi argomento ed è incredibile quanti riesce a trovarne su cui polemizzare. Cosicchè ben conoscendolo, in previsione di una possibile uscita con lui, nelle mie ultime escursioni, proprio mentre pedalavo, cercavo di immedesimarmi: quasi chiudevo gli occhi (si fa per dire…) e me lo immaginavo lì con me. E me lo sentivo dire:
- Però, è troppo freddo…, è troppo caldo…, è troppa salita…, è troppa discesa…, è troppo facile…, è troppo difficile…, è troppo…, ecc. ecc. -
Chissà quali argomenti sarebbe riuscito a trovare! Però… ok, un giorno, di pomeriggio, ci si accorda e si parte.
FINE DELLA PREMESSA.

Prima di partire si era parlato del tragitto che gli avevo descritto ampiamente, quello che già conoscevo fino a Montebibico, e sommariamente quello che ci avrebbe portato in Val di Serra via Castagnacupa, spiegandogli che per questa parte ci saremmo serviti di una dettagliata cartina militare che avevo con me e delle spiegazioni che avevo raccolto in quel periodo da qualche abitante di Montebibico. Partenza da Terni, si percorre la Flaminia, Strettura e la vecchia Flaminia; superata la quota dove si trova la galleria, valico per chi percorresse la nuova Flaminia verso Spoleto, prima avvisaglia:
- Tu mi hai fregato! -
- !!! Cioè? -
- Mi avevi detto che arrivati sulla Somma avremmo scollinato, e invece è ancora peggio! -
E io a spiegargli di nuovo quello che già gli avevo spiegato e quello che ci aspettava ancora. E lui:
- Ma così non va bene, non va per niente bene; ma ti rendi conto che abbiamo fatto 18 Km solo ed esclusivamente di salita? Così non fa proprio bene! -
- Hai ragione, ma se ci mettevamo anche a fare un tratto di pianura per fare riscaldamento, si sarebbe perso tempo prezioso, utile per il tratto che non si conosce, non sapendo cosa ci aspetta. E poi non si può definire salita il primo tratto di dieci chilometri che al max era del 3%! -
La cosa curiosa è che protestava e borbottava chiaramente contrariato, però procedeva quasi costantemente venti metri davanti a me e non usava mai l'ultimo rapporto più agevole. E continuava a lamentarsi affaticato. :sad:
Finalmente la salita termina e si può riprendere fiato procedendo verso Montebibico.
Al paese si fa rifornimento di acqua e ne approfitto per chiedere ad un abitante ulteriori dettagli sulla strada, che confermano quanto già già sapevo: prima di Castagnacupa, prossimo paese abitato, passeremo in altre due piccole frazioni, la prima, vicina, disabitata, mentre nell'altra viveva solo un'anziana signora.
Si riparte, con il mio compagno che non pare molto tranquillo. In effetti poco dopo, in corrispondenza del primo paesino disabitato, c'era un bivio non menzionato mai da nessuno. I due minuti impiegati per consultare la cartina e prendere una decisione sulla strada da seguire devono averlo mandato in crisi ancora di più: è iniziata a crescere in lui la paura per l'inesplorato e sconosciuto. 8-)
Proseguendo infatti per la direzione che per me era quella giusta, aumentavano di più i suoi timori:
- Non sarebbe meglio tornare indietro?… Guarda che non è questa la strada giusta… Faremo notte in mezzo alle montagne! -
Considerando poi che secondo lui andavamo nella direzione sbagliata per Val di Serra, indicando come giusta quella diametralmente opposta a quella che stavamo tenendo (che si sarebbe rivelata invece corretta).
Per di più le difficoltà del fondo stradale, a tratti veramente brutto, contribuivano ad aumentare il nervosismo e le preoccupazioni per via di un suo copertone consumato (magari, pensavo, sarà anche perché la sua bici è troppo costosa e quindi preziosa per certe strade, rispetto alla mia che varrà un decimo…); negli impatti più violenti con buche e sassi si sentiva inveire (avete presente tutti quei buffi simboletti nei fumetti, di chi è furibondo?):
- Acc… malediz… chi me lo ha fatto fare… dannaz… porc… vaff…- :-((
:!:
