Ricordo ancora le sere prima del "giro".
Quando uscivi con "quelli bravi", che preparavi tutto meticolosamente e quasi non riuscivi ad addormentarti per l'emozione, con la malcelata paura di non essere all'altezza e far da tappo.
Ha avuto inizio quasi per caso questa avventura, la mia avventura con la mountain bike. Venivo da qualche anno di sport ai massimi livelli italiani. Sedici, diciassette e diciott'anni, ottime doti fisiche, la testa per i fatti suoi, la classica promessa mai sbocciata. Ma che ne sanno loro della testa di un sedicenne, che ne sanno delle ansie e problemi e timori di un ragazzo buttato a forza nel gioco dei grandi, nell'età dove il corpo è dell'uomo che sarai ma la testa è ancora del bambino che eri.
Poi un infortunio ha sparpagliato le carte. O forse ha solo cambiato mazzo, cambiato gioco.
Due ernie alla schiena, uno sport dove il pallone non si calcia coi piedi, fine.
Mesi di fermo e terapie, poi un giorno dal nulla mi viene un'idea: e se comprassi una bicicletta?
Beh, posso anticiparvi che è stata una delle scelte più felici della mia breve vita.
Ecco, prendete uno totalmente nuovo del mondo mtb. Catapultatelo in un mondo di sigle, formati, misure, tipologie, potrà mai azzeccare la scelta al primo colpo?
Chiaro che no, ed eccomi così in sella alla mia xc, una ktm nuova fiammante comprata coi primi risparmi del lavoro.
Macino km su km, in giro da solo o con mio padre, mio fratello, l'altro mio fratello, qualche amico.
Insomma fin dal primo momento sono riuscito a contagiare chiunque con questa grande passione, che al tempo era poco più di un passatempo.
Piano piano la consapevolezza, anche grazie al forum, di quello che sarebbe stato il mio futuro.
La salita era sempre più un male necessario, il panorama si, bello, ma era per lei che fremevo. Lei che appare alla fine degli sforzi poco prima di tirare il fiato. Lei morbida e sinuosa, oppure corazzata di pietre nemiche e radici pulsanti come vene, lei.
La discesa. Ogni volta che la vedevo snodarsi verso valle ero colto da un brivido, per un momento dimenticavo di avere una front in alluminio da 100mm di escursione, dimenticavo di non avere protezioni stile tartaruga, o una benchè minima infarinatura di tecnica.
Era una sfida, eravamo noi due.
Io, in cima. La in fondo, l'arrivo.
Ogni tanto bruscamente venivo riportato alla realtà, la mia avversaria aveva la meglio e tornavo a casa mestamente con qualche livido e la coda tra le gambe. Ma qualcosa aveva cominciato ad ardere in me, qualcosa che mi avrebbe cambiato la percezione di questo sport.
Mesi di letture, domande, forum, negozi.
Mesi a risparmiare, a motivare ai genitori perchè cambiavo la bicicletta nuova appena presa.
A spiegare alla mamma che "no, non mi lancio dalle montagne in picchiata, ci tengo alla pelle!"
Mesi intensi, lentissimi e così veloci, densi di emozione.
In un giorno di febbraio, scostando la cortina di nebbia che aleggia sulla nostra pianura, ecco materializzarsi in garage il condensato di tutti i miei sogni, aspettative, sacrifici. Una devinci nuova fiammante, ultimo modello, decantata da ogni rivista per le doti di scalatrice infaticabile e missile in discesa. Inizio di un amore.
Sono una persona fortunata io, in buona parte le fortune so cercarle ma devo ammettere che spesso il destino mi ha dato una mano.
Grazie, ancora una volta, al forum sono entrato in contatto con alcuni biker della zona. Persone fantastiche, che hanno dedicato del loro tempo ad insegnarmi come si arriva in fondo con meno ossa rotte possibili, a trasmettermi la loro passione e insegnarmi i loro sentieri, persone che mi hanno accettato nei loro giri nonostante le mie evidenti lacune fisiche e tecniche. Persone che mi hanno insegnato quanto è bello condividere una giornata di mountain bike assieme, e che continuano a sopportarmi, insegnarmi e incoraggiarmi ancora adesso.
Io nel mio piccolo continuo a contagiare tutti quelli che posso, provo a dedicare del tempo a ragazzi alle primissime armi, così tanto alle prime armi che hanno qualcosa da imparare anche da un principiante come me.
Ultimamente uno di questi ragazzi, anche lui conosciuto sul forum (chiedeva info ed era della mia zona, gli ho detto "facciamo prima, usciamo insieme che ti spiego quel che so") mi sta dimostrando quanto possa contare la forza di volontà e la voglia di fare.
Con una bicicletta rigida di almeno 15 anni, freni vbrake e 7 velocità dietro.
Insomma, qualche uscita per fare la gamba e qualche dritta tecnica e proviamo ad iscriverci ad una gf. Tanto, diciamo, se vediamo che non ce la fai a metà deviamo sul giro corto e non ci sono problemi.
La gara procede senza intoppi, ogni tanto mi fermo a fare dell'officina alla gente (si, io sono fatto così. Se mi chiedi una chiave e vedo che non sei tanto sicuro di cosa stai facendo al diavolo la gara e la bici te la metto a posto io. Questa cosa ha un vantaggio, a fine giro ho sempre qualche birra pagata )
Poi un bell'acquazzone, ed un tratto tecnico in discesa di un paio di km.
Vederlo scendere sicuro sulla sua mtb rigida coi vbrake spostando il peso nei ripidoni come gli ho spiegato io, vederlo sfrecciare di fianco a gente con front da migliaia di euro fermi a spingere in discesa, vederlo copiare col corpo le rocce mentre personaggi vestiti coi completi all'ultimo grido saltellavano manco fossero su un campo minato, guardando tutto questo un sorriso, un pizzico di orgoglio è affiorato per un secondo sul mio viso.
Tre settimane di mtb, quel giorno 32km, 1000d+ e la soddisfazione di aver superato un bel po di gente. Grande.
E tutte le volte che prima di un giro mi scrive che non vede l'ora di uscire so cosa sta provando, riconosco quella voglia, quell'agitazione mista di speranza e timore che avevo le prime volte. E che non mi è mai passata, è la stessa che torno a provare le sere prima delle uscite importanti, quelle dove lo scolaro torno ad essere io, quando in silenzio ascolto e guardo i miei maestri ricercando una continua, personale, capillare e contagiosa evoluzione.
Quando uscivi con "quelli bravi", che preparavi tutto meticolosamente e quasi non riuscivi ad addormentarti per l'emozione, con la malcelata paura di non essere all'altezza e far da tappo.
Ha avuto inizio quasi per caso questa avventura, la mia avventura con la mountain bike. Venivo da qualche anno di sport ai massimi livelli italiani. Sedici, diciassette e diciott'anni, ottime doti fisiche, la testa per i fatti suoi, la classica promessa mai sbocciata. Ma che ne sanno loro della testa di un sedicenne, che ne sanno delle ansie e problemi e timori di un ragazzo buttato a forza nel gioco dei grandi, nell'età dove il corpo è dell'uomo che sarai ma la testa è ancora del bambino che eri.
Poi un infortunio ha sparpagliato le carte. O forse ha solo cambiato mazzo, cambiato gioco.
Due ernie alla schiena, uno sport dove il pallone non si calcia coi piedi, fine.
Mesi di fermo e terapie, poi un giorno dal nulla mi viene un'idea: e se comprassi una bicicletta?
Beh, posso anticiparvi che è stata una delle scelte più felici della mia breve vita.
Ecco, prendete uno totalmente nuovo del mondo mtb. Catapultatelo in un mondo di sigle, formati, misure, tipologie, potrà mai azzeccare la scelta al primo colpo?
Chiaro che no, ed eccomi così in sella alla mia xc, una ktm nuova fiammante comprata coi primi risparmi del lavoro.
Macino km su km, in giro da solo o con mio padre, mio fratello, l'altro mio fratello, qualche amico.
Insomma fin dal primo momento sono riuscito a contagiare chiunque con questa grande passione, che al tempo era poco più di un passatempo.
Piano piano la consapevolezza, anche grazie al forum, di quello che sarebbe stato il mio futuro.
La salita era sempre più un male necessario, il panorama si, bello, ma era per lei che fremevo. Lei che appare alla fine degli sforzi poco prima di tirare il fiato. Lei morbida e sinuosa, oppure corazzata di pietre nemiche e radici pulsanti come vene, lei.