Era iperagitato! E io a quel punto non ho più resistito; ricordate la premessa? Ecco, si stava avverando totalmente tutto quello che avevo sempre immaginato con lui: le sue lamentele e proteste. E ho iniziato a ridere senza riuscire a trattenermi; più lui imprecava, più mi ritornava in mente tutto come se l'avessi già vissuto e mi veniva da ridere. :smile: Senonchè quando rido così di gusto ho il difetto che mi lacrimano copiosamente gli occhi: proprio in quel tratto di strada (che sembrava più un fosso) in discesa, in velocità, vedevo tutto appannato, rischiando notevolmente la caduta.
In lui invece il nervosismo e l'agitazione avevano preso il sopravvento:
- Non ne usciamo da qui; ma guarda, chi se lo sarebbe mai aspettato: uno meticoloso e preciso come te, andare così all'avventura, fare una strada senza conoscerla… E' da matti! Se ne usciamo col cavolo che mi vedrai più!-
Ed io per cercare di tranquillizzarlo:
- Ma se non la fai almeno una volta come farai mai a conoscerla una strada! E poi in sette anni, questo è quello che faccio di solito: mai fatto notte in bici!-
Ma il massimo è stato quando da un momento all'altro si sarebbe dovuta lasciare la ripida strada in discesa per prenderne un'altra sulla sinistra (come da cartina), che ci avrebbe portato al paese di Castagnacupa (ripensandoci: che questo nome abbia contribuito a creare l'atmosfera minacciosa e pesante?). Lui preso dalla rabbia e dalla fretta mi precedeva di oltre 50 metri e quando mi vedo sfilare sulla sinistra la stradina da prendere lui si era già infilato in uno dei tratti più scoscesi, tanto che nel bosco nemmeno lo vedevo più. Lo chiamo urlando, dicendogli di fermarsi e lui in lontananza lo sento gridare, con un tono che si può immaginare:
- Perché?…. Che vuoi?… Che c'è?…-
Io quasi non osavo dirgli che doveva rifarsi in salita quel tratto, tanto più che per conferma definitiva stavo chiedendo all'unica abitante di Catinelli che avevo scorto vicino alla sua abitazione se quella deviazione fosse giusta per Castagnacupa. Dopo la sua conferma mi decido di rispondere a lui, urlandogli:
- Torna su!-
- Perché?-
- Perché bisogna cambiare strada!-
Beh, non ci sono parole per descriverlo: :smile: sembrava un toro infuriato, a piedi, spingendo la bici al fianco mentre risaliva, rosso in volto, ansimante e madido di sudore; meno male che non aveva fiato per dire nulla! L'impulso di ridere era forte, però non osavo: mi sembrava distrutto, soprattutto moralmente, preoccupato all'inverosimile. Per fortuna che i suoi problemi sono finiti lì (e sono iniziati i miei).
Dopo un po' infatti torniamo nella "civiltà" giungendo a Castagnacupa e almeno possono dirsi terminate le paure di perdersi. Da qui oltretutto c'era quasi tutta discesa anche se lui era preoccupato da un paio di chilometri di leggera salita che più avanti, in Val di Serra, ci avrebbero potuto rallentare e far tardare. Così nell'ampia discesa su strada bianca che scende dal paese mi metto a tirare con una certa andatura (che solitamente non adotto per prudenza); per di più per tirarlo su di morale ho la malsana idea di togliere una mano dal manubrio indicandogli il bel panorama della vallata e voltandomi indietro per un attimo:
- Ma tu un panorama come questo quando mai l'avresti visto!!!-
Non l'avessi mai fatto: le ruote mi si infilano in un solco probabilmente scavato dalla pioggia, il manubrio mi scappa quasi anche dall'altra mano e quando riesco a riafferrarlo per bene era troppo tardi avendo perso oramai il controllo.
In un flash, a quella velocità mi vedo all'ospedale (se tutto va bene). La bici sbandava piegandosi ora su un fianco ora sull'altro e io cercavo oltretutto nei limiti del possibile anche di "guidarne" la traiettoria verso destra, visto che a sinistra, verso valle, c'era il precipizio, senza protezioni! Sembravo galleggiare sulla ghiaia e i sassi, da oramai diversi metri, tanto che rallentavo sempre di più di velocità e… miracolo: forse addirittura sono così "bravo" che riesco anche a non cadere? Illusione! Tonfo a terra con conseguente ruzzolone; almeno c'è la consolazione di aver avuto l'impatto ad una velocità circa dimezzata rispetto a quella iniziale.