La discesa. Ogni volta che la vedevo snodarsi verso valle ero colto da un brivido, per un momento dimenticavo di avere una front in alluminio da 100mm di escursione, dimenticavo di non avere protezioni stile tartaruga, o una benchè minima infarinatura di tecnica.
Era una sfida, eravamo noi due.
Io, in cima. La in fondo, l'arrivo.
Ogni tanto bruscamente venivo riportato alla realtà, la mia avversaria aveva la meglio e tornavo a casa mestamente con qualche livido e la coda tra le gambe. Ma qualcosa aveva cominciato ad ardere in me, qualcosa che mi avrebbe cambiato la percezione di questo sport.
Mesi di letture, domande, forum, negozi.
Mesi a risparmiare, a motivare ai genitori perchè cambiavo la bicicletta nuova appena presa.
A spiegare alla mamma che "no, non mi lancio dalle montagne in picchiata, ci tengo alla pelle!"
Mesi intensi, lentissimi e così veloci, densi di emozione.
In un giorno di febbraio, scostando la cortina di nebbia che aleggia sulla nostra pianura, ecco materializzarsi in garage il condensato di tutti i miei sogni, aspettative, sacrifici. Una devinci nuova fiammante, ultimo modello, decantata da ogni rivista per le doti di scalatrice infaticabile e missile in discesa. Inizio di un amore.
Sono una persona fortunata io, in buona parte le fortune so cercarle ma devo ammettere che spesso il destino mi ha dato una mano.
Grazie, ancora una volta, al forum sono entrato in contatto con alcuni biker della zona. Persone fantastiche, che hanno dedicato del loro tempo ad insegnarmi come si arriva in fondo con meno ossa rotte possibili, a trasmettermi la loro passione e insegnarmi i loro sentieri, persone che mi hanno accettato nei loro giri nonostante le mie evidenti lacune fisiche e tecniche. Persone che mi hanno insegnato quanto è bello condividere una giornata di mountain bike assieme, e che continuano a sopportarmi, insegnarmi e incoraggiarmi ancora adesso.
Io nel mio piccolo continuo a contagiare tutti quelli che posso, provo a dedicare del tempo a ragazzi alle primissime armi, così tanto alle prime armi che hanno qualcosa da imparare anche da un principiante come me.
Ultimamente uno di questi ragazzi, anche lui conosciuto sul forum (chiedeva info ed era della mia zona, gli ho detto "facciamo prima, usciamo insieme che ti spiego quel che so") mi sta dimostrando quanto possa contare la forza di volontà e la voglia di fare.
Con una bicicletta rigida di almeno 15 anni, freni vbrake e 7 velocità dietro.
Insomma, qualche uscita per fare la gamba e qualche dritta tecnica e proviamo ad iscriverci ad una gf. Tanto, diciamo, se vediamo che non ce la fai a metà deviamo sul giro corto e non ci sono problemi.
La gara procede senza intoppi, ogni tanto mi fermo a fare dell'officina alla gente (si, io sono fatto così. Se mi chiedi una chiave e vedo che non sei tanto sicuro di cosa stai facendo al diavolo la gara e la bici te la metto a posto io. Questa cosa ha un vantaggio, a fine giro ho sempre qualche birra pagata )
Poi un bell'acquazzone, ed un tratto tecnico in discesa di un paio di km.
Vederlo scendere sicuro sulla sua mtb rigida coi vbrake spostando il peso nei ripidoni come gli ho spiegato io, vederlo sfrecciare di fianco a gente con front da migliaia di euro fermi a spingere in discesa, vederlo copiare col corpo le rocce mentre personaggi vestiti coi completi all'ultimo grido saltellavano manco fossero su un campo minato, guardando tutto questo un sorriso, un pizzico di orgoglio è affiorato per un secondo sul mio viso.
Tre settimane di mtb, quel giorno 32km, 1000d+ e la soddisfazione di aver superato un bel po di gente. Grande.
E tutte le volte che prima di un giro mi scrive che non vede l'ora di uscire so cosa sta provando, riconosco quella voglia, quell'agitazione mista di speranza e timore che avevo le prime volte. E che non mi è mai passata, è la stessa che torno a provare le sere prima delle uscite importanti, quelle dove lo scolaro torno ad essere io, quando in silenzio ascolto e guardo i miei maestri ricercando una continua, personale, capillare e contagiosa evoluzione.