Lui sopraggiunge preoccupatissimo:
- Dio, che volo!!!… Che volo!!! Come stai?… Come ti senti?… Che ti sei fatto?… Chi devo chiamare?-
:-?
Io mi ero subito rialzato, rassicurandolo che malgrado tutto stavo bene, constatato che non mi pareva di avere nulla di rotto, ma solo ampie lacerazioni su coscia, gomito e spalla destri. Mi verso l'acqua della borraccia sulle ferite per ripulirle dal terriccio e lo esorto a ripartire. Risalgo in bici, ma fatto nemmeno un metro, malgrado fosse discesa la bici resta come inchiodata!
Scendo, controllo i freni: a posto; i pedali e la catena: a posto; la ruota anteriore: a posto; la posteriore: completamente deformata, con una deviazione sul piano di qualche centimetro, tanto che questa ruotando andava ad incastrarsi sia sui pattini dei freni che sul telaio, sui bracci di sostegno della stessa. :cry: La smonto, ma malgrado gli sforzi congiunti di entrambi, non riusciamo minimamente a raddrizzarla, nemmeno saltandoci sopra. Non resta che provare a rimontarla fuori asse, sperando questo sia sufficiente a compensare la deformazione.
L'esito non è proprio quello sperato, però ora si riesce almeno a vincere l'attrito del copertone sul telaio, mentre il freno posteriore era stato sganciato, ma tanto non serviva, dovendo pedalare anche in discesa.
A bassa velocità, con il posteriore che "scodinzolava" ad ogni giro di ruota, fermandomi di tanto in tanto per cambiare il fuori asse in modo che il contatto con il telaio avvenisse ora su un fianco ora sull'altro del copertone, per evitare che il surriscaldamento, sempre sullo stesso punto, facesse cedere lo stesso copertone o la camera d'aria, si arriva finalmente a fondo valle.
Qui do ampie rassicurazioni al mio compagno che oramai poteva andare, essendo inutile aspettare il buio entrambi ed essendo vicino lo scalo ferroviario di Giuncano da dove avrei chiamato al telefono mia moglie.
Alla piccola stazione riesco infatti a telefonargli, grazie anche ad un gentile ferroviere che mi permette di usare l'apparecchio di servizio, essendo rotto il telefono pubblico, raccontandogli l'accaduto e dove mi trovassi e spiegandogli che mi avrebbe incontrato lungo la strada, nel punto dove sarei arrivato, lungo l'unica strada della Val di Serra, visto che io avrei provato a proseguire ad oltranza, finché la camera d'aria o il copertone non mi avessero piantato in asso.
E invece, malgrado fossi certo di questo, continuando con la "tattica" della modifica del fuori asse ad ogni chilometro, riesco a giungere alla periferia di Terni, a Rocca San Zenone, da dove non potevo più proseguire per non mancare l'incontro con mia moglie.
Anzi ora la grossa preoccupazione era proprio verso lei e mio figlio piccolo che insieme avrebbero dovuto da tempo raggiungermi, visto che io avevo coperto in quelle condizioni, più strada di quanta ne avrebbero dovuta far loro in auto. :(
La poca dimestichezza con l'auto nuova che non aveva mai guidato, la zona che non conosceva, il buio, mi stavano facendo maledire l'averla chiamata.
Invece aveva solo sbagliato strada e dopo un po' finalmente è arrivata.

Da quel giorno comunque, chissà perché, ha smesso di chiedermi di andare in bici con qualcun altro…
 

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ilGATTO ha scritto:
Le gite "impanicate" sono terribili da vivere, ma bellissime da ricordare...compliments!

Grazie :-o

Si, concordo...
Una volta aggiustata la bici e rimarginate le cicatrici, si...

Rimangono le cicatrici in testa (dentro), ma quelle servono, per ricordare che una cosa del genere non è più da farsi!
(come dire:"meglio soli, che...)
:-?
 

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